Sorvegliare, in special modo

L’11 febbraio scorso, un anarchico,
già sottoposto da un anno a sorveglianza speciale – misura di
isolamento sociale e limitazione della libertà che affonda le sue
radici nei codici fascisti – è stato condannato per altri otto mesi
alla medesima misura repressiva perché "con un atteggiamento di repulsione delle prescrizioni imposte,"
non ha minimamente cercato di allontanarsi dal movimento
anarco-insurrezionalista, ma anzi ha mantenuto saldi i rapporti con
esso. Questo scrive il Pubblico Ministero. Ad un attacco così motivato,
la magistratura, che non perde occasione per sbandierare la propria
autonomia a difesa della democrazia, poteva rispondere in due modi.
Poteva dire che le idee, in questo caso quelle anarchiche, sono
punibili e reprimibili in quanto tali o affermare che le idee non si
toccano. Hanno scelto la prima aggrappandosi a una delle prescrizioni
della misura di prevenzione, quella che dice "non dare ragione di sospetti."

I LORO SOSPETTI

IL SOSPETTO che occupare uno spazio in disuso possa diventare una
possibilità per tessere dei rapporti reali, non basati sul denaro ma
sull’autogestione.
IL SOSPETTO che pronunciare un no secco alla costruzione di basi e
cittadelle militari possa minare un ordine mondiale basato su guerre di
conquista.
IL SOSPETTO che esistano individui per i quali le toghe e le divise non meritano alcun rispetto.
IL SOSPETTO che, oggi, parlare di libertà sia un attacco al totalitarismo definito democrazia.
IL SOSPETTO che le idee tendano irresistibilmente a diventare azione.

LE NOSTRE CERTEZZE
LA CERTEZZA che l’arma silenziosa dell’isolamento, carcerario e sociale, sia inutile contro chi non si uniforma.
LA CERTEZZA che la magistratura, alla faccia della sua sbandierata
indipendenza sia in realtà un organo al servizio del potere politico,
poliziesco e mafioso.
LA CERTEZZA che uno Stato in guerra come l’Italia, oggi impegnata su
almeno venti fronti, abbia la necessità di zittire ogni voce di
dissenso interna.
LA CERTEZZA che il malcontento generale e la ribellione nei confronti
di un mondo che ormai fa schifo siano sempre più diffusi e
incontrollabili.
LA CERTEZZA che la solidarietà sconfigge la repressione, perché i
rapporti nati nell’opporsi ad un sistema di coercizione non si possono
spezzare.
LA CERTEZZA che i continui attacchi repressivi, gli arresti, i fogli di
via e gli avvisi orali, distribuiti in tutta Italia, non possano
uccidere il nostro desiderio di libertà.

Vorrebbero che abiurassimo le nostre idee, vorrebbero che ci
pentissimo delle nostre scelte di vita, vorrebbero farla finita con chi
urla il proprio dissenso, vorrebbero relegarci tutti al guardare in
silenzio da una finestra.
Hanno dimenticato una cosa: la passione per la libertà è più forte di qualsiasi isolamento.

Anarchici insuscettibili di ravvedimento

Scarica il pdf

Posted in repressione e carcere | Comments Off on Sorvegliare, in special modo

Giornata di mobilitazione nazionale contro la repressione

[Euskal Herria] Giornata di mobilitazione
nazionale contro la repressione e lo stato d’eccezione: scontri,
arresti, blocchi, barricate


14
febbraio 2008 – Dopo l’impennata repressiva dell’ultima settimana, le
condizioni minime per potere ancora parlare di uno stato di diritto
sembrano venir meno nel territorio rivndicato dai baschi come Euskadi.

Tra venerdì 8 e marted’ 12 febbraio, sono stati a decine gli arresti di militanti baschi della sinistra indipendentista (abertzale); nuovi coordinamenti elettorali sono stati sospesi
dalla "concorrenza democratica". A gestire questa manovra, ancora una
volta, il super-giudice Baltazar Garzon, emblema e simbolo di una
"sinistra" cultura giustizialista che sembra fare scuola. Dietro le sue
operazioni repressive, la convinzione che tutto in Euskal Herria sia
"Eta".
In questi anni tutti i settori della vita politica e sociale
in cui si esprime l’indipendentismo di sinistra (e non solo) sono stati
metodicamente smantellati, colpiti e repressi dal super-giudice
applicando la nota tecnica contro-insurrezionale secondo la quale
"bisigna togliere l’acqua in cui il pesce galleggia".

Un
capolavoro di cultura giuridica che pone però qualche problema:
se tutto quel che si muove nei Paesi Baschi è Eta (cosa
improbabile dentro una cultura politica dinamica e fortemente
articolata in diverse posizioni come è quella basca) – se anch
questo assunto fosse vero, ciò equivarrebbe a dire che Eta
rappresenta una parte consistente del popolo basco, con tutte le
conseguenze (e il bisogno) di un approccio necessariamente "politico"
alla "questione basca".
Ma Garzon e Zapatero non la pensano così!
Il
presidente spagnolo sta anzi preparando la sua futura ri-elezione a
suon di dichiarazioni anti_Eta ribadendo che, in caso di sua
rielezione, non ci saranno alcube trattative con i "terrorosti". In
Spagna la campagna anti-Eta funziona sempre in termini elettorali.

> Ascolta l’intervista con Nicola La Torre da Bilbao

La risposta di un popolo: una nazione bloccata!

Da
questa mattina la nazione basca sta riempendo le strade, le piazze, le
ferrovie e le principali vie di comunicazione dei Paesi Baschi del Sud
(quelli sotto controllo spagnolo). Una mobilitazione indetta come
"sciopero generale contro la repressione" per dire NO allo stato
d’eccezione con cui il governo centrale spagnolo sta strozzando ogni
ambito della vita civile basca.

> Spot video per la manifestazione di oggi

Oltra
ai cortei autorizzati dislocati nei principali centri urbani (il
più grosso corteo mattutino si è tenuto a Donostia-San
Sebastian) ci sono stati blocchi
e barricate lungo alcune tratte ferroviarie e stradali.
Gli
arresti si contano già a decine ma sono certamente destinati ad
aumentare visto che le manifestazioni del pomeriggio sono tutte vietate.

> Video di azioni di blocco stradale

___________________________

Copertura in tempo reale sui siti :

Posted in movimento e manifestazioni | Comments Off on Giornata di mobilitazione nazionale contro la repressione

Bologna – Manifestazione degli anarchici: condanna del Consiglio Provinciale

Bologna – Gli atti di vandalismo avvenuti a Bologna durante la manifestazione
organizzata dai gruppi anarchici sabato scorso, sono stati condannanti
ieri dal Consiglio provinciale in un ordine del giorno presentato da An
e FI, emendato dal Pd e sottoscritto anche dall’IdV. Il testo
è stato approvato con 25 voti favorevoli (Sd, Pd, FI, An, IdV) e
6 contrari (Sd, Prc, PdCi, Verdi).

Nel documento si condannano, tra l’altro, gli atti rivolti
contro il monumento che ricorda la battaglia della Bolognina e si
“apprezza la posizione assunta dagli organi di Stato decisi a
perseguire i numerosi e ingiustificabili eccessi operati dai
manifestanti”.
L’odg inoltre si augura che “non abbiano più a
verificarsi episodi di tal genere che offendono la memorie di chi
è caduto battendosi per la libertà di tutti gli italiani,
anche attraverso una forte ed efficace forma di prevenzione da parte
delle autorità preposte, per assicurare ai cittadini bolognesi
il diritto di vivere in sicurezza”.

Sullo stesso argomento era stato presentato dai gruppi Sd, Rc, PdCi
e Verdi, un altro ordine del giorno che è stato però
respinto.
Anch’esso condannava gli atti di vandalismo, in particolare
quelli contro il monumento che ricorda la battaglia partigiana della
Bolognina, auspicando che nel futuro “le autorità preposte
agiscano con rigore contro ogni atto di intolleranza che, in questo
caso come nei casi di aggressioni e pestaggi a danno di militanti di
sinistra, rende insopportabile il clima della convivenza della
città di Bologna e offende la memoria di chi è caduto
battendosi per la libertà di tutti gli italiani”.

Posted in movimento e manifestazioni | Comments Off on Bologna – Manifestazione degli anarchici: condanna del Consiglio Provinciale

La Calabria nelle mani della francese Veolia: Mdt e Csoa Cartella

La Calabria nelle mani della francese Veolia

Il grande business privato – pubblico della gestione
di acqua e di rifiuti

Pagheremo anche l’aria?

presidio

In Contrada Cicerna, in
prossimità del mostro che stiamo presidiando da più di 20 giorni, ci sono dei
cartelli che indicano la strada verso "l’impianto di Trattamento RSU e
termovalorizzazione CDR di Gioia Tauro": i cartelli sono intestati al gruppo
francese VEOLIA – Servizi Ambientali.

Ma cos’è la Veolia?

È la più grande
multinazionale al mondo per quel che riguarda la gestione del bene più
prezioso, l’acqua, e la seconda per quel che riguarda invece, la gestione dei
rifiuti. Noi calabresi la dovremmo conoscere bene, visto che è "padrona" della
nostra acqua e da qualche mese, è diventata proprietaria anche della TEC, la
SpA che gestisce il ciclo dei rifiuti per Calabria Sud – uno dei due "sistemi"
impiantistici previsti dal piano regionale rifiuti per la Calabria.

Eppure pochi sanno che la nostra
acqua è stata privatizzata, come pochi sanno che qualche giorno fa 6 importanti
manager di Acqualatina, la società di gestione del servizio idrico nel
capoluogo pontino, sono stati arrestati: tra questi Raimondo Besson, ormai ex
amministratore delegato della So.Ri.Cal, e Jean Louis Marie Pons,
rappresentante in Italia di Veolia.

La So.Ri.Cal S.p.A. è una società
mista pubblico-privata con il 53,5% del capitale sociale detenuto dalla Regione
Calabria (con piccole quote dalle Province e dall’ANCI regionale), ed il
rimanente 46,5% dalla Acque di Calabria S.p.A..

Costituita il 26 febbraio 2003,
dal 1 novembre del 2004 gestisce il complesso acquedottistico regionale,
l’approvvigionamento idrico e la fornitura all’ingrosso di acqua potabile ai
comuni ed altri enti. Questa gestione avrà una durata di 30 anni.

Originariamente Acque di Calabria
S.p.A., che era costituita da Enel Ydro e dall’Acquedotto Pugliese, entra in So.Ri.Cal
con il 49% azionario ma non sborsa un solo euro, pronta però a essere solvente
con il recupero delle tariffe, man mano che saranno pagate. In seguito
l’Acquedotto Pugliese ha venduto le sue quote a Enel Ydro che è rimasto quindi
unico socio. Il 22 dicembre 2004 la  Veolia ha acquistato il 100% del capitale di
Enel Ydro.

La privatizzazione del settore
significa aumento delle tariffe, anche se nel contratto con la So.Ri.Cal era
previsto che queste restassero bloccate fino al 2008, se non a fronte di un
reale miglioramento della qualità del servizio. Eppure le tariffe sono
aumentate annualmente mentre del "reale miglioramento" del servizio non si è
vista traccia. Al contrario leggiamo sui giornali di prese di posizione di
uomini politici, e anche di dipendenti della ex-Casmez, che denunciano scarsa
manutenzione sugli impianti con il rischio di perdere un ingente patrimonio
pubblico.

E le tariffe sono destinate a
subire un ulteriore e sostanziale aumento. A questo proposito è
interessantissimo lo stralcio di un intervento del consigliere regionale
Abramo, ex-sindaco di Catanzaro e candidato del centro-destra a ricoprire il
ruolo di governatore, che ne auspicava una discussione in Consiglio, durante la
seduta del 10 novembre 2006: «…vi garantisco che i comuni con il piano
industriale previsto dalla Sorical che oggi fanno pagare ai propri concittadini
l’acqua al costo di 280 di vecchie lire al metro cubo (quindi € 0,14), non
sopporteranno dal punto di vista economico le 2.400 lire (€ 1,24) che sono
state previste nel piano industriale della Sorical. […] Se non discuteremo di queste
problematiche, rischiamo di avere un territorio e soprattutto di avere comuni
che rischiano il dissesto finanziario. Tutti e 409 comuni della Calabria».

Raimondo Besson era un importante
dirigente dell’ufficio regionale del Lazio che, all’epoca della giunta
Badaloni, si occupò del disegno degli ambiti idrici e della legge regionale che
regolamenta l’acqua laziale. I consiglieri d’amministrazione di parte privata
passano quindi da un gestore all’altro, mentre le diverse imprese controllate
da Veolia si scambiano consulenze e sistemi gestionali: tanto per fare un
esempio la stessa Acqualatina, il cui 49% è in mano alla Veolia, ha venduto nel
2005 consulenze alla So.Ri.Cal per 514 mila euro.

Veolia quando entra nelle
gestioni miste promette di apportare le competenze e spesso vince le gare
grazie a questa promessa. Peccato che i costi di queste consulenze e dei
gettoni di presenza dei consiglieri che girano l’Italia portino ad aumenti e a
«squilibri finanziari» che i comuni saranno costretti a ripianare. Sono
proprio questi appalti "particolari", considerati truffa aggravata per il
conseguimento di erogazioni pubbliche, a spingere la Procura di Latina ad
emanare le 6 ordinanze di custodia cautelare.

Il 31 maggio del 2007, gli organi
di informazione finanziaria salutano con entusiasmo la notizia dell’acquisto da
parte di Veolia, del 75% dell’azienda di gestione rifiuti spezzina TM.T., di
proprietà di Termomeccanica. Questa partecipazione potrà essere portata al 100%
entro il 2012. La TM.T ha realizzato nel 2006 un fatturato proforma di 97
milioni. Tenuto conto dei progetti in corso, questa cifra dovrebbe subire una
"crescita significativa nel corso dei prossimi anni e raggiungerà circa
200 milioni nel 2011", ha precisato Veolia.

Ciò ha comportato che l’88,98%
della TEC S.p.A. è passato di mano, arrivando in quelle avide dei nostri "amici"
d’oltralpe. Ma il passaggio azionario non è bastato a sanare il pesante
conflitto di interessi tra la TEC e le società miste per la raccolta di rifiuti:
sia Piana Ambiente che Fata Morgana sono controllate, come partner privati,
dalla Termomeccanica, padrona ancora del 25% di TM.T. e con tutto l’interesse a
incrementare gli utili dell’unico inceneritore del meridione.

Le "buone intenzioni" della
Veolia si sono evidenziate a Napoli, dove si era, in un primo tempo, ritirata
dalla gara d’appalto per la gestione dei rifiuti campani e per la costruzione
di tre nuovi inceneritori, salvo poi rientrare in grande stile. Motivo di
questo colpo di scena? Il bravo Prodi, prima di farsi da parte, ha lasciato
l’ultimo regalino: ha firmato il decreto per
sbloccare i contributi alla costruzione degli inceneritori, quei Cip6 che i
cittadini pagano per le energie rinnovabili e che l’Italia, oggetto per questo
di procedure di infrazione da parte dell’Unione Euroepa, usa per finanziare
anche gli inceneritori. Se non ci fossero questi finanziamenti, il 7% delle
nostre bollette Enel, i "termovalorizzatori" non sarebbero appetibili per gli
investitori privati: sono i Cip6 che valorizzano i rifiuti per i privati, che
ci guadagnano 55 euro per ogni tonnellata incenerita.

L’ennesima
riprova che l’incenerimento dei rifiuti è solo un grande business, buono ad
attrarre le grandi multinazionali straniere tornate a colonizzare i nostri
territori.


Dal Presidio Permanente di Contrada Cicerna
 
www.csoacartella.org
www.mdtcalabria.org 
Posted in movimento e manifestazioni | Comments Off on La Calabria nelle mani della francese Veolia: Mdt e Csoa Cartella

Bloccato uno fratto a Palermo

Bloccato uno fratto a Palermo


|Palermo 13.2|

L’ennesimo sfratto è stato bloccato dal Comitato Autorganizzato Senza
Casa che ormai da diversi mesi porta avanti una campagna contro gli
sfratti e organizza blocchi degli stessi.

Ieri
mattina decine di famiglie di senza casa sono riuscite a bloccare uno
sfratto esecutivo posticipandolo di circa due mesi. E’ chiaro comunque
che questa non è una soluzione definitiva perche ‘ i palazzinari e i
proprietari di casa che vorranno ristrutturare gli appartamenti per poi
affittarli a prezzi altissimi, saranno determinati ad entrare presto in
possesso degli alloggi con quintali di Polizia al seguito; proprio per
questo il Comitato Autorganizzato dei senza casa lavora costantemente
ad un monitoraggio di tutti gli alloggi sfitti in città da poter
occupare dando una soluzione al problema casa e saltando la mediazione
con quelle istituzioni che sono le principali responsabili di questa
situazione e di tante altre emergenze sociali a Palermo e nel resto del
Meridione.

>> ascolta/scarica a lato l’intervista con Michele del Comitato Autorganizzato Senza Casa



Segue il documento del Comitato sull’emergenza abitativa a Palermo

Note sull’ Emergenza Casa a Palermo

L’emergenza casa è ormai endemica nella città di Palermo come in tutta Italia.
Sono
più di 60 mila le famiglie che attendono di avere una casa popolare in
tutta la Sicilia e oltre la metà sono concentrate nelle 3 grandi città,
Palermo,Messina e Catania.
Nonostante l’emergenza abitativa cresca
di anno in anno, pochi sono gli interventi delle istituzioni in questo
ambito: risale al ’98 l’ultimo grande piano di edilizia residenziale
messo in piedi dalla Regione salvo stanziare 10 milioni di euro lo
scorso anno per realizzare alloggi dove non servono, cioè nei piccoli
comuni dell’entroterra siciliano (1700 sono gli alloggi sfitti nella
provincia di Trapani, 436 nella provincia di Catania e così via)
Da
una ricerca sul fabbisogno abitativo, condotta dall’Università di
Palermo, risulta che da qui al 2011 occorrerebbero 18.000 alloggi, cioè
bisognerebbe disporre di 3.000 alloggi l’anno.Lagiunta comunale non ha
nessun programma per fare fronte a questo fabbisogno.
”Gli abusivi” come vengono classificati dalle istituzioni, cioè gli occupanti di case popolari assegnate ad altri, sono 3.500.
Dal 2005 al 2008 dovrebbero essere pronti 680 alloggi con interventi di edilizia sovvenzionata.
Nel
centro storico, in gran parte ancora con le rovine della guerra, si
concentra un patrimonio edilizio di 10.000 alloggi, molti dei quali
degradati, fatiscenti e disabitati. Il Comune in tre anni ha realizzato
solo 69 alloggi ERP (Edilizia residenziale pubblica).
A Palermo la
risposta dell’amministrazione comunale nonostante esistano , liste
d’attesa infinite per l’assegnazione di una casa, 10 mila famiglie in
graduatoria più altre 2 mila che nemmeno fanno domanda, è la vendita
del patrimonio
pubblico a privati e l’espulsione dei proletari dal
centro storico. L’assetto della città cambia in base alle regole del
mercato edilizio e, nonostante gli innumerevoli tentativi di
contrattazione e di dialogo che, nel tempo, abbiamo cercato di
instaurare con l’amministrazione comunale, questa si è sempre
dimostrata sorda di fronte alla rivendicazione di un diritto
fondamentale. In questo contesto infatti 7 anni fa è nata a Palermo la
prima esperienza di lotta per il diritto alla casa. L’occupazione,
andata avanti per un mese, della cattedrale di Palermo e di altri
luoghi simbolo della speculazione edilizia e della malsana gestione
dell’emergenza casa, manifestazioni cittadine, presidi e blocchi
stradali,tavoli di trattative e liste di emergenza sono stati il mezzo
per fare pressione sull’amministrazione comunale perché trovasse una
soluzione all’emergenza. Anche l’utilizzo dei beni confiscati alla
mafia come soluzione provvisoria nell’attesa di assegnazioni definitive
è stata una conquista dei movimenti di lotta che, negli anni , hanno
ottenuto dei risultati concreti.
Con il passare del tempo, però, le
pratiche della contrattazione e della richiesta si sono rivelate
fallimentari. La controparte, l’amministrazione comunale, si è rivelata
sempre più trincerata dietro la sua posizione di potere, negando ogni
possibilità di dialogo , ostentando i rapporti di forza con minacce di
repressione. L’amministrazione comunale dimostra la sua non volontà di
affrontare in modo concreto l’emergenza abitativa in svariati modi:
quando fa promesse per reprimere la lotta; quando concede le briciole
svilendo la dignità di chi rivendica un diritto e facendo leva sui
bisogni; quando, soprattutto, nega l’esistenza di beni di proprietà del
comune da adibire ad abitazione.
In questo
contesto nessuna contrattazione è possibile . Le case ci sono e ce le prendiamo.
Da
ciò nasce l’esigenza di abbandonare alcune pratiche per intraprenderne
altre che siano più radicali e concrete. Riappropriarsi degli spazi e
garantire a se e ai propri figli il diritto alla casa significa
ribaltare i rapporti di forza e sfuggire al ricatto di chi crede di
poter speculare sui bisogni dei proletari. La lotta per la casa è uno
dei terreni di intervento e pratica politica che a Palermo ha
contribuito in questi anni maggiormente a tenere vivo il livello del
conflitto sociale. Innanzi tutto bisogna ribadire che la lotta per la
casa deve necessariamente inserirsi, almeno in prospettiva, in un
percorso più ampio mirato alla riappropriazione del reddito al di fuori
e oltre il lavoro essendo l’emergenza abitativa un elemento cardine
della contraddizione capitale-lavoro. Il bisogno casa dunque non può in
alcun modo essere scisso da altri percorsi che corrono su binari
vicini. Anzi se la lotta per la casa ha un valore aggiunto è proprio
perché rappresenta un percorso potenzialmente unificante per
proletari/e che vivono situazioni differenti. In questa fase, il
problema casa va ad investire fasce di persone altrimenti non abituate
a percepirsi come sfruttati/e, e quindi tradizionalmente poco
interessate a forme conflittuali di lotta.
In una città in cui il
mercato immobiliare è completamente in mano agli speculatori, fasce
sempre più ampie della popolazione sono escluse dalla possibilità di
acquistare o affittare un appartamento in città. Sempre più persone
sono allontanate dal tessuto urbano verso le nuove periferie situate
nell’hinterland provinciale. Chi , in qualche modo, si rifiuta di
abbandonare la città, sempre più frequentemente opera scelte come la
coabitazione o si sobbarca il peso di un affitto o di un mutuo
pari o quasi al proprio reddito mensile.
Una
lotta basata sulla riappropriazione pura e semplice, appare ben più
realistica di alcune piattaforme rivendicative volte al riconoscimento
istituzionale del "diritto alla casa" e alla mediazione con le
istituzioni.
Su un livello più generale, riteniamo limitante un
piano di intervento meramente rivendicativo in quanto rischia di
presupporre di fatto le istituzioni come tramite per il soddisfacimento
dei bisogni di classe. E’ ancora centrale che i percorsi di lotta
debbano essere autonomi e contrapposti alle istituzioni che esistono in
quanto enti gestori degli interessi di padroni e speculatori.
Ad un
anno e mezzo circa di distanza dalle ultime elezioni politiche, il
governo Prodi non ha mostrato nessun segno di discontinuità con i
precedenti governi sul tema delle politiche abitative.
Poco o
niente è stato fatto per affrontare una situazione che diviene di
giorno in giorno sempre più disastrosa ed esplosiva; una vera e propria
emergenza sociale senza freni e paracadute.
Sempre più persone non
ce la fanno più a pagare affitti impossibili, diventano insolventi di
fronte a mutui a 25 o 30 anni che rappresentano delle vere e proprie
ipoteche sulla vita; sempre più persone sono costrette a subire la
violenza di uno sfratto (oltre il danno la beffa), a vivere in
situazioni di coabitazione forzata o nelle nuove baraccopoli del 2000;
sempre più persone non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese
strette nella morsa del caro vita e della precarietà.

COMITATO AUTORGANIZZATO SENZA CASA – PALERMO
Sportello ogni Mercoledì dalle 11 alle 13
Presso il CSOA ExKarcere in via mongitore 77
isole.ecn.org/excarcere

Sito Internet: abitare.noblogs.org

Posted in movimento e manifestazioni | Comments Off on Bloccato uno fratto a Palermo

Primo Comunicato de “La Boccia”

Circolo Eva Leotta

ora
La Boccia

Ci riprendiamo il Circolo “Eva Leotta” con la benedizione di Leotta!
Visto che sono 38 anni che è in quartiere! Non vogliamo che pseudo
comunisti o altri della Margherita o ingrassati potenti ci tolgano i
pochi spazi per socializzare e incontrarci che avevamo e che avremo
ancora…
LEOTTA NON SI TOCCA!!! Perchè è un’idea. L’idea che abbiamo, fin da
quando siamo nati qua in Parella, l’idea che possa esistere un posto
aperto dove bere due birre e scambiarsi due parole imprecando dei
padroni e del lavoro che ci dissangua.
Leotta ha voluto assicurarsi che il circolo rimanga aperto ai giovani e
ad anziani. Noi ci teniamo a continuare a realizzare questa idea: con le
nostre energie, senza rompere i coglioni e senza guadagnarci sopra dei
soldi.
Il circolo è stato chiuso con la forza, guarda caso subito dopo che
Leotta ha supportato gli operai che avevano occupato la fabbrica di
casseforti qua in quartiere, la FIAMCA: i cui operai non hanno ricevuto
il salario e non possono campare da più di un anno grazie ad un
fallimento! I vari organi di informazione hanno taciuto pochi hanno dato
solidarietà ed il premio per LEOTTA è stata la chiusura.
Chissà quali altre speculazioni edilizie si celano dietro questa
chiusura.Visto che la circoscrizione stessa non da segni di rispetto e
tolleranza neanche a chi lotta per il proprio pane, e addirittura chiude
uno spazio sociale lasciandolo inutilizzato: CE LO RIPRENDIAMO E LO
RIAPRIAMO!

Ora irrompe e brucia di energia giovanile,
Riapre: LA BOCCIA!!!

Via Giacomo Medici 121 Torino

gli amici di Leotta

Torino 8 Febbraio 2008

Sempre attivi dalla mattina fino alla sera i momenti di autocostruzione.

La Boccia Squat
Via Giacomo Medici, 121
quartiere Parella
http://www.informa-azione.info/files/boccia.jpg

Torino

Nuovo sito TuttoSquat
http://tuttosquat.net/

Tutti i Venerdì
Dopo le 17:00
Ascolta TUTTOSQUAT
Il Giornale Malandrino degli Squatters di Torino in radio &
on web
http://www.radioblackout.org/streaming/

Per Torino & Provincia
105.250 fm

FENIX!
OSSERVATORIO ASTRONOMICO CONTRO LA REPRESSIONE
http://www.inventati.org/fenix/links.php

Posted in movimento e manifestazioni | Comments Off on Primo Comunicato de “La Boccia”

Milano – Comunicato per processo d’appello sugli scontri all’ospedale S.Paolo

Un anno e otto mesi è la pesante sentenza
di primo grado inflitta a due dei quattro compagni imputati per i
pestaggi all’ospedale S. Paolo di Milano. Con l’appello il PM richiede
la stessa condanna per tutti e quattro.

I fatti si riferiscono alla notte del 16 Marzo quando fu assassinato
Dax e furono feriti altri due compagni da parte di un terzetto
familiare dedito al culto del fascismo e all’uso del coltello.

I compagni giunti sul luogo dell’aggressione si spostarono poi
all’ospedale S. Paolo dove erano stati trasportati gli aggrediti. Lì,
però, trovarono pattuglie di polizia e carabinieri che li aspettavano.

Di fronte alla richiesta di poter rimanere soli, la polizia iniziò a
provocare arrivando a caricare fin dentro i locali del Pronto Soccorso
con una ferocia tale da proseguire con una sistematica caccia all’uomo.

Una decina di amici di Dax riportarono ferite come la rottura di ossa in diverse parti del corpo.

Secondo la sentenza, queste lesioni se le sarebbero procurate da
soli visto che uno solo degli agenti, sui tre imputati, si sarebbe
macchiato del porto di arma impropria (girava con una mazza da
baseball). Il resto delle forze dell’ordine, presenti numerose quella
notte, sarebbe stato discreto osservatore dei pestaggi da "macelleria
italiana".

Non sono pochi i casi in cui è stato possibile vedere le varie
polizie in azione con metodi violentissimi, picchiando a sangue fino
alla morte come nei recenti e noti casi della Diaz, del S. Paolo e di
Aldrovandi.

La domanda che viene ripensando a tutte quelle situazioni è se
queste aggressioni siano una pazzia individuale o siano accettate e
consigliate dai comandi.

All’indomani dei pestaggi furono esemplari le dichiarazioni
dell’allora Questore Buoncoraglio che giustificò l’operato degli agenti
dicendo: “Stavano solo impedendo il trafugamento della salma”.

E per affidarci alle parole della magistratura, riportiamo parte
delle motivazioni della sentenza: “…producevano una reazione da una
parte inefficace, dall’altra eccessivamente dura da parte delle forze
dell’Ordine, culminata nell’inseguimento all’interno del Pronto
Soccorso di alcuni ragazzi che ivi si erano rifugiati e in
indiscriminati comportamenti violenti (manganellate, calci e via
esemplificando) non giustificati ne’ da un’attuale opposizione dei
singoli, ne’ dalla necessita’ di compiere un atto di ufficio, MA DI
NATURA PURAMENTE INTIMIDATORIA E RITORSIVA”.

Dunque il 15 Febbraio ci sara’ la seconda udienza di appello dei pestaggi del S. Paolo.

Vogliamo ringraziare i compagni e gli amici che ci sono stati vicini
e che hanno seguito questa inquietante vicenda dal suo nascere ad oggi.
Chi ha contribuito a ricostruire la verita’ assoluta di quanto è
successo ed il percorso collettivo del processo.

Vogliamo denunciare la pesantezza e l’ insostenibilita’ della
sentenza di primo grado alla luce anche delle motivazioni dei giudici.

E, come fatto in passato, rimandiamo le responsabilita’ oltre che alle pattuglie presenti anche ai loro vertici.

L’udienza è il 15 Febbraio ore 9 alla II Corte d’Assise al Tribunale di Milano. Facciamo una massiccia presenza in aula.

CON DAX NEL CUORE

Gli imputati

Home

Posted in repressione e carcere | Comments Off on Milano – Comunicato per processo d’appello sugli scontri all’ospedale S.Paolo

OMICIDIO ALDROVANDI

Video della polizia scientifica

Postato in Senza categoria il 12 Febbraio, 2008 –>
–>

http://www.kataweb.it/articolo/2902373

Molto clamore ha avuto il video, visto per la prima volta in aula
alla scorsa udienza, girato dall’agente di polizia scientifica
dopo che l’ambulanza era andata via, ma prima, molto prima che
arrivasse il medico legale, che è arrivato solo alle 9,30.

le immagini e i frammenti di dialoghi saranno certo discussi
alla prossima udienza, il 13 febbraio, in cui sono convocati diversi
funzionari, e soprattutto i vertici, della questura di due anni fa.

I dieci minuti di quella registrazione dichiarano
apertamente quel che è stato fatto a Federico, mentre il
suo cellulare squillava e noi lo stavamo cercando, e dichiarano anche
l’abbandono e la desolazione in cui è stato lasciato,
mentre i presenti, lontani in tutti i sensi, parlavano fra loro. Hanno
parlato cinque ore, prima di venirci ad avvisare, e da quel momento
hanno iniziato una serie di menzogne che purtroppo vediamo anche in
aula.

Siamo comunque in Tribunale, davanti alla giustizia. Stabilirà il giudice se gli imputati saranno giudicati colpevoli.

Ma tutto il resto chi lo giudicherà?

Siamo cittadini normali, paghiamo le tasse. Di fronte a tutti gli
errori, pasticci, omissioni e falsi che si sono accavallati in modo
impressionante fin dai primi minuti dopo la morte di mio figlio, chi
pagherà?

Se il magistrato non si è recato sul posto,

se addirittura l’ufficiale di polizia giudiziaria che avrebbe
dovuto indagare ha confessato di aver contribuito a redigere lui stesso
le relazioni di servizio degli indagati,

se sono scomparsi i manganelli,

se molte fotografie non sono state mai consegnate al pubblico ministero

chi ha fatto e permesso tutto questo possibile che non debba pagare?

oppure solo i normali cittadini se sbagliano devono pagare mentre chi non lo è ha licenza di uccidere

chiunque sbagli paga, loro non sono stati nemmeno sospesi, come
succede per qualunque lavoro pubblico nell’attesa di un giudizio.

perchè questo per loro non vale? perchè ai loro amici
è permesso intimidire e minacciare i testimoni impunemente?
restano imperterriti al loro posto, a loro tutto è permesso,
mentre i miei avvocati, per essersi dall’inizio ribellati alle
falsità hanno un procedimento disciplinare in corso? tutto
questo non è degno di un paese civile e democratico.

il processo avrà il suo corso, ma non possiamo ignorare come
esso sia stato falsato da omissioni e falsi commessi in relazione
all’indagine. Chi pagherà per questo?

Servizio di ”Chi l’ha visto?”
dell’11 febbraio 2008. Contiene una parte di una interessante
telefonata dal 113 al 112 alle 7,30 circa del 25 settembre 2005:

1^ parte

http://it.youtube.com/watch?v=C7q9PcmxfPo

2^ parte

http://it.youtube.com/watch?v=5LX8O0yUOPQ

 

 

Omicidio Aldrovandi: le verità taciute del nuovo video

Ferrara,
febbraio 2008 – Spunta un video di dodici minuti registrato dalla
Polizia Scientifica quando Federico era già cadavere, ma ancora
disteso sull’asfalto, che aggiunge altro orrore alla tragica vicenda di
Ferrara del 25 settembre 2005. Quel giorno appunto, come ormai tutti
sanno Federico Aldrovandi, un ragazzo di diciotto anni viene ucciso
senza motivo o forse bisogna ancora dire, viene trovato morto dopo un
intervento della polizia. Queste immagini che verranno dibattute
nell’udienza del 13 Febbraio sono girate prima dell’arrivo del medico
legale (alle 9.30), e sono state acquisite durante il processo a carico
di quattro agenti accusati di omicidio colposo. Le immagini documentano
la scena del delitto si vedono una decina di poliziotti, si vede il
volto tumefatto di Federico, le sue mani livide e sporche, il suo
telefonino su una panchina molto distante dal suo corpo.

Non
c’è la pozza di sangue accanto al suo volto, non ci sono
manganelli rotti nelle vicinanze, e neanche il portafoglio di Federico.
Elementi che nella ricostruzione portata dagli avvocati della famiglia
di Federico, contrastano nettamente con le fotografie scattate dal
medico legale dove il ragazzo lo vediamo poggiato vicino ad una grande
macchia di sangue, e dove il suo portafoglio appare nella tasca del
giubbotto, con i jeans slacciati mentre nel video appaiono ben
allacciati. E inoltre i manganelli rotti durante la colluttazione tra
gli agenti e il ragazzo, che compiono solo il pomeriggio in questura.
Ancora ombre sui dialoghi del video che forse collegati a una
telefonata, sembra che indichino di un colloquio con un magistrato e
che se accertati chiarirebbero perché il pm di turno quella
mattina non andò sul luogo del delitto. «Si è
ammazzato da solo». «Qui ci vuole la benzina». Altre
frasi, rumori e perfino risate di chi forse si credeva inattaccabile
perché poliziotto.

Ma inattaccabili per questo caso lo
sono sempre meno. E questo grazie ad una madre che sulla morte del
figlio ha voluto vederci chiaro. Si è fatta protagonista, si
è creata un blog, ha costruito intorno a lei una rete fatta di
amici di Federico, fatta di madri che avevano già vissuto la sua
esperienza, fatta di movimenti che hanno saputo ascoltarla. E
così un semplice blog di protesta è diventato una
grandissima manifestazione il 23 Settembre 2006, e così un caso
già archiviato e adeguatamente insabbiato è tornato alla
cronaca. Come alla cronaca deve tornare la legge Reale che da decenni
in questo paese che permette l’incolumità dello Stato quando si
fa assassino.

Per Federico, per Carlo, per Marcello, e per tutti gli altri…

>> Guarda il video

Sito Internet: federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

Posted in repressione e carcere | Comments Off on OMICIDIO ALDROVANDI

Arrestato ex assessore dell’Udeur in Calabria

Smascherato un sodalizio mafioso. L’organizzazione aveva interessi
negli appalti delle centrali idroelettriche, nel turismo e nello spaccio di droga

Appalti e droga, 50 in manette
Arrestato ex assessore dell’Udeur

In manette Pasquale Tripodi, che, fino a ieri, era a capo del turismo in Calabria

REGGIO CALABRIA
– Oltre 50 arresti tra Umbria e Calabria. Un mix di mafiosi, politici
ed esponenti delle banche. In manette anche l’ ex assessore regionale
al Turismo della Regione Calabria, Pasquale Tripodi, dell’Udeur.
L’operazione dei carabinieri, chiamata Naos, ha smascherato un
intreccio criminale che espandeva i proprio tentacoli dall’edilizia, al
traffico di droga, alla estorsioni. E nei guai è finito anche il
responsabile della filiale umbra di un noto istituto di credito.

Al centro delle indagini condotte dal Ros, un sodalizio di tipo mafioso
collegato al clan camorristico dei Casalesi e alla cosca della
‘ndrangheta dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti, di cui è stata
documentata anche la diffusa infiltrazione nel settore
economico-imprenditoriale, in particolare nell’edilizia e nel mercato
immobiliare. Gli inquirenti hanno accertato in particolare che gli
interessi illeciti dell’organizzazione criminale puntavano sugli
appalti legati a centrali idroelettriche, come quella della Vallata
dello Stilaro, nel comune di Bivongi (Reggio Calabria), ed
infrastrutture turistiche calabresi. Manovre agevolate dalla collusione
con esponenti delle amministrazioni pubbliche comunali e regionali. Ed
è a questo punto che entra in ballo Tripodi, che da ieri non era più
assessore al Turismo della Regione Calabria. Il presidente Agazio
Loiero lo aveva revocato per la sua incompatibilità politica
determinata dal fatto che aveva scelto di restare nell’Udeur e quindi
di andare col centrodestra.

Tra gli arresti fatti in Calabria, ci sono anche il sindaco di Staiti,
Vincenzo Ielo, il vicesindaco di Brancaleone, Gentile Scaramuzzino, ed
un tecnico del comune di Brancaleone, Domenico Vitale.

Secondo gli inquirenti i proventi dell’attività illecita
dell’organizzazione venivano reimpiegati nella costituzione di diverse
società impegnate nell’edilizia, che riuscivano ad imporsi grazie ai
prezzi concorrenziali offerti ai committenti. Un’egemonia favorita
dalla scarsa qualità dei materiali impiegati e dalla sistematica
violazione delle normative sulla sicurezza del lavoro e la previdenza
della manodopera, composta in buona parte da extracomunitari
clandestini.

Per gli investigatori l’organizzazione utilizzava metodi mafiosi, sia
nell’ambito del traffico degli stupefacenti, che del reimpiego di
capitali in attività edilizie, per passare al traffico di autovetture
rubate o "clonate" fino al riciclaggio di assegni falsificati.

Per quanto riguarda il settore della droga è emerso il coinvolgimento
degli indagati in un presunto traffico di cocaina destinati al mercato
perugino. In Umbria la commercializzazione della droga era
prevalentemente affidata ad una componente costituita da albanesi e
pregiudicati locali.

(13 febbraio 2008)

Posted in pensieri e riflessioni | Comments Off on Arrestato ex assessore dell’Udeur in Calabria

SBIRRI BASTARDI: LA STORIA DI FEDERICO E VIDEO DELLA SCIENTIFICA

Federico, ecco il video della Scientifica
Il cadavere e i dubbi di quella mattina

Aldrovandi, il video della Scientifica

di Massimo Russo

ROMA – Il corpo di Federico Aldrovandi è per terra, la maglietta
rialzata sul torace, il viso tumefatto, insanguinato e coperto di
ecchimosi. Le mani sono graffiate, dietro la testa macchie di sangue. E
ancora schizzi poco distante, sull’asfalto, e sulla portiera destra di
una volante del 113. L’auto è ammaccata: ci sono tracce di urti sul
cofano poco sotto il parabrezza, sulla fiancata posteriore destra, e
dietro, sul baule.

Si vede tutto questo in un filmato di dodici minuti girato dalla
Scientifica il 25 settembre del 2005 a Ferrara, in via dell’Ippodromo.
E’ la mattina in cui Federico, 18 anni, studente incensurato, morì
durante un fermo di polizia. Le immagini, delle quali pubblichiamo un
estratto di quattro minuti senza audio, sono state acquisite nel
processo che vede imputati per omicidio colposo quattro agenti
intervenuti quella mattina.

Nel video la luce del sole è ancora bassa, sul posto alcuni poliziotti:
si sente una risata, una telefonata in cui si chiede di chiamare un
funzionario, frasi in cui si parla di un portafoglio. Dialoghi che
dovranno essere filtrati con attenzione per capire se possano offrire
elementi nuovi per le indagini. Nei fotogrammi originali c’è anche un
taglio, non è dato sapere se casuale o inserito per eliminare alcune
immagini o suoni catturati dal microfono della videocamera. Più avanti
si avvertono anche singhiozzi e parole smozzicate: "Sono un genitore
anch’io".

A una cinquantina di metri di distanza un’altra macchia cerchiata con
il gesso sull’asfalto. A sinistra, su una panchina in un giardinetto,
un cellulare, probabilmente quello di Federico. "Lo abbiamo chiamato
molte volte quella mattina", ricorda al telefono la mamma, Patrizia
Moretti. "Era lì per terra, e non lo avremmo saputo per cinque ore. Ci
hanno avvisato solo alle 10:45, dicendoci che era morto per un malore.
Che nessuno lo aveva toccato". E invece in una telefonata, anch’essa
acquisita agli atti, gli investigatori tra loro parlano subito di una
colluttazione.

Nella vicenda di Federico i tempi sono un elemento chiave. E’ in corso
un’inchiesta parallela della magistratura per chiarire eventuali
manomissioni al registro in cui vennero annotati gli orari degli
interventi delle volanti, sul quale sono state rinvenute cancellature.
Aldro, come veniva chiamato dagli amici, muore qualche minuto dopo le
sei. Il medico legale lo vedrà solo tre ore dopo, in una situazione in
cui diversi particolari sembrano essere differenti da quelli di questo
filmato. In cui mancano anche i due manganelli rotti durante lo scontro
tra il giovane e i poliziotti. Spunteranno in questura nel pomeriggio.

Gli interrogativi da sciogliere sono ancora molti. Alcuni saranno posti
ai protagonisti della vicenda già domani, durante una nuova udienza del
processo. Ieri sera, intanto, Patrizia Moretti è intervenuta di nuovo a
"Chi l’ha visto" su Rai Tre.

"Non gli hanno messo nemmeno un lenzuolo addosso, era lì abbandonato",
ha commentato con la voce rotta. "Come facevano a ridere davanti a un
ragazzo morto?".

Il blog della mamma di Federico Aldrovandi
Foto

(12 febbraio 2008)

Posted in repressione e carcere | Comments Off on SBIRRI BASTARDI: LA STORIA DI FEDERICO E VIDEO DELLA SCIENTIFICA