Info Pacchetto sicurezza: [ Leggi: Ecco cosa prevede ] [Guarda il video: L’Italia (non) è un paese razzista] [Ascolta "Delirio securitario" una trasmissione di Citizen U con il contributo della Rete Migranti] [Leggi: "Un dispositivo ottocentesco nato strutturalmente in crisi" intervista a Sandro Chignola a cura di Melting Pot] [Vai al blog della Rete No Pacchetto sicurezza ] [Leggi: "Delirio securitario e l’Uomo Tonno" Citizen U Project] [28.01.09 – Torino: Cariche della polizia contro i rifugiati davanti alla Prefettura ] [Lampedusa: tutta l’isola contro il CPT ]
In questi giorni il Parlamento sta discutendo e si
appresta ad approvare l’ultima serie di provvedimenti che andranno a
costituire il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”. Un insieme di misure
legislative liberticide e razziste che prima di tutto colpisce
pesantemente i migranti, che vedranno ulteriormente ridotti i loro
margini di libertà di movimento e cancellato ogni diritto: non potranno
più sposarsi e inviare soldi a casa, riconoscere i figli e andare al
pronto soccorso senza essere denunciati in assenza di permesso di
soggiorno; dovranno pagare una tassa per la richiesta e il rinnovo
dello stesso. L’introduzione del reato di clandestinità e lo
stravolgimento del garantismo costituzionale con il progressivo aumento
del potere di polizia connesso alla detenzione amministrativa (nei
C.I.E. , i “nuovi” Cpt, la detenzione prevista è di diciotto mesi!)
riduce la possibilità di un accesso regolare, le possibilità di
ottenere il permesso di soggiorno, legato ad un contratto di lavoro ( a
sua volta diopendente dal permesso di soggiorno) e aumenta la
ricattabiltà del migrante stesso, funzionale al mercato del lavoro e al
disciplinamento per mezzo di carceri e lager di stato. Sono previste
inoltre una serie di leggi che vanno a colpire in maniera complessiva
le forme di vita metropolitane: gli studenti, i precari, i writers, chi
vive dinamiche di strada e chi esercita conflitto (aumento esponenziale
delle pene per i reati minori, e per quelli generalmente connessi
all’attività politica e alle lotte sociali con una pericolosa
sovrapposizione di reati amministrativi e penali).
In questo senso il clima di allarme sociale alimentato
dai media e dall’intera classe politica la deriva securitaria,
alimentata da sindaci sceriffi di qualunque colore politico è un chiaro
tentativo di utilizzare le misure del controllo sociale per
criminalizzare e prevenire ogni forma di dissenso. Il vergognoso uso
mediatico delle orribili violenze sulle donne non sono altro che una
strumentalizzazione dei loro corpi, che subiscono in questo modo
un’ulteriore violenza, per legittimare un maggior dispiegamento della
polizia e di telecamere nelle strade. Ulteriori politiche
proibizioniste sull’uso di stupefacenti, considerato unica causa degli
incidenti stradali, legittimano maggiori posti di blocco e test
antidroga e limitano la libertà di movimento attraverso un inasprimento
delle sanzioni amministrative. Le piazze e i luoghi di socialità
diventano così luoghi “pericolosi” per l’ordine pubblico: negli ultimi
mesi infatti anche a Roma sono state chiuse e militarizzate, poste
sotto il controllo costante delle forze dell’ordine, in difesa di
normative proibizioniste sull’alcool tese a contrastare le forme di
socialità giovanile, mentre in nome del decoro urbano si reprimono i
writers e si perseguitano le prostitute.
É evidente come queste nuove forme di controllo sociale
non vanno nella direzione di una reale soluzione delle insicurezze, i
cui responsabili non sono certamente migranti e giovani, ma
rappresentano una volontà di controllare i luoghi di produzione diffusi
nella metropoli, di legittimare un uso massiccio delle forze
dell’ordine, ma soprattutto di imporre modelli sociali costruiti
sull’"obbedienza”, criminalizzando gli stili di vita giovanili definiti
“devianti”, attaccando chi cerca ogni giorno di creare spazi di
libertà, chi non accetta strumentalizzazioni sui propri corpi, su chi
pratica il conflitto sociale. Il pacchetto tenta di costruire quindi
delle norme di comportamento, di reprimere le “diversità”, di
comprimere l’eccedenza entro i confini della loro “normalità” e
dell’ordine. Ovvero come gestire la crisi attraverso la restrizione di
spazi di libertà. collettiva ed individuale. Così come nelle dimensioni
metropolitane anche all’università assistiamo a una allineamento nei
confronti del governo da parte del rettore Frati che tenta di
normalizzare l’università censurando espressioni di critica e dissenso,
tentando di limitare la produzione culturale autogestita che eccede la
presunta e menzognera neutralità dell’accademia. In questo senso sono
stati portati continui attacchi alla libertà di critica, e di attacco
agli spazi autogestiti, come accaduto pochi giorni fa con lo sgombero
dello spazio occupato ad Archivistica.
Come hanno chiaramente fatto intendere Tremonti e
Maroni in questi giorni sul Corriere, l’obiettivo è attaccare i
movimenti che si sono formati a partire dalle università e dalle scuole
nell’autunno scorso, così come le rivolte che i migranti stanno
mettendo in atto in questi giorni a Lampedusa e Massa Carrara. Noi non
abbiamo paura di queste politiche securitarie e combatteremo
radicalmente queste nuove forme di controllo, non abbiamo paura ma
desiderio di libertà.
Come studenti dell’Onda scenderemo in piazza insieme ai
migranti e alle reti cittadine per dire che la sola sicurezza di cui
abbiamo bisogno è quella del reddito, della libertà, della felicità
comune, dell’autonoma espressione del dissenso, di una società in cui
le differenze siano messe a valore per costruire le nostre istituzioni
attraverso la decisione collettiva!
I nostri desideri eccedono il loro “pacchetto”, la libertà è una conquista collettiva!
Sabato 31 gennaio ore 14 appuntamento Piazzale Aldo Moro
Studenti e studentesse della Sapienza in Onda