Per Abba e contro il razzismo: cronistoria, foto e video

News, foto, video dal corteo dal corteo di
Milano, PER ABBA E CONTRO IL RAZZISMO uno speciale di GlobalProject in
diretta dalla piazza, in continuo aggiornamento dal pomeriggio di
Sabato 20. Anche
dopo il corteo stiamo continuando ad aggiornare questo articolo con
tutti i materiali fotografici e video raccolti nel corteo. Tornate
quindi a visitare questa pagina, per visualizzare gli ultimi
aggiornamenti non dimenticare di "rigenerare la pagina"

-  Contenuti Multimediali:
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Cronistoria

-  Ore 19.00
La lunga giornata di mobilitazione si conclude, per ora, in corteo da
Via Zuretti alla metropolitana, con gli ultimi interventi che
rilanciano le prossime manifestazioni ed iniziative con una
determinazione a non tornare indietro ma ritrovarsi ancora in tanti e
diversi per costruire nuove iniziative, per Abba e per fermare il
razzismo. Per tutte e tutti si ricorda che la giornata continua a
Quarto Oggiaro dove è in corso la jam antirazzista "Partigiani in ogni
Quartiere".

-  Ore 18.10
Un’ora di presidio in Via Zuretti con centinaia di persone che
continuano a ricordare Abba con rabbia e dolore, con interventi, musica
hip hop e racconti delle comunità migranti, dei ragazzi che erano amici
di Abba. Negli interventi dal camion e nel free style a ritmo di hip
hop si continuano a denunciare le politiche razziste e si annuncia che
via Zuretti ha cambiato nome, la targa della via ha infatti cambiato
nome diventando Via Abba.

-  Ore 17.10
"ABBA VIVE!"
La testa del corteo ha appena raggiunto via Zuretti, nonostante i
continui tentativi delle forze dell’ordine di bloccare il corteo non
autorizzato e invita tutti a raggingerli. Il resto del corteo sta
passando ora dalla Stazione Centrale. L’obiettivo è entrare in
delegazione nel bar, per portare dentro 2 scatole di biscotti.

-  Ore 16.50
Manif Sauvage.
Come nella Parigi delle banlieues la testa del corteo si burla della
polizia, continua a cambiare percorso, attraversare i parchi, le strade
accelerando e fintando svolte. "Siamo avanti, dietro, dapertutto"

-  Ore 16.40
"ANCHE NOI RUBIAMO I BISCOTTI!"
Gli amici di Abba aspettano tutti in Piazza Repubblica per proseguire
in Via Zuretti, nonostante i divieti e i tentativi di bloccare il
corteo.

-  Ore 16.25
Praticamente tutto il corteo devia e continua dopo Palazzo Marino,
seguendo gli amici di Abba, i Centri Sociali che si dirigono verso Via
Zuretti, il luogo in cui è stato ucciso Abdoul

-  Ore 16.20
Una Piazza Duomo stracolma accoglie il corteo che devia verso Palazzo
Marino occupando la Galleria piena di eventi della "fashion week",
fumogeni, hip hop, striscioni, camion ed una moltitudine meticcia è
oggi il vero cuore della vetrina dorata di Milano.

-  Ore 16.00
Gli Amici di Abba deviano dal Corteo dopo piazza San Babila per passare
dal muretto, luogo importante per ricordare Abdoul. Ditreo di loro il
corteo cambia il percorso seguendo la musica hipo hop del camion dei
centri sociali: non c’è bisogno di permessi per riprendersi le strade
della città!

-  Ore 15.30
Un oceano spontaneo e moltitudinario sta letteralmente invadendo il
centro di Milano. Una piazza meticcia, multiculturale, che al ritmo di
musica hip hop grida Razzismo Stop! ricordando Abba.
In testa al corteo sempre gli amici di Abdoul, il comitato, dietro di loro decine di migliaia di persone.

-  Ore 15.00
ABBA VIVE! ABBA VIVE!
Con questo grido gli amici di Abba arrivano alla testa del corteo raggiungendo il comitato.
Sulle magliette "Abba vive!" e "Ciao Fratello!"; grandissima
spontaneità e voglia di riprendersi la città e quei luogi che Abdoul
amava frequentare.

-  Ore 14.30
E’ appena arrivato alla testa del corteo il Comitato per non dimenticare Abba, per fermare il razzismo, promotore dell’appello per la manifestazione di oggi. Alcune centinaia di persone sono partite da Cernusco per raggiungere il corteo.

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INTERVISTA DI RADIOBLACKOUT SUL MASSACRO DEL GIOVANE DI COLORE A TORINO

da una email arrivataci oggi..

 

 

Sul sito della trasmissione Macerie abbiamo pubblicato l’audio di una intervista rilasciata da un ascoltatore al radiogiornale di Radio BlackOut di oggi che racconta del pestaggio avvenuto l’altra notte in Corso Massimo d’Azeglio.

 

Potete ascoltarlo su: http://www.autistici.org/macerie/?p=10025#more-10025

Di questo episodio non sta parlando nessuno.

Non sono neanche uscite notizie che raccontano semplicemente di arresti quella notte.

Come spesso succede, un buco nero. Non si sa neanche come sta il ragazzo massacrato.

* Girate questa mail a tutti quelli che conoscete.*

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Hackmeeting 2008 a Palermo dal 26 al 28 Settembre. Manifesto Nazionale

Hackit Manifesto

 

 

L’hackmeeting e’ l’incontro delle comunita’, delle controculture
digitali e non, e delle individualita’ che si pongono in maniera
critica e propositiva rispetto all’avanzare delle nuove tecnologie,
sempre piu’ legate a doppio filo al controllo sociale, alle imprese
belliche e alla commercializzazione di ogni spazio vitale. Tre giorni
di seminari, giochi, feste, dibattiti, scambi di idee e apprendimento
collettivo.
L’evento e’ totalmente autogestito: non ci sono organizzatori e fruitori, ma solo partecipanti.

Quando

Da Venerdi’ 26 Settembre a Domenica 28 Settembre 2008

Dove

Centro Sociale Occupato Ask191, Viale Strasburgo 191, Palermo. Guarda le foto online e la piantina.

L’ASK191
è ubicato nella periferia nord della città, si tratta di
un luogo relativamente facile da raggiungere in quanto posto nelle
vicinanze di una delle principali arterie cittadine (Viale Regione
Siciliana).

 

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ASSURDO A TORINO: MASSACRATO DAGLI SBIRRI SU UN MARCIAPIEDE

18 settembre.

Sono le tre di notte, quando la gente dei palazzi che
affacciano su Torino Esposizioni – in piena San Salvario "bene" – viene
svegliata da uno sgommare di pneumatici e poi da urla disperate. Sul
lato del parcheggio di Torino Esposizioni, nell’ombra, c’è
qualcuno che grida in una lingua straniera mentre dall’altra ci sono
tre pattuglie parcheggiate di fronte alle case. Intanto due poliziotti
trattengono sul selciato un ragazzo di colore mentre gli altri agenti
lo massacrano a manganellate e calci. Solo un agente non partecipa al
pestaggio: sta facendo il palo, si guarda in giro per essere sicuro che
nessuno si avvicini troppo alla scena. Ma il pestaggio dura troppo, la
gente si affaccia ai balconi e poi, dalle case, qualcuno urla agli
agenti di smetterla. Velocemente, i poliziotti trascinano il ragazzo
dietro un angolo, si sente ancora il rumore di qualche colpo e poi lo
caricano in macchina. Prima di andare via, un poliziotto scruta per
terra, si piega, tocca il selciato. Al mattino dopo, sul marciapiede,
rimangono ancora delle chiazze di sangue.

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“Nazirock” all’Europarlamento ·

Il
documentario del giornalista Claudio Lazzaro, Nazirock, sull’universo
musicale e sui raduni dell’estrema destra italiana, è stato proiettato
oggi al Parlamento europeo. "Questa è la prima istituzione in cui viene
proiettato il mio film – ha detto Lazzaro all’Ansa all’inizio della
proiezione – in Italia nessuno lo ha voluto fare".

La proiezione del documentario si è tenuta a margine dell’audizione
sulla prevenzione delle discriminazioni e delle violenze contro le
minoranze, ed è stata organizzata dal Gruppo socialista del Parlamento
europeo.

"In Italia – ha polemizzato Lazzaro – Nazirock si trova solo in
libreria, ma nessuna tv vuole trasmetterlo, anche chi era interessato
si è poi tirato indietro. Avevo un piccolo contratto con la Fandango
per una prova di due settimane, ma poi è intervenuta Forza Nuova che ha
minacciato diffide e Fandango non se l’è sentita. È chiaro che in un
paese in cui il premier controlla la tv pubblica e privata non si può
parlare di un film che indirettamente critica la sua politica e il suo
legame con Forza Nuova e Fiamma Tricolore. Alla fine – ha concluso il
giornalista – si parla comunque del film, ma se ne parla solo perché la
cronaca ci regala casi di violenza di matrice fascista".

Lazzaro conta poi di poter distribuire Nazirock in Europa

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Milano, disordini al corteo per Abba

Milano, disordini al corteo per Abba Vernice contro il bar degli aggressori

Un momento del corteo contro il razzismo

MILANO – Disordini a Milano durante il corteo di 200 studenti "per esprimere affetto ad Abba", il giovane Abdul Guiebre ucciso domenica
scorsa nel capoluogo lombardo. Della vernice bianca e una bottiglia di
vetro sono stati gettati contro le saracinesche del bar Shining i cui titolari sono stati fermati nei giorni scorsi per l’omicidio del diciannovenne del Burkina Faso.



LE FOTO DEL CORTEO

Mentre un ragazzo saliva sopra una macchina, la polizia è riuscita,
dopo alcuni momenti di tensione, a riportare la calma e a far
proseguire il corteo, che è sfilato davanti alle strisce pedonali dove
Abdul si è accasciato domenica scorsa.

E’ stato osservato un minuto di silenzio. Poi la sorella di Abdul ha
parlato al microfono. Parole dure contro la famiglia che ucciso suo
fratello: "Non accettiamo la richiesta di comprensione avanzata dalla
signora Cristofori. Lei almeno può andarlo a trovare in carcere suo
figlio. Noi lo andremo a trovare Abba?" E agli studenti che scrivevano
a terra "Abba vive. Stop razzismo", la sorella di Abdul ha rivolto un
appello: "Chi domenica ha visto qualcosa, se ha un cuore, si faccia
avanti e dica la verita. Dobbiamo combattere ancora perchè non succeda
più: l’Italia è troppo indietro".

Non distante, nell’istituto di Medicina legale, i medici hanno condotto
sul cadavere l’autopsia ordinata dal procuratore. I familiari di Abdul
hanno visto sul corpo del ragazzo plurime lesioni ad un braccio, al
capo e anche alle gambe. L’esame autoptico sarà fondamentale per capire
se il giovane è stato ammazzato con un colpo solo alla testa come
sostengono Fausto Cristofoli e suo figlio Daniele detenuti in carcere
per omicidio volontario, oppure se c’è stato un accanimento sul suo
corpo come invece sostengono gli amici di Abdul.

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Torino: gran bivacco a S.Salvario – report

L’angolo tra via Berthollet e via Goito, nel cuore del quadrilatero dei
divieti, il 16 settembre è stato teatro di un gran bivacco di protesta
promosso dall’Assemblea Antirazzista di Torino. Durante l’estate il
sindaco Chiamparino aveva emesso un’ordinanza che vietava di bere alcolici
e di mangiare in strada in alcune vie di S. Salvario. Si tratta
dell’ennesimo tentativo di disciplinare con multe e manganelli un
quartiere multietnico, da mesi sottoposto a retate di polizia, da sempre
nel mirino di chi lo vorrebbe laboratorio delle strategie repressive
contro gli immigrati che ci vivono e ci lavorano.

Intorno alle 17 a S. Salvario c’erano tanti poliziotti della digos ed
alcune camionette dell’antisommossa. Poi, poco a poco, sono arrivati
antirazzisti armati di cibi e bevande, che hanno aperto tavoli, messo su
musica, distribuito volantini ai tanti passanti curiosi di capire cosa
stesse succedendo. Su uno striscione viene scritto “Per un quartiere
solidale, bivacco generale”. Gli abitanti di una casa si offrono di legare
al loro balcone la stoffa, che viene tesa di traverso alla via. Più tardi
alcuni immigrati ne scriveranno un altro in francese e arabo.
Nel giro di un’ora la strada è piena di gente che mangia, beve, balla. Un
gruppo di ragazzi ha portato una tovaglia a quadretti bianchi e rossi: la
stende in mezzo alla strada e si siede con vino e pane a fare pic nic;
altri subito li imitano. Spunta un pallone ed è subito partita: adulti,
ragazzi e bambini cominciano a giocare in mezzo alla strada: le macchine
deviano nelle vie laterali perché ormai la festa ha invaso la strada. Alla
fine arriva anche un tavolo da calcetto.
Intorno alle 20 da un balcone parte una secchiata d’acqua che investe un
bel gruppo di persone: dopo un primo momento di sbigottimento parte un
grande applauso e i cori che chiedono un’altra doccia. Questa volta niente
polizia, niente manganelli, niente divieti ma una buona secchiata d’acqua
per risolvere un contrasto.
Intorno alle 21 il bivacco si scioglie. Per una sera, in barba alle
proibizioni, circa duecento persone si sono riprese la strada, sottraendo
lo spazio pubblico all’ossessione del controllo, all’obbligo di
trasformare le relazioni in merce.

In serata si è svolta la riunione dell’Assemblea Antirazzista.
Il prossimo incontro è fissato per martedì 23 settembre alle 21 a Radio
Blackout, in via Cecchi 21.

Di seguito uno dei volantini distribuiti:

Bivacco libero

Chiamparino, appena acquisiti i superpoteri concessi da Maroni, ha emesso
un’ordinanza contro i “bivacchi” a S. Salvario. Chi può permettersi di
sedere nei dehor dei bar si godrà il fresco delle serate, per gli altri,
per quelli delle moretti a un euro bevute su uno scalino in strada ecco
pronte le pattuglie.
In nome della “sicurezza” un altro pezzetto di libertà che se ne va.
La libertà di chi non ha soldi e luoghi di socialità e sceglie la gratuità
della strada. La libertà di tutti.

La chiamano sicurezza. Ma ha il volto del controllo, il controllo sulla
vita quotidiana di ciascuno di noi. Telecamere ad ogni angolo, militari
armati nei mercati e nelle piazze, impronte per i bambini rom, botte nei
cpt e nelle caserme, denunce per chi si ribella.
Viviamo in uno dei paesi più sicuri del mondo ma i politici e i media che
gli fanno da megafono hanno creato lo stato di emergenza permanente.
L’emergenza, evocata con pittorica violenza, ha il tema fisso
dell’immigrazione irregolare, nel clandestino naturalmente delinquente,
contro il quale elaborare e sperimentare nuove strategie disciplinari.
È stata l’estate dei divieti tra superpoteri ai sindaci e militari in strada.
Gran parte delle ordinanze dei sindaci superman sono dirette ancora una
volta contro gli immigrati ma poi finiscono con il rendere la vita
difficile a tutti. In certe località sono stati vietati il commercio
ambulante e la questua, in altre hanno proibito il gioco della palla o il
freesbe in spiaggia, in altre ancora le riunioni di più di tre persone nei
parchi pubblici, il bagno nelle fontane, dormire sulle panchine, mangiare
un panino sugli scalini di un monumento, andare in giro a torso nudo.
Ci sentiremo più sicuri se non correremo più il rischio che una pallonata
ci riempia di sabbia lo stuoino? Vivremo meglio se non vedremo più
qualcuno che si mangia un panino con le chiappe incollate ai gradini di
chiese e musei?
Ne dubitiamo. Ma poco importa: la logica dell’emergenza, giocata con
freddo calcolo da padroni e governanti, si fonda sulla paura e la paura è
un mostro dai denti aguzzi, che prende alla gola e fa dimenticare il buon
senso, quello di sempre, quello che risolve con due parole le questioni
con il vicino rompicoglioni, senza invocare prescrizioni e manganelli.
La paura fa accettare tutto, compresi i militari in armi per le strade.
Sono gli stessi della Somalia, della Bosnia, dell’Iraq e dell’Afganistan.
Gli stessi delle torture, degli stupri, dell’occupazione feroce del
territorio.
Il confine tra la guerra “fuori” e quella “dentro” si fa sempre più sottile.
Vogliono disciplinare l’intera società, piegarla ad accettare il lavoro
precario, pericoloso, malpagato, costringerla ad una vita che se ne va con
l’aria che respiriamo e il cibo che mangiamo, farla rassegnare ad un
futuro che non c’è perché ci viene rubato ogni giorno. Cominciano dai più
deboli ma poco a poco si occupano di tutti. I provvedimenti dei sindaci
con la colt colpiscono le piccole libertà di ciascuno di noi: giocare in
un parco, addormentarsi sull’erba, mangiare e bere dove si vuole.
L’estate dei divieti ha visto protagoniste le solite jene fasciste e
leghiste così come i primi cittadini della sinistra democratica. Una gara
bipartisan verso il peggio, iniziata ben prima che il ministro
dell’Interno desse loro i super poteri.
Il divieto di mangiare e bere per strada a S. Salvario è solo l’ultimo
tassello di un mosaico che ha la trama dello stato di polizia, del divieto
che si intrufola nelle normali relazioni umane.

Fermarli è necessario. Fermarli è possibile.
Basta non stare al gioco, farsi beffe del divieto, afferrare il proprio
panino e la propria birra e riprenderci le strade. Proclamiamo il bivacco
generale. Oggi e tutti i giorni.

Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21.
fai_to@inrete.it
338 6594361

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SGOMBERATA FABBRICA AUTOGESTITA A MILANO (INSE)

Questa mattina la polizia è entrata alla INSE presse a Milano facendo
uscire gli operai che autogestivano la fabbrica da circa 3 mesi contro la
chiusura e i licenziamenti e mettendo i sigilli allo stabilimento. In
questo momento gli operai e i compagni solidali stanno effettuando un
presidio in via rubattino.

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A Bologna vietati piercing e tatuaggi nelle parti intime

L’AUSL recepisce il diktat di Palazzo d’Accursio
A Bologna vietati piercing e tatuaggi nelle parti intime
Nonostante le polemiche di inizio estate, è ora operativo il divieto su tutto il territorio comunale
16 settembre 2008

Nei mesi scorsi la notizia era finita nelle pagine nazionali dei
quotidiani: la Giunta Cofferati era intenzionata ad introdurre una
modifica al Regolamento di igiene comunale, per la disciplina delle
attività di acconciatore, estetista, tatuatore e piercing, in cui si
introduceva il divieto di piercing e tatuaggio nelle parti intime del
corpo, nei capezzoli e sulle palpebre. L’assessore al Commercio
Cristina Santandrea con giudizi moralistici giustificava questa scelta
per il bene dei giovani.
Dopo essere passata in Consiglio Comunale con il voto contrario
dell’Altra Sinistra, oggi la delibera viene recepita dall’Ausl che
nelle schede tecniche ha scritto: “Non sono ammessi il tatuaggio e il
piercing su parti anatomiche la cui funzionalita’ potrebbe essere
compromessa da tali trattamenti o in parti in cui la cicatrizzazione
sia particolarmente difficoltosa, ad esempio un tatuaggio esteso alla
totalità del corpo, piercing sull’apparato genitale, sulle palpebre o
sul capezzolo”.
Le nuove norme entreranno in vigore dal prossimo primo ottobre e si
vanno ad aggiungere al pacchetto di misure e ordinanze proibizioniste
varate dall’Amministrazione comunale.

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Torino: denunciati per violenza privata 4 antirazzisti

È di questi giorni la notizia che Ilda Curti, assessore comunale con
delega
all’integrazione degli immigrati, ha sporto denuncia contro quattro
antirazzisti, che avevano partecipato ad una contestazione lo scorso 17
luglio.
L’accusa è pesante: violenza privata in concorso: i
quattro antirazzisti rischiano sino a quattro anni di reclusione per
aver aperto uno striscione, volantinato e fatto un po’ di speakeraggio.

Riportiamo di seguito la cronaca dei fatti diffusa in quei giorni.

In via Pisa c’è da molti anni una casa abbandonata occupata di proprietà
dell’Enel: il cinque luglio alcune famiglie rumene, stanche delle baracche
senz’acqua e luce, dove i loro figli crescevano tra fango e topi, hanno occupato quella casa, ridandole vita.
Il
15 luglio la polizia sgombera le famiglie e le deporta nel campo da cui
erano fuggite. Lo stesso giorno un antirazzista che protestava viene
arrestato.

Paure metropolitane. Questo il titolo di un incontro/dibattito organizzato
nell’ambito del Festival ARCIpelago, coorganizzato da ARCI e
Circoscrizione 2 in piazza D’Armi. È il 17 luglio e sono passati solo due
giorni dallo sgombero di via Pisa.
A parlare di paura c’era una sfilza di politici e professori universitari,
tra cui l’assessore Curti. Curti è ben nota a Torino perché ha la delega
all’integrazione degli stranieri. In questa veste chiese di sgomberare
l’Asilo Squat per far posto ad un’associazione di rumeni amici suoi.
Le famiglie che hanno occupato in via Pisa lei le conosce bene: sono tra
le tante che lei e i suoi colleghi hanno blandito con l’illusoria promessa
di una casa popolare.
Il dibattito non partirà mai, perché viene contestato da un gruppo di
compagni solidali con gli occupanti di via Pisa, che aprono uno striscione
con la scritta “case per tutti” e cominciano a raccontare ai presenti
della paura, quella vera, quella che stringe le vite di chi ogni giorno
deve lottare per quello successivo.
Curti
non tollera la contestazione e, mentre i suoi colleghi di tavolo se la
svignano senza farsi notare, da in escandescenze, inveisce e
addirittura comincia a mulinare le mani, cercando di aggredire i compagni reggevano lo striscione.
Come nella migliore tradizione del vecchio PCI, si schiera il servizio
d’ordine che si interpone tra lo striscione e Curti.
Volano insulti e minacce ma gli antirazzisti non cadono nella provocazione.
I presenti, incuriositi, assistono e ascoltano i racconti dei compagni.
Curti alla fine se ne va ed il dibattito viene annullato.
I politici che governano Torino paiono sull’orlo di una crisi di nervi: le
loro
reazioni sono sempre più sguaiate e scomposte. Vorrebbero sottrarsi
alle loro responsabilità, vorrebbero che le varie decine di famiglie
che vivono in baracche senza luce, acqua, riscaldamento se ne
restassero buone, buone lungo i fiumi, senza alzare la testa, senza
pretendere di abbandonare i margini della città, là dove nessuno li
vede. Un problema nascosto non è un problema. Ilda Curti, come due
giorni prima Chiamparino, ha gridato “e io che c’entro?”. Già il potere
politico non c’entra, non c’entra mai.

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