DALLA GRECIA CHE BRUCIA ANCORA…

I greci sono stupefatti all’idea che in diverse
citta’ italiane gli anarchici si contino sulla punta delle dita. Non
conoscono una repressione cosi’ forte come accade dale nostre parti, e
non hanno avuto il ruolo storico della sinistra nel fomentare la
divisione tra “violenti” e “pacifici”. 

La gente comune qua ha imparato a credere a quello che vede con i
propri occhi, e mentre in dicembre gli anarchici incappucciati
lanciavano Molotov alla polizia anziane signore solidarizzavano dagli
edifici lanciando fioriere, seggiole e addirittura tavoli sulla
polizia!  

Solidarieta’ di strada. Mentre si sta distruggendo una stazione della
metropolitana, i passanti passeggiano noncuranti. E’ superata la falsa
questione della violenza. Dopo la sparatoria al poliziotto, e l’innesto
della strategia della tensione, si poteva immaginare tutta un’altra
reazione da parte della gente: ma per le strade di exsarchia gli
abitanti del quartiere hanno ribadito che la logica del terrore non
prendera’ piede e sono scesi per le strade… non contro il terrorismo
come i sinistri sono soliti fare in italia, ma per mandare via la
polizia che presidiava il quartiere.  

La questione principale da noi parrebbe la chiusura e l’isolamento nel
ghetto, la mancanza di uno spazio aperto di discussione, che in effetti
e’ la cosa che piu’ sorprende in grecia. Non trasformare l’anarchismo
in un’ideologia, ma vivere la teoria e pratica anarchica sul terreno su
cui pone le sue basi: la rivolta sociale. Questa e’ la scommessa. 

La pratica della rivolta aperta all’esistente, come e’ stata affermata
in dicembre ad Atene, da i suoi frutti e oggi si puo’ entrare
liberamente nella sede del principale sindacato dei giornalisti,
occupato da 3 giorni. C’e’ chi dorme, chi scrive, chi ciclostila
volantini.

Se nel frattempo i medici stanno organizzando l’occupazione di ospedali
con assemblee aperte, e si vive un fermento sociale, questo e’ un
effetto della societa’ in rivolta. Ma perche’ sia l’intera societa’ a
rivoltarsi il messaggio e’ aperto e esce fuori dalla logica dei
gruppetti.  

La presenza di giornalisti e avvocati alle manifestazioni, e tra breve
una manifestazione di giornalisti per le strade di atene, e’ un altro
tassello che in Italia pare impensabile. Eppure giornalisti e avvocati
sono sempre giornalisti e avvocati, pure qua. 
Sara’ la radice greca del termine anarchia che ne fa un concetto di cui ognuno e’ in grado di appropriarsi?  
Gli anarchici si sono guadagnati il rispetto della gente comune. E al
blocco anarchico nella manifestazione studentesca del 9 partecipavano
in tantissimi.  

Spiego ai compagni greci che in Italia l’affermarsi di pratiche di
leadership, autoritarie e’ il principale problema che spezza le gambe
al movimento. Racconto che da noi il “protagonismo”  e’ merda
proclamata a gran voce da decine di centri sociali che cercano le luci
della ribalta, dello spettacolo, e alla fine cercano posizioni di
potere.   
L’unica maniera che avremo in Italia di far ripartire un percorso di
contestazione aperta all’esistente e’ spazzare via il campo dai
capetti, gerarchi, che infestano le citta’, le assemblee, che
formano scuole quadri per futuri gestori di potere dentro le scuole,
che gestiscono centri sociali timbrando la gente all’ingresso e
vendendo merce come in qualsiasi bar.  

Non ci possono credere qua che in Italia non esistano assemblee dove la
gente provi ad esprimere le proprie istanze. Il modello italiano e’
troppo sottomesso agli autoritarismi dei leader, generalmente di
sinistra, per esprimere una pratica anarchica aperta e diffusa…

Quando nelle assemblee popolari in Italia non vedremo piu’ garrire le
nefaste bandiere dei sinistri? Quando la gente smettera’ di aver fede
negli strumenti del potere? Sara’ una dura lotta quella di proporre un
contesto radicalmente differente a quello cui siamo abituati. Ma pare
l’unica possibilita’ quella di estirpare alla radice ogni traccia che
porti al mondo conosciuto, che conosciamo troppo bene, e che ci
autoreprime quotidianamente.

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