[Bologna] Crash! non si tocca! [comunicato]
[23-5-08] Il fiume di falsità e imprecisioni che hanno accomunato gli articoli di stampa usciti nella giornata di oggi, venerdì 23 maggio, in merito alla nostra esperienza di autogestione dello stabile sito in via Zanardi 106 ha dell’incredibile… decisamente complesso e forse prolisso sarebbe soffermarsi punto per punto su quanto travisato, falsamente riportato, comodamente e funzionalmente mistificato nel corso di quella famigerata commissione o quantomeno nelle relazioni che ne sono state date.
Ma qualche punto va necessariamente rimesso al suo posto: primo, la proprietà mai ad oggi ha richiesto uno sgombero e quella della magistratura è un’iniziativa per il sequestro autonoma, mossa su assurde pretese di parallelismi tra l’occupazione di un edificio per finalità sociali ed i beni in possesso di organizzazioni mafiose o gli abusi edilizi; secondo, le reti sociali che il Laboratorio Crash! ha saputo costruire nel quartiere Navile, che conta migliaia di abitanti, non possono in alcun modo essere messe in discussione da una raccolta di firme che conta una trentina di persone, che attorno all’assunzione di una posizione tutta politica il signor Bignami ha portato ieri in una commissione in Comune. Con i nostri vicini abbiamo sempre parlato, i problemi di convivenza che ci sono stati abbiamo cercato di risolverli, sappiamo bene quanto è ricca la socialità che per un quartiere come il Navile il Laboratorio Crash! rappresenta in un altrimenti desolato scenario.
Se al signor Bignami non abbiamo null’altro da ricordare che le sue dichiarazioni rilasciate nella giornata del 6 ottobre (si noti bene,quella che ci portò a riaprire proprio quello spazio abbondanato di via Zanardi 106), un bagliore in un fiume di tenebre che gli fece intuire la necessità di riconoscere all’interno della città di Bologna un’esperienza come quella del Laboratorio Crash!, decisamente diverso è quanto ci sentiamo di rispondere ai signori Mancuso e Mazzanti.
Pilato Mancuso, nel suo scrollare responsabilità di dosso all’amministrazione, fa vero e proprio esercizio di rimozione. Una trattativa da noi cercata per l’individuazione di una sede idonea ad ospitarci per mesi e chiusa dall’amministrazione Cofferati. Il nostro passaggio, sempre seguito da sgomberi tutti politici, da 4, e ribadiamo 4, spazi di proprietà comunale danno bene il segno di quali infime dimensioni sia la scusa dietro la quale ci si cerca oggi di nascondere addossando le responsabilità altrove. Proprio il signor Mancuso firmò il 20 di agosto dell’anno scorso, l’ordine di sgombero dall’edificio comunale di via Zanardi 48, che interruppe un’altra volta i nostri progetti, che ci spinse a cercare una nuova sede, un nuovo spazio da restituire alla città, da rendere di nuovo vivo.
"Sgomberiamo il Laboratorio Crash! Restituiamo al giusto degrado urbano e sociale un altro pezzo di città! Lasciamo che la desolazione sociale cresca liberamente, frammentiamo, allontaniamo chi vive e rende viva la città… Consegnamo alla barbarie di qualche ronda fai da te l’insicurezza sociale! Priviamo per l’ennesima volta questa città della possibilità che si creino reti sociali incredibilmente e inaccettabilmente vive, che riproducano la società su basi altre…"
Ma a quello che tutto ciò produce siamo stati costretti purtroppo ad assistere di recente. Gli "occhi dei bambini da coprire", rimandano alla mente i bestiali istinti di informi folle impegnate a "farsi giustizia" durante i rastrellamenti nella città di Roma. L’intolleranza verso il diverso accende la miccia che incendia (molto poco metaforicamente purtroppo) e saccheggia campi rom a Napoli. L’assassinio di un ragazzo a Verona per mano di una ronda fascista diventa un punto che non fa storia, da rimuovere e dimenticare, un esempio di un, certo pur sempre brutto, "disagio sociale". Nella via Zanardi "roccaforte leghista", come è stata ultimamente definita, qualcuno è riuscito a raccogliere, in 7 mesi 30 firme… 4 firme al mese… Questo stesso è il segno inconfutabile di un territorio che non ci è ostile, con il quale non smettiamo di lavorare per impedire che queste barbarie sociali si producano, dell’attraversamento e dell’occasione di ricomposizione sociale che uno spazio come il Laboratorio Crash! in quel quartiere rappresenta. E di fronte a tutto questo la nostra controparte, l’amministrazione Cofferati, non sa nemmeno chiedersi a chi e a cosa sta consegnando la nostra città… Una cecità allarmate, indice di un preoccupante futuro anche per una città così potenzialmente vitale come Bologna.
Ma noi non vogliamo e non sappiamo assecondare queste derive securitarie. Ci troverete sempre là, a costruire barricate contro l’intolleranza e per la libertà di scegliere di sè, a difendere le conquiste di una società che vuole ancora immaginarsi viva e solidale, laddove ci sarà da difendere uno spazio, una famiglia sotto sgombero, un campo rom sotto attacco. E lo faremo presto nelle piazze, nelle strade, ovunque in questa città. Il Laboratorio Crash!, gli spazi sociali sociali bolognesi, non si toccano!
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