Giornalisti come soldati, al soldo di Israele. Con questo presupposto,
e con i tanti embedded, confinati in qualche lussuoso hotel
insonorizzato dai crimini dell’etnocrazia israeliana, si combatte una
guerra d’immagini, che stravolge la realtà. Quella che oggi ha visto
ancora una volta Gaza al centro di incessanti bombardamenti. Distrutte
quindici case a Gaza city. Cinque bambini sono morti uccisi
dall’aviazione israeliana a al-Qarara. Bombardamenti anche a Jabalya –
dove ieri sera è stata colpita una moschea – e sul campo profughi di
al-Nasiriyat.
Intanto la politica del terrore di Israele continua. Con lancio di
volantini in lingua araba sulle città con su scritto: «assumetevi le
vostre responsabilità, o gente di Gaza. Ciò che accade è causato dal
lancio di missili contro la popolazione civile israeliana dal vostro
territorio. Per questo chiamate il numero di telefono e diteci da dove
vengono lanciati». Inviti alla delazione, certamente tecniche di una
guerra psicologica. Così anche le telefonate in arabo a migliaia di
utenze palestinesi, che chiedono di indicare i luoghi di Hamas.
Ma l’atmosfera, seppur tragica, in Medioriente sta mutando. Nel giro di
pochi giorni si sta assistendo alla repentina mobilitazione di
centinaia di migliaia di arabi contro la politica del terrore di
Isreale. E se a Tel Aviv si fanno sondaggi anche sulla guerra – in
termini di consensi politici il Likud e i laburisti ne uscirebbero
rinforzati, mentre Kadima perderebbe ne 4 seggi – l’intero mondo arabo,
quello che Fanon chiamerebbe dei "dannati della terra", sembra stia
compattandosi. E domani, proprio in Israele, a Tel Aviv, sarà al centro
di una singolare "guerra delle bandiere". Il governo ha dovuto muoversi
in prima persona per organizzare una contromanifestazione, con bandiere
israeliane, al corteo palestinese pro-Gaza.
Un simbolo, perché domani Tel Aviv potrebbe essere il teatro di una
trama ben più grande: quella dell’unione dei popoli arabi contro la
violenza israeliana. E a vedere le tante manifestazioni del "venerdì di
rabbia" indetto da Hamas pare proprio non sia una cosa impossibile.
Palestina: Gerusalemme e Cisgiordania
Manifestazioni in solidarietà con la popolazione di Gaza in
quasi tutte le città della Cisgiordania. Secondo quanto riferisce la tv
araba ‘al-Jazeerà, la manifestazione più imponente si sta svolgendo a
Ramallah dove, alla fine della preghiera islamica del venerdì, migliaia
di persone si sono riunite nella zona denominata di al-Manara.
Sostenitori di Fatah sono stati accusati dal corteo di collaborare con
lo Stato ebraico. Ne è nato uno scontro fisico tra le due parti.
Analoghe manifestazioni si sono svolte anche a Gerusalemme, dove ci
sono stati scontri tra manifestanti palestinesi e polizia. Si sono
registrati una serie di scontri nel corso delle manifestazioni di
questo pomeriggio. Il più violento è quello ancora in corso presso il
checkpoint Qalandia che si trova nella parte orientale di Gerusalemme,
dove la sicurezza israeliana ha lanciato lacrimogeni contro i
manifestanti palestinesi che rispondono con il lancio di pietre. Sono
stati bruciati copertoni d’auto bloccando la strada e attaccando una
stazione di polizia. Scontri tra palestinesi e militari israeliani si
registrano anche nel villaggio di Belain, vicino Ramallah, ai margini
dell’imponente manifestazione in corso nella città palestinese.
Sparatorie tra manifestanti di Hamas e uomini della polizia palestinese
sono avvenuti invece durante la manifestazione che si è svolta nella
città di Hebron. Altre manifestazioni sono in corso a Nablus, Betlemme
e Qalqiliya.
Marocco
Uno studente marocchino ferito nei giorni scorsi in scontri
con la polizia durante una manifestazione di sostegno ai palestinesi di
Gaza è morto ieri a Marrakech, nel Marocco meridionale. Secondo i
giornali, il giovane, Abderrazak El Gadiri, è stato ferito alla testa
domenica scorsa nei pressi della città universitaria di Marrakech.
Circa 300 studenti si sono radunati stamani davanti all’obitorio
dell’ospedale Ibn Tofail di Marrakech per protestare contro la morte
del loro compagno, che militava in un sindacato studentesco.
Aghanistan e Pakistan
Nella città di Kabul sono alcune migliaia le persone che si
sono radunate nel centro della città sotto uno striscione che mostra le
immagini dei leader di Hamas per chiedere la fine dell’embargo su Gaza
e la fine dei raid israeliani. Manifestazioni analoghe si stanno
svolgendo nei centri minori dell’Afghanistan e anche in Pakistan. Qui
la più importante è quella di Islamabad, dove nella moschea principale,
in occasione della preghiera del venerdì, è stata recitata una
preghiera speciale per le vittime di Gaza. Analoghe manifestazioni si
registrano in queste ore anche a Rawalpindi, Quetta, Lahore, Peshawar e
Karachi.
Giordania
Violenti scontri sono in corso ad Amman. La polizia ha
lanciato una serie di lacrimogeni per disperdere i manifestanti, in
buona parte palestinesi dei campi profughi locali, che si dirigevano
verso la sede dell’ambasciata israeliana presente nella capitale del
regno hashemita. I dirigenti dei movimenti islamici palestinesi in
Giordania hanno più volte chiesto al governo di Amman la rottura di
ogni relazione con Israele.
Egitto
Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato una ventina di
militanti dei Fratelli Musulmani al Cairo e ad Alessandria d’Egitto, ed
hanno fermato centinaia di persone che si stavano radunando per una
manifestazione di protesta contro l’operazione militare israeliana
sulla Striscia di Gaza davanti alla moschea Al Fath, nella piazza
antistante la stazione ferroviaria del Cairo. Si sono avuti anche
scontri nei quali è rimasta ferita una decina di persone, compreso un
ufficiale di polizia.
Turchia
Molti i manifestanti che sono scesi oggi in piazza a Istanbul,
in Turchia, per manifestare contro l’offensiva militare lanciata da
Israele sulla Striscia di Gaza. Tra di loro vi erano molte donne e
bambini, che hanno partecipato alla preghiera islamica del venerdì.
Sventolando bandiere palestinesi, i manifestanti hanno intonato slogan
tipo «Israele assasino, esci dalla Palestina!» e «Governo svegliati!
Proteggi la Palestina». I contestatori hanno comunque tutti condannato
Israele e il supporto degli Stati Uniti per quella che hanno definito
una vergogna umanitaria. Durante la protesta sono state anche bruciate
bandiere americane e israeliane.
Indonesia
Si stima che siano oltre 10mila i manifestanti del Partito
indonesiano di Giustizia e Prosperità scesi oggi in piazza a Giakarta
per protestare contro i raid israeliani sulla Striscia di Gaza.
Portando cartelli di condanna alle operazioni israeliane e in sostegno
della popolazione palestinese, i manifestanti hanno attraversato la
capitale indonesiana per giungere alla sede delle Nazioni Unite e
dell’ambasciata americana. Al grido di «Allah Akbar», i dimostranti
islamici hanno chiesto all’Onu di redigere una Risoluzione per mettere
fine agli attacchi di Israele contro la popolazione palestinese e hanno
chiesto agli Stati Uniti di giocare il suo ruolo dominante in
Medioriente.
Iraq
La capitale irachena, Baghdad, è stata protagonista oggi di
una serie di manifestazioni di solidarietà con la popolazione di Gaza.
Secondo la tv iraniana ‘al-Alam’, quella più imponente si è tenuta
fuori alla moschea Umm al-Qura, quando l’Imam Muhammad al-Jiburi,
durante il sermone del venerdì islamico, ha chiamato i fedeli a
marciare dopo la preghiera comunitaria e a raccogliere i fondi per la
popolazione palestinese di Gaza. «Quello che sta avvenendo lì è un vero
e proprio genocidio – ha tuonato dal pulpito -. Si vuole distruggere un
popolo perché i bombardamenti non distinguono tra obiettivi civili e
politici». Una seconda manifestazione si è tenuta davanti
all’università cittadina alla quale hanno partecipato circa cinquemila
studenti. Infine un’altra manifestazione si è svolta a Sadr City. Qui è
stato letto un comunicato diffuso dall’Imam Moqtada al-Sadr il quale
chiede «alle organizzazioni umanitarie di intervenire come possono per
aiutare la popolazione di Gaza con degli aiuti. Chiediamo all’Onu di
far cessare gli attacchi e di sostenere gli abitanti della striscia».
Altre piccole manifestazione spontanee si sono tenute nei pressi di
diverse moschee di Baghdad dove sono state anche più volte incendiate
bandiere israeliane e americane.
Libano
Centinaia di manifestanti libanesi e palestinesi si sono
radunati oggi nei pressi della sede dell’ambasciata egiziana a Beirut,
in solidarietà della popolazione della Striscia di Gaza, da una
settimana sottoposta ai raid aerei israeliani. Al grido di «Col nostro
sangue, con la nostra anima, ci sacrifichiamo per te, Palestina!», i
manifestanti hanno raggiunto le barriere di filo spinato, erette dalle
forze di sicurezza libanesi, portando a spalla una decina di finte bare
nere con su scritto: «Palestina» e «Siamo tutti gente di Gaza». I
dimostranti chiedono al governo del Cairo di aprire il valico di Rafah,
al confine meridionale con la Striscia, mentre altri manifestanti hanno
innalzato striscioni neri su cui sono stati riportati i celebri versi
del defunto poeta palestinese Mahmud Darwish: «Siamo qui, rimarremo
sempre qui, perché il nostro unico obiettivo è essere».
vedi anche:
Manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese sono state
registrate anche in Europa, a Bruxelles e Stoccolma in primis. Tanti i
segnali di vicinanza e rabbia arrivati, anche dal vecchio contiente,
dall’inizio dell’aggressione sionista nei confronti della Striscia di
Gaza: presidi, sit-in e cortei si sono susseguiti soprattutto
nell’ultima settimana, in tutt’Europa. Altri ve ne saranno nei giorni a
venire, anche nel nostro paese, a partire dalla giornata di domani:
corteo per la Palestina a Roma e tante altre manifestazioni di
solidarietà che si svolgeranno in suo contemporanea in tante città
italiane.