MORIRE DI PRECARIETA’

L’inchiesta Fiom sulla condizione operaia e l’in/sicurezza sul lavoro nel nuovo ddl governativo [Interviste e materiali]

Quando la ripetitività e i ritmi pesanti tipici del fordismo si intrecciano al rischio e alla precarietà postfordiste…

|Marzo 2008|

L’inchiesta
promossa dalla Fiom, presentata il 29 febbraio scorso a Torino dopo un
lavoro di circa un anno, ha pochi precedenti per dimensione e dettaglio
di analisi sulla condizione di lavoro. 100.000 lavoratrici e lavoratori
hanno risposto, oltre 15.000 impiegati, compresi livelli elevati, oltre
3.000 migranti e più di 20.000 donne.
Secondo i curatori, i dati
rappresentano in qualche modo uno spaccato della parte più strutturata
e avanzata delle condizioni di lavoro. Chi è fuori dai diritti e dalle
tutele della sindacalizzazione normalmente sta peggio. Da questo punto
di vista si possono considerare i risultati di questa inchiesta una
sorta di grande superficie emersa di una condizione di lavoro che in
molte realtà sarà sicuramente peggiore.

[Ascolta l’intervista con Eliana Como, curatrice della ricerca, sulle modalità e sui risultati principali dell’inchiesta]

Dall’Introduzione di Giorgio Cremaschi al libro sintesi sull’inchiesta (vedi http://www.fiom.cgil.it/inchiesta/libro_sintesi.pdf) riportiamo la riflessione sull’intreccio tra vecchie e nuove dipendenze:

"La
tendenza ideologica di fondo è quella di presentare la grande
trasformazione avvenuta nell’economia e nella produzione, in un
processo che avrebbe cancellato ripetitività, taylorismo, modelli
autoritari di produzione e che avrebbe spostato tutto sulla
flessibilità, sulla qualità, sulla partecipazione…Anche chi non nega
che esistano oggi condizioni di precarietà, di sfruttamento, di perdita
di identità del lavoro inaccettabili per una società civile, tende a
vederli tutti come frutto del nuovo modo di lavorare, che ha cancellato
il vecchio distruggendo, con il male della condizione di lavoro
fordista, anche il bene dei diritti e delle tutele con essa
accumulati…
Dall’inchiesta promossa dalla Fiom tutta questa
impostazione viene smentita. Nel lavoro industriale di oggi, proprio in
quello più competitivo e avanzato, le vecchie pratiche tayloriste
fondate sulla ripetitività, sulla parcellizzazione, sulla spinta
all’aumento dell’orario di lavoro, e quelle richieste dalla modifica
dei ritmi produttivi, dalla diversa richiesta di qualità dei prodotti,
dall’obbligo di una maggiore attenzione e partecipazione di chi lavora
al processo produttivo, il vecchio e il nuovo insomma, si sovrappongono
e si intrecciano. Non sparisce la vecchia condizione di lavoro, ma si
trasforma con un aggravio complessivo della fatica del lavoratore e
ancor più della lavoratrice, per cui la fatica che viene dal vecchio
spesso si somma con lo stress, la tensione, l’insicurezza sociale
prodotta dal nuovo. Da questa inchiesta non emerge soltanto il fatto –
che a volte diviene spunto per retorica banale – che gli operai
esistono ancora. L’elemento di verità di quest’inchiesta è, secondo
noi, che attraverso la profonda ristrutturazione avvenuta in questi
venti anni nel sistema industriale e nell’organizzazione del lavoro, si
è affermato un modello che si sta estendendo a tutta la società,
nel quale la dipendenza delle persone, la riduzione della loro
autonomia reale, sono accompagnate dalla richiesta di una sempre più
convinta adesione del lavoratore ai processi qualitativi dell’impresa.
La somma di vecchio e nuovo,
la loro contaminazione, produce così un modo di lavorare infinitamente
più stressante e faticoso che nel passato… nelle fabbriche
metalmeccaniche, anche nella produzione di massa, ove il permanere
della catena di montaggio, anche se spezzettata e frantumata, il
permanere e l’accentuarsi di mansioni parcellizzate e ripetitive, che
fanno ripetere migliaia di volte al giorno lo stesso movimento, si
aggiunge alla richiesta di intervento di qualità sulla produzione, sia
per elevare la qualità media del manufatto, sia per rispondere alle
continue esigenze di diversificazione del prodotto finale" (pag. 1-2)

In sintesi:

"Quello
che qui sosteniamo è che il sistema di lavoro cosiddetto fordista e
taylorista non è scomparso, ma si è riorganizzato frantumandosi e
sommandosi ad altre mansioni, ad altre richieste di lavoro. In un certo
senso il lavoratore che oggi opera nell’industria metalmeccanica – e
noi crediamo più in generale nel sistema industriale e produttivo –
subisce contemporaneamente le asprezze e le monotonie del fordismo e le pretese e i rischi del postfordismo" (p.3)

Netta la valutazione politico-sindacale che ne consegue per il rapporto tra vecchie e nuove tutele…
"Se
questa tesi è vera, e tutti i dati che man mano illustreremo lo
dimostrano, emerge una conclusione sindacale immediata: la proposta di
uno scambio tra la riduzione
delle vecchie tutele,quelle legate al modello fordista, e la
costruzione di nuove, legate al nuovo modello di lavoro frantumato e
flessibile, rischia di produrre una catastrofe. Questo perché ogni
lavoratore ha bisogno contemporaneamente delle vecchie e di nuove tutele, se si smantellano le prime, le seconde affondano nel nulla"

… e in risposta a chi ripropone in nuove forme la politica dello scambio:

"Infine,
dall’inchiesta emerge come sia priva di fondamento anche la tesi
secondo la quale sia possibile scambiare una riduzione del ruolo del
Contratto nazionale a favore della contrattazione aziendale, per
ottenere migliori risultati complessivi. I lavoratori che hanno
risposto sono quasi tutti appartenenti ad aziende sindacalizzate…Le
insufficienze, i bassi
salari, le difficoltà nella condizione di
lavoro, stanno quindi nella parte più sindacalmente avanzata
dell’industria metalmeccanica. Immaginiamo allora tutto il resto del
mondo del lavoro, che sta ancora più indietro, messo di fronte alla
proposta di scambio tra livello nazionale e livello aziendale.I
risultati sarebbero nulli o negativi, come dimostra la debolezza di
entrambi i livelli contrattuali là ove essi sono presenti" (pag. 2)

[ascolta l’audio dell’intervista a Giorgio Cremaschi]

L’indirizzo da cui accedere all’insieme dei materiali pubblicati è:
http://www.fiom.cgil.it/inchiesta/default.htm

In particolare i dati del questionario su:
http://www.fiom.cgil.it/inchiesta/questionario_frequenze.pdf

Una sintesi sui risultati dell’inchiesta nell’articolo di Davide Orecchio da www.rassegna.it, 29 febbraio 2008 su:
http://www.rassegna.it/2008/lavoro/articoli/inchiesta_fiom.htm

Sul nostrano sistema di dis/informatsja:
Il
giorno dopo la presentazione ufficiale del 29 febbraio sui quotidiani
nazionali ecco i riscontri: l’Unità ha dedicato pagina 17 (!)
all’inchiesta con un articolo di analisi e un commento, Liberazione la
pagina 6 con due articoli e un intervento di una delegata, Il Manifesto
pagina 2 e l’editoriale di prima, il Sole 24 ore articolo in taglio
basso a pagina 21, il Corriere della Sera una quarantina di righe in
taglio medio di pagina 30, Repubblica niente…
_______________________________________________________________________________

L'(in)sicurezza sul lavoro:il nuovo ddl governativo

Come emerge dall’inchiesta Fiom, la condizione operaia è sempre più caratterizzata dal combinato di in/sicurezza del e sul posto di lavoro che, con la diffusione del rischio ribaltato dall’impresa al lavoratore/trice, è all’origine dello stillicidio impressionante di incidenti mortali:

> Ascolta l’audio con l’intervista a Marco, operaio Fiat Iveco
Stura, sui danni prodotti dall’atteggiamento partecipativo del
sindacato confederale che accetta di far transitare l’assunzione del
rischio dall’impresa al lavoratore – l’esatto opposto di quanto emerge
da una, ancora troppo timida, presa di parola che continua a farsi
sentire, come recentemente con il no all’intesa nel referendum sul
contratto metalmeccanici

> Ascolta l’audio con l’intervista a Gaetano dei Cobas sulla situazione drammatica che sta dietro gli "incidenti" come quello di Molfetta

> Ascolta l’audio con l’intervista a Franco, Cgil settore infortuni, sul decreto sicurezza lavoro varato dal governo: "la montagna ha partorito il topolino…"

This entry was posted in movimento e manifestazioni. Bookmark the permalink.