FINALMENTE:Michele Fabiani ai domiciliari: news, intervista a Michele

COMUNICATO STAMPA DEL COMITATO 23 OTTOBRE

Oggi 18 luglio 2008, abbiamo appreso dai difensori di Michele Fabiani che il Tribunale del Riesame di Perugia, a distanza di 4 giorni dall’udienza del 14 luglio, ha emesso la sentenza con la quale Michele Fabiani esce dal carcere di Sulmona e viene messo agli arresti domiciliari nella città di Terni.
Non conosciamo a questo momento le motivazioni della sentenza.
Quello che possiamo dire è che i difensori di Michele hanno portato nell’udienza elementi importanti che possono essere alla base di una decisione attesa da mesi.
Le indagini sono infatti da tempo concluse, la Polizia Scientifica ha attestato che le impronte digitali sulla lettera di rivendicazione dell’episodio di vandalismo del 9 marzo non appartengono a nessuno dei cinque ragazzi spoletini indagati nell’ambito dell’operazione Brushwood ( ricordiamo che l’episodio è stato costantemente messo in relazione a quello successivo delle minacce alla Lorenzetti ) la disponibilità da parte di un sacerdote ternano, da anni legato ad alcuni famigliari di Michele ad ospitarlo, superandoo così la questione parenti messa in campo nella precedente sentenza di riesame.
Dopo quasi 9 mesi di carcere, 100 giorni di isolamento a Perugia e la detenzione in EIV a Sulmona, Michele è ora ai domiciliari.
Salutiamo oggi felici, quanti si stanno battendo per la sua libertà e quella di tutti i ragazzi che hanno subito e stanno ancora subendo il carcere e gli arresti domiciliari in questi lunghissimi mesi.
Nel momento in cui ci accingiamo a continuare questa battaglia di libertà e di verità vogliamo far giungere il nostro grazie ai difensori di Michele che in questi lunghi e difficili mesi si sono battuti per la sua libertà. Un grazie a Vittorio, Carmelo e Marco

 

 

Salutiamo la scarcerazione di Michele Fabiani rendendo pubblica l’intervista da lui rilasciata dal carcere di Sulmona.

Vista la lunghezza, per leggerla tutta andare su www.anarchaos.it

Michele libero
Liberi tutti!

Anarchaos – Innanzi tutto vorremmo che tu ci raccontassi la tua situazione. Partendo da quando ti hanno arrestato, passando ai tre lunghi mesi passati nel carcere di Perugia, fino al trasferimento e alla fine dell’isolamento.

Michele – Diciamo che è abbastanza stancante riepilogare tutta la mia situazione, anche perchè è una cosa che faccio continuamente: parlando con gli altri carcerati, studiando con gli avvocati, scrivendo per rispondere alle moltissime lettere che mi arrivano. Comunque è uno sforzo che faccio molto volentieri, credo che faccia bene in primo luogo proprio a me stesso.

Come sapete sono stato arrestato il 23 Ottobre nel corso di una operazione dei ROS dell’arma dei Carabinieri. Una di quelle operazioni spettacolari nelle quali i militari fanno sfilare i loro mezzi e mostrano al popolo tutta la loro potenza; per arrestare 5 giovani accusati di una scritta sui muri, un paio di danneggiamenti e l’invio di una lettera minatoria sono stati impegnati 108 uomini armati fino ai denti, alcuni nascosti da passamontagna e giubbotti antiproiettile, con l’appoggio di ben 8 elicotteri, per dirla in soldoni, visto che l’unica cosa che oggi fa notizia sono i soldi, sono stati sputtanati solo il giorno dell’arresto ben 65 mila euro (alla faccia della destra che in Italia chiede più investimenti per la “sicurezza”). io sono accusato, oltre che dell’articolo 270 bis, legge che prevede l’arresto di qualcuno per le sue idee in base al “pericolo presunto” di eversione (scritto dal Ministro Rocco quando Mussolini era capo del forno e il capo dello Stato portava la corona), anche di aver incendiato un quadro elettrico di un cantiere di Colle San Tommaso e di aver minacciato l’avvelenamento di un supermercato COOP a Spoleto, nonché di aver mandato una busta con 2 proiettili alla presidente della Regione Umbria Lorenzetti. Tutte azioni rivendicate da una fantomatica COOP – FAI, che starebbe per “contro ogni ordine politico . federazione anarchica informale”. Inoltre sono accusato di alcune azioni anonime come l’incendio del quadro elettrico di un palazzo in costruzione conosciuto come “ecomostro dalla stampa locale” e del danneggiamento di una ruspa che tagliava alberi per fare le scale mobili panoramiche, infine di aver sporcato con vernice una villa in costruzione a Colle Risana e di aver fatto delle scritte contro 2 carabinieri che come ricorderete mi pestarono nel marzo 2007.

In principio sono stato portato alla caserma dei Carabinieri di Spoleto e da lì a quella di Perugia, infine da quest’ultima al carcere le “Capanne” a Perugia.

L’esperienza dell’isolamento è stata terribile, per ben 2 mesi io non ho mai visto nessuno eccetto i miei carcerieri, se non quando i miei vicini di cella per pochi secondi al giorno uscendo e rientrando dal passeggio venivano a bussare alla mia porta per esprimermi solidarietà. Un isolamento finalizzato all’estorsione di una confessione, quindi una vera e propria tortura. Il carattere torturatorio di questa pratica può non apparire in un primo momento, ma diventa evidente quando abbiamo scoperto, perché lo stesso PM ce lo ha detto, che tutti i colloqui con i parenti venivano intercettati. E in questa pratica di intercettazione l’isolamento è fondamentale; dopo una settimana che passi 24 ore su 24 da solo senza parlare con nessuno la sola ora di colloquio con i familiari diventa un fiume in piena di parole e sfoghi, un bisogno spasmodico di parlare che invece sarebbe attenuato se ti venisse concessa l’opportunità di passare anche solo un’ora al giorno con un’altra persona. Infatti non è un caso che io ne ho passato “solo” due di mesi in isolamento, mentre Andrea ne ha passati tre, lui che ha la sola colpa di essere mio amico doveva sentirsi ancora di più solo così’ da crollare più facilmente. A me invece dopo due mesi di isolamento, è stato concesso un compagno di cella, anche se per il resto ero sempre in isolamento, ma in due. Dopo un altro mese in questo stato sono stato trasferito a Sulmona dove posso fare 4 ore al giorno di passeggio e sono sempre in compagnia di altri prigionieri, mentre a Perugia l’aria era sempre di 50/60 minuti al massimo in ambienti così stretti da non batterci mai il sole (infatti dopo 3 mesi ero bianco cadaverico).

Tutto questo ha una sua logica di natura inquisitoria, che ricorda i modelli investigativi del medioevo. Allora l’imputato veniva esposto alla “via Crucis” della tortura e se era innocente dio lo avrebbe protetto e avrebbe resistito, altrimenti avrebbe confermato la sua colpevolezza. Se lo spogliamo delle sue raffinatezze il metodo usato dal sodalizio ROS – Procura non cambia di molto: ti isolano e ti provocano fino a farti impazzire e dopo, se nei tuoi deliri davanti allo specchio o al colloquio con tua madre ti accusi, sei colpevole, se invece fra le frasi sconnesse non riescono a capire nulla la “via Crucis” ha dimostrato la tua innocenza.

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