ASSEDIO DEI NO TAV.SALTA IL CONVEGNO DEL PD


4 aprile 2008_(h 1.30)| Quasi
2.000 persone hanno letteralmente occupato, nella serata di ieri, la
via centrale di Almese (piccolo comune della bassa Val susa con poco
più di 6.000 abitanti). La prova di forza tentata dalla dirigenza
piemontese del Partito Democratico non è riuscita. Bresso, Saitta e
Chiamparino – rispettivamente presidente della Regione, della Provincia
e sindaco di Torino – se ne sono tornati a casa con le pive nel sacco.
O meglio, non sono neanche potuti arrivare ad Almese, sconsigliati dal
tentare l’incauto gesto dai solerti funzionari di Polizia, coscienti
dell’ingovernabilità di una situazione potenzialmente esplosiva.
Il test del Pd è – nei fatti – fallito!

Sempre
più la situazione della val Susa – il suo rapporto con il potere
centrale – può esere correttamente rappresentato nei termini di un
conflitto tra Metropoli e Colonia; dove è la Colonia però, a negarsi
come tale. Oggi più che mai, la Val Susa e l’hic sunt leones della (in)governabilità imperiale.
Il
primo colpo d’occhio per chi raggiungeva Almese nella serata di
giovedì, era quello di un territorio non pacificato, un paese bloccato
dai suoi stessi abitanti; e al centro di questo paese, il fortino
asssediato in cui il governo centrale s’illudeva d’aprire un momento di
"dialogo e confronto democratico".

I
2mila No Tav che hanno cinto d’assedio il centro polifunzionale di
Almese hanno costretto Sergio Chiamparino, Mercedes Bresso e Antonio
Saitta, con il loro codazzo di cortigiani e portaborse non pervenuti, a
disertare il convegno del Partito Democratico "Quale sviluppo per la Val Susà?" in cui i rappresentanti del Partito di Walter Veltroni intendevano ribadire la loro volontà di realizzare la Torino-Lione.

Molti
i cori, i fischi e gli spintoni rivolti dai No-Tav ai pochi e incauti
avventori che hanno deciso di partecipare. I primi fischi e i primi
spintoni sono andati a Gianfranco Morgando responsabile regionale del
Partito Democratico. I No-Tav hanno anche allestito una sorta di
presepe vivente dove il ruolo dei tre Re Magi era assegnato ai
rappresentanti degli enti locali (Comune, Provincia e Regione). Pochi
del resto i convenuti: due al massimo tre decine di miltanti del Pd in
"terra ostile".
Il centro polivalente era presidiato da ingenti
Forze dell’Ordine, chiamate in forza a proteggere i poco graditi, e
assenti, "ospiti".

I quotidiani nazionali e locali apriranno
certo oggi le loro prime pagine con articoli scandalizzati che
grideranno all’oltraggio della "civile convivenza", alla "soppressione
della democrazia" e alla "prevaricazione fascista". Ma, ormai da molto
tempo, le donne e gli uomini della Val Susa sanno fin troppo bene che
sotto le eleganti e mentite spoglie della convivialità democratica si
cela l’inganno di chi tiene il coltello dalla parte del manico, la
lingua biforcuta del Potere, quella parlata ai tavoli di Palazzo Chigi
che, via dell’Osservatorio Tecnico, porta dritto dritto all’ipotesi del
Come Tav.

Proprio il carattere genuinamente barbaro
del movimento valsusino è invece garanzia della sua forza e
incorruttibilità. Ancora una volta, questo movimento spiazza e
sconvolge i professionisti ben pagati della Politica dell’Amministrazione Compatibile, agendogli contro il linguaggio irriducibile e abnorme della Politica Riappropriata.

 

segue foto di T’ORINO CRONACA
 
 
ALMESE (04/04/2008) –

Il presepe di No Tav e anarchici, organizzato per accogliere Mercedes
Bresso, Sergio Chiamparino e Antonio Saitta, festeggia per la
“cacciata” dei tre “Re Mangi”, obbligati a rinunciare al convegno
organizzato dal Pd e a non presentarsi neanche all’auditorium Magnetto
di Almese.
Una iniziativa cui hanno presenziato oltre due mila manifestanti muniti
delle consuete bandiere bianche con il treno crociato ma tra cui non
c’era l’annunciato Beppe Grillo.

Questa volta la fantasia dei valsusini ha partorito l’idea di un
presepe fuori stagione con una trentina di persone in costume:
l’obiettivo era deridere i tre “Re Mangi”, come sono stati
soprannominati la presidente della Regione, Mercedes Bresso, quello
della Provincia, Antonio Saitta, e il sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino.

La manifestazione ha sostanzialmente bloccato gli ingressi dalle 20,
con un cordone costituito soprattutto da ragazzi dei gruppi anarchici,
al fine di impedire ai tre politici di entrare e tenere il convegno.
L’ultimo ad entrare, sommerso da una bordata di fischi e scortato dalle
forze dell’ordine, presenti in maniera massiccia, è stato il segretario
regionale del Pd, Gianfranco Morgando. E proprio a lui, circa un’ora
dopo, è toccato l’annuncio della decisione di annullare il convegno,
presa in accordo con il questore per motivi di ordine pubblico.
Decisione che ha scatenato la festa dei No Tav all’esterno
dell’auditorium e lo sdegno del sindaco di Almese, Bruno Gonella: «E’
una cosa di una gravità inaudita. In questo paese non era mai successo
che non si consentisse alla gente e in particolare a una forza politica
di parlare ed esprimere la propria opinione, soprattutto così vicino
alla scadenza elettorale».

Un episodio che probabilmente finirà per ritorcersi contro gli stessi
No Tav, la cui immagine – anche a livello nazionale – non esce
sicuramente bene dalla serata di ieri. Come se non bastasse, a rovinare
definitivamente la “reputazione” dei No Tav c’è stato un volantino,
diffuso tra i manifestanti, contenente minacce di morte ai danni del
presidente della Comunità Montana Bassa Valle, Antonio Ferrentino,
“reo” di non essere allineato con le posizioni più intransigenti del
movimento.

Dopo la “fuga” Bresso, Chiamparino e Saitta hanno voluto spiegare le
ragioni della loro scelta: «L’abbiamo fatto per responsabilità nei
confronti delle persone presenti, per evitare incidenti anche perché
tra i manifestanti erano presenti pure dei bambini. Riteniamo che
queste persone non siano la maggioranza dei valsusini ma una minoranza
che tiene in ostaggio gli altri. Siamo di fronte ad una vera e propria
emergenza democratica. Esprimiamo la nostra solidarietà a Ferrentino
per il volantino». Ma si guarda già oltre. «Spediremo una lettera a
tutti i cittadini della Valle di Susa per dire quello che non abbiamo
potuto spiegare questa sera».

Davide Petrizzelli

 
 
LA STAMPA
 

Molti i cori, i fischi e gli spintoni rivolti dai No-Tav agli amministratori locali

ALMESE (TORINO)
Serata di tensione, in
valle di Susa, per l’alta velocità ferroviaria Torino-Lione. La
protesta di un migliaio di militanti «No tav» ha fatto saltare un
convegno promosso dal Pd, proprio sul tema dei treni «superveloci», nel
teatro di Almese, un piccolo comune della bassa valle.

La
presidente della Regione, Mercedes Bresso, il sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino e il presidente della Provincia, Antonio Saitta, una volta
arrivati alle porte di Almese, hanno fatto dietrofront, dopo un
consulto con i vertici delle forze dell’ordine.

A Gianfranco
Morgando, segretario regionale del Pd, fischiato e insultato al suo
arrivo ad Almese, non è restato che annullare la serata. «È una cosa
molto grave – ha commentato con amarezza – ci hanno impedito di
svolgere un’iniziativa elettorale».

Fuori dal teatro, tutto
attorno, i militanti No Tav, controllati da un robusto cordone di
polizia e carabinieri, hanno dato sfogo a tutta la loro contestazione,
al grido di «Giù le mani dalla Val Susa», sventolando le bandiere
bianche con i treni tav crociati e appendendo cartelloni di protesta,
tra i quali uno che parafrasava lo slogan del Pd:  «No Tav, si può
fare».

C’è anche chi ha distribuito un volantino con minacce di
morte verso Antonio Ferrentino, il presidente Comunità Montana Bassa
Valle di Susa, accusato di «avere tradito il movimento» per la sua
disponibilità al dialogo e l’apertura verso l’osservatorio tecnico
incaricato dal governo di studiare, nell’ultima parte del suo lavoro,
le ipotesi di tracciato.

Dura la condanna di Bresso, Chiamparino
e Saitta che oggi scriveranno una lettera a tutti gli abitanti della
Valle di Susa «per spiegare che la Tav è un’opportunità di sviluppo» e
per chiedere di «sfidare una minoranza – come ha sottolineato la Bresso
– che tiene in ostaggio gli abitanti della Valle di Susa».

«Questa sera – hanno affermato Bresso, Chiamparino e Saitta – ha perso la democrazia»

 

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