NAPOLITANO IN CALABRIA. INVITO DEL CPOA RIALZO

Il 15 gennaio il presidente della Repubblica Napolitano sarà in Calabria
per l’apertura dell’anno accademico dell’Unical a Cosenza e a Reggio per
una visita istituzionale. Sarà accolto dall’intero corpo dirigente e
politico di questa regione, da quegli stessi uomini e donne responsabili, a
diversi livelli, dell’impoverimento della popolazione calabrese tramite il
saccheggio sistematico e reiterato delle risorse destinate allo sviluppo di
questa regione per trarne profitto personale e clientelare e della tanto
declamata (ma mai contrastata realmente) “fuga di cervelli” (e
braccia).
Ci sarebbe piaciuto vedere il Presidente al fianco delle tante, troppe,
“vittime da 488”, vicino alle vittime della Why Not, della Polti, della
Marlene e così via. Per non parlare della vittime delle banche che ad oggi
rappresentano una larga fetta della popolazione, non solo al sud,
attanagliata dentro una morsa che non ha alcuna via d’uscita legale. E
ancora ci sarebbe piaciuto vedere il Presidente della Repubblica, che da
mandato rappresenta il Garante della Costituzione, difendere il diritto
allo studio, alla salute, al lavoro, alla libertà e tutti quegli altri
diritti costituzionalmente garantiti e costantemente violati. Migliaia di
studenti, docenti e famiglie di ogni ordine e grado, hanno manifestato la
loro contrarietà alla definitiva privatizazzione del sistema scolastico e
sono rimasti inascoltati facendo passare sulle loro teste uno dei
provvedimenti più antidemocratici che siano stati prodotti dal governo
italiano dal secondo dopoguerra in poi. Da osservatori attenti alle
dinamiche che segnano inesorabilmente la quotidianità e, soprattutto, da
destinatari di politiche scellerate che hanno caratterizzato tutti i
governi che si sono succeduti negli ultimi 60 anni non possiamo non
riconoscere il preciso disegno che chi abita le stanze del potere sta
tracciando per tutto il sud. Mantenere uno stato di bisogno tale da non
dare più la possibilità di poter scegliere il proprio fututro e nello
stesso tempo utilizzare la favola del mezzogiorno sottosviluppato per
destinare immense risorse da saccheggiare. Possibilmente dovremmo rimanere
ignoranti così da essere più facilmente ricattabili e arruolabili. Poco
importa se nell’esercito italiano o nella ndrangheta calabrese, il colore
del sangue versato è uguale come uguali sono le motivazioni: imporre il
proprio potere, la propria legge e la propria superiorità militare ed
economica.
Ma non tutti sono disponibili a far parte di qualche carrozzone clientelare
che toglie risosrse vitali appannaggio di pochi eletti e lacchè che
preferiscono arraffare quanto più possono quando sono di mano. Abbiamo
visto così lo "sviluppo del settore tecnologico" attraccare al porto di
una qualsiasi località turistica del tirreno mentre uomini e donne che
hanno creduto in una chance si ritrovano a toccare il fondo con i propri
sogni infranti. Così come si è data la possibilità ad imprenditori senza
scrupoli servirsi delle leggi obiettivo per aprire al sud le loro
“fabbriche dei sogni” salvo poi risvegliarsi e trovare cattedrali nel
deserto di cemento tutt’intorno senza nessuna possibilità futura diversa
dalla valigia dietro l’uscio.
Le soglie di povertà e disperazione sono state superate da parecchio.Ci
sono fatti che, volendo, sono sotto gli occhi di tutti salvo poi farseli
tappare da un paio di biglietti verdi. Non c’è bisogno che siano i
magistrati (che colpiscono o si coprono a vicenda a seconda di quale parte
fischia il vento…) a dircelo. È ora di dire basta!. Perchè bisogna
continuare a garantire poltrone e privilegi di ogni genere a chi poi tutto
fa tranne che pensare al bene della propria terra e della sua gente? Non ci
si può più accontentare del famoso piatto di lenticchie con la speranza
che "poi se mi eleggono ti sistemo". Se non ve ne foste ancora accorti
l’Argentina è dietro l’angolo. Anche li si è cominciato con le
privatizzazioni e si è finito col cancellare anche il diritto al pane a
larghe fette di popolazione. Se il Presidente della Repubblica ancora
svolge la sua funzione di Garante dia un segno tangibile e noi
l’accompagneremo molto volentieri a visitare ad esempio alcune case
popolari site a poche centinaia di metri dall’aula magna ultimate da circa
10 anni e mai abitate (se si esclude un breve periodo in cui furono
occupate da 7 nuclei familiari con bambini al seguito e senza il dignitoso
alloggio previsto dalla costituzione, sfrattati all’alba da solerti tutori
dell’ordine e della legalità). Ma poi, e qui vorremmo una risposta, e non
in politichese, è più illegale occupare una casa pubblica o lasciare che
uomini donne e bambini, vivano in case pericolanti? E’ più illegale
bombardare popolazioni inermi o lottare per la pace? E’ più illegale
battersi per i propri diritti o reprimere e criminalizzare chi lo fa?
Ritornando ad essere osservatori attenti riconosciamo in questi soprusi la
sospensione dello Stato di Diritto e della Costituzione. Oppure è stata
già cancellata e non ce ne siamo accorti?
Quello che noi chiediamo è l’impiego mirato delle risorse verso interventi
necessari e diretti alla popolazione e non mega opere inutili che creano
solo danni ambientali irreparabili e dannosi alla salute (leggi ponte sullo
stretto, inceneritori, discariche etc.). Chiediamo servizi pubblici
garantiti e non privatizzati e precari. Se tutti i fondi destinati al
mezzogiorno negli ultimi 40 anni fossero stati dati direttamente alla
popolazione sotto forma di reddito, servizi ed interventi eco-compatibili
oggi non staremmo quà a parlare di povertà, disoccupazione, di servizi
che chiudono, di città costruite su scorie nucleari, di malasanità, di
discariche che scoppiano e città sporche (e l’elenco è ancora molto
lungo). Chiediamo, inoltre, le dimissioni della classe politica e dirigente
calabrese che ha saccheggiato, svenduto e depauperato la nostra terra, il
nostro futuro, i nostri diritti.

Invitiamo tutti e tutte a partecipare assieme ai coordinamento dei
collettivi universtitari al sit-in che si terrà giovedì 15 gennaio nel
piazzale antistante l’aula magna dell’unical alle ore 9.00

 

C.P.O.A. Rialzo

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17 GENNAIO A ROMA: MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER LA PALESTINA@AUTOBUS E AGGIORNAMENTI

 

PUBBLICHIAMO PER ORA GLI ORARI E I PULMAN  PROVVISORI PER RAGGIUNGERE  ROMA IL 17 GENNAIO

 

PALERMO

palermo@infoaut.org

PISA

Telefonare
a 050500442
o 3296947952

LECCE

339.5670015
– 339.8277593

BOLOGNA

partenza da bologna ore
9 autostazione Bologna 3409892393 comitato palestina bologna

BRINDISI
Per favorire la partecipazione il Comitato organizza un pullman
che parte alle ore 5,00 del 17 gennaio dal piazzale del
tribunale di Brindisi
.
Per le prenotazioni del pullman si può chiamare : 368
582406 , 329 1184097 , 360 884040
.

Comitato provinciale di solidarietà con
il popolo Palestinese di Brindisi

PISTOIA
Info e prenotazioni: 333/9110255
Francesco Coordinamento Pistoiese per la Palestina

 

Napoli

collettivo autorganizzato universitario – napoli
biglietti in vendita a 5€ tutti i giorni aula r5, Palazzo Giusso, Orientale

partenza ore 10:30 dalla stazione

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Cesare Battisti: il Brasile accetta lo status di rifugiato politico

Il Brasile concede lo status di prigioniero politico a Cesare Battisti,
e nega l’estradizione chiesta dal governo italiano. Il ministro
brasiliano della Giustizia Tarso Genro sul sito web del ministero
spiega che esiste il «fondato timore di persecuzione per opinioni politiche».
Cesare Battisti ex militante del gruppo Proletari Armati per il
comunismo è stato condannato in Italia all’ergastolo. Per anni è stato
rifugiato in Francia, finchè è valsa la cosiddetta "dottrina
Mitterand": l’asilo politico per guerriglieri che avevano deposto le
armi. Nel corso della sua permanenza in Francia è diventato uno
scrittore di romanzi noir.

E’ stata proprio la sua vicenda a porre fine alla "dottrina Mitterand"
il 30 giugno del 2004, data in cui è stata concessa dal governo
francese l’estradizione. Da quel momento Battisti si rese latitante in
Francia ed è riuscito ad andare oltre oceano in Brasile, dove il 18
Marzo del 2007 è stato arrestato a Copacabana.
Lo scorso 28 novembre il comitato nazionale per i rifugiati -Conare-
del ministero brasiliano della Giustizia aveva respinto la richiesta di
asilo presentata da Battisti. Ma questi si è avvalso della possibilità
di presentare un ricorso al ministro della Giustizia, che gli ha ora
concesso lo status di rifugiato politico.

In una recente intervista al settimanale brasiliano Epoca, Battisti
aveva dichiarato di temere di venire «assassinato» in Italia se fosse
stato estradato. 

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I nuovi ordigni usati nell’operazione Piombo fuso

Lo aveva già denunciato nei giorni scorsi
Mads Gilbert, il medico norvegese e membro dell’organizzazione
umanitaria Norwac, che opera nell’ospedale di Shifa. Quelle strane
ferite riportate dalle persone che vengono ricoverate sono causate da
nuovi ordigni chiamati Dime (Dense inerte metal explosive).
Il professor racconta di persone che vengono portate a pezzi in
ospedale, letteralmente tagliate in parti, e di conseguenze di lunga
durata sui sopravvissuti.
Non è la prima volta che Israele usa questo tipo di ordigni. Era già successo nel 2006 e lo aveva denunciato un’inchiesta di Flaviano Masella e Maurizio Torrealta per RaiNews24.
"Si tratta di un involucro di carbonio che al momento dell’esplosione
si frantuma in piccole schegge e nello stesso momento fa esplodere una
carica che spara una lama di polvere di tungsteno caricata di energia
che brucia e distrugge con un’angolatura molto precisa quello che
incontra nell’arco di quattro metri", aveva rivelato l’inchiesta.
Una tecnologia che si inserisce nella nuova classe di armi “a bassa
letalità”, minimizzano i danni collaterali e circoscrivono in uno
spazio ristretto gli effetti letali.
Ma c’è di più. Secondo quanto afferma il Prof. Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare, in un articolo pubblicato oggi su PeaceReporter, questi ordigni sono stati concepiti e comprati dagli Stati Uniti.

Vedi anche:
Gaza: quali armi stanno usando gli Israeliani? Intervista a Maurizio Torrealta del 17 ottobre 2006 [ audio ]
"Gaza. ferite inspiegabili e nuove armi". L’inchiesta di Flaviano Masella e Maurizio Torrealta
Il drammatico racconto di un medico impegnato negli ospedali di Gaza su Lettera 22
L’Oms traccia il quadro del disastro umanitario. Con aggiornamenti continui

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Grecia – Attaccato un commissariato. Arrestato un anarchico

Salonicco (Grecia), 13 gennaio 2009

Nuovo attacco contro la polizia in Grecia: all’alba un rudimentale
ordigno incendiario, costituito da una bombola di gas, e’ stato fatto
esplodere davanti a un commissariato di Salonicco, seconda citta’ del
Paese. Limitati i danni materiali e nessuna conseguenza per le persone.
Lo hanno reso noto fonti degli inquirenti, secondo cui qualche ora dopo
e’ stato arrestato un sospetto, un anarchico di 26 anni: il giovane e’
risultato essere gia’ stato condannato un anno e mezzo fa per il rogo
doloso in un auto-salone, cavandosela tuttavia con una forte multa.
Insieme ad Atene, Salonicco e’ stata il teatro principale delle
proteste studentesche e giovanili scatenate dall’uccisione, il 6
dicembre, del manifestante quindicenne Alexis Grigoropoulos; il ragazzo
fu falciato da un proiettile vagante partito dall’arma di ordinanza di
un poliziotto.

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TERRORISMO MADE IN ISRAEL…

"Gaza come Hiroshima…". Se questa allusione nucleare fosse stata
pronunciata dal presidente iraniano Ahmedinejad o dal capo dell’Ufficio
politico di Hamas, Mesha’al, le redazioni giornalistiche sarebbero
andate in fibrillazione e i nostri politici-cortigiani avrebbero
gridato "al terrorista!". Ma le ha pronunciate un israeliano, e, per
quanto sia un terrorista, come i suoi colleghi criminali di guerra
Livni-Barak e Olmert, nessuno trova niente da eccepire.

Oggi, Avigdor Lieberman, presidente del partito fondamentalista
“Israel Beitena”, ha offerto alla platea degli studenti
dell’università Bar Ilan, la sua “soluzione”
alla guerra nella Striscia di Gaza: "Il popolo di Israele non
sarà sicuro finché Hamas governa la Striscia di Gaza.
Dobbiamo proseguire la guerra fino alla sua distruzione. Dobbiamo fare
esattamente ciò che fecero gli Stati Uniti d’America con
il Giappone durante la Seconda guerra mondiale, così non ci
sarà bisogno di occupare Gaza”.

Secondo quanto ha riportato il sito del giornale israeliano
"Maariv", Liberman ha invitato a lanciare una bomba atomica contro la
Striscia di Gaza, in modo da distruggerla completamente e porre fine al
"problema".

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Torino: presidio davanti al palazzo di giustizia di Torino ore 9 per il processo a Lele

Lettera di Lele
Il 15 gennaio sarò processato
dal tribunale di Torino per aver preso parte alla manifestazione del 18
gennaio 2007 a Bussoleno, in solidarietà con il movimento No Dal
Molin. Quel giorno, gli uomini e le donne di Vicenza, manifestavano
davanti alla prefettura, in uno dei quei tanti momenti che con il
tempo, ha visto crescere il movimento contro la nuova base americana a
Vicenza No Dal Molin. Il movimento No Tav decise di esprimere la sua
solidarietà e la sua partecipazione alla lotta vicentina
organizzando una manifestazione popolare che, sebbene indetta in un
giorno, portò più di mille partecipanti a sfilare per le
vie di Bussoleno, rendendo visibile e concreto una volta in più,
e come molte altre volte, il patto di solidarietà e di mutuo
soccorso che lega le lotte a difesa dei territori in tutta Italia. Fu
il preludio alla partecipazione di massa che ci vide andare in migliaia
a partecipare al primo grande corteo vicentino del 15 febbraio dello
stesso anno. Quel giorno decidemmo di manifestare perché era
giusto, e lo facemmo come sempre tutti assieme, tutti uniti
interpretando la solidarietà come un atto di lotta. Dopo aver
sfilato per le vie di Bussoleno la manifestazione terminò alla
stazione, e dopo aver aspettato che transitassero gli ultimi treni
pendolari, fu naturale l’interruzione del traffico ferroviario.
Mi si accusa di aver non solo praticato il blocco ferroviario ma anche
di essere l’organizzatore del gesto, nonché di possedere
“artifizi pirotecnici”, in un linguaggio giuridico che fa
assolutamente sorridere. Nel giugno dello stesso anno arrivò la
denuncia e poco dopo il rinvio a giudizio. Ora il 15 inizierà il
processo a mio carico e andrò ad affrontarlo con lo stesso
spirito di sempre, quello della lotta e della resistenza. E’
facile individuare in me, No Tav da sempre e facente parte del centro
sociale Askatasuna, l’organizzatore delle manifestazioni,
così facile da rasentare il ridicolo visto che si sta parlando
del movimento No Tav, che sappiamo bene che non ha leader o
organizzatori. La magistratura così come la politica, fanno
fatica a capire come possa essere possibile che le decisioni di un
movimento si prendano in assemblea, dove tutti hanno egual peso, di
come basti parlarsi o guardarsi per decidere una cosa, e di come quando
una cosa va fatta, la si fa senza preoccuparsi troppo, perché
convinti di essere dalla parte della ragione. E’ troppo strano, e
quindi addossare ad uno solo la responsabilità di tutto e
più facile, e più li avvicina al mondo che conoscono.
Beh, io mi ritengo facente parte di un altro modo di decidere, fondando
la mia attività politica nello spirito collettivo, dove tutti
insieme si decide e tutti insieme si fa, nessuno rappresenta nessuno,
ma tutti facciamo un solo grande movimento.
Andrò al processo
a dire questo e a ribadire le ragioni della lotta popolare contro il
Tav, fiero di essere stato parte di quella manifestazione così
di come tutte le altre precedenti e quelle future. Oltre al rischio di
condanna, il processo vede Trenitalia minacciare fin dalla prima
denuncia, la richiesta dei danni per il ritardo dei treni causato dalla
manifestazione (un’ottantina di migliaia di euro), e se questo
avvenisse chi lo dirà a tutti i pendolari che ogni giorno pagano
di tasca propria i ritardi causati dai servizi che Trenitalia offre, e
chi glielo dirà che con la linea Tav, il trasporto pubblico
regionale passerà ancora una volta in secondo piano negli orari
e nei percorsi ferroviari?
Giovedì prossimo sarò in
aula, fiero di essere No Tav e convinto di esser parte di un movimento
che non si farà intimorire, né dalla magistratura,
né da nessun altro.

Ora e sempre Resistenza
Ora e sempre No Tav

Lele Rizzo

***

GIOVEDI’ 15 GENNAIO ORE 9 PRESIDIO NO TAV DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI TORINO
PER LA PRIMA UDIENZA DEL PROCESSO A LELE.
LE
ACCUSE SI RIFERISCONO ALLA MANIFESTAZIONE IN SOLIDARIETA’ AI NO DAL
MOLIN DI VICENZA DEL 18 GENNAIO 2007 A BUSSOLENO A CUI PARTECIPAMMO IN
UN MIGLIAIO.
E’ IMPORTANTE ESSERE IN MOLTI DAVANTI AL PALAZZO DI
GIUSTIZIA GIOVEDI’ PER LA PRIMA UDIENZA, PERCIO’ PUBBLICATE E DIVULGATE
IL PIU’ POSSIBILE E SOPRATTUTTO INFORMATE TUTTI COLORO CHE NON LAVORANO
.

http://www.notav-norepressione.it
http://tuttosquat.net/

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Egitto: in centomila in piazza ad Alessandria contro la complicità del regime Mubarak. PALESTINA LIBERA

Circa centomila persone hanno manifestato ad Alessandria
contro l’aggressione israeliana alla striscia di Gaza e il silenzio del
regime di Hosni Mubarak. I servizi di sicurezza egiziani hanno
impedito, invece, qualsiasi raduno al Cairo, anche presso la moschea di
Al Azhar, circondando con migliaia di agenti tutte le moschee della
capitale dove erano previste delle manifestazioni. Ad al Arish,
capoluogo del Sinai, ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti,
con questi ultimi aggrediti dagli agenti in tenuta antisommossa. Ad al
Arish sono stati compiuti anche degli arresti.

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DALLA GRECIA CHE BRUCIA ANCORA…

I greci sono stupefatti all’idea che in diverse
citta’ italiane gli anarchici si contino sulla punta delle dita. Non
conoscono una repressione cosi’ forte come accade dale nostre parti, e
non hanno avuto il ruolo storico della sinistra nel fomentare la
divisione tra “violenti” e “pacifici”. 

La gente comune qua ha imparato a credere a quello che vede con i
propri occhi, e mentre in dicembre gli anarchici incappucciati
lanciavano Molotov alla polizia anziane signore solidarizzavano dagli
edifici lanciando fioriere, seggiole e addirittura tavoli sulla
polizia!  

Solidarieta’ di strada. Mentre si sta distruggendo una stazione della
metropolitana, i passanti passeggiano noncuranti. E’ superata la falsa
questione della violenza. Dopo la sparatoria al poliziotto, e l’innesto
della strategia della tensione, si poteva immaginare tutta un’altra
reazione da parte della gente: ma per le strade di exsarchia gli
abitanti del quartiere hanno ribadito che la logica del terrore non
prendera’ piede e sono scesi per le strade… non contro il terrorismo
come i sinistri sono soliti fare in italia, ma per mandare via la
polizia che presidiava il quartiere.  

La questione principale da noi parrebbe la chiusura e l’isolamento nel
ghetto, la mancanza di uno spazio aperto di discussione, che in effetti
e’ la cosa che piu’ sorprende in grecia. Non trasformare l’anarchismo
in un’ideologia, ma vivere la teoria e pratica anarchica sul terreno su
cui pone le sue basi: la rivolta sociale. Questa e’ la scommessa. 

La pratica della rivolta aperta all’esistente, come e’ stata affermata
in dicembre ad Atene, da i suoi frutti e oggi si puo’ entrare
liberamente nella sede del principale sindacato dei giornalisti,
occupato da 3 giorni. C’e’ chi dorme, chi scrive, chi ciclostila
volantini.

Se nel frattempo i medici stanno organizzando l’occupazione di ospedali
con assemblee aperte, e si vive un fermento sociale, questo e’ un
effetto della societa’ in rivolta. Ma perche’ sia l’intera societa’ a
rivoltarsi il messaggio e’ aperto e esce fuori dalla logica dei
gruppetti.  

La presenza di giornalisti e avvocati alle manifestazioni, e tra breve
una manifestazione di giornalisti per le strade di atene, e’ un altro
tassello che in Italia pare impensabile. Eppure giornalisti e avvocati
sono sempre giornalisti e avvocati, pure qua. 
Sara’ la radice greca del termine anarchia che ne fa un concetto di cui ognuno e’ in grado di appropriarsi?  
Gli anarchici si sono guadagnati il rispetto della gente comune. E al
blocco anarchico nella manifestazione studentesca del 9 partecipavano
in tantissimi.  

Spiego ai compagni greci che in Italia l’affermarsi di pratiche di
leadership, autoritarie e’ il principale problema che spezza le gambe
al movimento. Racconto che da noi il “protagonismo”  e’ merda
proclamata a gran voce da decine di centri sociali che cercano le luci
della ribalta, dello spettacolo, e alla fine cercano posizioni di
potere.   
L’unica maniera che avremo in Italia di far ripartire un percorso di
contestazione aperta all’esistente e’ spazzare via il campo dai
capetti, gerarchi, che infestano le citta’, le assemblee, che
formano scuole quadri per futuri gestori di potere dentro le scuole,
che gestiscono centri sociali timbrando la gente all’ingresso e
vendendo merce come in qualsiasi bar.  

Non ci possono credere qua che in Italia non esistano assemblee dove la
gente provi ad esprimere le proprie istanze. Il modello italiano e’
troppo sottomesso agli autoritarismi dei leader, generalmente di
sinistra, per esprimere una pratica anarchica aperta e diffusa…

Quando nelle assemblee popolari in Italia non vedremo piu’ garrire le
nefaste bandiere dei sinistri? Quando la gente smettera’ di aver fede
negli strumenti del potere? Sara’ una dura lotta quella di proporre un
contesto radicalmente differente a quello cui siamo abituati. Ma pare
l’unica possibilita’ quella di estirpare alla radice ogni traccia che
porti al mondo conosciuto, che conosciamo troppo bene, e che ci
autoreprime quotidianamente.

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FOSFORO BIANCO IN PALESTINA. LA TV ARABA PUBBLICA UN VIDEO SCONVOLGENTE

L´omaggio
istituzionale, di mattina, del sindaco Gianni Alemanno e
dell´assessore alla Cultura Umberto Croppi alla strada del
Tuscolano che gli amministratori di An vogliono trasformare in "Via dei
Martiri di Acca Larentia". Poi, alle sei di pomeriggio, sotto la
pioggia battente, il saluto romano di trecento neofascisti schierati al
grido di «Camerati, sull´attenti!».
Ieri ricorreva il 31esimo anniversario della morte di tre giovani del
Fronte della gioventù uccisi a via Acca Larentia. E
c´erano cinque tricolori sventolanti ma, sulla porta della
vecchia sezione missina, anche una grande bandiera nera con il simbolo
della croce celtica. Davanti a quella porta, a quella croce e,
soprattutto, alla lapide commemorativa, si sono fermati il sindaco e il
ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Poi, qualche ora
più tardi, i militanti di destra di Area Identitaria e Casa
Pound, che non hanno rinunciato a rendere omaggio ai caduti con il
saluto romano.
L´anno scorso aveva partecipato alla commemorazione in veste di
presidente della federazione romana di An. Ieri, invece, Gianni
Alemanno è tornato a via Acca Larentia come primo cittadino. Per
la prima volta, dunque, un sindaco di Roma ha deposto una corona di
fiori dove il 7 gennaio 1978 i giovani militanti di destra Franco
Brigonzetti e Francesco Ciavatta furono assassinati a colpi di
mitraglietta da estremisti di sinistra e, qualche ora più tardi,
il giovane Francesco Recchioni fu ucciso da un carabiniere durante gli
scontri con le forze dell´ordine. Una celebrazione composta,
quella della mattina. Senza saluti romani né cori. Solo un
gruppetto di giovani, giacca nera North Face e jeans, intorno al
sindaco e a presidiare la vecchia sede di quartiere dell´Msi.
«I tre giovani morti nella strage di Acca Larentia meritano
giustizia – ha precisato Alemanno – negli anni �70
si negava il terrorismo di sinistra, ma è arrivato il momento di
ricordare anche le vittime della violenza rossa ed è per questo
che intendo intitolare una strada ai tre giovani dell´Msi uccisi
nella strage di Acca Larentia. Perché con le stesse mitragliette
con cui furono uccisi – ha concluso il sindaco – i militanti delle Br
uccisero in seguito tanti esponenti politici».
Parole ribadite anche dal ministro della Gioventù Giorgia Meloni
che, dopo aver deposto una corona di fiori, ha precisato: «Tutti
quei giovani italiani caduti per mano della violenza politica, di ogni
colore, non sono martiri di un partito o di una fazione, ma
dell´Italia intera». Per l´assessore Croppi,
«entro l´anno si può sostituire il nome di via Acca
Larentia con "Via dei Martiri di Acca Larentia". Si potrà
deliberare quando si riunirà la prossima commissione
toponomastica e per il prossimo anniversario potrebbe esserci la nuova
targa».
Poi, a sera, al grido di «presente» ripetuto tre volte e
con il saluto romano teso verso la lapide, circa trecento persone,
giovani e vecchi nostalgici, hanno partecipato alla cerimonia
organizzata dalla sezione Acca Larentia del nucleo Area Identitaria
Romana, movimento di destra vicino ad An, alle 18 in punto, ha
«reso onore ai camerati», nel giorno della commemorazione
dei tre attivisti del Msi uccisi 31 anni fa al quartiere
Appio-Tuscolano.
In centinaia tra famiglie, abitanti del quartiere e non, hanno
partecipato e assistito in fila di fronte alla sezione, alla cerimonia.
Nei tre punti dove nel 1978 anni fa sono morti i giovani attivisti, i
membri della sezione hanno affisso un manifesto che raffigura una rosa
nera bagnata da una goccia di sangue, con la scritta: "Ore 18,
presente!".
Dalle fila dell´opposizione si sono levate proteste
all´idea di intitolare una strada ai "martiri di via Acca
Larentia". Paolo Masini, consigliere comunale del Pd, ha detto:
«Trovo la proposta di Alemanno avvilente per una città
medaglia d´oro della Resistenza. Chiedo che il sindaco di Roma
prenda finalmente e definitivamente le distanze da tutto questo».

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