Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Prof. Franco Ortolani*
Il clima della Campania garantisce precipitazioni piovose dall’autunno alla primavera. Il periodo estivo è tipicamente siccitoso. Le attività agricole specializzate della piana del Sele, durante l’estate, sono possibili grazie all’acqua erogata dalle grandi sorgenti alimentate dai rilievi montuosi calcarei che alimentano il fiume con portate complessive di circa 15 metri cubi al secondo.
Nel 1932, durante il regime fascista, fu inaugurata la traversa di Persano, nel Comune di Serre, che costituisce uno sbarramento mobile per fare sollevare l’acqua in modo da essere incanalata e trasportata per gravità agli impianti di irrigazione della piana. Il rallentamento dell’acqua fluviale ha consentito la formazione dell’area umida che alcune decine di anni dopo è diventata l’area protetta “Oasi di Persano” gestita dal WWF. Le acque dell’Oasi riforniscono ogni anno circa 250 milioni di metri cubi di acqua (equivalenti all’acqua accumulata in uno dei più grandi bacini artificiali d’Europa) agli impianti irrigui. Gli interventi realizzati tra il 1932 e gli anni 80 sul fiume Sele rappresentano un bell’esempio di saggia gestione della risorsa idrica in una cornice definibile di “sviluppo sostenibile e duraturo” dell’ambiente naturale e antropizzato. La sinergia tra risorse ambientali e interventi umani ha fatto si che l’area dell’Oasi di Persano sia diventata un vero e proprio monumento ambientale. Senza quest’acqua la Piana del Sele sarebbe destinata al degrado produttivo, economico e sociale. L’acqua eventualmente inquinata determinerebbe la morte dell’Oasi e dell’economia agricola che garantisce la vita a decine di migliaia di persone. Come riconosciuto anche dal Commissariato per l’emergenza rifiuti, il fiume Sele rappresenta uno degli ambienti fluviali meglio conservati del Mezzogiorno d’Italia e uno sversamento casuale e di limitata entità nelle sue acque rappresenterebbe un disastro ambientale.
Questo concetto è inserito anche nella recente sentenza del Tribunale di Salerno. Le leggi nazionali e regionali hanno tutelato questo monumento. Finora! E’ evidente che l’area dell’Oasi di Persano rappresenta una zona di grande valenza ambientale e socio-economica dove non è assolutamente possibile realizzare una discarica regionale da ubicare a 500 metri di distanza dal fiume Sele.
Eppure due anni fa, irresponsabilmente, il Commissariato ha costruito una discarica di fronte a Serre nel comune di Campagna. Impianto mal realizzato, con un responsabile unico del procedimento diventato alcuni mesi fa sub commissario di Bertolaso e successivamente arrestato. Discarica destinata a sversare liquami nel fiume. Come si è verificato e come è stato documentato! Da mesi Bertolaso è all’attacco per realizzare un’altra discarica regionale a Valle Masseria, di fronte a Basso dell’Olmo (Campagna). Ma perché tanta incomprensione? O sono false le motivazioni descritte che vietano la realizzazione di una discarica, quindi chi scrive mente, o chi vuole realizzare in ogni modo la discarica è obbligato a realizzarla proprio a Valle Masseria. Ma obbligato da chi?
Sicuramente non da coloro che devono garantire lo sviluppo sostenibile del territorio, la tutela della salute dei cittadini, la tutela delle risorse ambientali come devono fare gli amministratori, locali e quelli nazionali.
Perché il Consiglio dei ministri esercita una insostenibile forzatura per fare la discarica a Serre? Perché non si indaga?
Le indagini geologiche eseguite nell’ambito del Comitato Paritetico istituito per verificare l’idoneità geologica ed ambientale di Valle Masseria (Serre) hanno evidenziato che proprio nella valle vi sono due faglie (fratture geologiche che interessano la crosta terrestre) appartenenti ad un sistema tettonico caratterizzato da movimenti verticali negli ultimi 4000 anni: si tratta di tettonica attiva non sismogenetica ma che comunque a scala plurisecolare determina spostamenti che possono danneggiare i manufatti come le discariche. Queste ultime devono essere realizzate in aree dove la sicurezza geologica sia garantita su scala millenaria in quanto gli elementi pericolosi come i metalli pesanti persistono indefinitamente nel tempo. L’evoluzione geomorfologica dell’area alterata dalle cave sarà caratterizzata da frane che nei secoli tenderanno ad accumularsi nel fondo valle proprio dove dovrebbe essere realizzata la discarica che risulterebbe danneggiata. E’ evidente che Valle Masseria non solo per i motivi ambientali e socio-economici ma anche per le caratteristiche geologiche non è idonea per una discarica regionale.
Ma allora il Consiglio dei Ministri su quali conoscenze geologiche si è basato? Sulle stesse che aveva Bertolaso quando è stata individuata Valle Masseria, vale a dire su nessuna conoscenza geologica. E si fa un decreto-legge appoggiato sul nulla?
Si tenga presente che da oltre 5 mesi è stata evidenziata la non idoneità di Valle Masseria. La responsabilità dell’aggravamento di uno degli aspetti dell’attuale crisi (mancanza di discariche) è solo della struttura commissariale che non ha provveduto ad individuare siti alternativi a Valle Masseria. Oltre all’immondizia devono essere rimossi anche gli incapaci.
* Prof. Franco Ortolani, Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università Federico II
Movimento Serre per la Vita