Messina: aggressione razzista ·


Il fatto è grave. E lo diventa ancor di più se dovesse
essere accertato il movente – ancora allo stato di ipotesi
– del pestaggio, ovvero una missione punitiva nei confronti di un
ragazzo di 15 anni i cui genitori sono originari delle Isole Mauritius.
Tutto, come ricostruito dagli agenti della sezione "Volanti" della
polizia di Stato, è avvenuto in piazza Unione Europea, a
pochissimi metri da Palazzo Zanca, davanti agli occhi di decine di
testimoni. Nessuno sembra però essere intervenuto, almeno
nell’immediatezza dei fatti, in soccorso della vittima. Alla fine, dopo
serrate indagini che si sono scontrate con una ostinata omertà
da parte dei più, gli agenti del vicequestore Mario Ceraolo
hanno denunciato tre componenti del gruppo – formato da una
decina di persone – che si sarebbe reso responsabile del fatto di
cronaca.
Al Tribunale dei minori sono stati così segnalati A.B. di 16
anni, M.B. e A.P. entrambi di 15, accusati di lesioni personali
gravissime. La vittima, trasportata all’ospedale "Piemonte" dai
genitori è stata infatti dichiarata guaribile in 25 giorni
avendo riportato la frattura del setto nasale.
A raccontare agli investigatori quanto avvenuto è stato lo
stesso quindicenne ferito dal "gruppo". Tutto avrebbe avuto inizio nel
pomeriggio quando, a Villa Mazzini, lo straniero – casualmente
– avrebbe incrociato il suo sguardo con quello del "leader" del
gruppo. Da qui un violento scambio di battute («cosa hai da
guardare? hai problemi?») e un inizio di scazzottata finita
però nel nulla. La sera la nuova puntata quando il gruppo e il
giovane aggredito si sono casualmente rivisti proprio davanti al
Municipio. Da qui la nuova aggressione, culminata in un vero e proprio
pestaggio. Quindi la fuga del gruppo e il giovane che, dolorante e con
il naso sanguinante, fa rientro a casa. A questo punto la decisione dei
genitori di portarlo subito in ospedale. Immediata la denuncia alle
forze dell’ordine. Il resto è cronaca di ieri.(gi.pa.)


Da

www.liberamessina.it

Aggressione razzista a Messina: ma lo chiamano "bullismo" nel regno dell’impunità

giovedì 04 settembre 2008

C’è chi lo definisce bullismo: ma dietro questa parola che
nasconde disagi e crisi sociale si incarna l’altra faccia del pensiero
fascista che serpeggia anche tra i giovani della nostra città, e
che giorno dopo giorno sta insinuandosi culturalmente nelle nuove
generazioni, educate alla paura dell’altro, alla diffidenza,
all’impunità.

Ecco cosa succede se nutriamo i nostri figli di odio razziale, se siamo
tornati a pensare al colore della pelle come "marchio di
riconoscimento" di un possibile "clandestino" o peggio "terrorista".
Ecco cosa succede quando giudichiamo "ragazzate" le aggressioni dei
nostri figli, che magari si sentono giustificati da un padre o una
madre che commentano davanti ai tg le storie gonfiate ad arte per farci
sentire più soli e più vulnerabili, e quindi più
aggressivi.

Succede che nelle teste vuote di una città culturalmente
deserta, dove i ragazzi per divertirsi hanno solo qualche locale e
poche piazze tra un incrocio di auto e l’altro, dove i genitori 45enni
di ragazzi 15enni vogliono vivere come se l’età fosse solo un
elemento corregibile con qualche ora di palestra e ritocchi di
botulino, si associano le idee che più facilmente riescono a
galleggiare nella superficie dell’anima. Così si può fare
amicizia sulla base del disprezzo altrui, come accaduto per tre ragazzi
(uno di 16 e due di 15 anni) che hanno aggredito un coetaneo
extracomunitario in Piazza Municipio.

Figli di impiegati e professionisti, non i ragazzi che spesso
giudichiamo "cattivi" perché girano in auto con la musica
napoletana a tutto volume, gridando ai perbenisti che qualcuino
dovrà fare i conti pure con loro. La vittima, picchiata a sangue
da una "squadra" di circa 10 persone, è un messinese figlio di
una coppia mauriziana, aggredito da un gruppo formato da almeno dieci
coetanei che lo hanno picchiato solo perche’ stava transitando a piedi
in piazza Municipio e li aveva guardati. Il ragazzo, appellato
dall’Ansa "tanzaniano" (?!) era in compagnia di altri due amici che
hanno reso possibile il riconoscimento di tre dei membri del "branco",
che sono stati denunciati a piede libero.

La spicciola cronaca lascia il tempo che trova: non sarà certo
il setto nasale rotto a distruggere la vita del ragazzo picchiato. Ma
sappiamo cosa vuol dire vivere da sedicenni in una città come
Messina, dove tutti, più a meno, si conoscono e si riconoscono.
Sappiamo che questo episodio è solo la punta di iceberg di una
società malata, dove ci sono almeno sette ragazzi che resteranno
anonimi, perché talmente vigliacchi da picchiare per puro
divertimento, pensando di far parte di quella lobby degli impuniti
dello Stretto, che si tramanda di generazione in generazione. Questi
ragazzi esibiranno la loro impunità ai coetanei, e questo
alimenterà la loro fama senza intaccare la loro già
misera autoconsapevolezza.

Le politiche giovanili non sono solo finanziamenti a cooperative di
"giovani": dovrebbero aiutare le nuove generazioni a socializzare,
incontrarsi, conoscersi, interpretando i cambiamenti della nostra
società.

Chi si assume politicamente la responsabilità di questo brutto gesto? Chi tace, acconsente. E diventa complice.

Palmira Mancuso

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Cariche inaudite contro i No dal Molin

Mattinata di tensione a Vicenza: le forze dell’ordine caricano senza motivo i manifestanti
Sabato mattina, appuntamento alle 11.00 per la seconda iniziativa nelle giornate del Festival no Dal Molin

L’appuntamento era questa mattina alla rotatoria
tra via Dal Verme e via Ferrarin, per la costruzione di una torretta di
controllo nei pressi dell’area dell’aereoporto.

Con i manifestanti anche due spaventapasseri bardati
con magliette col logo del No dal Molin e una grossa radice di albero
secolare: l’iniziativa di oggi, (la seconda
dall’inizio del Festival – edizione 2008), è stata attuata
allo scopo di monitorare l’area all’interno del Dal Molin
per controllare che i lavori non inizino prima della consultazione
popolare del 5 ottobre.
I No dal Molin hanno quindi deciso di
costruire un punto di controllo per poi presidiarlo durante le giornate
del Festival, in vista della manifestazione del 13 settembre che
arriverà proprio nell’area dell’aereoporto per
verificare che nulla si sia mosso al suo interno.
L’idea
della radice e dell’albero invece serve a ricordare che il
progetto sostenuto dalla città di Vicenza per l’area del
dal Molin è quello di costruire un parco pubblico, come si era
già sottolineato nelle iniziative dello scorso anno.

In tanti hanno realizzato la torretta all’esterno
dell’aereoporto, su un terreno privato. In tanti hanno
organizzato un presidio per difenderla. Poi la carica delle forze
dell’ordine e il fermo posto ad alcuni dei presenti.

Nella giornata di domani continueranno le iniziative
davanti al sito Pluto, a Longare sotto i colli berici: un sito che ha
ospitato per anni armamenti nucleari e che si inserisce ora nel
progetto di fare di Vicenza una grande base militare. Infatti, si
sostiene che oggi sia solo un deposito per proiettili esausti, ma in
realtà è certo che si stiano svolgendo dei lavori.

ore 19.30 – Arriva la notizia del
rilascio delle sei persone fermate. Al Festival No dal Molin è
stato promosso un incontro dibattito in cui si susseguono le
testimonianze su quanto successo nel corso della mattinata.
Le
considerazioni di Francesco Pavin e della signora Pina, che dice "Ho
avuto paura questa mattina e non mi sono seduta con gli altri
manofestanti…sono stata in ospedale con le persone che si sono fatte
male…Sono qui. E ci sarò anche domano…la base non si
farà".
-  [ audio ]

ore 16.00 – I No Dal Molin hanno
promosso nel pomeriggio un presidio davanti alla Questura per
protestare contro i fermi ai danni di sei persone, in seguito alle
cariche di questa mattina.
Inoltre, una quindicina tra feriti e
contusi sono stati accompagnati in ospedale per farsi medicare in
seguito alla brutalità delle manganellate della polizia.

15.15 – Con Francesco Pavin il
commento a conclusione della giornata. "Alcune considerazioni da
fare…di fronte ad una cosa annunciata, pubblica, abbiamo addirittura
presentato ufficiale richiesta in questura… ci siamo trovati prima
uno sbarramento della polizia che abbiamo superato e poi le cariche.
Una allucinante gestione dell’ordine pubblico…
All’interno dell’aereoporto stanno entrando dei mezzi nel
segreto più assoluto, da qui la necessità di avere un
punto di avvistamento, di monitoraggio. Questo non era accettabile per
la polizia… Noi vogliamo trasparenza! E in questo senso sabato 13
sarà una giornata di grande mobilitazione…"
-  [ audio ]

ore 15.00 – Si sta sciogliendo il
presidio davanti alla torretta: le persone, circa un centinaio, che si
trovavano all’interno del giardino privato, hanno deciso di
uscire. Un cordone di donne e uomini sta aprendo un varco per
consentire ai manifetsanti di raggiungere l’ingresso della
strada. "Si sta concludendo, quindi questa mattinata così
difficile…I vicentini non avevano mai visto cariche così
pesnati da parte delle polizia…Per noi questo non deve e non
può più accadere. Questa è la forza che cio
accompagna verso la manifestazione di sabato 13 sempre qui davanti ai
cancelli dell’aereoporto Dal Molin"
-  [ audio ]

ore 14.15 – Le forze
dell’ordine hanno accerchiato di nuovo il presidio dei No Dal
Molin attorno alla torretta. Stanno partendo delle cariche in questo
momento, molto violente contro i No Dal Molin seduti e inermi. La
polizia e i carabinieri in tenuta antisommossa stanno spingendo e
colpendo con calci e pugni e coi manganelli i manifestanti. "Siamo
riusciti ad aprire un varco nel cordone della polizia…il questore ha
ordinato le cariche da un lato e dall’altro…fortissime. Questo
sta accadendo in questo momento… Mai si era visto a Vicenza un
questore che ordina ai suoi poliziotti, colpite colpite… E’ una
scena che non si può accettare. Non c’era nessun motivo
per queste cariche…".
I manifestanti sono chiusi nel giardino attorno alla torretta circondati dalla polizia in tenuta antisommossa.

-  [ audio ]

ore 14.00 – I manifestanti
continuano il presidio attorno alla torretta. Le prime due file sono
sedute a terra, come nel corso di tutta la mattinata. Questo rende
ancora più assurde le cariche delle forze dell’ordine
contro uomini e donne sedute per terra: "Una signora è stata
trascinata per i capelli… inaudita e inaccettabile la violenza della
polizia di questa mattina…"
Stanno arrivando molte persone a sostegno dei No dal Molin, i quali si trovano in questo momento a presidiare la torretta.
L’appello di Teo a raggiungere il presidio.
-  [ audio ]

ore 13.50 – La prima corrispondenza è con Giulia, che racconta le cariche iniziali.
-  [ audio ]

Questo non è il primo episodio di violenza delle forze dell’ordine a Vicenza: anche il 29 luglio
in occasione della occupazione della stazione dei treni (una protesta
dei No Dal Molin contro la revisione del consiglio di stato) le forze
dell’ordine avevano caricato i manifestanti.

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Caricare le manifestazioni pacifiche? COMUNICATO NO DAL MOLIN

Finisce con 5 fermi e una trentina di feriti la manifestazione pacifica
organizzata e dichiarata per oggi. Evidentemente in Italia non è
possibile manifestare, nemmeno pacificamente.
Una manifestazione pubblica, dichiarata e stampata sui giornali. Alla
luce del sole, dichiarati gli intenti e quello che si sarebbe andato a
fare. Costruire una torretta per monitorare la situazione dei lavori
all’interno dell’aeroporto. Su luogo privato per cui avevamo il
beneplacito del proprietario, e la richiesta di autorizzazione per
occupazione suolo pubblico.
Questo probabilmente non è bastato per dissuadere le forze
dell’ordine (del disordine?) dal caricare, trascinare, manganellare,
prendere a calci questa manifestazione pacifica di vicentini. Donne,
vecchi, ragazzi. Indiscriminatamente maltrattati, con pretesti
ridicoli. "Quella torretta è troppo alta". Già duecento
metri prima del punto concordato per la posa della torretta il corteo
era stato improvvisamente bloccato. Un blocco imotivato e futile,
aggirato dai cittadini passando per il fosso laterale. Poi la
costruzione. Finché l’ordine è arrivato. I cittadini si
siedono e difendono la costruenda torretta con un sit-in. A nulla
valgono i discorsi per cercare di essere ragionevoli.
La prima carica ha fatto vari feriti e cinque fermi. Nella seconda
alcune ragazze sono state prese a calci, altri ricevevano colpi di
scudo, qualcuno è stato trascinato per i capelli. Gli occhi
sfigurati di poliziotti, carabinieri e guardie di finanza e gli
insulti: "Ti uccido! Sporco pacifista! Ti spacco la testa". Il corteo
quindi si rifugia nel giardino di una casa adiacente, ospitati dagli
abitanti solidali.

 

NO DAL MOLIN- VICENZA 

 

 

Vedi video1
Vedi video2

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Sulmona – Scritte contro direttore e medico del carcere

Le indagini partono dalla recente serie di episodi di tentato suicidio da parte di detenuti

Scritte minatorie contro medico e direttore del supercarcere

SULMONA Sono arrivati nella notte, hanno imbrattato i muri con una
bomboletta a spray nera e sono andati via. Parliamo con molta
probabilità di un gruppo di anarchici che hanno voluto lasciare
un messaggio sui muri della città per il direttore del carcere
di Sulmona, Sergio Romice e il responsabile sanitario Fabio Federico,
forse a seguito dei recenti fatti di cronoca accaduti nel penitenziario
di via Lamaccio.

Due le scritte "Federico e Romice boia di via Lamaccio" e "Fuoco al
carcere e ai suoi carcerieri" siglati dalla "A tracciata nel cerchio"
simbolo usato da cospiratori anarchici che usano un solo motto:
«Nè Dio, nè Stato, né Servi, né
Padroni». Immediatamente nelle prime ore della mattina di ieri
sono scattate le segnalazioni al Commissariato di Polizia di Sulmona e
i messaggi sparpagliati su alcuni muri principali della città
sono stati immediatamente ricoperti dalla vernice bianca. Presi di mira
il Palazzo della Provincia in via Mazara, il muro di fronte alla scuola
della Dottrina Cristiana in via Papa Giovanni XXIII, la posta centrale
in piazza Majella, la stazione di rifornimento della Total in via
Circonvallazione Occidentale e lo Stadio Pallozzi. Sulla vicenda sta
indagando la Digos che al momento non esclude nessuna ipotesi anche se
sembra ci si muova in due direzioni: gruppo anarchico per la vicenda
del detenuto che con un fornellino da campeggio ha ustionato degli
agenti, viste le scritte che si riferiscono al fuoco e, su una bravata,
anche se quest’ultima sembra essere la meno considerata. Ma ad
individuare i colpevoli da qui a qualche ora saranno le telecamere
posizionate nei vari punti della città che a detta degli
inquirenti avrebbero ripreso i responsabili. Si sta lavorando,
comunque, per riuscire ad agguantare chi la notte scorsa ha voluto
lasciare messaggi «poco cordiali» verso Romice e Federico.
L’accaduto è stato stigmatizzato dal responsabile sanitario del
carcere e sindaco della città, che ha imputato il fatto ad una
bravata dopo la questione "sicurezza in città" e il vertice di
mercoledì.

* * * * *

fonte: Rete5 quotidiano online di Sulmona

SULMONA – I guai non vengono mai da soli direbbe qualcuno.
Infatti dopo gli episodi apparsi sulla stampa in queste ultime
settimane legate al carcere di Sulmona e le polemiche sollevate dalla
questione sicurezza, sono apparse sui muri della città scritte
contro il direttore del carcere di Sulmona, Sergio Romice, e contro il
sindaco della città, Fabio Federico. Due le scritte individuate:
“Federico e Romice boia di via Lamaccio” e Fuoco al carcere
e ai carcerieri”. Ad essere prese di mira il Palazzo della
Provincia in via Mazara, il muro di fronte alla scuola della Dottrina
Cristiana in via Papa Giovanni XXIII, la posta centrale in piazza
Majella, la stazione di rifornimento della Total in via
Circonvallazione Occidentale e lo Stadio Pallozzi in via Roosevelt.
Probabilmente si tratta di un gruppo non ancora individuato di
anarchici in quanto la sigla apposta sulle scritte fa riferimento a
quel movimento. Subito sono intervenute le forze dell’ordine per
le consuete indagini e immediatamente le scritte sono state ricoperte.
Due i filoni di indagini: uno legato all’episodio del detenuto
che con il fornellino ha aggredito degli agenti, l’altro legato
ad una bravata episodica. Secondo gli inquirenti coloro i quali si sono
resi colpevoli di questa bravata avrebbero vita breve grazie alle
telecamere presenti della città. Sicuramente è un
campanello di allarme sul quale gli amministratori della città
dovranno riflettere.

* * * * *

fonte: il messaggero

SCRITTE CONTRO FEDERICO E ROMICE SUI MURI DEI PRINCIPALI EDIFICI

SULMONA – Le hanno ricoperte di vernice bianca prima che Sulmona si
“svegliasse” definitivamente. Ma quelle scritte vergate sui
muri di buona parte della città fatta con vernice nera spray e
che portano la firma di una “a” tracciata nel cerchio,
simbolo formalmente usato per firmare azioni di ispirazione anarchica,
erano state lette già da tanti.

“Fuoco al carcere e ai carcerieri”,”Federico e
Romice boia”, tanto per citarne qualcuna. Sul muro dello stadio,
delle poste centrali, sulle pareti di edifici nei pressi di un
distributore di benzina sulla Circonvallazione Occidentale, su quelli
della provincia e in via Papa Giovanni XXIII, i vandali hanno preso di
mira il sindaco Fabio Federico focalizzando l’attenzione, forse,
più sul ruolo di direttore sanitario all’interno del
supercarcere che non l’essere l’inquilino di palazzo San
Francesco visto che accanto al nome di Federico appare quello del
direttore dell’istituto di reclusione Sergio Romice.

Il fatto è stato subito stigmatizzato dal primo cittadino che
parla di “incosciente voglia di protagonismo” di alcune
frange di ragazzi ignari di cose, fatti e persone. Indaga la Digos. Si
spera che le telecamere abbiano ripreso i responsabili di quelle che
Federico bolla come “una bravata davvero stupida”.

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Roma – Incendiato circolo fascista

Roma, 5 set. – (Adnkronos) – Nella notte tra il 4 e il 5 settembre la
sede del Circolo Futurista ‘Casal Bertonè a Roma, in via degli Orti di
Malabarba, è stata incendiata riportando ingenti danni soprattutto
all’esterno. Lo riferisce un comunicato di Casapound, che spiega che le
fiamme sprigionandosi hanno raggiunto il primo piano della palazzina
dove vivono molte famiglie romane. La serranda e la facciata sono stati
seriamente danneggiate e solo il dispositivo antincendio non avrebbe
permesso alle fiamme di devastare tutto il locale. Come si spiega nella
nota, sulla serranda è comparsa anche una scritta contro il
responsabile del circolo Mauro Antonini. «Ecco i frutti avvelenati
dell’odio di Russo Spena e dei suoi compagni – afferma Gianluca
Iannone, presidente di Casa Pound Italia – Dopo la conclusione
fallimentare del loro periodo di governo, dopo aver deluso le
aspettative di lavoratori, precari, giovani, studenti ed anziani, dopo
aver ricevuto una sonora bocciatura dal popolo, si aggrappano
disperatamente al vecchio caposaldo dell’antifascismo, ricollegando
strumentalmente fatti di sangue che con la politica centrano poco e
nulla, all’attività di tutte quelle centinaia di ragazzi che, privi di
un feroce indottrinamento e scevri da clientelari condizionamenti
politici, si impegnano ogni giorno e senza alcuna contropartita».
Secondo Iannone «sono indefinibili le parole della madre di Renato
Biagetti, la quale si permette di collegare fatti di strada con
l’esperienza delle occupazioni non conformi e di quelle a scopo
abitativo, colpevoli sono le parole di tutti coloro che soffiano sul
fuoco dell’antifascismo; loro sono i mandanti morali di questo attacco
che avrebbe potuto costare la vita a ragazzi e privati cittadini
residenti nello stabile, dato che le fiamme sono arrivate al primo
piano del palazzo». Conclude Mauro Antonini, responsabile del circolo
il quale si augura che «la stessa solidarietà mostrata nei confronti
del giovane aggredito pochi giorni fa a San Paolo, venga ora espressa
dal sindaco nei nostri confronti e nei confronti di tutti gli abitanti
che hanno vissuto una notte di terrore».

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ASSURDO: UN RAGAZZO MUORE IN QUESTURA A NAPOLI

Segue la versione dei media riguardo
l’ennesimo assassinio sbirresco. Ogni morte che si verifica in un
carcere, in un lager per migranti, in una caserma o in una questura,
sia essa per un pestaggio, per cure mancate, per induzione al suicidio,
è sempre un omicidio di Stato.

Napoli, 4 set. – (Adnkronos) – Ferdinando Cuomo, 22 anni, è morto
stamattina intorno alle 6 mentre si trovava rinchiuso in una delle
camere di sicurezza della Questura di Napoli.

Il ragazzo era stato fermato tre ore prima al termine di un
inseguimento avvenuto nel centro della città. Intorno alle 3, con la
sua auto stava transitando a forte velocità in via Medina, davanti alla
Questura, quando è incappato in un posto di blocco degli agenti. Cuomo,
anziché fermarsi, ha proseguito la corsa per un chilometro ma in piazza
del Gesù è stato raggiunto e bloccato dagli agenti dell’ufficio di
prevenzione generale. E ha comunque reagito picchiando alcuni
poliziotti. E’ stato poi portato negli uffici della caserma Raniero ma
lì dopo un paio d’ore si è sentito male ed ha chiesto l’intervento di
un’ambulanza.

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Venezia – Consegna dell’Attila d’oro a Paolo Costa

In questi giorni una commissione
composta da rappresentanti di associazioni e movimenti che lottano per
la difesa dei beni comuni, della qualità della vita e dei
diritti dei cittadini, ha selezionato tra una vasta rosa di candidati,
il personaggio a cui attribuire il Premio Attila 2008
alla carriera per essersi particolarmente distinto attraverso le
attività che hanno contribuito in maniera determinante a causare
danni irreversibili ed irreparabili all’ambiente , alla
qualità della vita dei cittadini ed hanno privato le
comunità locali del diritto di poter decidere del loro futuro. |
vai al comunicato

Il vincitore del premio è Paolo Costa,
il commissario straordinario per l’ampliamento
dell’insediamento militare americano all’interno
dell’aeroporto “Dal Molin” di Vicenza.

La Commissione del Premio Attila 2008 sezione speciale nordest è composta da rappresentanti de: Assemblea
Permanente NOMOSE, Coordinamento Cittadino Contro le Grandi Navi, Patto
di Difesa Beni Comuni, Presidio Permanente No Dal Molin.

Nella giornata di oggi, giovedì 4 settembre, i No Dal Molin e i No Mose consegneranno il premio a Costa.

Il corteo è partito verso le ore 15.30 dalla Stazione dei treni di Venezia S.Lucia.
Un primo commento con Marta, del Presidio Permanente No Dal Molin.
-  [audio ]

Il corteo ha raggiunto l’abitazione di Paolo
Costa, presidiata dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa.
La moglie di Costa è uscita indignata dall’abitazione per
difendere il marito.
-  [ audio]

Il commento di Tommaso Cacciari, Ass. Permanente No Mose.
-  [ audio]

Le prime impressioni con Pina, del Presidio Permanente No dal Molin.
-  [ audio ]

A Costa è stato fatto un altro regalo: finte
bombe di cartone depositate sotto la sua abitazione, che vogliono
simboleggiare la distruzione che il commissario stà portando a
Vicenza con il progetto di ampliamento dellla base Dal Molin.
-  [ audio ]

Il corteo è sbarcato verso le 17.30 al Lido di
Venezia. Moltissime le forze dell’ordine che sono state
mobilitate in questa giornata, sia nei pressi dell’abitazione di
Paolo Costa, sia nei pressi del Palazzo deel Cinema.
-  [ audio ]

I carabinieri stanno impedendo ai comitati di sfilare sulla passerella della 65. Mostra del Cinema di Venezia.
-  [ audio ]

Momenti di tensione davanti al Palazzo del cinema. Le
forze dell’ordine hanno cominciato a spingere le persone per
impedire la sfilata sul "red carpet".
-  [ audio ]

I No dal Molin e i No Mose sono riusciti ad accedere alla passerella e a sfilare con l’Attila d’Oro fra le mani.
-  [ audio ]

Link:

Vai alla news 65. Mostra del Cinema: istituzione del "Premio Attila d’oro"

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Dal Molin, niente ampliamento.I lavori sono stati bloccati!

"Dal Molin, niente ampliamento"    Gli Usa: il piano è morto
VICENZA
– Più che i comitati e i cortei, più che i ricorsi al Tar
e i preannunciati blitz alla Mostra del cinema di Venezia, poterono un
ufficio tecnico comunale e una leggina regionale. Che obbligano
l’esercito americano a cancellare il contestatissimo ampliamento della
caserma Ederle, le famigerate 215 villette da tre, quattro e cinque
stanze da costruire a ridosso dell’aeroporto Dal Molin.

E a ripensarne uno meno ampio e più frazionato, piccoli
insediamenti intorno a Vicenza sul modello della base Nato di Aviano.
Il progetto originale, infatti, avrebbe obbligato il comune di Quinto
Vicentino, 5.383 abitanti a nord-est del capoluogo, a bloccare ogni
nuova costruzione per i prossimi dieci anni, in base al regolamento
urbanistico della regione Veneto governata da Giancarlo Galan,
proconsole di Berlusconi e ultrà della prima ora della base
americana.
Da qui il passo indietro volontario dell’esercito a stelle e strisce.

"Quinto è morto", sentenzia l’ingegner Kambiz Razzaghi, il
responsabile dell’ampliamento della Ederle che ha annunciato il passo
indietro sull’edizione online del quotidiano Stars and Stripes, il
giornale dell’Us Army per i soldati stanziati in Europa e nel Pacifico.
Dove, curiosamente, in home page campeggia l’annuncio dell’esercito per
il reclutamento di nuove truppe in Germania e a Vicenza. "Le leggi del%

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2008/09/06 Milano: presidio Antifascista contro Cuore Nero


SABATO DALLE 15 PRESIDIO IN PIAZZA CIMITERO MAGGIORE
NO AI COVI FASCISTI
Sabato 6 settembre 2008 le teste rasate di Cuore Nero apriranno una nuova sede
nel quartiere certosa-garegnano grazie a:
– appoggi politici istituzionali;
– finanziamenti riconducibili a Lino Guaglianone, recentementecandidato
per AN e già noto tesoriere dei Nuclei Armati
Rivoluzionari,gruppo di assassini con un passato fatto di omicidi e
stragi comequella di Bologna del 1980;
– sdoganamento di pratiche e ideologie imputabili di apologia
difascismo in nome di una falsa pluralità di espressione
politica e diuna costante tendenza al revisionismo storico.
Pratiche che provocano costanti e violenti attacchi contro chiunque non accetti di piegarsi a questa logica aberrante.
L’ultimo agguato squadrista si è consumato qualche notte fa a
Roma aidanni di tre giovani e ci descrive quanto inquietante sia il
panoramaodierno e futuro, segnato da lame, mazze da baseball e covi
neri.
INVITIAMO TUTTI I CUORI ANTIFASCISTI SABATO 6 DALLE 15 IN POI AL PRESIDIO IN PIAZZALE CIMITERO MAGGIORE A MILANO

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Attacco agli zapatisti

Non c’è pace per le comunità zapatiste del Chiapas. Aggressioni, minacce sparatorie,
sono all’ordine del giorno. Una guerra a bassa intensità? Forse, ma pur sempre
una guerra.


colonna militareI fatti.
Erano le 10.30 del 29 agosto scorso quando un gruppo di militanti zapatisti stava
facendo dei rilievi in un terreno da poco recuperato. La misurazione che stavano
effettuando nei pressi del villaggio Sombra Baxil stava procedendo per il meglio
e il lavoro poco tempo dopo era già terminato. Ma non i problemi. Quelli dovevano
ancora iniziare. Non appena deciso di rimettersi in moto in direzione Olga Isabel,
il municipio autonomo da cui provenivano, gli zapatisti sono stati attaccati.
Uno, due, tre fino a sei colpi di arma da fuoco, dopo si è scoperto che si trattava
di proiettili calibro 38, sono stati sparati in direzione degli zapatisti. E non
solo quelli. Le minacce sono proseguite. Colpi di carabina calibro 22 e ancora
pistole calibro 38 sono continuate mentre gli zapatisti cercavano di rientrare
verso il villaggio.

Paramilitari.
Le sorprese, però, non sono finite. Poco dopo essere riusciti a abbandonare
la zona, gli zapatisti sono stati nuovamente aggrediti. Anche questa volta nell’imboscata
sono state usate armi da fuoco. Di sicuro presenti all’agguato c’erano quattro
persone in divisa militare e altre quattro vestite con una divisa totalmente nera:
tutti probabilmente paramilitari legati all’Opddic (organizzazione per la difesa
dei diritti degli indigeni e dei contadini). L’agguato ha causato il ferimento
di un uomo di 43 anni, Mariano Guzman, che stava cercando di rientrare nel villaggio
zapatista. Presente all’aggressione il leader dei paramilitari Jorge Vilchis López,
che lavora nell’ufficio opere pubbliche della giunta di Chilón. Facilmente riconoscibili
i suoi complici: Tomás Enzino, Juan Enzino, Alfonso Enzino, José Guzmán Pérez,
Javier Jiménez Guzmán, José Alvaro, José Alfredo Pérez Vilchis, Mariano Espinoza
Vilchis, José Vilchis López e César Mejía Vilchis. tutti coperti e protetti dalla
forza della legge del governo federale, statale e municipale. Tutti conosciuti
bene dagli zapatisti.

Dalle giunte.
Dalle giunte zapatiste intanto arriva anche la notizia che il commando paramilitare
prima dell’aggressione avrebbe utilizzato anche droga. Inoltre, si respinge ogni
forma di violenza o aggressione e si chiede alla comunità internazionale di vigilare
per quanto possibile sulle comunità zapatiste, da sempre comunità pacifiche. “Non
permetteremo che un gruppo di persone armate leda la tranquillità della nostra
società sparando pallottole senza motivo, senza ragione” si legge in un comunicato
della Junta del Buen Gobierno di Morelia. Insomma, dal 1994 poco è cambiato in
Chiapas. Le comunità zapatiste sono sempre sotto scacco e oggetto di minacce e
attentati. E la comunità internazionale fa davvero poco per sensibilizzare l’opinione
pubblica su quello che a tutti gli effetti è un conflitto sociale dalle proporzioni
gigantesche e non un conflitto a bassa intensità.
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