BLOCCATA LA CAROVANA PER GAZA DI SportSottoAssedio

24.03.2008

"Sport Under Siege Cup – bloccata la carovana per Gaza"

 

 

 

 Ieri mattina, Domenica 23 marzo, giorno di Pasqua, la
carovana di Sport Sotto l’Assedio, composta da 101
atleti/e, e’ sbarcata a Ben Gurion, con l’obiettivo di
iniziare la prima tappa del programma nella Striscia di
Gaza.
Nonostante la richiesta di coordinamento per l’entrata
nella striscia, fatta secondo la prassi corrente, le
autorita’ militari, non hanno dato, alla carovana parere
favorevole, cosi come invece era successo negli anni
precedenti.
Anche la richiesta di far comunque entrare una
delegazione e’ stata per il momento rifiutata.
Gli amici palestinesi della Universita’ di Al Aqsa, delle
Associazioni sportive, e il REC, partner di accoglienza di
questo progetto, hanno cercato inutilmente di richiedere
il passaggio della carovana, ma nessuno li ha ascoltati.
Anche le Autorita’ italiane, che avrebbero forse potuto
pressare un po di piu’, si sono intimorite di fronte al
rifiuto israeliano, chiedendo alla carovana di allontanarsi
dal terminal di EREZ.
La Striscia di Gaza e’ chiusa da giugno 2007, e in questi
mesi, a parte i pochi operatori delle ONG operanti
all’intermo, sono riuscite ad entrare in visita solo un paio
di delegazioni: quella del Parlamento Europeo con Luisa
Morgantini e quella del Progetto "Sport sotto l’assedio",
formata da Enti Locali, Associazioni Sportive, e
Universita’ italiane. Pochi si prendono la responsabilita’
di vedere che cosa succede realmente in quel pezzo di
terra; pochi hanno il coraggio di denunciare in quali
condizioni di vita e’ sottoposto il popolo palestinese tra
occupazione militare, invasione continua e scontro
interno.
Pensiamo che non sia giusto, nei confronti di una
popolazione, il cui unico obiettivo e’ restare sulla propria
terra e vivere in pace.
Il messaggio dello sport, cosi universale e allo stesso
tempo allegro e aggregante, questa volta pero’ non ha
avuto effetto di fronte alla chiusura militare, forse
perche’ troppo semplice e immediato, forse perche’ la
punizione sui palestinesi non ha fine
Come si dice in questi contesti – 1 a 0 palla al centro –
il viaggio continuera’ secondo il programma, coinvolgendo
ancora piu’ gente; "invadera’" allegramente e
giochera’ in ogni angolo di questo paese.

Per aggiornamenti e contatti:
www.sportsottoassedio.it

 

 

dal sito:

Israele si permette per l’ennesima volta di vietare di giocare una semplice partita di pallone.

Ascolta la corrispondenza.

 

La delegazione di 101 atlete e atleti di Sport
Sotto l’assedio sbarcata in nottata in Palestina e giunta alla
frontiera "illegale" di Erez all’alba, si vede negata, con pretestuosi
motivi riguardanti la nostra "sicurezza", l’entrata a Gaza; l’unica
sicurezza che il governo israeliano vuole è quella di poter continuare
a perpetrare la sua politica di occupazione criminale.

 

Guarda tutte le foto della giornata

 

Di nuovo la popolazione di Gaza rimane isolata e
delusa nella sua prigione a cielo aperto; le ragazze della squadra
dell’Universita’ di Al Aqsa hanno atteso invano le loro compagne e
compagni italiani, fermati alla frontiera di Erez.

 

 

Qui la carovana, per 5 ore davanti ai cancelli ha
atteso un permesso, programmato e richiesto ormai da tempo che non è
stato concesso. Visto il primo diniego si e’ cercato addirittura un
compromesso, quello di far entrare soltanto una delegazione
ridotta…NIENTE DA FARE; l’ottusita’ israeliana non ha voluto scendere
a nessun patto, anzi, si e’ dimostrata in tutto il suo misero splendore
quando ha vietato la partita di calcio improvvisata fuori dal
checkpoint e le colorate e sonore proteste messe in atto dalla carovana.

 

 

Dopo questo episodio di "normale amministrazione" da
parte di Israele, che stamattina abbiamo vissuto in prima persona, ma
che quotidianamente colpisce le vite dei Palestinesi che vivono a Gaza,
adesso rimettiamo la palla al centro: da domani al via le altre iniziative di sport e solidarieta’ in programma.

 

 

Alle atlete di Gaza la promessa che nessun
divieto ci fermera’; ci incontreremo al piu’ presto in Italia o a Gaza
per parlare il linguaggio universale dello sport, dell’incontro e della
cooperazione dal basso.

 

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