Lettera al Governatore Loiero da un imputato del sud ribelle

Durante la perquisizione subita dai carabinieri sono stato trattato
come un latitante”, ha dichiarato Loiero profondamente turbato dal
trattamento ricevuto dalle forze dell’ordine. Bravo, e mò se né
accorto. Ma dove vive ? Possibile che non abbia mai letto di una
perquisizione fatta ad un cittadino qualsiasi, possibile che non abbia
mai visitato un carcere calabrese, possibile che non abbia mai parlato
con un disoccupato, un senza lavoro, un rom, un precario, che abbiano
avuto a che fare con qualche agente qualsiasi di qualsiasi forza
dell’ordine ? Possibile , mi rispondo. Caro Loiero conosce l’inchiesta
sul sud ribelle ? Qualche giornale locale ne ha parlato. Ha
approfondito l’argomento ? Siamo in ogni caso, di certo non suoi
elettori, e mai lo saremo, ma comunque cittadini calabresi. Siamo
accusati di reati di opinione. Siamo giornalisti, professori
universitari, operai, psicologi, volontari in servizi sociali. Operiamo
nel sociale di questa terra che comunque amiamo e nella quale vogliamo
restare per cercare ,nonostante la vostra politica ,di cambiare. Il 2
febbraio in un clima di festa si è svolta a Cosenza una manifestazione
alla quale hanno partecipato 10 mila persone. Ricorda negli ultimi anni
una manifestazione così partecipata per qualcosa ? Ha dato solidarietà
per caso a questi imputati ? Non le è sembrato giusto, poteva sporcarsi
le mani e ne sarebbe andata in crisi la sua onorabilità di certo. Ora
io spero che l’arrestino. Si che vada in galera. Che lei vada in galera
insieme ad Adamo, a Bassolino a tutti quegli altri indagati nelle tante
ichieste che l’attanagliano. Non perché io creda in questa istituzione
borbonica. Sono e resto un garantista e non voglio la galera per
nessuno. Ma ricordo un episodio avvenuto negli anni di tangentopoli.
L’arresto di Citaristi. Arrivò in aula in schiavettoni. Non le manette
moderne. Quelle borboniche che si usano ancora nelle traduzioni dei
detenuti. Fu uno scandalo. Non si potevano portare detenuti ancora in
attesa di giudizio ammanettati in un aula. C’era stata già un richiamo
da parte della Corte Europea su questa vicenda , ma il governo italiano
se ne infischiò. E così ladri comuni, zingari, prostitute, ladri di
mele e di caramelle, venivano trascinati come bestie nelle aule dei
tribunali sotto gli sguardi delle giurie popolari e delle telecamere.
Poi venne Citaristi ed il mondo politico scoprì le manette anzi gli
schiavettoni e le eliminò. Se le lei e la sua banda di imputati
finireste in galera , per soli tre giorni qualcosa cambierebbe di
certo. Non sarebbe il solito Caruso, mio coimputato ad andare nelle
carceri a visitare le condizioni dei detenuti, ma sarebbe in tanti a
farlo, e scoprirebbero un mondo a parte. Gente malata di AIDS in celle
di isolamento, come ho potuto constatare di persona nel carcere di
Siano accompagnatore del solito Caruso, finestre blindate nelle celle,
passeggi senza sole, ascensori rotti, riscaldamenti spenti, docce con
acqua fredda ed un umanità pazzesca di gente che attende un giudizio
per mesi. Noi al momento dell’arresto siamo stati trattati come
animali, né come latitanti, né come terroristi. Portati in carceri
speciali come Trani e Palmi. Vorrei che faceste tutti questo giro.
Trani,Palmi, Siano. Trasportati in quei furgoni neri della Polizia
Penitenziaria che incrociamo sulle autostrade dove dentro come animali
vengono trasportati uomini. Una legge europea garantisce agli animali
uno spazio maggiore di quello dentro quei furgoni dove pochi sanno
degli uomini vengono fatti sedere e chiusi ulteriormente in una
celletta ammanettati al sedile, e da dove non si può uscire né per fare
un bisogno né per un caffè fino a quando si giunge a destinazione. Io
le auguro tutto questo, non perché credo nella sua colpevolezza, ma
perché solo così il mondo politico potrà mai capire come realmente
funziona oggi tutto il sistema giudiziario.

Francesco Cirillo

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