Messina: aggressione razzista ·


Il fatto è grave. E lo diventa ancor di più se dovesse
essere accertato il movente – ancora allo stato di ipotesi
– del pestaggio, ovvero una missione punitiva nei confronti di un
ragazzo di 15 anni i cui genitori sono originari delle Isole Mauritius.
Tutto, come ricostruito dagli agenti della sezione "Volanti" della
polizia di Stato, è avvenuto in piazza Unione Europea, a
pochissimi metri da Palazzo Zanca, davanti agli occhi di decine di
testimoni. Nessuno sembra però essere intervenuto, almeno
nell’immediatezza dei fatti, in soccorso della vittima. Alla fine, dopo
serrate indagini che si sono scontrate con una ostinata omertà
da parte dei più, gli agenti del vicequestore Mario Ceraolo
hanno denunciato tre componenti del gruppo – formato da una
decina di persone – che si sarebbe reso responsabile del fatto di
cronaca.
Al Tribunale dei minori sono stati così segnalati A.B. di 16
anni, M.B. e A.P. entrambi di 15, accusati di lesioni personali
gravissime. La vittima, trasportata all’ospedale "Piemonte" dai
genitori è stata infatti dichiarata guaribile in 25 giorni
avendo riportato la frattura del setto nasale.
A raccontare agli investigatori quanto avvenuto è stato lo
stesso quindicenne ferito dal "gruppo". Tutto avrebbe avuto inizio nel
pomeriggio quando, a Villa Mazzini, lo straniero – casualmente
– avrebbe incrociato il suo sguardo con quello del "leader" del
gruppo. Da qui un violento scambio di battute («cosa hai da
guardare? hai problemi?») e un inizio di scazzottata finita
però nel nulla. La sera la nuova puntata quando il gruppo e il
giovane aggredito si sono casualmente rivisti proprio davanti al
Municipio. Da qui la nuova aggressione, culminata in un vero e proprio
pestaggio. Quindi la fuga del gruppo e il giovane che, dolorante e con
il naso sanguinante, fa rientro a casa. A questo punto la decisione dei
genitori di portarlo subito in ospedale. Immediata la denuncia alle
forze dell’ordine. Il resto è cronaca di ieri.(gi.pa.)


Da

www.liberamessina.it

Aggressione razzista a Messina: ma lo chiamano "bullismo" nel regno dell’impunità

giovedì 04 settembre 2008

C’è chi lo definisce bullismo: ma dietro questa parola che
nasconde disagi e crisi sociale si incarna l’altra faccia del pensiero
fascista che serpeggia anche tra i giovani della nostra città, e
che giorno dopo giorno sta insinuandosi culturalmente nelle nuove
generazioni, educate alla paura dell’altro, alla diffidenza,
all’impunità.

Ecco cosa succede se nutriamo i nostri figli di odio razziale, se siamo
tornati a pensare al colore della pelle come "marchio di
riconoscimento" di un possibile "clandestino" o peggio "terrorista".
Ecco cosa succede quando giudichiamo "ragazzate" le aggressioni dei
nostri figli, che magari si sentono giustificati da un padre o una
madre che commentano davanti ai tg le storie gonfiate ad arte per farci
sentire più soli e più vulnerabili, e quindi più
aggressivi.

Succede che nelle teste vuote di una città culturalmente
deserta, dove i ragazzi per divertirsi hanno solo qualche locale e
poche piazze tra un incrocio di auto e l’altro, dove i genitori 45enni
di ragazzi 15enni vogliono vivere come se l’età fosse solo un
elemento corregibile con qualche ora di palestra e ritocchi di
botulino, si associano le idee che più facilmente riescono a
galleggiare nella superficie dell’anima. Così si può fare
amicizia sulla base del disprezzo altrui, come accaduto per tre ragazzi
(uno di 16 e due di 15 anni) che hanno aggredito un coetaneo
extracomunitario in Piazza Municipio.

Figli di impiegati e professionisti, non i ragazzi che spesso
giudichiamo "cattivi" perché girano in auto con la musica
napoletana a tutto volume, gridando ai perbenisti che qualcuino
dovrà fare i conti pure con loro. La vittima, picchiata a sangue
da una "squadra" di circa 10 persone, è un messinese figlio di
una coppia mauriziana, aggredito da un gruppo formato da almeno dieci
coetanei che lo hanno picchiato solo perche’ stava transitando a piedi
in piazza Municipio e li aveva guardati. Il ragazzo, appellato
dall’Ansa "tanzaniano" (?!) era in compagnia di altri due amici che
hanno reso possibile il riconoscimento di tre dei membri del "branco",
che sono stati denunciati a piede libero.

La spicciola cronaca lascia il tempo che trova: non sarà certo
il setto nasale rotto a distruggere la vita del ragazzo picchiato. Ma
sappiamo cosa vuol dire vivere da sedicenni in una città come
Messina, dove tutti, più a meno, si conoscono e si riconoscono.
Sappiamo che questo episodio è solo la punta di iceberg di una
società malata, dove ci sono almeno sette ragazzi che resteranno
anonimi, perché talmente vigliacchi da picchiare per puro
divertimento, pensando di far parte di quella lobby degli impuniti
dello Stretto, che si tramanda di generazione in generazione. Questi
ragazzi esibiranno la loro impunità ai coetanei, e questo
alimenterà la loro fama senza intaccare la loro già
misera autoconsapevolezza.

Le politiche giovanili non sono solo finanziamenti a cooperative di
"giovani": dovrebbero aiutare le nuove generazioni a socializzare,
incontrarsi, conoscersi, interpretando i cambiamenti della nostra
società.

Chi si assume politicamente la responsabilità di questo brutto gesto? Chi tace, acconsente. E diventa complice.

Palmira Mancuso

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