Affossare il sistema. La resa dei media.

 

 

L’aspettavo da mesi, non proprio da anni, ma sapevo che i tempi erano maturi: il 2007 sarà ricordato come l’anno dell’inversione di tendenza, quello nel quale la pubblicità ha iniziato a disertare le vie canoniche – TV, radio, riviste, quotidiani – e, seppur timidamente, a premiare Internet. Era inevitabile che ciò avvenisse.
La notizia è stata comunicata dall’ANSA il 28 aprile 2007, ed aveva toni cupi: i dati Nielsen sugli investimenti pubblicitari a gennaio-febbraio 2007 stimano un calo del 4,5% rispetto al primo bimestre 2006. Riflettiamo che è quasi un ventesimo in meno in un solo anno: non è ancora una Caporetto ma un primo, sonoro schiaffo.

Osserviamo prima i dati:

TV: – 5,9%
Periodici: – 6,7%
Radio: – 4,7%

Analizzando i dati grezzi, salta agli occhi che fra i media più colpiti ci sono proprio le TV: le regine del mercato pubblicitario! Potrebbe stupire di meno il calo nei periodici e nelle radio, mentre i quotidiani sembrano ancora “reggere”. Un calo così vistoso nel principale mezzo d’informazione (e veicolo di pubblicità) non può essere casuale, ed è necessario analizzare meglio la situazione.
Ecco le possibili ragioni del calo, secondo le stime emerse da uno studio di Meta Comunicazione, realizzato attraverso 65 interviste a pubblicitari ed esperti di marketing e di media[1]:

– Un mutamento nel pubblico al quale i media non si sono adattati (74%);
Un mercato ormai troppo pieno di pubblicità in cui sono necessari investimenti proibitivi (65%);
– La mancanza di liquidità delle aziende (53%);
Nuove mode come il “guerrilla marketing”, quel mix di eventi e iniziative volti a stupire il consumatore (44%);
Rit

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