Crash! sotto sequestro – Comunicato di movimento
Nei
giorni scorsi due nuovi attacchi sono andati a colpire nuovamente
l’esperienza del Laboratorio Crash!: da un lato la magistratura ha
avviato una pretestuosa richiesta di sequestro cautelare sullo stabile
di via Zanardi 106; dall’altro lato l’amministrazione comunale, per
bocca dell’assessora Patullo, è tornata a criminalizzare la pratica
dell’occupazione.
Due attacchi condotti su due differenti fronti
ma con un medesimo obiettivo: quello di negare ancora la possibilità
che realtà politiche e sociali si possano veder riconosciuto uno spazio
autogestito.
La richiesta di sequestro preventivo ha come unico
obiettivo politico quello di far cessare l’esperienza del laboratorio
CRASH!. Dove non arriva la politica repressiva dell’amministrazione
cittadina, è la magistratura a portare l’attacco agli spazi sociali.
Se
è del tutto pretestuosa la prima delle due motivazioni addotte per la
richiesta di sequestro, cioè la presenza di un impianto di
refrigerazione dismesso come indice di presunta pericolosità (impianto
peraltro già necessariamente bonificato); è politicamente grave e
pesante la seconda motivazione: che l’occupazione sia finalizzata a
commettere altri reati. E’ evidente come con quest’ultima si neghi di
fatto la valenza politica, sociale e culturale tramite cui tutti gli
spazi sociali di Bologna, in anni di percorsi di autogestione, abbiano
innervato e quotidianamente innervino il tessuto cittadino,
contribuendo a creare quella socialità che si oppone alla
desertificazione sociale e culturale a cui questa città sembra
destinata, da quando è diventata teatro di sperimentazione delle
politiche securitarie.
Quello che per Bologna sono gli spazi
sociali, cioè riqualificazione e ricchezza prodotta dal basso, per la
magistratura sono solo atti da criminalizzare e condannare.
L’altro
fronte di attacco è mosso dall’amministrazione comunale, che per bocca
dell’assessore Patullo ha ribadito nei fatti la linea Cofferati: nessun
dialogo con chi occupa. Queste posizioni sono un attacco trasversale a
tutto il movimento bolognese, che ha sempre praticato e rivendicato
l’occupazione come strumento di riappropriazione e soddisfazione di
tutti quei bisogni sociali che quotidianamente e sistematicamente
vengono negati. Così come di fronte dell’emergenza casa (a decine sono
stati gli appartamenti occupati da precari, che concretamente hanno
soddisfatto un bisogno primario lasciato irrisolto dalla politica
cittadina), gli spazi sociali che vengono dall’esercizio della pratica
dell’occupazione, tramite essa hanno sottratto spazi metropolitani alla
retorica del degrado e della segmentazione sociale, trovando la
capacità di esprimere la propria progettualità sociale, intervenire
concretamente nel recupero di parti della città, e dare forma ad un
diverso modo di interpretare l’urbanistica e la territorialità.
Se
oggi l’unica progettualità di cui l’amministrazione sembra volersi
dotare in merito alle dinamiche di vita metropolitana è quella della
separazione, della creazione di “diverse Bologne” per i diversi
soggetti che la abitano, gli spazi sociali rappresentano per la città
la capacità di uscire da questi ghetti, di fare dell’aggregazione
sociale una priorità assoluta.
Di fronte a questa ricchezza le
politiche cofferatiane, oggi in forte crisi di legittimazione, non
hanno saputo che sgomberare e reprimere queste esperienze, non dicendo
e non facendo niente circa le problematiche sociali cui quelle
occupazioni di fatto rispondevano; e l’assessore Patullo, quando di
fronte ad un’occupazione dichiara che non ci può essere dialogo, non fa
altro che legittimare l’operato e la linea politica di Cofferati, che
non si è mai posto nessun problema a sgomberare decine di famiglie
rumene sul lungo Reno, nei campi nomadi, piuttosto che le esperienze di
occupazione e auto-recupero di case dei precari dei collettivi M.A.O.,
Casa Bresci e Passepartout, e degli spazi sociali come Open The Space e
Crash!.
Sembra evidente che la criminalizzazione della pratica
dell’occupazione da parte dell’assessore Patullo, sia rivolta a tutte
quelle esperienze dell’autorganizzazione sociale che, passando per
percorsi di occupazione, attualmente si sono riappropriate di uno
spazio.
Non possono e non potranno essere questi gli strumenti
con i quali di nuovo si vuole mettere in discussione l’esistenza del
Laboratorio Crash! così come quella di tutti gli altri spazi sociali
occupati e autogestiti, del loro portato sociale, dei loro percorsi
culturali e politici. Come realtà di autogestione degli spazi sociali
metropolitani, che tutti i giorni vivono le contraddizioni del
territorio di questa città e il suo inestinguibile bisogno di cultura e
socialità dal basso, proseguiremo nel rivendicare e vivere il nostro
portato, tornando ad affermare la nostra comune solidarietà, volontà e
determinazione a difenderci dagli attacchi che mirano a negare la
nostra legittimità e ruolo sociale, pronti a tornare ad animare le
strade e le piazze della città contro chi, contro ogni forma di
dissenso, agisce nuovamente in termini repressivi.
MARTEDI 29, giorno fissato per l’udienza del riesame sul sequestro, saremo
in PRESIDIO sotto al TRIBUNALE, in via Garibaldi 6, a partire dalle h.
9:00 del mattino, contro la criminalizzazione delle lotte sociali e per
riaffermare l’assoluta legittimità e necessità dei percorsi di
autogestione degli spazi sociali a Bologna.
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