L’11 febbraio scorso, un anarchico,
già sottoposto da un anno a sorveglianza speciale – misura di
isolamento sociale e limitazione della libertà che affonda le sue
radici nei codici fascisti – è stato condannato per altri otto mesi
alla medesima misura repressiva perché "con un atteggiamento di repulsione delle prescrizioni imposte,"
non ha minimamente cercato di allontanarsi dal movimento
anarco-insurrezionalista, ma anzi ha mantenuto saldi i rapporti con
esso. Questo scrive il Pubblico Ministero. Ad un attacco così motivato,
la magistratura, che non perde occasione per sbandierare la propria
autonomia a difesa della democrazia, poteva rispondere in due modi.
Poteva dire che le idee, in questo caso quelle anarchiche, sono
punibili e reprimibili in quanto tali o affermare che le idee non si
toccano. Hanno scelto la prima aggrappandosi a una delle prescrizioni
della misura di prevenzione, quella che dice "non dare ragione di sospetti."
I LORO SOSPETTI
IL SOSPETTO che occupare uno spazio in disuso possa diventare una
possibilità per tessere dei rapporti reali, non basati sul denaro ma
sull’autogestione.
IL SOSPETTO che pronunciare un no secco alla costruzione di basi e
cittadelle militari possa minare un ordine mondiale basato su guerre di
conquista.
IL SOSPETTO che esistano individui per i quali le toghe e le divise non meritano alcun rispetto.
IL SOSPETTO che, oggi, parlare di libertà sia un attacco al totalitarismo definito democrazia.
IL SOSPETTO che le idee tendano irresistibilmente a diventare azione.
LE NOSTRE CERTEZZE
LA CERTEZZA che l’arma silenziosa dell’isolamento, carcerario e sociale, sia inutile contro chi non si uniforma.
LA CERTEZZA che la magistratura, alla faccia della sua sbandierata
indipendenza sia in realtà un organo al servizio del potere politico,
poliziesco e mafioso.
LA CERTEZZA che uno Stato in guerra come l’Italia, oggi impegnata su
almeno venti fronti, abbia la necessità di zittire ogni voce di
dissenso interna.
LA CERTEZZA che il malcontento generale e la ribellione nei confronti
di un mondo che ormai fa schifo siano sempre più diffusi e
incontrollabili.
LA CERTEZZA che la solidarietà sconfigge la repressione, perché i
rapporti nati nell’opporsi ad un sistema di coercizione non si possono
spezzare.
LA CERTEZZA che i continui attacchi repressivi, gli arresti, i fogli di
via e gli avvisi orali, distribuiti in tutta Italia, non possano
uccidere il nostro desiderio di libertà.
Vorrebbero che abiurassimo le nostre idee, vorrebbero che ci
pentissimo delle nostre scelte di vita, vorrebbero farla finita con chi
urla il proprio dissenso, vorrebbero relegarci tutti al guardare in
silenzio da una finestra.
Hanno dimenticato una cosa: la passione per la libertà è più forte di qualsiasi isolamento.
Anarchici insuscettibili di ravvedimento
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