Dopo 21 anni di carcere, finalmente libero il militante basco
De Juana ha parlato in ricordo di tutti quelli che continuano ad essere incarcerati e ha ringraziato il lavoro di sostegno dei familiari. Ha inoltre segnalato come i presos politicos e i loro familiari siano vittime designate dello stato d’eccezione creato dallo stato francese e da quello spagnolo. Ha quindi ringraziato il movimento pro-amnistia per il lavoro portato avanti in questi anni.
Non si è invece fatta attendere la risposta dello stato spagnolo. Il Psoe conferma infatti che sta studiando (ulteriori!) misure congiunte con il Partito Popular contro gli ex prigionieri politici. In concreto, modifiche giudiziarie di restrizione delle libertà e sequestro dei beni.
La storia di Inaki è singolare, anche per un popolo come quello basco che di repressione e carcere politico ne ha conosciuto molto. Arrestato nel gennaio dell’87 e condannato a 17 anni e 9 mesi, avrebbe dovuto essere liberato nell’ottobre del 2004. Nonostante avesse già scontato tutta la pena, la Audiencia Nacional revocò la sua scarcerazione. Nel luglio 2005 il Tribunale Speciale lo ricondannò con l’imputazione di "appartenenza a banda terrorista" soltanto per avere scritto 2 articoli sulla questione dei presos pubblicati su Gara. Nel giugno 2006 l’Audiencia Nacional si espresse con una condanna a 96 anni di carcere.
Da quel momento Inaki, per i successivi 2 anni, mette in atto diverse sessioni di sciopero della fame a tempo indeterminato, rischiando ripetutamente la vita. Più volte viene trasportato in ospedale e gli vengono concessi temporanei arresti domiciliari per motivi di salute.
La sua storia è (per ora!) finita con una liberazione precaria, osteggiata com’è dall’ostinazione penale dello stato spagnolo contro l’irriducibilità politica dei presos.