Un anno e otto mesi è la pesante sentenza
di primo grado inflitta a due dei quattro compagni imputati per i
pestaggi all’ospedale S. Paolo di Milano. Con l’appello il PM richiede
la stessa condanna per tutti e quattro.
I fatti si riferiscono alla notte del 16 Marzo quando fu assassinato
Dax e furono feriti altri due compagni da parte di un terzetto
familiare dedito al culto del fascismo e all’uso del coltello.
I compagni giunti sul luogo dell’aggressione si spostarono poi
all’ospedale S. Paolo dove erano stati trasportati gli aggrediti. Lì,
però, trovarono pattuglie di polizia e carabinieri che li aspettavano.
Di fronte alla richiesta di poter rimanere soli, la polizia iniziò a
provocare arrivando a caricare fin dentro i locali del Pronto Soccorso
con una ferocia tale da proseguire con una sistematica caccia all’uomo.
Una decina di amici di Dax riportarono ferite come la rottura di ossa in diverse parti del corpo.
Secondo la sentenza, queste lesioni se le sarebbero procurate da
soli visto che uno solo degli agenti, sui tre imputati, si sarebbe
macchiato del porto di arma impropria (girava con una mazza da
baseball). Il resto delle forze dell’ordine, presenti numerose quella
notte, sarebbe stato discreto osservatore dei pestaggi da "macelleria
italiana".
Non sono pochi i casi in cui è stato possibile vedere le varie
polizie in azione con metodi violentissimi, picchiando a sangue fino
alla morte come nei recenti e noti casi della Diaz, del S. Paolo e di
Aldrovandi.
La domanda che viene ripensando a tutte quelle situazioni è se
queste aggressioni siano una pazzia individuale o siano accettate e
consigliate dai comandi.
All’indomani dei pestaggi furono esemplari le dichiarazioni
dell’allora Questore Buoncoraglio che giustificò l’operato degli agenti
dicendo: “Stavano solo impedendo il trafugamento della salma”.
E per affidarci alle parole della magistratura, riportiamo parte
delle motivazioni della sentenza: “…producevano una reazione da una
parte inefficace, dall’altra eccessivamente dura da parte delle forze
dell’Ordine, culminata nell’inseguimento all’interno del Pronto
Soccorso di alcuni ragazzi che ivi si erano rifugiati e in
indiscriminati comportamenti violenti (manganellate, calci e via
esemplificando) non giustificati ne’ da un’attuale opposizione dei
singoli, ne’ dalla necessita’ di compiere un atto di ufficio, MA DI
NATURA PURAMENTE INTIMIDATORIA E RITORSIVA”.
Dunque il 15 Febbraio ci sara’ la seconda udienza di appello dei pestaggi del S. Paolo.
Vogliamo ringraziare i compagni e gli amici che ci sono stati vicini
e che hanno seguito questa inquietante vicenda dal suo nascere ad oggi.
Chi ha contribuito a ricostruire la verita’ assoluta di quanto è
successo ed il percorso collettivo del processo.
Vogliamo denunciare la pesantezza e l’ insostenibilita’ della
sentenza di primo grado alla luce anche delle motivazioni dei giudici.
E, come fatto in passato, rimandiamo le responsabilita’ oltre che alle pattuglie presenti anche ai loro vertici.
L’udienza è il 15 Febbraio ore 9 alla II Corte d’Assise al Tribunale di Milano. Facciamo una massiccia presenza in aula.
CON DAX NEL CUORE
Gli imputati