Il 15 gennaio il presidente della Repubblica Napolitano sarà in Calabria
per l’apertura dell’anno accademico dell’Unical a Cosenza e a Reggio per
una visita istituzionale. Sarà accolto dall’intero corpo dirigente e
politico di questa regione, da quegli stessi uomini e donne responsabili, a
diversi livelli, dell’impoverimento della popolazione calabrese tramite il
saccheggio sistematico e reiterato delle risorse destinate allo sviluppo di
questa regione per trarne profitto personale e clientelare e della tanto
declamata (ma mai contrastata realmente) “fuga di cervelli” (e
braccia).
Ci sarebbe piaciuto vedere il Presidente al fianco delle tante, troppe,
“vittime da 488”, vicino alle vittime della Why Not, della Polti, della
Marlene e così via. Per non parlare della vittime delle banche che ad oggi
rappresentano una larga fetta della popolazione, non solo al sud,
attanagliata dentro una morsa che non ha alcuna via d’uscita legale. E
ancora ci sarebbe piaciuto vedere il Presidente della Repubblica, che da
mandato rappresenta il Garante della Costituzione, difendere il diritto
allo studio, alla salute, al lavoro, alla libertà e tutti quegli altri
diritti costituzionalmente garantiti e costantemente violati. Migliaia di
studenti, docenti e famiglie di ogni ordine e grado, hanno manifestato la
loro contrarietà alla definitiva privatizazzione del sistema scolastico e
sono rimasti inascoltati facendo passare sulle loro teste uno dei
provvedimenti più antidemocratici che siano stati prodotti dal governo
italiano dal secondo dopoguerra in poi. Da osservatori attenti alle
dinamiche che segnano inesorabilmente la quotidianità e, soprattutto, da
destinatari di politiche scellerate che hanno caratterizzato tutti i
governi che si sono succeduti negli ultimi 60 anni non possiamo non
riconoscere il preciso disegno che chi abita le stanze del potere sta
tracciando per tutto il sud. Mantenere uno stato di bisogno tale da non
dare più la possibilità di poter scegliere il proprio fututro e nello
stesso tempo utilizzare la favola del mezzogiorno sottosviluppato per
destinare immense risorse da saccheggiare. Possibilmente dovremmo rimanere
ignoranti così da essere più facilmente ricattabili e arruolabili. Poco
importa se nell’esercito italiano o nella ndrangheta calabrese, il colore
del sangue versato è uguale come uguali sono le motivazioni: imporre il
proprio potere, la propria legge e la propria superiorità militare ed
economica.
Ma non tutti sono disponibili a far parte di qualche carrozzone clientelare
che toglie risosrse vitali appannaggio di pochi eletti e lacchè che
preferiscono arraffare quanto più possono quando sono di mano. Abbiamo
visto così lo "sviluppo del settore tecnologico" attraccare al porto di
una qualsiasi località turistica del tirreno mentre uomini e donne che
hanno creduto in una chance si ritrovano a toccare il fondo con i propri
sogni infranti. Così come si è data la possibilità ad imprenditori senza
scrupoli servirsi delle leggi obiettivo per aprire al sud le loro
“fabbriche dei sogni” salvo poi risvegliarsi e trovare cattedrali nel
deserto di cemento tutt’intorno senza nessuna possibilità futura diversa
dalla valigia dietro l’uscio.
Le soglie di povertà e disperazione sono state superate da parecchio.Ci
sono fatti che, volendo, sono sotto gli occhi di tutti salvo poi farseli
tappare da un paio di biglietti verdi. Non c’è bisogno che siano i
magistrati (che colpiscono o si coprono a vicenda a seconda di quale parte
fischia il vento…) a dircelo. È ora di dire basta!. Perchè bisogna
continuare a garantire poltrone e privilegi di ogni genere a chi poi tutto
fa tranne che pensare al bene della propria terra e della sua gente? Non ci
si può più accontentare del famoso piatto di lenticchie con la speranza
che "poi se mi eleggono ti sistemo". Se non ve ne foste ancora accorti
l’Argentina è dietro l’angolo. Anche li si è cominciato con le
privatizzazioni e si è finito col cancellare anche il diritto al pane a
larghe fette di popolazione. Se il Presidente della Repubblica ancora
svolge la sua funzione di Garante dia un segno tangibile e noi
l’accompagneremo molto volentieri a visitare ad esempio alcune case
popolari site a poche centinaia di metri dall’aula magna ultimate da circa
10 anni e mai abitate (se si esclude un breve periodo in cui furono
occupate da 7 nuclei familiari con bambini al seguito e senza il dignitoso
alloggio previsto dalla costituzione, sfrattati all’alba da solerti tutori
dell’ordine e della legalità). Ma poi, e qui vorremmo una risposta, e non
in politichese, è più illegale occupare una casa pubblica o lasciare che
uomini donne e bambini, vivano in case pericolanti? E’ più illegale
bombardare popolazioni inermi o lottare per la pace? E’ più illegale
battersi per i propri diritti o reprimere e criminalizzare chi lo fa?
Ritornando ad essere osservatori attenti riconosciamo in questi soprusi la
sospensione dello Stato di Diritto e della Costituzione. Oppure è stata
già cancellata e non ce ne siamo accorti?
Quello che noi chiediamo è l’impiego mirato delle risorse verso interventi
necessari e diretti alla popolazione e non mega opere inutili che creano
solo danni ambientali irreparabili e dannosi alla salute (leggi ponte sullo
stretto, inceneritori, discariche etc.). Chiediamo servizi pubblici
garantiti e non privatizzati e precari. Se tutti i fondi destinati al
mezzogiorno negli ultimi 40 anni fossero stati dati direttamente alla
popolazione sotto forma di reddito, servizi ed interventi eco-compatibili
oggi non staremmo quà a parlare di povertà, disoccupazione, di servizi
che chiudono, di città costruite su scorie nucleari, di malasanità, di
discariche che scoppiano e città sporche (e l’elenco è ancora molto
lungo). Chiediamo, inoltre, le dimissioni della classe politica e dirigente
calabrese che ha saccheggiato, svenduto e depauperato la nostra terra, il
nostro futuro, i nostri diritti.
Invitiamo tutti e tutte a partecipare assieme ai coordinamento dei
collettivi universtitari al sit-in che si terrà giovedì 15 gennaio nel
piazzale antistante l’aula magna dell’unical alle ore 9.00
C.P.O.A. Rialzo