All’attenzione dell’A.N.P.I. e di tutti gli antifascisti

All’attenzione dell’A.N.P.I. e di tutti gli antifascisti

Sentiamo l’esigenza di chiarire quanto accaduto in Piazza dell’Unità al termine del corteo “Rompiamo il silenzio”,
che si è tenuto sabato 9 febbraio a Bologna. Un corteo che ha
voluto riportare nelle strade temi importanti, quali la lotta alla
repressione e la solidarietà. Solidarietà con chi viene
arrestato perché di fronte a soprusi che reputa intollerabili
non resta indifferente ma sceglie di mettersi in gioco e interviene.
La manifestazione si è conclusa in Piazza
dell’Unità, dove sono stati bruciati un tricolore e una
bandiera dell’unione europea, posti dietro ai due canestri del
campo da basket.
Vorremmo precisare che il gesto non era intenzionalmente rivolto contro
l’associazione nazionale partigiani, ma… se è stato
bruciato il tricolore è perché per noi viene istintivo
collegarlo con repressione e oppressione. Perché è la
bandiera che “adorna” i carri armati delle truppe di
occupazione. Perché è la bandiera che sventola davanti ai
C.P.T., come quello di Via Mattei, posti in cui gli immigrati vengono
rinchiusi per la sola colpa di non avere in tasca il pezzo di carta
giusto. Perché è cucito sulle spalle di ogni carabiniere
e di tutti coloro che portano una divisa, che oggi come allora sono
soliti obbedir tacendo. Perché è cucito sulle spalle di
troppi neofascisti.

Non volevamo bruciare una bandiera dell’A.N.P.I. abbiamo
capito che erano state messe lì da voi solo troppo tardi. Mentre
la notizia riportata dai giornali secondo cui anche la lapide sarebbe
stata danneggiata è falsa, come poteva verificare chiunque si
fosse recato direttamente sul posto.
Certo non volevamo e non vogliamo offendere chi ha combattuto con le
armi contro i nazi-fascisti. Ci dispiace di aver provocato questo
malinteso e per questo vi chiediamo scusa.

Invece non ci interessa minimamente chiedere scusa a chi starnazza sentenze
sul senso civico, mentre approva le guerre e resta passivo di fronte
allo stillicidio di morti sul lavoro. Crediamo che il fascismo non sia
morto con la Liberazione, ma che sia implicitamente ed esplicitamente
sopravvissuto nelle istituzioni di Stato. Per noi l’antifascismo
non è finito, e la Resistenza non è solo una bandiera.

Coordinamento Rompere il Silenzio – Bologna, 10 febbraio 2008

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