MILANO::Cox 18. Domani corteo nazionale NEWS E AGGIORNAMENTI

Nella serata di ieri si è tenuta una
partecipata assemblea di movimento presso la sede dell’Usi in via
Bligny, la quale, dopo la giornata di mobilitazione, fatta di tensioni
davanti il centro sociale Cox 18 con la polizia ed un vivace corteo che
ha raggiunto Palazzo Marino, ha deciso di indire una manifestazione
nazionale per sabato pomeriggio a Milano contro gli sgomberi.

L’appuntamento è
in quartiere ticinese alle 14:30 in piazza XXIV maggio per un presidio
che si ha la determinazione a far diventare corteo


22 gennaio 2008

Sgomberato il Cox 18, centro sociale milanese occupato dal 1976. La polizia carica di fronte al tentativo
dei compagni di riaccedervi. Corteo nel pomeriggio fin sotto Palazzo
Marino, sotto il quale si è tenuto un presidio fino alla sera

Il vice sindaco Riccardo De Corato aveva nuovamente posto il "problema"
dei centri occupati solo ieri, con un’interpellanza al ministro
dell’interno Roberto Maroni nel quale chiedeva di muoversi nella
direzione di un incremento, di una mano più dura contro le
occupazioni, perchè "non si può procedere a ritmo di 3
all’anno". Quest’oggi la risposta, per mano della questura di Milano,
fedele esecutrice delle direttive securitarie della giunta Moratti:
sgomberato il Cox 18 di via Conchetta.

Il centro sociale Cox 18, uno dei posti occupati più longevi e
noti della metropoli lombarda, occupato dal 1976. E’ stato sgomberato
dalle forze dell’ordine intorno alle 7, quando il centro era ancora
vuoto. Poco dopo si è radunato un gruppo di compagni e compagne
davanti al centro sociale, un presidio composto inizialmente dai
militanti del Cox 18, poi ingranditosi nella mattinata con l’accorrere
dei compagni e delle compagne delle realtà milanesi.

Centro sociale che ha ospitato fino ad oggi l’archivio Primo Moroni,
preziosa libreria avente tra le sue fila tantissimi materiali storici e
libri riguardanti i conflitti e le produzioni emerse con i conflitti
che hanno attraversato Milano (e non solo) negli ultimi trent’anni.

Intorno alle 12:30 è stato messo in atto un blocco del traffico
della strada antistrante il Cox 18, prima risposta alle politiche
securitarie del comune milanese, capeggiate dallo sceriffo De Corato,
in opposizione alle direttive di chiusura degli spazi occupati e
autogestiti, di negazione del conflitto e della critica.

Alle 15 è partito un corteo dal Cox 18 di centinaia di compagni
e compagne, diretto verso Palazzo Marino, dove si terrà il
consiglio comunale. Sono state lanciati oggetti ed uova contro la
polizia, danneggiando poi segnali pubblicitari e cestini per la
spazzatura. Alle 16:30, dopo l’attraversamento della città,
è iniziato il presidio sotto Palazzo Marino.

Le dirette della giornata:

Aggiornamento ore 19: Il presidio che prosegue sotto Palazzo Marino ha deciso di organizzare
per questa sera alle 21.30 un’assemblea pubblica generale presso
la sede dell’Usi in via Bligny.

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Milano: De Corato interpella, la polizia sgombera il Cox 18( NEWS E AGGIORNAMENTI)

Sgomberato il Cox 18, centro sociale milanese occupato dal 1976. La
polizia carica di fronte al tentativo dei compagni di riaccedervi.

[ore 15.30/16 presidio di fronte a Palazzo Marino]

Il vice sindaco Riccardo De Corato aveva nuovamente posto il "problema"
dei centri occupati solo ieri, con un’interpellanza al ministro
dell’interno Roberto Maroni nel quale chiedeva di muoversi nella
direzione di un incremento, di una mano più dura contro le
occupazioni, perchè "non si può procedere a ritmo di 3
all’anno". Quest’oggi la risposta, per mano della questura di Milano,
fedele esecutrice delle direttive securitarie della giunta Moratti:
sgomberato il Cox 18 di via Conchetta.

Il centro sociale Cox 18, uno dei posti occupati più longevi e
noti della metropoli lombarda, occupato dal 1976. E’ stato sgomberato
dalle forze dell’ordine intorno alle 7, quando il centro era ancora
vuoto. Poco dopo si è radunato un gruppo di compagni e compagne
davanti al centro sociale, un presidio composto inizialmente dai
militanti del Cox 18, poi ingranditosi nella mattinata con l’accorrere
dei compagni e delle compagne delle realtà milanesi.

Centro sociale che ha ospitato fino ad oggi l’archivio Primo Moroni,
preziosa libreria avente tra le sue fila tantissimi materiali storici e
libri riguardanti i conflitti e le produzioni emerse con i conflitti
che hanno attraversato Milano (e non solo) negli ultimi trent’anni.

Al momento è in atto un blocco del traffico della strada
antistrante il Cox 18, prima risposta alle politiche securitarie del
comune milanese, capeggiate dallo sceriffo De Corato, in opposizione
alle direttive di chiusura degli spazi occupati e autogestiti, di
negazione del conflitto e della critica.

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@Mobilitazione antifascista..

Il 30 di gennaio 2009 per la 56esima volta avrà luogo
il tradizionale ballo del Wiener Korporationsring (WKR,
l’organizzazione dei gruppi studenteschi di estrema destra) nella
Hofburg, il palazzo imperiale di Vienna. Già da più di 40 anni una
delle più rinomate località della capitale austriaca viene messa a
dispozione di questi estremisti di destra. Ma il ballo è più che
insidioso.
Il WKR è l’associazione di più di venti associazioni
goliardiche „nazional-liberali“ del campo nazionalista tedesco. Fanno
parte del WKR associazioni dichiaratamente estremiste come la Olympia,
Teutonia e Cimbria – ed tante altre.

Nel passato si è ripetutamente dimostrato come sono vicine le associazioni studentesche e i gruppi neonazisti.
Il ballo del WKR è uno degli apici nel calendario di associazioni
studentesche dell’ estrema destra in tutto l’ambito tedesco, austriaco
e svizzero. Ed ancora una volta le associazioni goliardiche funzionano
come punto di collegamento tra la destra borghese ed il estremismo di
destra.
Solo guardando la lista degli invitati dell’anno scorso si
legge come un who is who dell’ estrema destra austriaca ed europea. Tra
tanti studenti di destra si trovano, non inaspettatamente, una
moltitudine di politici del partito austriaco FPÖ, tra questi:
Heinz-Christian Strache, Martin Graf, Barbara Rosenkranz e anche Johann
e John Gudenus.
Non si fa a meno di menzionare che questi politici
sono tutti membri di associazioni di studenti di estrema destra. Ma
partecipano anche le generazioni più anziane: Ci furono i vecchi membri
del partito nazionalsocialista NSDAP, Otto Scrinzi e Friedrich
Hausmann, come sostenitori del ballo. Ultimamente le classi dirigenti
dei partiti europei di estrema destra completano l’immagine nazista.
Dalla Francia venne Jean-Marie Le Pen del Fronte Nazionale, dal Belgio
Frank Vanhecke del Vlaams Belang, e parteciparono anche dei „camerati“
bulgari.
Ma politici di estrema destra non si incontrano solamente
al ballo del WKR e la loro ideologia reazionaria non è solamente
presente una volta all’anno nel palazzo imperiale.

L’estremismo di destra nel parlamento…
I risultati delle elezioni nazionali del settembre 2008 furono
chiarissime. 17,5% votarono per la FPÖ (partito nazionalista
„liberale“), 10,7% per il BZÖ (partito di estrema destra di Jörg
Haider). Con ciò, il „terzo campo“ usciva come vincitori dalle
elezioni, mentre gli altri partiti persero consensi.
Il concetto
del "movimento a destra" fece il giro. E infatti alcune cose si sono
mosse a destra: approffitando della campagna elettorale aggressiva del
partito conservatore ÖVP, che si concentrò sui temi dell’ immigrazione
e dell’integrazione, i nazional-liberali presero 13 deputati in più,
mentre il BZÖ riuscì a triplicare i suoi deputati, con un risultato di
21 deputati.
Il terzo vicepresidente della Camera divenne Martin
Graf, un socio dell’ associazione di estrema destra Olympia. Il numero
di deputati appartenti a questi gruppi nazionalisti tedeschi è
cresciuto negli anni scorsi, sopratutto grazie alla FPÖ, ed ora è il
più alto dei scorsi quattro decenni. Insieme a questo aumento di voti
per la destra è notabile anche un aumento di finanziamenti e di potere
mediatico per le ideologie reazionarie. Come l’attenzione mediatica
viene sfruttata, si vede dalla retorica razzista. Da una parte stava
Haider col BZÖ, che proclamò una Carnia priva di minareti, promosse la
deportazione immediata di profughi ceceni in altre regioni
dell’Austria, e che istituì un „ente speciale“ per profughi.
Non
meno chiaro il percorso della FPÖ nella discussione razzista.
Indimenticabili i manifesti elettorali con slogan razzisti ed
inneggianti all’intoleranza. Non trascurano alcuna opportunità per
aizzare la gente contro gli soliti capri espiatori e per caricare
problemi sociali con soluzioni razziste. Con questa politica razzista
in mente, non sorprende che neonazisti si sento a loro agio cooperando
con il „terzo campo“. Il miglior esempio per questo era il corteo
contro la costituzione europea.
Poco lontano dai leader Haider e
Strache marciarono indisturbati dei neonazisti con un striscione per la
liberazione di Gerd Honsik, condannato per la negazione dell’
Olocausto. Non bisogna neanche menzionare che nessuno dei due partiti
ritenne necessario prendere le distanze, ne durante ne dopo il corteo.

..nelle teste…
Ma sarebbe
sbagliato cercare la responsabilità per i successi elettorali
dell’estrema destra solamente da FPÖ e BZÖ. Spesso si sente parlare di
„voti di protesta“, che non siano veramente di estrema destra, o che
abbiano votato solamente i leader carismatici come Strache o Haider.
Infatti è cosi che chiunque abbia votato per FPÖ e/o BZÖ non trova
niente di sbagliato nelle loro posizioni razziste, antisemite, sessiste
ed omofobe. Diciamolo così: chi vota l’estrema destra, lo fa
consapevolmente e sa benissimo per chi e cosa ha votato. I partiti
dell’estrema destra, apertamente o meno, prendono i pregiudizi presenti
nella popolazione e li propagano presentandosi come i veri
rappresentanti del „cittadino semplice“. „Cittadino“ in questo contesto
vuole significare „cittadino maschile“.
Nelle parole di Karlheinz
Klement: „ La FPÖ è un partito degli uomini“. Perché se la destra
ripetutamente esige „diritti per i maschi“, polemizza contro la „pazzia
del Gender“ e l’antisessismo, non esita a paragonare aborti e
l’olocausto, allora riprende e strumentalizza pregiudizi e convinzioni
esistenti che sono ostili alle donne. È la stessa cosa con tutto ciò
che non entra nel sistema delle norme eterosessuali. L’esponente del
FPÖ chiamò l’omosessualita una „cultura della morte“ è paragonò
matrimoni ed adozioni omosessuali con la pedofilia. Allo stesso tempo
lo stesso Klement in un articolo vaneggiò che ci sia una „lobby
omosessuale“ nell’ Unione Europea e che ci fosse un’
„omosessualizzazione“ delle scuole.
Anche molto critiche sono le
posizioni antisemite di politici di alto grado della FPÖ e BZÖ. Martin
Graf fu costretto a concedere che nel Nazionalsocialismo millioni di
persone soffrirono. Pero non fu capace di concedere che si trattasse
maggiormente di ebrei/e.
Durante la campagna elettorale l’esponente
del FPÖ Harald Stefan chiese che i finanziamenti pubblici della
comunità ebraica austriaca fossero sospesi, e dopo disse che „aprirà
una bottiglia di spumante appena l’ambasciatore israeliano non sarà più
a Vienna.“ Indimenticabile anche il discorso di Haider, in cui diffamò
in termini antisemiti il presidente della comunità ebraica Ariel
Muzicant. In molte parti della popolazione questi fatti non suscitano
grande interesse o indignazione.
Posizioni razziste ed antisemite
sono perciò diventate accettabili e fanno parte della politica
quotidiana in Austria. Queste diffamazioni suscitano solamente
brevemente l’indignazione pubblica e solo raramente hanno delle
consguenze reali.

…e sulla strada..
E se l’
atmosfera politica non fosse già abbastanza sfidante, da parecchio
tempo la scena neonazista si sta riorganizzando. Questo sviluppo è
chiaramente visibile dagli attacchi avvenut nell’ autunno 2008.
Neonazisti incappucciati attacarono una festa dell’ associazione
culturale di sinistra W23 a Vienna. A Braunau neonazisti disturbarono
un concerto antifascista con una bandiera colla svastica e cori
inneggianti a Hitler. Tra l’altro, un gruppo di „attivisti liberi“ e di
soci di associazioni goliardiche provocarono un presidio antifascista
davanti al parlamento

Appare chiaro che la scena neonazista si sente
sostenuta dal clima politica nel paese. Proprio quando i partiti di
estrema destra stanno largamente producendo e rinforzando pregiudizi,
la violenza in strada deve essere riconosciuta come quello che è: un
continuamento radicalizzato delle agitazione verbali nel parlamento. Ma
la propaganda razzista puo soltanto presentarsi sicura di sé perche non
viene opposta da una protesta organizzata, e perché non ha conseguenze
negative. Perció è tempo di produrre un segno visibile e chiaro contro
l’alleanza di destra tra FPÖ/BZÖ, associazioni studentesche e
neonazisti. Il ballo del WKR è l’opportunità giusta per questo, perche
li l’estrema destra nazionale ed internazionale si radunerá per
festeggiare ed inscenarsi. Allora vogliamo portare la protesta
direttament ai protagonisti dell’ estrema destra e della loro ideologia
e mostrare che non potranno festeggiare senza incontrare resistenza. Un
raduno tale di neonazisti ed estremisti di destra non può essere
tolerato.

Perciò noi vi esortiamo di venire a Vienna!
30. Gennaio 2009 ore 17, Europaplatz/Westbahnhof Wien (Stazione centrale di Vienna)
Corteo contro il ballo nazionalista del WKR!
Contro l’estremismo di destra nel parlamento, nelle teste e sulle strade!
Sciogliamo le associazioni maschiliste! Per un forte movimento antifascista!

Articolo originale qui

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GAZA.. «Prodotto delle circostanze»…Sconvolgente!

Così, dopo l’entrata in vigore della tregua, la
ministra israeliana Livni definisce i 1.315 palestinesi uccisi e le
devastazioni di Gaza. L’Europa: niente ricostruzione con Hamas al
potere. Amnesty: tante prove dell’uso di fosforo bianco contro i civili

«Siamo stati chiusi in casa, tutto il tempo. I soldati ci urlavano di
non muoverci. Tutte le volte che tentavamo di uscire in cerca di cibo,
ci sparavano contro i loro razzi. È andata avanti così, per tre
giorni». Salah Samuni, uno dei sopravvissuti del palazzo degli orrori
di Zaitun, racconta a tutti la fine dei suoi familiari. Trenta, forse
più, uccisi dalle esplosioni e dal crollo, pezzo dopo pezzo,
dell’edificio bersagliato dalle truppe di Tel Aviv. Alcuni li hanno
tirati fuori solo domenica, quando è scattato il cessate il fuoco. «Non
siamo a conoscenza di ordini di questo tipo dati dai nostri soldati ai
civili palestinesi», ha comunicato un portavoce dell’esercito
israeliano, ma a Gaza si raccontano decine di queste storie.
È
stato un immenso bagno di sangue che non potrà cancellare nessuna frase
di cordoglio del premier Ehud Olmert, che si è detto «profondamente
rammaricato» per la morte dei civili palestinesi, e ancora meno le
spiegazioni del ministro degli esteri, Tzipi Livni convinta che le
vittime innocenti siano state soltanto il «prodotto delle circostanze».
Gaza, dove oggi potrebbe recarsi il segretario dell’Onu Ban Ki moon, è
un ammasso di macerie, da nord a sud, e i mezzi di soccorso continuano
a ritrovare cadaveri di persone morte nei bombardamenti, combattenti e
civili. Ieri ne sono stati contati una decina e il bilancio totale
delle vittime, aggiornato di ora in ora anche per la morte in ospedale
dei feriti gravi, è salito a 1.315 (5.500 i feriti). Il rischio di
epidemie è alto. «In questo momento ci sono le condizioni ideali per la
diffusione di malattie», ha avvertito ieri Margaret Chan del Consiglio
esecutivo dell’Oms.
Dare un tetto agli sfollati, alle decine di
migliaia di persone che non hanno più una casa, è l’obiettivo di molte
organizzazioni umanitarie. Ma le strutture per accogliere tante persone
non bastano. «Abbiamo circa 50.000 persone nei nostri centri: devono
essere nutrite tutti i giorni – ha riferito Chris Gunnes, il portavoce
dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi -. E
dopo il massiccio bombardamento del 15 gennaio, nel quale i nostri
magazzini sono stati colpiti dalle bombe, non abbiamo ancora ripreso
tutta la nostra capacità operativa, e questo limita le attività di
sostegno alla popolazione». Sempre quel giorno venne centrato
dall’artiglieria israeliana anche l’ospedale al Quds di Gaza city,
provocando un incendio che costrinse il personale medico ad evacuare i
pazienti.
Dopo il bombardamento, l’Unrwa denunciò l’uso di
munizioni al fosforo bianco, ma Israele respinse l’accusa circolata per
tutte e tre le settimane di «Piombo fuso». Ieri ricercatori di Amnesty
International hanno detto di aver riscontrato prove incontestabili
dell’uso massiccio di fosforo bianco in aree densamente popolate di
Gaza City e in altre zone del nord della Striscia. «Abbiamo visto
strade e vicoli pieni di prove dell’uso del fosforo bianco, con alcuni
grumi ancora fumanti e residui di ordigni», ha dichiarato Cristopher
Cobb-Smith, esperto di armamenti incaricato da Amnesty International. E
mentre la popolazione di Gaza cerca di ritrovare un minimo di normalità
aggirandosi tra i cumuli di macerie, Israele e Hamas si danno
battaglia. Non più con le armi, ma con i proclami di vittoria.
Il
movimento islamico non ha dubbi: ha vinto, perché è riuscito a
resistere per tre settimane alla potente macchina bellica israeliana.
Si tratta di una «vittoria di popolo», ha detto il premier Ismail
Haniyeh. Hamas sostiene che i tentativi israeliani, egiziani e
internazionali di impedirgli il riarmo sono destinati a fallire.
Israele afferma a sua volta di aver realizzato tutti gli obiettivi
dell’«operazione» e che attaccherà di nuovo di fronte a lanci di razzi.
Ma il gioco va ben oltre lo stop ai rudimentali missili palestinesi. La
partita passa ora sul terreno politico e diplomatico. Si delinea
infatti uno scontro su chi dovrà gestire il grande piano di
ricostruzione. L’attacco israeliano ha causato la distruzione di 5.000
abitazioni e danni ad altre 17mila.
Al vertice economico di Kuwait
city l’Arabia saudita ieri ha annunciato una donazione da un miliardo
di dollari. Soldi che servono a lavare la coscienza sporca di Riyadh
per aver fatto poco o nulla per fermare l’offensiva israeliana. La
stessa funzione avranno i finanziamenti arabi, europei e americani.
L’Anp di Abu Mazen, diversi paesi arabi e l’Ue s’oppongono al
coinvolgimento di Hamas nella ricostruzione.
Abu Mazen rivendica
questo compito nel tentativo di ristabilire la sua influenza nella
Striscia, da dove le sue forze di sicurezza vennero cacciate un anno e
mezzo fa. L’Ue ieri, attraverso il Commissario europeo per le Relazioni
estere, Benita Ferrero-Waldner, ha messo in chiaro che i suoi aiuti non
arriveranno fino a quando al governo a Gaza ci sarà Hamas e verranno
stanziati solo se il presidente palestinese Abu Mazen riuscirà ad
imporre nuovamente la sua autorità. Poi, nel corso della giornata, l’Ue
ha precisato che potrebbe farli arrivare ad un governo di unità
nazionale, dando così sostegno all’appello del premier dell’Anp Salam
Fayad per la costituzione, in tempi brevi, di un governo di
«riconciliazione nazionale», dove però le forze dell’Anp avrebbero il
predominio.
Oggi al valico di Kerem Shalom, al punto di incontro
tra Israele, Gaza e l’Egitto, sarà possibile assistere alla
spettacolarizzazione dell’aiuto umanitario. Il ministro degli esteri
Franco Frattini, dopo aver di fatto avallato l’offensiva israeliana con
il suo carico di morti, oggi presenzierà alla consegna di un convoglio
di aiuti umanitari italiani al quale partecipano con diverse iniziative
la Cooperazione allo sviluppo della Farnesina, le regioni italiane e
aziende private. «È il sistema paese che si muove», ha commentato il
portavoce del ministero degli esteri Pasquale Ferrara.
Il governo
Berlusconi però non ha alcuna intenzione di spendere somme consistenti
per i palestinesi. Il primo cargo di aiuti è a spese dello Stato ma
stando alle indiscrezioni in seguito saranno le regioni a farsi carico
di gran parte dell’aiuto.

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TORINO: Corteo per la Boccia Squat

Corteo Funebre per la Boccia Squat

Venerdì 23 Gennaio 2009

Corteo Funebre per la Boccia Squat

Ore 17:00 concentramento sotto la Boccia Squat a rischio sgombero.

La Boccia Squat
Via Giacomo Medici, 121
quartiere Parella
Torino

MAPPA
http://www.informa-azione.info/files/boccia.jpg

Mezzi pubblici

Da Porta Nuova e Porta Susa Metrò direzione Fermi, fermata Monte
Grappa

Mezzi che passano in zona

Linea Tram 13, Bus 65, 65/, 71

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Portogallo – Disordini dopo l’assassinio di un ragazzo da parte della polizia

17 gennaio 2009 Amadora, Portogallo – Una protesta di 150 persone
presso la stazione di polizia di Amadora, ha seguito l’omicidio di un
ragazzo di 14 anni, Kuku, avvenuta due settimane prima.
Scritte lungo la strada, bottiglie, scarpe e pietre lanciate contro la
caserma e gli sbirri antisommossa. Un’agente ferito e portato in
ospedale. Successivamente un ospedale è stato attaccato con
pietre. Nessun arresto.

Non siamo vittime e non siamo bravi ragazzi e ragazze. I bersagli
sono ovunque. Solidarietà con i ribelli incontrollabili.

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Israel, Thousands March in Jaffa Against the War

Saturday evening, after 21 days
of war and only a few hours before the National Security Cabinet voted
for a "unilateral ceasefire" in Gaza – while maintaining Israeli
military presence throughout the Strip – around three thousand people
marched from Tel Aviv into Jaffa in opposition to Operation "Cast
Lead".

Protesters met after sundown at the Charles Clore Park,
by Tel Aviv’s esplanade, and marched in a lively, spirited,
raucous procession upwards into Jaffa, where they rallied under
sporadic light rains in Gan Hashnaim park (in the Palestinian-populated
part of Yefet Street) and stood silent for one minute in remembrance of
this war’s victims.

Palestinian and Israeli protesters at the march against the war, Jaffa

The march, organized by a coalition of various groups
with coordination and support from the leadership of the Palestinian
citizens of Israel, was comprised of several blocks of marchers,
including a strong Anarchist "Pink & Black" one, complete with a
loud, radical percussion group. About one hundred Anarchists marched
behind a large banner with the word "Liberty" on it, [and the anarchist
A in circle] and were quickly joined by many Palestinian demonstrators,
shouting slogans alternately in Hebrew and Arabic. In addition to the
unifying message of the march, which was a call to end the military
offensive, the siege on Gaza and the killing on both sides, the banners
and slogans of the Anarchist block did not shy away from pinpointing
Zionist ideology as the root cause of Israel’s military
aggression.

The demonstration proceeds up Yefet street

Braving Tel Aviv’s thuggish Special Patrol Unit
police officers, who kept a close eye on the march (many with their
faces covered), as well as the more widespread, political clampdown on
dissent (according to police, 763 demonstrators, the vast majority of
Israeli-Palestinian, were arrested in Israel since the war began), both
Jewish and Palestinian Israelis showed once more that they won’t
keep quiet in the face of Israel’s oppression of the Palestinian
people, whether through siege, air raids, Apartheid walls, military
occupation or wanton massacres, in Gaza or anywhere else.

Copied from the web site of the Anarchists Against the Wall (AAtW) http://awalls.org

Video by Israel Puterman

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Bologna: prima denuncia per la preghiera in Piazza Maggiore

Boukhbiza Mohamed Rafia appartenente all’ associazione "Sopra i
ponti" è stato indagato dalla Procura di Bologna per la
manifestazione del 3 gennaio.
La sollecitazione alla Procura
è giunta con un esposto del noto provocatore forzista Fabio
Garagnani, che ha rispolverato per l’occasione un articolo del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 1931
(emanato in pieno periodo fascista). Rafia organizzatore della
manifestazione contro l’attacco israeliano al popolo di Gaza el 3
gennaio, non avrebbe comunicato alla questura che si sarebbe svolta la
preghiera al termine del corteo un momento di preghira in Piazza
Maggiore. Ovviamente in questa accusa non si tiene conto del fatto che
la preghiera per un credente islamico non è un atto particolare
ma consuetudine giornaliera da svolgersi in un orario ben determinato.
E che in quel giorno di manifestazione è coincisa con l’orario
del corteo stesso.

Il provvedimento giunto pochi giorni prima della manifestazione del 24 gennaio
, che ricordiamo la Questura ad oggi non ha ancora autorizzato, risulta
all’interno del quadro politico un atto prettamente intimidatorio volto
a reprimere tutte le realtà che si stanno impegnando per
promuovere e portare solidarietà al popolo di Gaza

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Svastiche e celtiche su negozi gestiti da arabi

In difesa della tradizione ultracattolica sionista ed escludente si
pongono loro: l’estrema destra. Alla ricerca sempre del diverso da
combattere, questa volta l’obiettivo scelto è il popolo migrante
di origine araba. Dopo gli ultimi eventi che tanto hanno scandalizzato
i potenti di Bologna, e non stiamo parlando dei bambini uccisi sotto le
macerie o degli oltre mille morti del massacro di Gaza, ma della
preghiera svoltasi in piazza Maggiore dal movimento arabo in difesa
della Palestina. Questa si un’ offesa insopportabile per la
città di Bologna. La parte sionista e ultra cattolica della
città di Bologna si lega quindi ai movimenti neofascisti, usati come arma contro il migrante "invasore".
Le scritte "via via" e le svastiche sono emblematiche e preoccupanti,
perchè sono calate in un clima in cui trovano in città un
forte consenso politico che va dalla curia alla maggior parte dell’arco
partitico, che stanno cercando di bloccare il corteo di sabato prossimo e costruire una campagna repressiva verso il protagonismo migrante.

(infoaut bologna)

Bologna, 17 gen. – (Adnkronos) – Una croce celtica e una svastica,
tracciate con vernice di colore blu, sono state trovate sulle serrande
di un bar e una macelleria gestite da islamici in via Tommaseo, in zona
Barca, alla periferia di Bologna. Sotto le due croci, grandi piu’ o
meno un metro, c’era anche la scritta ”via”.

La segnalazione della Digos e’ giunta in Procura il
15 gennaio scorso e finira’ sul tavolo di un magistrato del pool
antiterrorismo che aprira’ un fascicolo, a carico di ignoti. I reati
ipotizzati sono deturpamento e imbrattamento di cose altrui con
l’aggravante di essere stati commessi con finalita’ di discriminazione
o di odio etnico, nazionale razziale o religioso.

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“Dalla parte dei palestinesi!” In oltre 150mila per Gaza. La diretta del corteo

Oltre 150mila persone hanno invaso Roma quest’oggi per il corteo
nazionale per la Palestina. Un corteo attraversato dalle associazioni
pro Palestina, dalle comunità arabe, dai centri sociali e collettivi
autorganizzati, dalle tante persone, italiane e migranti, che hanno
voluto portare la loro vicinanza al popolo palestinese, in opposizione
all’aggressione sionista contro la Striscia di Gaza.

Un corteo nazionale che arriva dalle mobilitazioni delle settimane
scorse nel nostro paese. Manifestazioni che hanno portato in piazza la
rabbia per la violenza dispiegata contro Gaza e la tenacia nel
sostenere la Resistenza del popolo palestinese. Piazze all’interno
delle quali è emerso forte il protagonismo dei migranti, primi attori
in un conflitto sentito quanto mai vicino, non solamente dalle comunità
arabe. Questo si è riproposto quest’oggi per le vie della capitale,
letteralmente invasa dalle migliaia di persone.

Manifestazione "Dalla parte dei palestinesi!", senza se e senza ma, che
è andata a chieder conto con slogan cori striscioni manifesti e
interventi ai governi dell’Occidente di smettere la recita succube
d’Israele, ai governi degli Stati arabi di cessare immediatamente
l’atteggiamento comodo di immobilismo di fronte alla tragedia. Oltre
ovviamente all’essere andati, come esplicitava lo stesso slogan fatto
assumere dal corteo, a solidarizzare con il popolo palestinese, con la
Resistenza che ha fin qui tenuto dignitosamente testa alla micidiale
macchina da guerra israeliana.

Una grande giornata di lotta interessatamente ignorata dai media, che
hanno praticamente cercato di mettete il silenziatore alla
mobilitazione, fedeli alla rappresentazione della realtà richiestagli
dai piani alti. Un ostracismo sfondato dalla forza di questa, così come
delle altre che l’hanno preceduta, mobilitazione: indetta
autonomamente, portata avanti in quanto mobilitazione dal basso,
vissuta sul filo della tensione di quelle che erano le notizie
provenienti da Gaza. In poco più di una settimana si è tirata su una
mobilitazione straordinaria, che ha evidenziato, ancora una volta, la
distanza siderale in capacità di lettura ed iniziativa corrente tra
apparati e forze sociali: le differenze numeriche e di carattere tra la
"marcia di Assisi" ed il corteo romano sono oggi quanto mai palesi. Il
moderatismo e il pacifismo di Assisi surclassato politicamente dalla
determinazione e dalla rabbia di Roma. Senza padrini e parole
obbligatoriamente politicamente corrette la manifestazione nella
capitale ha raccolto i frutti di una scadenza nazionale indetta su
parole d’ordine precise, senza concetti astratti, fuori dalla retorica
dell’equidistanza: contro l’aggressione militare israeliana, con la
Palestina che resiste.

Nonostante si rincorrano sempre più le voci di una tregua possibile, le
cui condizioni sono tuttora offuscate dai giochi politici degli attori
statali in campo (Usa, Israele, Egitto e servitù al seguito), a Gaza
quella di oggi è stata una nuova giornata di guerra, che ha visto,
ancora, l’ennesimo bombardamento contro una scuola delle Nazioni Unite.
Un lembo di terra, la Striscia di Gaza, che pur nella drammaticità
della sua realtà, si è cercato sempre di non lasciar solo, di rimarcare
quella vicinanza e quell’appoggio ad una battaglia che dura da 61 anni
e che Israele non può certamente illudersi di poter pacificare e
normalizzare per mano delle bombe.

Con la Palestina nel cuore, con Gaza che resiste!
19:40 Termina la manifestazione
Concluso il corteo e finiti gli interventi dal palco. Una giornata straordinaria al fianco del popolo palestinese.

19:20 Collegamento con Vittorio Arrigoni da Gaza
Ascolta il collegamento con Vittorio Arrigoni da Gaza fatto sul palco
(recuperato grazie a Radio Onda d’Urto)

19:00 Sul palco di Porta San Paolo


18:50 Testa del corteo arrivata a Porta San Paolo

Si accinge a concludersi il corteo per la Palestina di Roma. Sono
iniziati gli interventi dal palco, mentre molti spezzoni del corteo
debbono ancora arrivare al punto finale della manifestazione.


18:40 Altra diretta dal corteo

Ascolta la diretta con Kutaiba Younis, compagno palestinese

18:30 Manifestazioni a Trieste Udine e Portenone
Anche in altre città si stanno tenendo momenti di vicinanza con Gaza,
con presidi e cortei. Trieste Udine e Portenone stanno anch’esse
tenendo manifestazioni per la Palestina.

18:20 Minuto di silenzio di fronte Fao
E’ stato osservato un minuto di fronte alla sede della Fao per i
martiri di Gaza, contro la responsabilità che anche istituzioni come
queste hanno nel conflitto israelo-palestinese.

18:14 Cortei in Francia

Sempre mentre prosegue il corteo romano anche in Francia, a Parigi e
Marsiglia, si stanno dando cortei per la Palestina. Migliaia le persone
che vi stanno partecipando.


18:05 Scarpe in mano


Diversi
manifestanti hanno imitato il gesto del giornalista iracheno (il lancio
della scarpa contro Bush), mettendo poi le scarpe appese alle aste
delle bandiere.


17:55 Manifestazione anche al Cairo


Anche
nella capitale egiziana si sta svolgendo un corteo di solidarietà con
Gaza. Oltre 7mila le persone presenti. 50 gli arresti effettuati contro
i Fratelli Musulmani, organizzatori della manifestazione e fuorilegge
in Egitto per mano del regime di Mubarack.

17:44 Manifestazione imponente

La testa del corteo sta per arrivare in viale Aventino, mentre la coda occupa ancora l’intera e lunghissima via Cavour.

17:35 Musulmani in preghiera
Un gruppo di persone immigrate si è raccolto vicino al Colosseo per
pregare, mentre il corteo prosegue. Una sfaccettatura che ha
contraddistinto alcune manifestazioni dei giorni passati, il che ha
creato un vespario di polemiche, da parte della destra razzista e dalla
sinistra illuminata.

17:25 "Bush Barack assassini"

Altro slogan urlato in corteo: "Bush, Barack, assassini, questa non è
una guerra ma un massacro". Sotto imputazione l’uscente presidente
guerrafondaio degli Stati Uniti d’America e uno dei primi promotori
dell’aggressione contro la Striscia di Gaza.

17:18 Corteo a Bolzano
Anche a Bolzano, in contemporanea con Roma, si sta svolgendo un corteo
per la Palestina, attraversato da diverse centinaia di persone che sono
state impossibilitate dal raggiungere Roma. Molti i migranti presenti.


17:10 Bambini per la Palestina

Moltissimi i bimbi presenti con le famiglie al corteo, soprattutto
appartenenti alle comunità arabe del nostro paese. "Gaza, noi siamo
tutti con te" lo striscione portato da diversi bambini.

17:04 Boicottaggio Israele
Numerosi gli interventi dal microfono dei sound system che invitano al
boicottaggio delle merci israeliane, per non essere complici delle sue
politiche di guerra.



17:00 Cori della manifestazione

Tante le persone che stanno animando il corteo per la Palestine, molte
le parole d’ordine che stanno attraversando tutto il serpentone umano,
dalla testa alla coda: "Bush Olmert assassini", "Intifada! Intifada!".



16:55 Almeno 50mila persone in piazza


Mentre
continuo il flusso di gente dentro il corteo, le prime indicazioni che
arrivano dalla piazza parlano di almeno 50mila persone per un corteo
che è destinato a crescere



16:40 Diretta di presentazione

Ascolta la diretta con Gianluca di InfoAut





16:36 Giù le mani dai bambini


«Israeliani
assassini, giù le mani dai bambini». È lo slogan urlato, in italiano e
in arabo, da un gruppo di manifestanti mentre sfila al corteo di Roma.
«Siamo arabi – spiega uno di loro – veniamo da diversi paesi e non
tutti dalla Palestina e, dopo un tam-tam con le nostre associazioni in
Italia e a Roma, abbiamo scelto di essere qui oggi a manifestare contro
la guerra e contro chi uccide i bambini, le vere vittime di questa
carneficina».



16:30 Partecipazione importante

Decine e decine di persone stanno partecipando al corteo per la Palestina. Una mobilitazione importante.



16:15 Tante kefie e bandiere palestinesi

Tante solo le bandiere palestinesi e le kefie nel corteo. Una bambola
colorata di rosso in ricordo dei tanti bambini palestinesi morti è
portata in braccio in testa alla manifestazione. Slogan e cori per la
Palestina.



16:07 Partito il corteo

E’ appena partito da piazza Vittorio il corteo per la Palestina
promosso dal Forum Palestina. In testa lo striscione con sopra scritto
"Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza".
ore 15:30 Il corteo per la Palestina si appresta a
partire da piazza Vittorio, vicino la stazione Termini. Il
concrentramento per la manifestazione nazionale, che andrà come prima
cosa a ribadire l’opposizione al massacro sionista di Gaza, portando al
contempo la sua solidarietà e vicinanza al popolo palestinese e alla
sua Resistenza, è fissato per le 15:30 nel quartiere multietnico
dell’Esquilino.

Tantissime le città mossesi per l’organizzazione dei pullman in
direzione della piazza romana, a testimonianza del livello emotivo con
il quale si sta vivendo l’aggressione israeliana a Gaza nel nostro
paese. Tante le manifestazioni pro Palestina datesi in questi oltre 20
giorni per tutto lo stivale, le quali hanno visto inoltre l’importante
presa di parola delle comunità arabe, basti pensare alle piazze
torinesi e milanesi.

Nel frattempo, nonostante le voci di tregua, continua inesorabile la
mattanza sionista sul popolo di Gaza, questa mattina, nuovamente, è
stata colpita una scuola dell’Onu che ha causato diverse vittime
civili. 1170 questo il maccabro conto delle vittime della violenza
dello Stato d’Israele, tantissimi i bambini uccisi. Ma nonostante la
potenza militare d’Israele il popolo di Gaza non ha certamente chinato
la testa, continua la sua Resistenza, pressando e respingendo ai bordi
delle città l’invasione delle truppe sioniste.

Contro Israele e la sua violenza, per il popolo di Gaza e la sua
Resistenza, tra poco partirà da piazza Vittorio il corteo nazionale per
la Palestina. Seguiremo in diretta il corteo con aggiornamenti e
interviste.


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