Sottopasso Bloccato | Rassegna Stampa sul presidio al CPT

fonte macerie

27 maggio. Alcuni solidali con i detenuti del Cpt in sciopero della fame tendono un cavo d’acciaio attraverso il sottopasso di piazza della Repubblica, assieme a uno strisicone su cui si legge “Cpt=lager”. Traffico in tilt per un’ora lungo corso Regina fino al Rondò della Forca


 

fonte orino cronaca

Il consolato di Genova avrebbe avanzato dubbi sulla vera identità dell’uomo deceduto al Brunelleschi
Morto al Cpt: tracce di coca nel sangue, forse era un tunisino

TORINO 28/05/2008 – Il prefetto Perla Stancari, direttore centrale per la Cittadinanza, le minoranze e i diritti civili del ministero dell’Interno, ha visitato ieri il Cpt di corso Brunelleschi, recentemente ampliato con un intervento da 12 milioni di euro e sotto utilizzato per un terzo delle potenzialità, su incarico del Viminale. Più che una verifica, un’ispezione utile a raccogliere ulteriori testimonianze dai detenuti e dal personale in servizio.

Decisa “per accertare le circostanze e i fatti occorsi nella notte tra il 23 e il 24 maggio che abbiano rilievo sotto il profilo amministrativo”, precisa in una nota il Viminale. Intanto, sulle cause che hanno portato al decesso del magrebino, si affianca alla prima ipotesi – asfissia da polmonite fulminante – quella dell’overdose. Una crisi che, secondo quanto verificato dalla delegazione politica che ha visitato il centro di corso Brunelleschi lo scorso lunedì, l’infermeria del Cpt avrebbe potuto sedare con il Narcan. Nel sangue del magrebino sarebbero state rinvenute tracce di hashish e cocaina. I primi risultati degli esami a cui è stato sottoposto il cadavere di Hassan Nejil, non fanno escludere un’ipotesi per la cui certezza bisognerà attendere ulteriori test tossicologici. «Ho parlato con il piemme che ha preso in carico l’inchiesta, il dottor Ausiello – commenta l’avvocato Gianluca Vitale -, e fino a quando non ci saranno i risultati definitivi è presto per fondare simili ipotesi». Sull’accertamento, invece, della vera identità di Nejil, sedicente marocchino ma in possesso di passaporto tunisino, secondo fonti attendibili si starebbe muovendo ora anche il consolato tunisino di Genova. Il vero nome di Najil potrebbe essere Fathi El Manai, identità che sarebbe nota agli uffici del consolato. Consolato che, nei prossimi giorni, potrebbe richiedere una controperizia necroscopica sul cadavere del magrebino.

Ieri sera, dalle 21, un centinaio di esponenti dell’area anarchica e antagonista torinese si è dato appuntamento in corso Brunelleschi per un presidio di solidarietà con gli immigrati e di protesta contro i centri di permanenza. Le scritte fatte sui muri del Cpt e gli striscioni appesi agli alberi del viale chiedevano l’immediata chiusura dei centri e la liberazione dei detenuti. “Liberi tutti, fuoco ai cpt” gli slogan. Attorno alle 22 alcuni manifestanti hanno preso un megafono e pronunciato frasi in arabo rivolte ai detenuti che hanno risposto con urla e applausi. I partecipanti al presidio hanno invitato gli immigrati – che continuano lo sciopero della fame e dell’assunzione di medicinali – a contattare un numero di telefono per «denunciare quello che succede là dentro». In tarda serata, sono stati esplosi alcuni fuochi d’artificio. Le forze dell’ordine hanno osservato lo svolgimento della manifestazione con discrezione e, fino alla chiusura del giornale, non si sono registrati particolari incidenti. Anche su un balcone di un’abitazione di corso Brunelleschi è comparso uno striscione con su scritto “solidarietà ai detenuti del Cpt”.


 

fonte repubblica

Vertice al Viminale fra i ministri dell’Interno e della Difesa un gruppo di lavoro comune individuerà i siti più idonei
Immigrazione, caserme dismesse potrebbero ospitare i nuovi cpt
Maroni: l’obiettivo è avere una struttura per regione pronta nel giro di due mesi nei giorni in cui il ddl del pacchetto sicurezza sarà approvato dal Parlamento

ROMA – Strutture militari non più in uso potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione per immigrati, (gli ex cpt, centri di permanenza temporanea). E’ uno dei risultati del vertice fra il ministro dell’Interno, Roberto Maroni e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

Nel corso dell’incontro, fa sapere il Viminale, è emersa "piena convergenza" sulle recenti misure legislative per la sicurezza contenute nel pacchetto sicurezza e sulla necessità di individuare nuovi Centri di identificazione ed espulsione. A questo scopo, il ministro La Russa ha fornito proposte sull’utilizzazione di strutture militari dismesse. E’ stato quindi deciso di istituire un gruppo di lavoro tra i due ministeri, Interno e Difesa, che procederà all’individuazione dei siti ritenuti più idonei ad ospitare le nuove strutture.

E’ il disegno di legge approvato nello scorso Consiglio dei ministri a rendere necessaria l’apertura di nuovi Centri in cui trattenere gli immigrati irregolari in attesa dell’espulsione. Il provvedimento stabilisce infatti che il tempo di permanenza in queste strutture si allunghi dagli attuali 60 giorni a 18 mesi. Questo – insieme all’introduzione del reato di immigrazione clandestina prevista dallo stesso ddl – comporta l’esigenza di nuovi Centri.

Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ritiene necessarie altre dieci strutture. L’obiettivo, ha spiegato, è averne una per regione pronte nel giro di due mesi, quando il ddl del pacchetto sicurezza sarà probabilmente approvato dal Parlamento. Attualmente sono 10 i cpt operativi: Bari-Palese (196 posti), Bologna (95), Caltanissetta (96), Lamezia Terme (75), Gradisca d’Isonzo (136), Milano (112), Modena (60), Roma (300), Torino (92), Trapani (57).

Per i nuovi si pescherà, dunque, tra le caserme dismesse della Difesa, che potrebbero essere allestite rapidamente, secondo quanto assicurato da La Russa a Maroni. E sarà il gruppo misto Interno-Difesa a visitare le strutture e scegliere quelle idonee ad ospitare i centri di identificazione e espulsione.

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