:: Le foto di Chiara Spadaro ::
Una manifestazione senza precedenti con
dodicimila persone che, poche ore dopo la sentenza del Consiglio di
Stato, riempono il centro cittadino con migliaia di fiaccole. Vicenza
il 5 ottobre decide: il referendum si farà comunque.
Piazza dei Signori che rispende alla luce di migliaia
di fiaccole; un’immagine commovente, per chi ama Vicenza.
Dodicimila persone – «una manifestazione senza precedenti,
almeno diecimila in piazza», secondo Repubblica online –
hanno risposto in questo modo all’atto di arroganza e
autoritarismo del Consiglio di Stato.
Nel primo pomeriggio
era arrivata la notizia da Roma: il Consiglio di Stato ha bocciato il
referendum previsto per domenica 5 ottobre perché «ha per
oggetto un auspicio del Comune al momento irrealizzabile». La
democrazia annullata con una sentenza che non permette ai vicentini di
esprimersi sul futuro dell’aeroporto Dal Molin. A gioire subito
coloro che dell’imposizione hanno fatto la propria religione, con
il governatore del Veneto Giancarlo Galan in testa a dichiarare che
questa è la sconfitta di Vicenza. Ma nella città berica
non c’è rassegnazione, ma rabbia e indignazione; e, in
poche ore, il tam tam degli sms porta in piazza migliaia di persone,
come mai si era visto prima.
Perché questa manifestazione ha un qualcosa di
straordinario; di fronte all’arroganza di un Governo che mette in
campo tutti gli strumenti per calpestare la democrazia, i vicentini
continuano ad avere la forza di indignarsi. Ed ora che Vicenza è
tornata in piazza, dimostrando la sua vocazione maggioritaria contro la
nuova base statunitense, ad essere piccoli piccoli sono coloro che
questa consultazione hanno voluto farla annullare, ricorrendo prima al
Tar e poi all’amichevole Consiglio di Stato. Piccoli, nella loro
arroganza: perché la democrazia si può calpestare, ma
rinasce sempre; stupidi, nella loro ostinazione, perché il loro
voler impedire ai vicentini di costruire il proprio futuro li ha resi
insignificanti all’interno di una città che non ha alcuna
intenzione di accettare quest’imposizione.
In piazza c’erano le famiglie, e tutti i gruppi
che si oppongono al progetto statunitense; c’erano gli assessori,
e il Sindaco. C’era Vicenza, che domenica farà comunque la
propria consultazione popolare. A renderla possibile saranno centinaia
di volontari che raccoglieranno le schede nei gazebo di fronte ai
seggi. Vicenza, il 5 ottobre, decide. Alla faccia di chi vuol
schiacciare con l’autoritarismo la sua dignità.
Cronaca audio
La partenza del corteo.
[ audio ]
L’arrivo in P.zza dei Signori.
[ audio ]
Interventi dal palco.
[ audio ]
Intervento del sindaco Achille Variati.
[ audio ]
Migliaia di persone in corteo a Vicenza dopo la
bocciatura della consultazione sul Dal Molin da parte del Consiglio di
stato: con in testa il sindaco Achille Variati, la citta’ si
ribella e domenica autogestirà il voto.
Rassegna stampa
Piazza dei Signori con pochi vessilli ma tante famiglie
Ma il sindaco si ribella: «Voteremo lo stesso»
Se la democrazia diventa inutile di Ilvo Diamanti
Il Consiglio di Stato blocca il referendum: «È irrealizzabile»
Link
www.nodalmolin.it
COMUNICATO DIFFUSO DAL PRESIDIO PERMAMENTE NO DAL MOLIN
Piazza dei Signori che rispende alla luce di migliaia di fiaccole;
un’immagine commovente, per chi ama Vicenza. Dodicimila persone –
«una manifestazione senza precedenti, almeno diecimila in
piazza», secondo Repubblica online – hanno risposto in
questo modo all’atto di arroganza e autoritarismo del Consiglio di
Stato.
Nel primo pomeriggio era arrivata la notizia da Roma: il Consiglio di
Stato ha bocciato il referendum previsto per domenica 5 ottobre
perché «ha per oggetto un auspicio del Comune al momento
irrealizzabile». La democrazia annullata con una sentenza che non
permette ai vicentini di esprimersi sul futuro dell’aeroporto Dal
Molin. A gioire subito coloro che dell’imposizione hanno fatto la
propria religione, con il governatore del Veneto Giancarlo Galan in
testa a dichiarare che questa è la sconfitta di Vicenza. Ma
nella città berica non c’è rassegnazione, ma rabbia e
indignazione; e, in poche ore, il tam tam degli sms porta in piazza
migliaia di persone, come mai si era visto prima.
Perché questa manifestazione ha un qualcosa di straordinario; di
fronte all’arroganza di un Governo che mette in campo tutti gli
strumenti per calpestare la democrazia, i vicentini continuano ad avere
la forza di indignarsi. Ed ora che Vicenza è tornata in piazza,
dimostrando la sua vocazione maggioritaria contro la nuova base
statunitense, ad essere piccoli piccoli sono coloro che questa
consultazione hanno voluto farla annullare, ricorrendo prima al Tar e
poi all’amichevole Consiglio di Stato. Piccoli, nella loro arroganza:
perché la democrazia si può calpestare, ma rinasce
sempre; stupidi, nella loro ostinazione, perché il loro voler
impedire ai vicentini di costruire il proprio futuro li ha resi
insignificanti all’interno di una città che non ha alcuna
intenzione di accettare quest’imposizione.
In piazza c’erano le famiglie, e tutti i gruppi che si oppongono al
progetto statunitense; c’erano gli assessori, e il Sindaco. C’era
Vicenza, che domenica farà comunque la propria consultazione
popolare. A renderla possibile saranno centinaia di volontari che
raccoglieranno le schede nei gazebo di fronte ai seggi. Vicenza, il 5
ottobre, decide. Alla faccia di chi vuol schiacciare con
l’autoritarismo la sua dignità.