No alla repressione. Il dissenso non puo essere imbavagliato!

L’articolo 1 per Francesco Brancaccio, detto Copertina. Per un fuorisede come Francesco non è stata cosa facile il rientro a Oriolo, il piccolo paese in provincia di Cosenza dove vivono i suoi genitori e dove lui stesso è ancora residente. Un rientro che ha subito coinciso con la visita casalinga dei carabinieri. Evidentemente una gestazione meticolosa e paziente, una visita da lungo tempo preparata, magari durante il periodo di arresti domiciliari che, proprio l’estate passata, Francesco aveva subito. Poi la mossa del Questore, responsabile della notifica.

L’articolo 1 per Francesco Brancaccio, detto Copertina. Per un fuorisede come Francesco non è stata cosa facile il rientro a Oriolo, il piccolo paese in provincia di Cosenza dove vivono i suoi genitori e dove lui stesso è ancora residente. Un rientro che ha subito coinciso con la visita casalinga dei carabinieri. Evidentemente una gestazione meticolosa e paziente, una visita da lungo tempo preparata, magari durante il periodo di arresti domiciliari che, proprio l’estate passata, Francesco aveva subito. Poi la mossa del Questore, responsabile della notifica.

La notifica dell’avviso orale, presupposto per le misure di prevenzione (Articolo 1 della legge Scelba del ’56, poi modificata da Cossiga nell’88), per Francesco, descrive chiaramente lo stato di salute pessimo della democrazia italica. L’ammonimento viene notificato per la quantità di reati accumulati (quali reati, si tratta solo di denunce e processi ancora da aprire!), per le frequentazioni poco raccomandabili (Esc o i collettivi universitari sarebbero una frequantazione deliquenziale, peggio “mafiosa”, e poco raccomandabile!), per decretare l’imposizione di una nuova condotta, di un nuovo stile di vita.

L’uso della legge Scelba è un evidente attacco alle pratiche di conflitto e di democrazia radicale che Francesco, assieme a tant*, condivide nell’università e nella città di Roma. Conflitti che, alla luce del sole, chiedono maggiore giustizia, combattono la precarietà, producono saperi altri. Conflitti costituenti di nuove forme di vita, di socialità autonoma e ricca, di condotte indisponibili alle logiche del mercato e della guerra globale permanente.

 

Francesco è un studente, un attivista dei centri sociali, un fratello da sempre protagonista delle battaglie che hanno investito in questi anni il tessuto metropolitano romano, ma anche quello europeo!

L’attacco da lui subito è un attacco che colpisce tutti i movimenti, che colpisce le esperienze di lotta all’università, che colpisce i centri sociali.

Per quale motivo proprio adesso, con il governo Prodi e non quello Berlusconi, ripetiamo il governo P R O D I, la Questura di Cosenza abbia dato il via libera ad una simile aberrazione repressiva ci è poco chiaro. Al seguito della contestazione ironica nei confronti del Presidente della Camera Fausto Bertinotti, in merito al protagonismo italiano negli scenari di guerra come quello afghano, si è scagliata su Francesco, gli studenti della Rete per l’Autoformazione e del Coordinamento dei collettivi de La Sapienza, una pesante reazione politica.

Ci auguriamo che non sia stato questo contesto di stigmatizzazione o, più in generale, il tentativo di marginalizzare le pratiche di dissenso ad aver dato via libera all’iniziativa della Questura cosentina. Sarebbe un fatto gravissimo, sarebbe la resa dello spazio politico democratico. Quando nessun reato specifico viene contestato, ma sono la possibilità di praticare conflitto e di domandare giustizia in generale ad esser messi sotto accusa, la democrazia viene meno, un nuovo autoritarismo si profila all’orizzonte.

 

Invitiamo i movimenti universitari, i centri sociali, le straordinarie esperienze di lotta per i beni comuni, i movimenti antirazzisti, i movimenti di lotta per la casa a prender parte rispetto quanto accaduto.

L’attacco a Francesco non è una questione privata!

 

Esc, atelier occupato (Roma) – Rete per l’Autoformazione (La Sapienza – Roma3)

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