PERQUISIZIONI PER CHI SCIOPERA

repressioneL’assemblea dei lavoratori del
porto di Gioia Tauro, tenutasi alla fine dello sciopero di 72 ore continuative
che ha visto il 70% degli operativi incrociare le braccia, si è conclusa con la
proclamazione di altre 96 ore di sciopero da attuarsi entro il prossimo 30
aprile, con il mantenimento dello stato di agitazione in atto e con il rinnovo
della richiesta di apertura di un tavolo negoziale alla MCT (MedCenter
Container Terminal) in merito alla vertenza.

Questo nonostante il pesantissimo
clima di tensione, conseguenza della volontà del Coordinamento Portuali di
Gioia Tauro di attuare la mobilitazione, che ha fatto registrare una serie di
attacchi ai lavoratori: le assemblee confederali dalle quali sono uscite pesanti
accuse al coordinamento e agli scioperanti, i comunicati "terroristici" della
MCT su azioni di vandalismo non denunciati alle autorità giudiziarie, la diffida
e messa in mora del coordinamento di Gioia Tauro, di quello nazionale e della segreteria
SUL per i danni subiti dalla MCT a seguito degli scioperi, i cordoni della
polizia ai presidi per garantire l’incolumità dei non scioperanti e, soprattutto,
le 10 perquisizioni a casa di lavoratori portuali, di cui due dirigenti sindacali.
Operazioni definite di "ordinaria amministrazione", finalizzate forse a cercare
quelle uova marce che il Coordinamento aveva minacciato di tirare addosso ai
crumiri visto il periodo carnevalesco.

I criminali di cui stiamo
parlando sono degli operai autorganizzati che si sono costituiti in
Coordinamento nel dicembre del 2006 perché stanchi di essere rappresentati da
CGIL-CISL-UIL-UGL: organizzazioni buone solo a gestire potere, a portare avanti
pratiche clientelari e a garantire alla MCT di rabbonire i lavoratori. La
goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la firma sul contratto
integrativo, bocciato sonoramente dalle assemblee dei lavoratori con il 99% dei
NO. Oggi il 40% degli operativi sono tesserati con il Coordinamento, e anche
qui andrebbero rimarcate le pressioni cui vengono sottoposti non solo gli
iscritti ma anche chi viene sorpreso – cosa non improbabile dato l’altissimo
livello di controllo – a leggere i volantini affissi nella bacheca sindacale, posta
in separata sede rispetto quelle degli altri sindacati.

Il Coordinamento, vera forza
all’interno del porto, è costretto a lottare per un corretto rapporto di
relazioni sindacali, visto che dei sei incontri ufficiali, avuti dalla loro
costituzione, è stato redatto un solo verbale, peraltro contestato perché
ritenuto non corrispondente al vero.

L’attuale vertenza straordinaria
contiene anche delle richieste economiche, un anticipo sui futuri
miglioramenti. I lavoratori oggi infatti sono impossibilitati ad ottenere i
benefici del premio produttività previsto dal contratto integrativo, a causa
dei parametri produttivi irraggiungibili. Sembra assurdo che il porto di Gioia
Tauro, tornato leader nel Mediterraneo, che ha registrato un incremento di
produttività del 21%, che ha una media di movimentazione dei containers che va
dai 40 ai 50 l’ora (rispetto ad una media degli altri porti che si attesta tra
i 18 ed i 20 ed in barba a tutti i principi di sicurezza), ha degli operai cui
non spetta il premio di produzione. Chi è allora che produce? I colletti
bianchi che sono andati a lavorare e hanno accusato gli scioperanti di volere
il male della piana di Gioia Tauro? I crumiri, appena il 30% degli operativi,
costretti a garantire in queste giornate di sciopero più mansioni (anche non
avendo l’abilitazione) e turni di straordinario, per qualche spicciolo elargito
a discrezione di MCT e sindacati? Non è difficile capire chi andrebbe
ringraziato per il conseguimento di questi risultati di eccellenza!

Rinnoviamo la nostra piena
solidarietà e la nostra vicinanza al Coordinamento Portuali, a questi
lavoratori che lottano nel tentativo di migliorare le loro condizioni di lavoro
e di ottenere ciò che gli spetta, non certamente per chiedere di partecipare
alla spartizione della torta.

Ribadiamo la nostra solidarietà a
quelle 10 famiglie che, trattate alla stregua dei peggiori ‘ndranghetisti, si
sono viste piombare in casa le forze dell’ordine. L’ordine che piace alla
Confindustria.

 

C.S.O.A.   A. Cartella

www.csoacartella.org 

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