Proprio in questi giorni sono state recapitate le denunce a 25 compagni
che hanno partecipato alla mobilitazione del 3 giugno 2007 a L’Aquila.
Tra le accuse compaiono “apologia di terrorismo”, “istigazione a
delinquere”, “deturpamento di cose altrui” (con riferimento alle
scritte murali), e “invasione di terreni” per aver superato una rete di
recinzione del carcere delle Costarelle, a Preturo.
Da diversi giorni prima della manifestazione, il corteo organizzato a
L’Aquila è stato oggetto dell’attenzione dei mass-media, che si sono
adoperati per creare un clima di terrore attorno alla mobilitazione,
allo scopo di depotenziarla e di strumentalizzarla agli occhi della
gente. A seguito della manifestazione, che è anche stata oggetto di
un’interpellanza parlamentare al ministro della “giustizia” Clemente
Mastella, l’indagine a carico dei manifestanti è stata sollecitata da
politici e istituzioni a livello nazionale, ed è stata svolta dalla
questura del capoluogo in collaborazione con quelle delle città di
provenienza dei manifestanti. In seguito la questura de L’Aquila ha
ricevuto numerosi elogi da esponenti istituzionali “per aver saputo
controllare i manifestanti in una situazione di tensione e per essere
riuscita ad evitare scontri”. Insomma, un quadretto in cui tutti i
baluardi della giustizia borghese hanno trovato la propria collocazione.
Tutte queste manovre si pongono all’interno di un clima repressivo in
cui l’attacco da parte dello stato è rivolto a minare la solidarietà di
classe, e a metterla sotto processo. Uno dei contenuti principali della
manifestazione a L’Aquila era mobilitarsi contro la tortura
dell’isolamento che si concretizza nel 41 bis, da diversi anni
applicato ad alcuni comunisti rivoluzionari, proprio per non aver mai
rinnegato la propria identità politica di comunisti e per difendere
tuttora le proprie idee. Una di questi compagni è in 41 bis all’interno
del carcere delle Costarelle, a Preturo, sotto il quale è stato
organizzato il presidio che ha seguito la manifestazione. La
solidarietà di classe a tutti i compagni rinchiusi in isolamento o in
regime di 41 bis, è una pratica che smaschera la natura violenta di
questo stato, e proprio per questo è assolutamente inaccettabile da
parte delle istituzioni: vediamo infatti i nostri parlamentari tutti
tesi ad approvare una mozione contro la pena di morte, e a
salvaguardare una facciata ormai logora, quando restano indifferenti
alle lotte dei detenuti, come il recente sciopero della fame degli
ergastolani, o addirittura inaspriscono torture come quelle
dell’isolamento e del 41 bis (che ad esempio negano ogni contatto umano
o anche la vista del sole per anni, perché le finestre a bocca di lupo
bloccano anche l’entrata della luce, oltre a qualsiasi altra visuale).
Queste non sono definibili se non come torture a tutti gli effetti,
fisiche e psicologiche.
Come dimostrano le numerose denunce scattate da vari anni a questa
parte, il clima che si respira è fatto di continui attacchi alla
solidarietà. In questo contesto si collocano altre quattro denunce, a
due compagni anarchici padovani per alcune scritte murali durante il
corteo del 25 aprile a Milano e ad altre due compagne padovane fermate
durante un volantinaggio in seguito ai due arresti dell’operazione
“Tramonto” del 6 luglio.
Ma la storia stessa dimostra che la repressione non è mai stata un
valido deterrente contro la solidarietà, ma semmai ha fatto in modo che
si rafforzasse, e anche in questo caso non saranno certo queste denunce
a fermarla.
Proprio di fronte a questo, esprimiamo solidarietà a tutti i compagni
denunciati a L’Aquila e rilanciamo la solidarietà a tutti i compagni
prigionieri continuando ad esprimerla a gran voce.
CONTRO IL 41 BIS E LA TORTURA DELL’ISOLAMENTO
LIBERTA’ PER TUTTI I RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI!
C.P.O. GRAMIGNA
info@cpogramigna.org
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