Gaza attaccata, uccisi 40 palestinesi
L’Anp minaccia: "Stop ai negoziati"
Un palestinese ferito dagli attacchi contro Gaza di stamane
GAZA
– Almeno 40 palestinesi morti e oltre 100 feriti nei combattimenti in
corso da questa mattina con le forze israeliane nel nord della Striscia
di Gaza. Una situazione che ha indotto il presidente
dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen a minacciare la
sospensione dei negoziati di pace.
L’elenco dei morti comprende anche sette bambini e tre donne. Tra loro
una madre che stava preparando la colazione ai figli, una ragazza di 12
anni e suo fratello di 11 colpiti dalle raffiche mentre dormivano
dentro casa. Si tratta del bilancio più pesante dai tempi del
ritiro israeliano dalla Striscia, avvenuto nell’estate del 2005.
Dalla Striscia, da mesi controllata da Hamas, oggi sono stati lanciati
44 razzi contro il sud di Israele. Due persone sono rimaste ferite dai
Qassam, quattro, che hanno colpito la città di Ashkelon.
L’operazione israeliana è iniziata poco dopo mezzanotte. Carri
armati, con la copertura di elicotteri, hanno mosso sul campo profughi
di Jalabiya e nella vicina Tufah, nel nord della Striscia di Gaza. A
mezzogiorno di oggi, le Forze israeliane di difesa (Idf) si erano
inoltrate di tre chilometri nella Striscia. Mentre infuriavano gli
scontri tra israeliani e militanti di Hamas e della Jihad islamica, gli
abitanti si barricavano in casa e gli imam recitavano versi del Corano
dagli altoparlanti dei minareti. "Ci troviamo in mezzo a una guerra
totale. Sentiamo sibili di razzi ed esplosioni ovunque", ha raccontato
Abu Alaa, 40 anni, contattato telefonicamente dall’agenzia Afp.
Molti fotoreporter si sono trovati nel pieno della battaglia a Jabaliya
e un fotografo palestinese è rimasto ferito dalle schegge di un
proiettile israeliano.
Christopher Gunnes,
portavoce dell’agenzia Onu per i Profughi (Unrwa), ha invocato "un
immediato cessate il fuoco e l’avvio di trattative politiche che
mettano fine ai combattimenti che stanno compromettendo gli interventi
umanitari". I responsabili "delle morti di tanti civili devono rendere
conto delle loro azioni", ha aggiunto.
Secondo fonti mediche del servizio sanitario di Gaza, la maggior parte
delle vittime sarebbero state colpite dal grande numero di razzi
lanciati dai velivoli israeliani. Nell’operazione hanno perso la vita
almeno 15 militanti di Hamas e della Jihad islamica. Tra loro
c’è anche il figlio di un deputato di Hamas, Abdurahman Shihab,
membro della brigate Ezzedin al Qassam. Mohammed Shihab era stato
eletto parlamentare proprio a Jabaliya nel 2006 come rappresentante di
Hamas. Due giorni fa a Gaza era stato ucciso anche il figlio del
capogruppo parlamentare di Hamas, anch’egli arruolato nelle milizie Al
Qassam.
Da parte israeliana è stato finora reso noto che nei
combattimenti sono rimasti feriti in modo non grave cinque soldati. Ma
fonti informate riferiscono che due militari sono stati uccisi. Secondo
l’emittente araba Al Jazeera i morti tra i soldati israeliani sono
cinque.
Si tratta della più sanguinosa operazione israeliana a Gaza dopo
molti mesi e giunge dopo un’escalation che nei quattro giorni
precedenti aveva causato almeno 66 morti.
Il presidente palestinese Abu Mazen minaccia di sospendere i negoziati
di pace con Israele in seguito al deteriorarsi della crisi militare: lo
ha riferito a Ramallah il capo dei negoziatori palestinesi Ahmed
Qureia. Qureia ha aggiunto che la possibilità di sospendere i
colloqui di pace è stata discussa oggi nel corso di un vertice
al quale hanno partecipato i leader dell’Autorità nazionale
palestinese, ma non ha precisato se sia stata adottata qualche
decisione.
Ieri il viceministro israeliano della Difesa, Matan Vilnai, aveva
minacciato i palestinesi assicurando che "quanto più aumenta il
fuoco dei Qassam e s’allunga la loro gittata, tanto più (i
palestinesi) attireranno una shoah più grande, perché
useremo tutta la nostra forza per difenderci". L’uso del termine
‘shoah’ ha sollevato molte polemiche, e un portavoce del ministro
s’è poi affrettato a precisare che il termine era stato usato in
senso moderno, di ‘disastro’.