Torino: denunciati per violenza privata 4 antirazzisti

È di questi giorni la notizia che Ilda Curti, assessore comunale con
delega
all’integrazione degli immigrati, ha sporto denuncia contro quattro
antirazzisti, che avevano partecipato ad una contestazione lo scorso 17
luglio.
L’accusa è pesante: violenza privata in concorso: i
quattro antirazzisti rischiano sino a quattro anni di reclusione per
aver aperto uno striscione, volantinato e fatto un po’ di speakeraggio.

Riportiamo di seguito la cronaca dei fatti diffusa in quei giorni.

In via Pisa c’è da molti anni una casa abbandonata occupata di proprietà
dell’Enel: il cinque luglio alcune famiglie rumene, stanche delle baracche
senz’acqua e luce, dove i loro figli crescevano tra fango e topi, hanno occupato quella casa, ridandole vita.
Il
15 luglio la polizia sgombera le famiglie e le deporta nel campo da cui
erano fuggite. Lo stesso giorno un antirazzista che protestava viene
arrestato.

Paure metropolitane. Questo il titolo di un incontro/dibattito organizzato
nell’ambito del Festival ARCIpelago, coorganizzato da ARCI e
Circoscrizione 2 in piazza D’Armi. È il 17 luglio e sono passati solo due
giorni dallo sgombero di via Pisa.
A parlare di paura c’era una sfilza di politici e professori universitari,
tra cui l’assessore Curti. Curti è ben nota a Torino perché ha la delega
all’integrazione degli stranieri. In questa veste chiese di sgomberare
l’Asilo Squat per far posto ad un’associazione di rumeni amici suoi.
Le famiglie che hanno occupato in via Pisa lei le conosce bene: sono tra
le tante che lei e i suoi colleghi hanno blandito con l’illusoria promessa
di una casa popolare.
Il dibattito non partirà mai, perché viene contestato da un gruppo di
compagni solidali con gli occupanti di via Pisa, che aprono uno striscione
con la scritta “case per tutti” e cominciano a raccontare ai presenti
della paura, quella vera, quella che stringe le vite di chi ogni giorno
deve lottare per quello successivo.
Curti
non tollera la contestazione e, mentre i suoi colleghi di tavolo se la
svignano senza farsi notare, da in escandescenze, inveisce e
addirittura comincia a mulinare le mani, cercando di aggredire i compagni reggevano lo striscione.
Come nella migliore tradizione del vecchio PCI, si schiera il servizio
d’ordine che si interpone tra lo striscione e Curti.
Volano insulti e minacce ma gli antirazzisti non cadono nella provocazione.
I presenti, incuriositi, assistono e ascoltano i racconti dei compagni.
Curti alla fine se ne va ed il dibattito viene annullato.
I politici che governano Torino paiono sull’orlo di una crisi di nervi: le
loro
reazioni sono sempre più sguaiate e scomposte. Vorrebbero sottrarsi
alle loro responsabilità, vorrebbero che le varie decine di famiglie
che vivono in baracche senza luce, acqua, riscaldamento se ne
restassero buone, buone lungo i fiumi, senza alzare la testa, senza
pretendere di abbandonare i margini della città, là dove nessuno li
vede. Un problema nascosto non è un problema. Ilda Curti, come due
giorni prima Chiamparino, ha gridato “e io che c’entro?”. Già il potere
politico non c’entra, non c’entra mai.

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