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L'adige
Sarà una manifestazione colorata e pacifica come quella di Firenze? O sarà piuttosto una giornata di tensione come la fu sei anni fa a Genova? Tutti sperano che il corteo organizzato dal centro sociale Bruno per sabato prossimo a Trento si risolvi in una tranquilla sfilata per le vie del centro.
Ma siccome di certo non vi è nulla diversi commercianti del centro hanno deciso che sabato pomeriggio le serrande dei loro negozi saranno abbassate. Megli prevenire, sostengono, piuttosto che recriminare.
In questi giorni all’interno delle vetrine e dietro i banconi di boutique, bar e attività commerciali non si parla d’altro. Responsabili dei negozi, gerenti e titolari si stanno consultando tra loro per decidere il da farsi. Chiedono informazioni e tentano di capire se dall’alto, cioè dall’amministrazione comunale, arriveranno direttive.
Sarà una manifestazione colorata e pacifica come quella di Firenze? O sarà piuttosto una giornata di tensione come la fu sei anni fa a Genova? Tutti sperano che il corteo organizzato dal centro sociale Bruno per sabato prossimo a Trento si risolvi in una tranquilla sfilata per le vie del centro.
Ma siccome di certo non vi è nulla diversi commercianti del centro hanno deciso che sabato pomeriggio le serrande dei loro negozi saranno abbassate. Megli prevenire, sostengono, piuttosto che recriminare.
In questi giorni all’interno delle vetrine e dietro i banconi di boutique, bar e attività commerciali non si parla d’altro. Responsabili dei negozi, gerenti e titolari si stanno consultando tra loro per decidere il da farsi. Chiedono informazioni e tentano di capire se dall’alto, cioè dall’amministrazione comunale, arriveranno direttive.
La richiesta più frequente è sapere cosa faranno la Benetton e gli altri negozi delle grandi catene in franchising, che sono ritenuti i bersagli più probabili di eventuali azioni anti globalizzazione.
E Benetton che fa? «Indicativamente terrò chiuso» spiega al telefono Alessio Ona, responsabile del negozio di via Oriola. «La manifestazione potrebbe portare a dei disordini in città e tenere chiuso serve per evitare problemi». Oltre a quello di Trento, Ona è titolare del negozio Benetton di Vicenza. «Un mese e mezzo fa ci fu la manifestazione contro la base aerea americana. Anche allora tenemmo le serrande abbassate».
A sostegno della propria tesi, il manager fa anche un discorso economico. Sostiene infatti che il corteo di sabato, a cui dovrebbero partecipare rappresentanti dei movimenti no global e dei centri sociali di tutt’Italia, terrà i cittadini trentini lontani dal centro. Quindi i negozi faranno pochi affari, «e a questo punto vale la pena tener chiuso».
«Molti terranno chiuso – conferma Giorgio De Grandi, negoziante e presidente del Consorzio Trento Iniziative – Noi stiamo discutendo e decidendo come comportarci. È probabile che non ci sarà un’indicazione precisa, ognuno di noi deciderà in base alle proprie sensibilità». De Grandi chiede esplicitamente al sindaco Pacher di garantire la sicurezza dei cittadini: «Se nessuno ci tutela saremo costretti a chiudere. Spero non ci siano danneggiamenti – aggiunge – ma il vero problema è che ci sarà poca gente che viene in città per fare acquisti.
Permettere di organizzare una manifestazione così il sabato pomeriggio significa non tenere in considerazione le esigenze degli operatori». «Come sempre – concorda Ona – chi ci rimette sono i commercianti».
«Credo proprio che terrò chiuso – dice Monica Frizzera, della gioielleria Valentini – anche se qualcuno propone di tenere aperto almeno il sabato mattina». «Certo – commenta – avrebbe fatto piacere se ci fosse stata una certa unità di pensiero tra di noi». Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Ronca che lavora al negozio Swatch di largo Carducci.
E le altre grandi catene? Alla Champion di via Diaz e da Calzedonia in piazza Duomo si attendono comunicazioni dall’alto, mentre Cisalfa rimarrà aperto. Decideranno in questi giorni Sportler e Poli. La responsabile di Sasch, la signora Giuliana, dice che se fosse per lei terrebbe aperto: «Perché dovrei chiudere per quattro ragazzi? Perché, invece, non organizzano queste manifestazioni di domenica?».
Marco Tomasoni, titolare dell’Officina di via Garibaldi terrà aperto: «Bisogna lavorare – dice -. Io ho vissuto il Sessantotto e allora sì c’erano problemi. Adesso mi sembra tutto più tranquillo, ma se ci fossero problemi sarei pronto a tirare giù la serranda».
E i baristi? «Non so ancora cosa fare – spiega Walter Goller, del Nettuno di via Cavour – Il dubbio se tenere chiuso c’è. Il problema è che sabato è una giornata in cui si lavora tanto e non mi pare giusto che ci tocchi chiudere». Resterà sicuramente aperto il Caffé Olimpia di via Belenzani. «Io – dice Stefano Facchinelli – mi auguro che il sindaco non li faccia nemmeno scendere. In ogni caso è più rischioso chiudere e lascere il bar incustodito».
Gianni Gravante, leader del circolo Duomo di An, dice che non abbasserà le serrande, «a meno che non succedano fatti eclatanti ». «Non chiudo – spiega – perché il mio negozio è alla stazione delle corriere e credo che quello sarà uno dei punti più presidiati dalle forze dell’ordine».
L’argomento è stato trattato ieri sera anche in Comune. Nel corso della conferenza dei capigruppo il leader di Forza Italia Giorgio Manuali ha minacciato che il suo gruppo presenterà 3 mila emendamenti per ogni delibera del Consiglio comunale che interessi l’Università. «Questo – ha spiegato – finché l’Università non denuncerà l’occupazione del collegio Mayer».