Vicenza, blitz nella base Usa !”No Dal Molin” occupa l’aeroporto

Questa mattina alcune centinaia di militanti No Dal Molin sono
penetrati nell’aereoporto di Vicenza, occupando i terreni dove dovrebbe
sorgere la nuova base militare Usa. E’ stato tagliato il filo spinato
che circonda l’area, l’occupazione proseguirà ad oltranza.

Azione che arriva dopo i primi rombi di motore delle ruspe, che da
alcuni giorni hanno cominciato ad abbattere le vecchie strutture
aereoportuali, per preparare il terreno per la Camp Ederle 2. Mossa
conseguente alla quale i No Dal Molin hanno mantenuti fede a quel che
avevano annunciato nell’appello "Quando iniziano, fermiamoli".

Una battaglia che sta continuando e che si appresta ad essere
rinvigorita da nuove scadenze di mobilitazione: questo pomeriggio,
manifestazione indetta dal presidio di Rosà a Bassano; 2
febbraio, fiaccolata per le vie di Vicenza che raggiungerà il
Dal Molin.

Leggi gli ultimi comunicati del Presidio Permanente No Dal Molin:

Vedi anche:

"Obama blocchi la base o qui sarà battaglia" da La Stampa

 

da Repubblica.it

 

 

Duecento attivisti sono entrati nell’area dove sorgerà il nuovo presidio militare americano
Bloccati i lavori. Esposti striscioni contro il progetto: ""Voi demolite, noi costruiamo pace"

Vicenza, blitz nella base Usa
"No Dal Molin" occupa l’aeroporto

Vicenza, blitz nella base Usa "No Dal Molin" occupa l'aeroporto

VICENZA – Duecento attivisti del movimento "No Dal Molin" hanno occupato i terreni intorno all’aeroporto vicentino dove sorgerà la nuova base Usa.
Alcuni manifestanti sono saliti sui tetti delle palazzine militari,
mentre all’esterno sono esposti striscioni contro il progetto militare
americano che prevede l’allargamento di Camp Ederle. Gli slogan sono
quelli già usati in altre manifestazioni pubbliche e durante l’occupazione della stazione di Vicenza nel luglio scorso: "Vicenza città di pace"; "Voi demolite, noi costruiamo la pace".

"L’occupazione – spiega il comitato – proseguirà ad oltranza. E’
la risposta di quanti si oppongono al progetto all’annuncio
dell’imminente avvio dei cantieri. Lo scorso 5 ottobre, attraverso la
consultazione popolare, i partecipanti al voto hanno deciso a larga
maggioranza che quel territorio deve essere destinato a usi civili;
perseverare nel voler realizzare il progetto significa calpestare la
democrazia".

Per precauzione, gli operai delle ditte incaricate di smantellare le
vecchie strutture, sono stati fatti allontanare dal questore di Vicenza
arrivato alla base americana insieme ad un nutrito gruppo di agenti in
assetto antisommossa.

Tra i dimostranti sono presenti non solo esponenti dei comitati
cittadini contrari alla base, ma anche alcuni Disobbedienti arrivati da
Padova e da altre città del Veneto. Per entrare nei terreni, i
manifestanti hanno tagliato un pezzo della recinzione esterna ma
l’occupazione si è fermata davanti ai cancelli che proteggono
l’area interna del Dal Molin. "Siamo riusciti a bloccare i lavori –
hanno commentato i manifestanti – e questa è una vittoria".

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L’Aquila – Corteo eversivo a processo

Di sotto è riportato l’articolo apprso sul Centro
(quotidiano d’Abruzzo) di lunedì 26 gennaio. Metto in chiaro che
è stata mia premura siglare i nomi degli imputati, in quanto
l’infame quotidiano (e il porco giornalista) li hanno riportati per
intero in grassetto.

Giornalisti servi del potere!

fonte: quotidiano d’abruzzo

Corteo eversivo, in 13 davanti al giudice

L’AQUILA. Approda in aula la prima tranche del procedimento
riguardante il corteo eversivo che ci fu all’Aquila il 3 giugno
2007. Infatti la procura ha disposto il rinvio a giudizio per il 28
gennaio di 13 giovani che parteciparono alla manifestazione nazionale
per protestare contro il carcere duro previsto dal 41 bis. Nel corteo
vennero anche pronunciati slogan inneggianti alle nuove Brigate Rosse
con riferimento a Nadia Desdemona Lioce detenuta all’Aquila. Va
subito detto che le persone chiamate in giudizio nella prossima
udienza, (quasi tutti sotto i 40 anni), sono imputate di reati minori
mentre ci sono sotto accusa in un altro procedimento altre dieci
persone (veneti e lombardi) che devono rispondere del più grave
reato di istigazione a delinquere per il quale è in arrivo la
richiesta di rinvio a giudizio. Un reato per il quale è prevista
in caso di colpevolezza una pena fino a cinque anni di reclusione.
Infatti costoro sono sospettati di avere pronunciato slogan inneggianti
agli omicidi dei giuslavoristi Marco Biagi e Massimo D’Antona
assassinati dalle nuove Br (poi sgominate) rispettivamente nel 2002 e
nel 1999. I partecipanti al corteo che compariranno nelle imminente
udienza hanno accuse diverse. Quattro di loro D.S., F.B., M.D.S. e A.S.
, sono infatti accusati di avere imbrattato con scritte e disegni
alcuni edifici del centro storico cittadino, in particolare via Andrea
Bafile e corso Principe Umberto. Reato ancora tutto da dimostrare per
il quale in caso di colpevolezza è prevista una multa. Altri
giovani (insieme A.S. e D.S.) sono accusati, invece, di avere
danneggiato la rete di recinzione esterna del carcere delle Costarelle
di proprietà del ministero della Giustizia. Gli accusati sono
P.G. , M.D.A. , S.C., M.E.M. , A.P. , M.U., F.S. , S.M. e R.F. Le
indagini sono state fatte dalla Digos che ha individuato i sospettati
sulla base di una serie di riprese filmate e centinaia di fotografie.
Indagini che sono andate molto a rilento in quanto si è dovuto
fare ricorso a informazioni attinte da altre questure anche ai fini
della identificazione delle persone che parteciparono al corteo.
L’indagine penale fu sollecitata anche da una serie di
intrepellanze al ministro guardasigilli dell’epoca, Clemente
Mastella . Ci furono anche degli elogi alla questura aquilana da parte
delle istituzioni che dislocò decine di agenti lungo il percorso
di alcuni chilometri del corteo. Nonostante alcuni slogan dai toni
forti e, per certi aspetti provocatori, la calma ebbe il sopravvento e
non ci furono i temutissimi scontri. Del resto gli aquilani disertarono
in massa l’evento

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Onda… Out Of Control! Manifestazione Pacchetto Sicurezza

 

 

 

Info Pacchetto sicurezza: [ Leggi: Ecco cosa prevede ] [Guarda il video: L’Italia (non) è un paese razzista] [Ascolta "Delirio securitario" una trasmissione di Citizen U con il contributo della Rete Migranti] [Leggi: "Un dispositivo ottocentesco nato strutturalmente in crisi" intervista a Sandro Chignola a cura di Melting Pot] [Vai al blog della Rete No Pacchetto sicurezza ] [Leggi: "Delirio securitario e l’Uomo Tonno" Citizen U Project] [28.01.09 – Torino: Cariche della polizia contro i rifugiati davanti alla Prefettura ] [Lampedusa: tutta l’isola contro il CPT ]

In questi giorni il Parlamento sta discutendo e si
appresta ad approvare l’ultima serie di provvedimenti che andranno a
costituire il cosiddetto “Pacchetto Sicurezza”. Un insieme di misure
legislative liberticide e razziste che prima di tutto colpisce
pesantemente i migranti, che vedranno ulteriormente ridotti i loro
margini di libertà di movimento e cancellato ogni diritto: non potranno
più sposarsi e inviare soldi a casa, riconoscere i figli e andare al
pronto soccorso senza essere denunciati in assenza di permesso di
soggiorno; dovranno pagare una tassa per la richiesta e il rinnovo
dello stesso. L’introduzione del reato di clandestinità e lo
stravolgimento del garantismo costituzionale con il progressivo aumento
del potere di polizia connesso alla detenzione amministrativa (nei
C.I.E. , i “nuovi” Cpt, la detenzione prevista è di diciotto mesi!)
riduce la possibilità di un accesso regolare, le possibilità di
ottenere il permesso di soggiorno, legato ad un contratto di lavoro ( a
sua volta diopendente dal permesso di soggiorno) e aumenta la
ricattabiltà del migrante stesso, funzionale al mercato del lavoro e al
disciplinamento per mezzo di carceri e lager di stato. Sono previste
inoltre una serie di leggi che vanno a colpire in maniera complessiva
le forme di vita metropolitane: gli studenti, i precari, i writers, chi
vive dinamiche di strada e chi esercita conflitto (aumento esponenziale
delle pene per i reati minori, e per quelli generalmente connessi
all’attività politica e alle lotte sociali con una pericolosa
sovrapposizione di reati amministrativi e penali).

In questo senso il clima di allarme sociale alimentato
dai media e dall’intera classe politica la deriva securitaria,
alimentata da sindaci sceriffi di qualunque colore politico è un chiaro
tentativo di utilizzare le misure del controllo sociale per
criminalizzare e prevenire ogni forma di dissenso. Il vergognoso uso
mediatico delle orribili violenze sulle donne non sono altro che una
strumentalizzazione dei loro corpi, che subiscono in questo modo
un’ulteriore violenza, per legittimare un maggior dispiegamento della
polizia e di telecamere nelle strade. Ulteriori politiche
proibizioniste sull’uso di stupefacenti, considerato unica causa degli
incidenti stradali, legittimano maggiori posti di blocco e test
antidroga e limitano la libertà di movimento attraverso un inasprimento
delle sanzioni amministrative. Le piazze e i luoghi di socialità
diventano così luoghi “pericolosi” per l’ordine pubblico: negli ultimi
mesi infatti anche a Roma sono state chiuse e militarizzate, poste
sotto il controllo costante delle forze dell’ordine, in difesa di
normative proibizioniste sull’alcool tese a contrastare le forme di
socialità giovanile, mentre in nome del decoro urbano si reprimono i
writers e si perseguitano le prostitute.

É evidente come queste nuove forme di controllo sociale
non vanno nella direzione di una reale soluzione delle insicurezze, i
cui responsabili non sono certamente migranti e giovani, ma
rappresentano una volontà di controllare i luoghi di produzione diffusi
nella metropoli, di legittimare un uso massiccio delle forze
dell’ordine, ma soprattutto di imporre modelli sociali costruiti
sull’"obbedienza”, criminalizzando gli stili di vita giovanili definiti
“devianti”, attaccando chi cerca ogni giorno di creare spazi di
libertà, chi non accetta strumentalizzazioni sui propri corpi, su chi
pratica il conflitto sociale. Il pacchetto tenta di costruire quindi
delle norme di comportamento, di reprimere le “diversità”, di
comprimere l’eccedenza entro i confini della loro “normalità” e
dell’ordine. Ovvero come gestire la crisi attraverso la restrizione di
spazi di libertà. collettiva ed individuale. Così come nelle dimensioni
metropolitane anche all’università assistiamo a una allineamento nei
confronti del governo da parte del rettore Frati che tenta di
normalizzare l’università censurando espressioni di critica e dissenso,
tentando di limitare la produzione culturale autogestita che eccede la
presunta e menzognera neutralità dell’accademia. In questo senso sono
stati portati continui attacchi alla libertà di critica, e di attacco
agli spazi autogestiti, come accaduto pochi giorni fa con lo sgombero
dello spazio occupato ad Archivistica.

Come hanno chiaramente fatto intendere Tremonti e
Maroni in questi giorni sul Corriere, l’obiettivo è attaccare i
movimenti che si sono formati a partire dalle università e dalle scuole
nell’autunno scorso, così come le rivolte che i migranti stanno
mettendo in atto in questi giorni a Lampedusa e Massa Carrara. Noi non
abbiamo paura di queste politiche securitarie e combatteremo
radicalmente queste nuove forme di controllo, non abbiamo paura ma
desiderio di libertà.

Come studenti dell’Onda scenderemo in piazza insieme ai
migranti e alle reti cittadine per dire che la sola sicurezza di cui
abbiamo bisogno è quella del reddito, della libertà, della felicità
comune, dell’autonoma espressione del dissenso, di una società in cui
le differenze siano messe a valore per costruire le nostre istituzioni
attraverso la decisione collettiva!

I nostri desideri eccedono il loro “pacchetto”, la libertà è una conquista collettiva!

Sabato 31 gennaio ore 14 appuntamento Piazzale Aldo Moro
Studenti e studentesse della Sapienza in Onda

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Dal CPO GRAMIGNA appello ad un Assemblea pubblica 30 gennaio h 21.15 Per la Palestina

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La guerra in Palestina non e’ affatto finita, Israele continua a sparare e a uccidere e il popolo palestinese a resistere.

Teniamo
alta l’attenzione, con la questione del controllo dei confini, degli
aiuti umanitari e della ricostruzione di Gaza, Israele e l’imperialismo
vogliono continuare il lavoro iniziato con i massacri sionisti:
tagliare la testa alla resistenza, rilegittimare i traditori
collaborazionisti, piegare i palestinesi ai loro ricatti, in altre
parole fare un deserto per poi chiamarlo pace.

 Per
discutere della situazione e di come proseguire nel lavoro di
solidarietà con la Palestina vi invitiamo a partecipare all’assemblea
"le ragioni del massacro e della resistenza di gaza" che si terrà a
Padova, in via Piacentino, laterale di via T. Aspetti (zona Arcella)
venerdì 30 gennaio 2009 alle 21.15.

 

 

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5 anarchici a processo per vilipendio delle forze armate

Venerdì 30 Gennaio 2009 si terrà
presso il Tribunale di Benevento la prima udienza del processo per
Vilipendio delle Forze Armate contro 5 anarchici. I reati imputati ai 5
compagni si riferiscono ad un’iniziativa antimilitarista svoltasi
in città il 4 Novembre 2006 (giornata delle forze armate),
quando in via vittime di Nassirya furono esposti striscioni contro la
guerra ed il militarismo e distribuiti volantini che spiegavano il
motivo per cui la suddetta via veniva simbolicamente ribattezzata in
memoria di Augusto Masetti, anarchico, disertore.
Ai compagni, oltre ad alcune frasi, ritenute vilipendiose, contenute
nel volantino – che alleghiamo di seguito – viene anche
imputata la comparsa di alcuni manifesti irriverentemente
antimilitaristi, “raffiguranti i militari dell’esercito con
scritta del tipo “Meglio nudi che in divisa” ”,
comparsi la notte precedente. Naturalmente quel che si processa non
è qualche frase ritenuta vilipendiosa, ma l’idea stessa
che esistano individui e collettivi che non aspettano che gli sia
concesso dalle leggi e dallo Stato (o da alcuni suoi apparati) la
possibilità di agire, ma la libertà – in questo
caso di esprimersi e di manifestare – se la prendono quando, dove e
come più gli aggrada.

Segue testo del volantino

VIVA MASETTI, ABBASSO L’ESERCITO!

La storia ufficiale, si sa, la fanno i padroni; non ci sorprende per
ciò che nel giorno della fine del primo conflitto mondiale, se
ne approfittino ancora una volta per riproporre la loro propaganda
militarista e patriottica su cui in parte fondano il loro potere. La
spacciano per la vittoria della democrazia e la conclusione dei moti
risorgimentali, tralasciando le numerosissime insubordinazioni dei
militari che durante quel conflitto si rifiutarono di ammazzare
fratelli che parlavano lingue diverse ma costretti come loro a subire
le violenze e lo sfruttamento degli Stati che li utilizzavano nella
loro guerra. All’epoca, l’Italia, così come tutti
gli altri Stati, si affidava ancora all’utilizzo
dell’ideale patriottico, per mobilitare e militarizzare la
popolazione preparandola alla guerra. Strappava alle città e
alle campagne ragazzi poco più che diciottenni, mandandoli al
macello, facendoli combattere per difendere gli interessi e i privilegi
dei ricchi, facendogli sparare contro chi lavora in nome del cosiddetto
ordine pubblico. Quel sanguinoso conflitto di cui “lor
signori” si vantano e che costò la vita a 8 milioni e
mezzo di uomini in nome dello Stato e del Capitale si è
concluso, ma con lui purtroppo non si è estinta l’idea
stessa della guerra. Oggi sono cambiate le armi, è cambiata
l’epoca, sono cambiate le facce dei padroni che invitano ancora a
combattere, casomai con la scusa delle “missioni di pace”,
ma la guerra esiste ancora. E’ una guerra combattuta sul fronte
interno contro chi non accetta che ci sia qualcuno che, seduto in
poltrona, possa decidere della vita di tanti altri, contro chi non
vuole sottomettersi alle regole del
“produci-consuma-crepa”, contro chi pensa che sia possibile
vivere senza padroni che quotidianamente ti derubano dei prodotti del
tuo lavoro; E’ una guerra combattuta sul fronte esterno per
spartirsi il mondo, accaparrarsi le zone ricche di materie prime utili
a far affari, impossessarsi di forza lavoro a basso costo che possa
produrre tanto ed a costo zero. Inoltre i padroni hanno capito che se
c’è da fare affari seri, c’è bisogno anche di
chi possa difendere seriamente questi affari, di conseguenza, il
servizio di leva obbligatorio è stato eliminato, ma solo
perchè gli Stati avevano bisogno di forze professionali, di
professionisti dell’assassinio. Continuano con la loro propaganda
patriottica, ma visto che è poca la gente che per
un’ideale così balordo come quello della patria e della
nazione è disposto a perdere la vita, hanno deciso di
“incentivare” le bestie pronte alla mattanza, offrendogli
la possibilità di guadagnarsi qualcosina in più di un
semplice impiegato. E così si assiste all’esodo di
centinaia di ragazzi, che soprattutto dal sud, partono in mimetica per
il fronte spesso ritornando a casa in una cassa di legno avvolta in una
bandiera, e tutto per riuscire a scappare dalla disoccupazione,
dall’ignoranza e dagli stenti a cui lo Stato e il Capitale
costringono. Proprio perché siamo contro tutti gli eserciti,
contro la violenza legale degli Stati, contro l’autoritarismo e
la gerarchia abbiamo deciso di sostituire in questo giorno la targa
presente nella nostra città intitolata ai mercenari italiani
morti a nassirya in una delle ultime guerre imperialiste, guerra che in
questo caso puntava alla conquista di qualche pozzo di petrolio
spacciandosi per guerra umanitaria. L’abbiamo sostituita con una
targa in memoria di Augusto Masetti, muratore, anarchico che il 30
ottobre 1911, nella caserma Cialdini di Bologna costretto alla partenza
per la guerra di Libia espresse il suo netto rifiuto esplodendo un
colpo col suo fucile contro il tenente colonnello cavalier Stroppa,
incitando i suoi commilitoni a ribellarsi e a vendicare i compagni
caduti in Africa. Masetti rappresenta per noi uno dei più alti
esempi di diserzione, il soldato che disse no alla guerra! Contro la
patria, contro lo Stato, abbasso l’esercito, viva
l’Anarchia!

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ANTAGONISMO@ Casa Lavoro Residenza… e RESISTENZA!

[comunicato stampa del network antagonista torinese]

Quotidiani:
"Prefettura attaccata"; Chiamparino: "rifugiati manipolati dai centri
sociali", Mortola: "piano premeditato di ricerca dello scontro".


Ogni volta che in questa città un problema reale si palesa in tutta la
sua concretezza, andando aldilà delle dichiarazioni salottiere cui si
riduce oggi "la politica", scatta la panoplia di politici e
giornalisti, dalla mistificazione al giudizio preconfezionato, fino
alla pura e semplice menzogna.
Come compagni e compagne del network antagonista non abbiamo
nessun problema nel rivendicare politicamente le forme di resistenza
messe in campo ieri sera come risposta a una presa in giro che sta
durando da troppo tempo. Quello che non accettiamo è di essere accusati
di manipolazione di soggetti terzi ingenui. Ce n’è uno buono per ogni
stagione: gli studenti medi, gli universitari.. oggi i migranti! Dietro
tutto, a Torino ci sono sempre gli autonomi ( o i centri sociali).
Scorciatoia comoda che, a ben vedere, mostra tutto il disprezzo e la sufficienza che si ha verso i governati.
Una retorica che si perde nei decenni. La soggettività politica dei
soggetti sociali non esiste per chi comanda; dietro ci deve sempre
essere un cattivo  consigliere che manipola e specula: l’eterno
racconto del complotto.
Nelle parole del sindaco Chiamparino sono sedimentati secoli di sapere coloniale. Dietro le sue dichiarazioni ci sta questa convinzione: che "i poveri negretti profughi non possono essere in grado di decidere e praticare la resistenza e lo scontro".
Ben altro abbiamo visto ieri sera!  Abbiamo apprezzato e sostenuto
l’esplosione di una  rabbia giusta e spontanea di decine di uomini e
donne stanchi di essere presi in giro. Una consapevolezza –
correggeteci se sbagliamo –  che a quanto pare  si sta ripetendo a
diverse latitudini del nostro paese… Quello che è successo in piazza
Castello è tutto da leggere nella linea che va da Lampedusa a Massa, da
Castelvolturno alla spontaneità che invase  Milano dopo l’omicidio di Abba. 

La giornata di ieri è inoltre esemplificativa delle due facce del
potere istituzionale: carota e bastone. La differenza qualitativa è che
ieri sera la ricetta non ha più funzionato perché i dirett* interessat*
(i rifugiati-occupanti di corso Peschiera) non hanno più digerito la
carota che gli assessori Borgione e Borgogno continuano a
somministrargli da mesi (un anno e mezzo per quelli di via Bologna),
rimpallando verso l’alto o verso il basso le responsabilità, giocando
con troppa disinvoltura con la vita di uomini e donne che, per giungere
nel nostro paese, hanno attraversato mari e deserti per fuggire da
guerre, persecuzioni e carestie.
Uomini e donne che però hanno dimostrato di non accettare la presa in
giro, ed è qui che è scattato il bastone del vice-questore Spartaco
Mortola, decorato sul campo a Genova per la mattanza alla scuola Diaz.
Ha poco da cianciare il signor vice-questore di "piani preordinati" e
"aggressioni premeditate". Il dato reale con cui lui e  i suoi colleghi
devono fare i conti è la determinazione di quei rifugiati e degli
italiani e italiane che li hanno accompagnati. Uomini e donne (molte
donne) che non hanno avuto paura di difendersi e contrattaccare le
cariche vigliacche e pesanti delle forze dell’ordine anche perché, con
buona pace di Mortola, per arrivare nel nostro paese hanno affrontato
prove e difficoltà ben più dure che le sue manganellate intimidatorie,
per quanto infami queste possano essere.

Ribadiamo: come compagni e compagne del network antagonista torinese
non abbiamo nessun problema nel rivendicarci la serata di ieri, che
fosse opera nostra o di altri. Chiamparino e i suoi colleghi invece
dovrebbero piuttosto preoccuparsi dell’emergere di una questione
migrante dentro le nostre metropoli e, al suo interno, di una più
specifica questione rifugiati  e richiedenti-asilo. Non lo dicono
gli/le autonomi/e, lo dicono i fatti che si stanno ripetendo e che
continueranno a succedere nei nostri territori. Loro il compito di
affrontare una questione politica centrale dei nostri tempi, a viso
aperto, in tutta la sua portata.
Sarebbe il loro lavoro… Ci crediamo poco: la politica oggi è mera gestione dell’esistente e non abbozza altro che governance
di basso profilo, per portare a casa la poltrona, uno stipendio,
quattro precarissimi equilibri. Altro abbiamo nei nostri programmi, per
questo sabato saremo di nuovo in piazza, di fronte a quella stessa
prefettura che ci ha respinto.

Contro il pacchetto sicurezza! In solidarietà con la popolazione di Lampedusa!
Con i migranti che lottano!
Contro la violenza della polizia e lo sgombero di corso Peschiera!          

Network Antagonista torinese

csoa Askatasuna – csa Murazzi
 collettivo universitario autonomo – Kollettivo studenti autorganizzato

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Milano: rinviato lo sfratto dell’Ambulatorio Medico Popolare

Questa mattina era previsto lo sgombero dell’ambulatorio medico
popolare di Via dei Transiti a Milano: circa 200 compagni-e hanno
presidiato la casa occupata fin dalla prima mattina. L’ufficiale
giudiziario presentatosi verso le 11 ha rinviato lo sgombero a fine
aprile.

"L’Ambulatorio Medico Popolare è un’esperienza
concreta presente dal 1994 sul territorio milanese, per la difesa del
diritto alla salute per tutti e tutte" scrivono i/ le compagn* nel
presentare l’iniziativa di oggi che è stata legata con la
Giornata della memoria. Il presidio è continuato per tutta la
mattinata con lezioni di piazza per proporre un momento pubblico di
approfondimento e riflessione sui razzismi e le deportazioni di ieri e
di oggi. Il presidio si è concluso con la proiezione del film
sulla resistenza libica contro il colonialismo italiano intitolato
«Il leone del deserto»..

Prossimo appuntamento: il 19 febbraio per quando è previsto lo sgomebro di una casa occupata di via dei Transiti.

Sito: www.ambulatoriopopolare.org

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CSOA A.CARTELLA@Presentazione di PENSIERI, PAROLE, OPERE E OMISSIONI

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Torino – Cariche della polizia contro i rifugiati davanti alla Prefettura

 

 

 

"Casa, lavoro e residenza",
queste sono le richieste con cui ieri i rifugiati occupanti di corso
Peschiera (ex clinica San Paolo occupata nell’ottobre 2008) e via
Bologna (occupata da due anni) e il Comitato di solidarietà con
rifugiati e migranti hanno dato vita ad un presidio sotto la sede del
Comune di Torino durante l’incontro tra gli assessori Borgogno e
Borgione ed una delegazione di rifugiati. Al centro
dell’incontro, la situazione dei rifugiati che vivono in Corso
Peschiera che a breve dovrebbero essere sgomberati dallo stabile.
La proposta avanzata dagli Assessori alla delegazione che ha
partecipato all’incontro è inaccettabile: una soluzione
temporanea, per tre mesi, e solo per 80 delle 250 persone che vivono,
senza riscaldamento, né acqua calda ed in condizioni
igienico-sanitarie pessime, nell’ex clinica San Paolo.
La
soluzione prevede il solo ricovero notturno in una struttura della
Croce Rossa, mentre la mattina i rifugiati sarebbero stati smistati in
diversi circoli ARCI della città per partecipare a dei corsi di
formazione.
All’uscita dal Comune della delegazione, cresce
dunque la rabbia tra i manifestanti, il presidio si trasforma prima in
blocco stradale e poi in corteo spontaneo tra le vie della città.
Arrivati alla Prefettura, attraverso gli agenti della Digos, i
manifestanti chiedono di essere ricevuti per ottenere dal Prefetto
l’impegno a non sgomberare lo stabile. Passa circa
mezz’ora, il Prefetto non c’è e gli agenti chiedono
altri 10 minuti per capire con chi altro si possa parlare.
Intanto
arrivano altri reparti in assetto anti-sommossa ed il cordone delle
forze dell’ordine si infoltisce. Senza nessun motivo, a freddo,
parte una prima carica che spinge fuori dai portici della Prefettura i
manifestanti che per difendersi lanciano pezzi di neve ghiacciata.
“Quello che è successo dopo è stato qualcosa che a Torino non si vedeva da tempo”, sottolinea Dario del Comitato di solidarietà . “La
polizia è avanzata, in una P.zza Castello deserta, battendo i
manganelli sugli scudi. Si sentivano limpidamente le grida “Negri
di merda vieni qua!”, "Zecca!", “Dove scappate
conigli”
.
Le cariche sono continuate a più riprese
con una violenza inaudita, e le forze dell’ordine hanno messo in
atto una vera e propria caccia all’uomo fino a disperdere il
gruppo con il lancio di lacrimogeni.
Il centinaio di manifestanti cerca di difendersi con quello che riesce a trovare sulla strada. "Un ragazzo è stato accerchiato, buttato a terra, preso a calci e picchiato da una decina di agenti", denuncia il Comitato di solidarietà.

Ma quello di Torino non sembra essere un episodio da
leggersi come fatto isolato. Quello che sta avvenendo ormai da giorni a
Lampedusa, la protesta degli scorsi giorni dei richiedenti asilo
presenti a Marina di Massa, le non lontane rivolte dei richiedenti
asilo trattenuti a Gradisca d’Isonzo o nel centro di Elmas
disegnano un quadro sicuramente più complesso in cui quella di
Torino appare come un segnale forte ricercato e voluto dal Ministero
dell’Interno per imporre il silenzio su una situazione generale
esplosiva. Le attese per domande d’asilo hanno raggiunto tempi
ormai insopportabili, mentre per chi raggiunge l’ambito status di
rifugiato la strada è comunque ancora tortuosa.

Per sabato, a Torino ed in altre parti d’Italia
è prevista una nuova mobilitazione, contro le violenze subite e
più in generale per contrastare l’imminente approvazione
del pacchetto sicurezza.

Interviste
La cronaca con Dario, Comitato di solidarietà con rifugiati e migranti.
-  [ audio ]
-   Galleria fotografica

Vedi anche:
Diritto di R – esistenza, comunicato CS Gabrio – Sportello di autodifesa legale Il-legale
Massa – La mobilitazione dei richiedenti asilo per avere risposte
Lampedusa – Tutta l’isola contro il Cpt
Video occupazione di Corso Peschiera
Rete migranti Torino su youtube

Link
Rete migranti Torino
Infoaut

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Ieri presidio a Palazzo Marino per il Cox18. Rinviato lo sfratto dell’AMP

Ieri nuova iniziativa per il Cox 18, sgomberato la scorsa settimana, che si è trasferito sotto a Palazzo Marino. In piazza è stata allestita anche la Libreria Calusca.
Un presidio durante il quale, a difesa del Conchetta, si sono esibiti
vari artisti: Walter Leonardi, Chinaski, Flavio Pirini, Folco Orselli,
Cesare Basile, Angelo Pisani, Lucia Vasini ed anche una performance del
comico milanese Paolo Rossi.
Oggi gli attivisti del Cox e i loro
avvocati in una conferenza stampa a Palazzo di Giustizia hanno
annunciato di aver presentato il ricorso d’urgenza per il
reintegro del possesso dello stabile e un comunicato dei familiari di Primo Moroni [ ascolta ] in risposta al sindaco Moratti che ieri si era detta "interessata" all’archivio Primo Moroni.
"E’ un patrimonio storico della città, lavoreremo per
tenerlo vivo", ha detto la Moratti, rispondendo riguardo al destino
dell’archivio Moroni, conservato al centro sociale Conchetta. "Ne
ho parlato con l’assessore Finazzer Flory – ha aggiunto – che si
sta attivando". "Cercherò di aprire subito un contatto per
vedere se posso recuperare questo patrimonio librario e collocarlo in
alcuni spazi nostri per continuarne la fruizione" ha dichiarato
l’assessore comunale alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory.

Questa
mattina lo sfratto dell’Ambulatorio medico popolare (a rischio
sfratto dal luglio 2008) che si trova all’interno della casa
occupata di via dei Transiti 28 è stato rinviato al 22 aprile.
"L’Ambulatorio Medico Popolare
è un’esperienza concreta presente dal 1994 sul territorio
milanese, per la difesa del diritto alla salute per tutti e tutte"
scrivono nel presentare l’iniziativa di oggi che è stata
legata con la Giornata della memoria. Dall’alba di stamani circa
200 persone hanno partecipato al presidio di difesa di questo spazio
che è continuato per tutta la mattinata con lezioni di piazza
per proporre un momento pubblico di approfondimento e riflessione sui
razzismi e le deportazioni di ieri e di oggi. Il presidio si è
concluso con la proiezione del film sulla resistenza libica contro il
colonialismo italiano intitolato «Il leone del deserto».
Interviste
Stefano del Cox 18 sul ricorso presentato oggi e sul presidio per l’AMP.
-  [ audio ]

Qui di seguito alcuni link ad articoli e video sul presidio a Palazzo Marino.
Paolo Rossi: "Vogliono spegnere la città"
Video Paolo Rossi per Cox 18
+ urlo catartico contro de corato (ultimo video in basso)
Il Cox 18 "si trasferisce" oggi a Palazzo Marino: i video in diretta

Link
cox18.noblogs.org
lombardia.indymedia.org
www.cantiere.org
www.radiondadurto.org

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