Un golpe per la vita

La vicenda di Eluana Englaro è
un campo di battaglia etico-politico durissimo, indubbiamente più duro
di quanto si poteva prevedere. Un’affermazione banale, visti i fatti di
queste ore, visto il tema, il dramma in questione. Eppure è in corso
un’accelerazione senza precedenti che complica il quadro e i piani di
scontro, piuttosto che semplificare l’ostilità. Il precedente americano
di Terry Schiavo rende tutto più leggibile, per quanto la partita ha il
sapore provinciale di un’anomalia spietata e vendicativa. È in corso un
assalto, o un golpe (militarmente delicato), contro la democrazia,
agito su più fronti.

In primo luogo la vicenda Eluana dà pieno risalto allo
scontro biopolitico sul controllo della vita. La vita è nuda, non ci
sono affetti a vestirla, né drammi che possono fermare la furia
governamentale di Chiesa e Governo. La vita impersonale, quella senza
soggetto, viene spogliata del suo carattere relazionale e consegnata al
potere, alla normazione pubblica, allo scontro etico e mediatico.
Famelici come cani rabbiosi, il cardinal Martino e Sacconi cercano
carne per i loro denti! Una crociata conservatrice, in perfetto stile
bushista, con il peso tutto italico del vaticano e di Ratzinger (bene
facemmo un anno fa alla Sapienza!).

In secondo luogo i fatti delle ultime ore ci consegnano
un altro terreno di scontro: l’assalto di Berlusconi alla costituzione
formale del paese. Questo assalto procede da anni, intendiamoci, non
fosse altro che ci troviamo di fatto in un contesto istituzionale
presidenzialista, dove le camere servono solo a drenare denaro
pubblico. Eppure, nel pieno della crisi, in assoluta controtendenza con
lo spirito bipartisan invocato da tutti, da Veltroni al Corriere,
Berlusconi non perde occasione per approfondire l’iniziativa:
dall’«avviso ai naviganti» rivolto agli studenti dell’Onda al sostegno
al razzismo sicuritario della lega, dal consueto attacco ai giudici
alla rottura dell’unità sindacale. Un’iniziativa politica sistematica e
aggressiva, spietata e veloce. Mai situazione più favorevole
d’altronde, in assenza di avversari politico-istituzionali.

Ma i fatti di queste ore aggiungono ingredienti
decisivi: alla Corte costituzionale risponde il Governo, al blocco di
Napolitano si replica con gesto di sfida. Non solo uno scontro
durissimo con i giudici e in generale con il potere giudiziario, ma
anche un affondo nei confronti del presidente della Repubblica che da
sei mesi, ininterrottamente, promuove dialogo e unità nazionale,
secondo una vecchia formula che Napolitano conosce bene come l’Ave
Maria. E come se non bastasse lo scontro si apre anche all’interno
della maggioranza, con Fini e con la Prestigiacomo (messa all’angolo
nel Cdm). La Chiesa ringrazia per il Dl e la contrarietà di Napolitano
viene salutata da Berlusconi come una grande occasione per consegnare
alla forza (anche popolare, laddove per popolo si intende ciò che aveva
in mente Hobbes) i destini della costituzione formale del paese. Il
tutto mentre la Lega strappa il si del Senato sul pacchetto sicurezza
più razzista d’Europa e Alfano promette rotture costituzionali sul
terreno della giustizia e della sua riforma.

Nulla sarebbe più sbagliato per i movimenti che
mettersi “ingenuamente” a protezione della costituzione, magari alleati
di forcaioli o populisti. Sarebbe sciocco però non cogliere la
pesantezza degli eventi di provincia che si accompagnano alla crisi
globale. È proprio la crisi economica che a braccetto con quella della
rappresentanza rompe le misure e apre la scena ad un burrascoso
processo costituente: processo pericolosissimo laddove l’iniziativa
assume i toni e lo stile del colpo di coda del bushismo in terra
europea. Movimenti o barbarie, verrebbe da dire, assumendo che solo la
capacità costituente dei movimenti può essere in grado di arrestare
l’iniziativa neocon. Una sfida enorme che richiede lucidità e capacita
di stringere nuove alleanze. Dentro questa sfida si gioca il tempo che
viene.

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