NEWS E AGGIORNAMENTI SULLA FIERA DEL LIBRO: BOYCOTT ISRAELE

I nuovi "cani del Sinai" (sul boicottaggio della Fiera del Libro 2008)



«"Fare
il cane del Sinai" pare sia stata locuzione dialettale dei nomadi che
un tempo percorsero il deserto altopiano di El Tih, a nord del monte
Sinai. Variamente interpretata dagli studiosi, il suo significato
oscilla tra "
correre in aiuto del vincitore", "stare dalla parte dei padroni", "esibire nobili sentimenti".
Sul Sinai non ci sono cani.»

Con
queste note, lo scrittore Franco Fortini introduceva un suo libro
miliare, dentro un clima anticipatore da primo "scontro di civiltà";
una pietra ancora aguzza e tagliente da scagliare contro i nuovi "Cani
del Sinai". Come annotava egli stesso, un libro scritto a “muscoli
tesi, con rabbia estrema” nell’estate del ’67 a ridosso della “guerra
dei sei giorni”, I cani del Sinai è un libro contro:
contro “quanti amano correre in soccorso ai vincitori”, contro “il
diffuso e razzistico disprezzo antiarabo”, contro “l’esaltazione della
civiltà e della tecnica ‘moderne’ incarnate in Israele”. Una
testimonianza in cui, senza nulla cedere al ricatto della
letteratura-di-giustificazione, delineava il perché e il come lui,
ebreo italiano, non sentiva nessun bisogno di "correre in aiuto del
vincitore".
40 anni dopo, ci manca proprio un Fortini, in un
frangente come questo, così sovrappopolato di nuovi cani del Sinai…
tutti in fila a battersi per un posto al sole nel palcoscenico ben
addobbato dell’obbedienza-virtù, sgomitando per farsi vedere e ben
volere dai padroni di turno: Fassino, Bertinotti, Battista,
Chiamparino, Younis Tawfik, Gabriele Ferraris, Ernesto Ferrero… In
alto e in basso con ruoli intercambiabili tra politica ,
amministrazione e media. Sappiamo bene che la lista è ben più lunga e
che tanti altri non vedono l’ora di accodarsi alla sfilata di chi ama
"esibire nobili sentimenti".

In un quadro così desolante merita davvero un encomio la presa di posizione limpida e senza fronzoli di un Gianni Vattimo, una posizione che in molti condividiamo
ma che difficilmente avremmo possibilità di esporre nella odierna
telecrazia. Non male! Ci andava un Filosofo per ricordare queste
quattro banalità in croce: che Israele è uno stato di apartheid; che da
anni la sua politica lavora ad un lento e politically correct
(se possibile) genocidio dei palestinesi; che sulla Shoa è stata
costruita una vera e propria industria della ricompensa; che invitare
Israele nel 60° anniversario di fondazione di uno stato che per milioni
di persone ha significato"catastrofe" (Nakba) è un atto politico.
Che quindi, boicottarne lo svolgimento è un atto politicamente legittimo e moralmente giusto!
Ci
voleva un personaggio della notorietà di Vattimo per ricordare queste
semplici verità. Anche questo è misura della melma in cui nuotiamo.

Storia di una polemica: "Israele non si tocca!"
In
città tutto era partito da un’obiezione di basso profilo di un
esponente dei Comunisti Italiani (poi prontamente ri-modellata). Apriti
cielo! Tanto e bastato: Israele non è questionabile! Questo il
messaggio che deve passare.
Da quel momento e da un tentativo
d’appello fallito, è partita una propaganda (questa sì) d’odio cui
tutti sentono il bisogno di partecipare. In questione è l’allenza
strategica, politica e militare, con Israele quale avamposto
dell’Occidente. Un’allenza siglata qualche anno fa anche con accordi di
intesa militare. S’inivita Israele ad una vetrina di cultura per
promuoverne la sempre più discussa legittimità politica. Altro che Autonomia del culturale!

La casta intellettuale tra orientalismo e razzismo
I peggiori opinionisti di una battaglia politica e culturale che tra i pasdaran
d’Israele a volte sfiora l’isteria vanno proprio rinvenuti tra gli
intellettuali di casa nostra. Spesso ignoranti in materia storica,
conoscono un solo ritornello "non dimentichiamo la Shoa!".
Emblematica a questo proposito la posizione di un Valentino Parlato (tra i fondatori de Il Manifesto),
affaticato nell’accampare giustificazioni debolissime riguardo l’errata
scelta del boicottaggio. L’intervento del Parlato ha almeno avuto il
merito di scoperchiare una pentola: numerose lettere di lettori del quotidiano
(a partire dal suo competente collega Michele Giorgio) hanno protestato
e argomentato, molto meglio di lui, sull’innopportunità di un invito e
la legittimità di un boicottaggio.
"Non dimentichiamo la Shoa!". E
chi vorrebbe dimenticarla. Certo non quelle sacche di resistenza che
continuano a indicare e praticare l’antifascismo. Quelle stesse che
oggi intendono boicottare una scelta sbagliata. A pochi viene in mente
di chiedersi come mai i fascisti di ieri siano oggi tutti così
intransigentemente filo-sionisti.

Nella bassezza delle loro giustificazioni, gli ampi numeri dell’intellettualità italiana, impregnati di orientalismo
fino all’osso non disdegnano neppure – neanche sembrano accorgersene –
il più bieco discorso razzista. La Lega degli Scrittori Giordani che ha
invitato al boicottaggio con tanto di lettera sarebbe "fantomatica"
mentre l’idea di invitare scrittori palestinesi apparirebbe "ridicola"
ai nostrani "guardiani della democrazia".

InfoAut

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Con
questa pagina, apriamo una feature che sarà mantenuta fino ai giorni
del Salone, e relativa contro-mobilitazione, del maggio 2008. Sarà
periodicamente arricchita di contributi: interviste, riflessioni,
appelli e una rassegna stampa quotidiana su un dibattito e una
battaglia che, crediamo, lascerà il segno!

Una battaglia
che come antagonist* e compagn* sentiamo la necessità di far nostra,
arrichendola e potenziandola con la comunicazione – e l’azione –
politica .
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MATERIALI

Interviste (audio)

> Younis Kutaiba
(Comitato promotore per il boicottaggio – Torino)

> Sami Hallac
(Comitato di Solidarietà con il popolo palestinese – Torino)

> Alfredo Tradardi (International Solidarity Movementt – Italia)

> Alfredo Tradardi (INTERVENTO A TORINO)

> Angela Lano (redazione InfoPal)

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Posizioni

> Perché non parteciperò alla fiera del libro di Torino 2008 (di Tariq Ali)


> "Perché boicotto Israele"_di Gianni Vattimo


> Suad Amiry: Fiera del Libro di Torino 2008. "Festeggiare con Israele ma che cosa?"


> “E un’occasione di propaganda, per questo io, israeliano, non sarò al Salone di Parigi”


> «Sinistra, ti ricordi della battaglia contro l’apartheid?» (intervista a Omar Barghouti)

> "Israele ospite d’onore della Fiera del Libro di Torino: non e’ ne’ il luogo ne’ il momento"_di Karim Metref


> A proposito dell’appello al boicottaggio (di Tariq Ramadam)


> TORINO, SALONE DEL LIBRO 2008: LE RAGIONI DEL BOICOTTAGGIO E DELLA MOBILITAZIONE (Network Antagonista Torinese)

>> Altri contributi al dibattito dalla sezione del Forum Palestina

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Altri materiali (audio)

> Giorgio Frankel (Centro Einaudi): "1. perché due stati sono impossibili"

"2. sul sionismo oggi"

> James Hillal (sociologo palestinese): "Risposta alle quattro maggiori obiezioni alla soluzione stato unico"

> Gianni Vattimo (filosofo): "Il paradosso del "jewish state" supportato dalle democrazie occidentali"

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SITI INTERNET:

Forum Palestina

InfoPal

PalestineMonitor

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GUARDIANI DEL SAPERE: FACOLTA’ DI LETTERE GIOVEDI 7 FEBBRAIO H.15

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GUARINI E FRATI: DIMISSIONI!
ASSEMBLEA PUBBLICA Gio 7 Feb h. 15 Facoltà di Lettere

Il
17 Gennaio si è svolta l’inaugurazione dell’anno accademico
più vergognosa della storia della Sapienza. Il governo
dell’università, dopo aver tentato invano di far entrare il Papa
per mascherare una crisi di gestione ormai irreversibile, ha deciso di
celebrare lo stesso la cerimonia trasformando per un giorno la Sapienza
i una vera e propria caserma. Centinaia di agenti in tenuta antisommossa, per diverse ore, hanno sbarrato gli ingressi della città universitaria,
precludendo l’accesso a studenti, ricercatori, docenti e lavoratori.
Quest’immagine della cittadella militarizzata raffigura bene lo stato
attuale della Sapienza. Guarini e
Frati, a fronte di una situazione di crisi permanente e di fenomeni di
corruzione sempre più palesi, hanno fatto una scelta precisa:
delegare alla polizia la gestione del dissenso.

Rete per l’Autoformazione – Coordinamento dei Collettivi

Eccolo!
il nostro video, quello del corpo vivo dell’università, degli
studenti, dei ricercatori, dei precari, dei docenti e dei lavoratori
della Sapienza. Questa è la nostra storia sulla vicenda legata
alla visita del Papa all’università, così come l’abbiamo
vissuta senza censure nè montature mediatiche. Questo video
parla un solo linguaggio, quello della verità.
Potrete vedere le immagini dell’occupazione del rettorato e della totale militarizzazione della Sapienza in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico in data 17 gennaio 2007. Ancora una volta ribadiamo che "INTOLLERANTE E’ CHI NON ACCETTA IL DISSENSO!"
Rete x l’Autoformazione (uniriot.org)

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PERQUISIZIONI PER CHI SCIOPERA

repressioneL’assemblea dei lavoratori del
porto di Gioia Tauro, tenutasi alla fine dello sciopero di 72 ore continuative
che ha visto il 70% degli operativi incrociare le braccia, si è conclusa con la
proclamazione di altre 96 ore di sciopero da attuarsi entro il prossimo 30
aprile, con il mantenimento dello stato di agitazione in atto e con il rinnovo
della richiesta di apertura di un tavolo negoziale alla MCT (MedCenter
Container Terminal) in merito alla vertenza.

Questo nonostante il pesantissimo
clima di tensione, conseguenza della volontà del Coordinamento Portuali di
Gioia Tauro di attuare la mobilitazione, che ha fatto registrare una serie di
attacchi ai lavoratori: le assemblee confederali dalle quali sono uscite pesanti
accuse al coordinamento e agli scioperanti, i comunicati "terroristici" della
MCT su azioni di vandalismo non denunciati alle autorità giudiziarie, la diffida
e messa in mora del coordinamento di Gioia Tauro, di quello nazionale e della segreteria
SUL per i danni subiti dalla MCT a seguito degli scioperi, i cordoni della
polizia ai presidi per garantire l’incolumità dei non scioperanti e, soprattutto,
le 10 perquisizioni a casa di lavoratori portuali, di cui due dirigenti sindacali.
Operazioni definite di "ordinaria amministrazione", finalizzate forse a cercare
quelle uova marce che il Coordinamento aveva minacciato di tirare addosso ai
crumiri visto il periodo carnevalesco.

I criminali di cui stiamo
parlando sono degli operai autorganizzati che si sono costituiti in
Coordinamento nel dicembre del 2006 perché stanchi di essere rappresentati da
CGIL-CISL-UIL-UGL: organizzazioni buone solo a gestire potere, a portare avanti
pratiche clientelari e a garantire alla MCT di rabbonire i lavoratori. La
goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la firma sul contratto
integrativo, bocciato sonoramente dalle assemblee dei lavoratori con il 99% dei
NO. Oggi il 40% degli operativi sono tesserati con il Coordinamento, e anche
qui andrebbero rimarcate le pressioni cui vengono sottoposti non solo gli
iscritti ma anche chi viene sorpreso – cosa non improbabile dato l’altissimo
livello di controllo – a leggere i volantini affissi nella bacheca sindacale, posta
in separata sede rispetto quelle degli altri sindacati.

Il Coordinamento, vera forza
all’interno del porto, è costretto a lottare per un corretto rapporto di
relazioni sindacali, visto che dei sei incontri ufficiali, avuti dalla loro
costituzione, è stato redatto un solo verbale, peraltro contestato perché
ritenuto non corrispondente al vero.

L’attuale vertenza straordinaria
contiene anche delle richieste economiche, un anticipo sui futuri
miglioramenti. I lavoratori oggi infatti sono impossibilitati ad ottenere i
benefici del premio produttività previsto dal contratto integrativo, a causa
dei parametri produttivi irraggiungibili. Sembra assurdo che il porto di Gioia
Tauro, tornato leader nel Mediterraneo, che ha registrato un incremento di
produttività del 21%, che ha una media di movimentazione dei containers che va
dai 40 ai 50 l’ora (rispetto ad una media degli altri porti che si attesta tra
i 18 ed i 20 ed in barba a tutti i principi di sicurezza), ha degli operai cui
non spetta il premio di produzione. Chi è allora che produce? I colletti
bianchi che sono andati a lavorare e hanno accusato gli scioperanti di volere
il male della piana di Gioia Tauro? I crumiri, appena il 30% degli operativi,
costretti a garantire in queste giornate di sciopero più mansioni (anche non
avendo l’abilitazione) e turni di straordinario, per qualche spicciolo elargito
a discrezione di MCT e sindacati? Non è difficile capire chi andrebbe
ringraziato per il conseguimento di questi risultati di eccellenza!

Rinnoviamo la nostra piena
solidarietà e la nostra vicinanza al Coordinamento Portuali, a questi
lavoratori che lottano nel tentativo di migliorare le loro condizioni di lavoro
e di ottenere ciò che gli spetta, non certamente per chiedere di partecipare
alla spartizione della torta.

Ribadiamo la nostra solidarietà a
quelle 10 famiglie che, trattate alla stregua dei peggiori ‘ndranghetisti, si
sono viste piombare in casa le forze dell’ordine. L’ordine che piace alla
Confindustria.

 

C.S.O.A.   A. Cartella

www.csoacartella.org 

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SULLA MANIFESTAZIONE DI COSENZA DEL 2 FEBBRAIO..

[Comunicato Coordinamento LiberiTutti]

 

Assolutamente un successone

Non
potremmo definire altrimenti la manifestazione nazionale di sabato, non
potrebbe passare diversamente agli archivi della memoria nostra e della
città tutta.

Chi, dal basso o dall’alto, ha pensato bene di
provare a gettare discredito sul risultato ottenuto dal movimento dei
movimenti, sceso festosamente in piazza, lo ha fatto certo non per amor
di cronaca o di responsabilità ma perché, i pennivendoli cosentini
tutti, assolutamente funzionali alla realizzazione dei piani criminosi
che si perpetrano in questa città, non possono certo tradire le
aspettative dei loro finanziatori/fiancheggiatori occulti, spesso i
soggetti contro i quali, il movimento cosentino si scaglia nel
combattere le sue battaglie per le libertà e la giustizia sociale.

Ridurre
ad una mera questione numerica la portata della giornata di ieri,
ricorda il tentativo di qualcuno di voler definire sovversione la presa
di coscienza di tanti e tante che ancora, vogliono credere e vogliono
lottare per rendere il mondo un qualcosa di diverso; pubblicare di
negozi chiusi e commercianti trincerati dietro sbarre, è ammettere
candidamente della faziosità che contraddistingue le redazioni
cittadine; provare a riesumare simboli e frasi che Cosenza non ha mai
conosciuto, sa semplicemente di barzelletta fuori tempo.

E ieri
si è scesi in piazza per ribadire questo: Cosenza è una città viva,
poco incline a subire passivamente strumentalizzazioni di sorta,
solidale e schierata al fianco dei suoi figli perseguitati da un
teorema visionario, un romanzo, un qualcosa che insomma tutto è, tranne
che un impianto accusatorio presentato per come la legge dispone ovvero
basato su delle prove certe.

Dunque, si riparte dalla piazza,
piazza Zumbini per l’esattezza, piazza scelta non a caso: dice
Voltaire, che per misurare il grado di democrazia d’un popolo,
basterebbe fare un giro nelle sue carceri; crediamo noi, che altro
strumento per tastare il polso al grado di democraticità d’una nazione,
sia indagarsi su quante morti bianche vi occorrano ogni anno…
Proprio
per voler dare luce a questo dolente tasto, è stato scelto il monumento
ai caduti sul lavoro per far da sfondo al concentramento dei
manifestanti, una sirena da “inizio turno” per scandirne la partenza.

Già
la massiccia partecipazione alle iniziative d’avvicinamento alla data
di sabato, ci aveva confortato e non poco, donandoci ottimismo
nell’immaginare del corteo.
Ma la sete di partecipazione di Cosenza,
ieri, ha stupito anche noi, ed in specie quando il serpentone s’è
inerpicato tra le strade del centro storico, fredde ed ammuffite mura
ma abitate da gente col cuore grande.

Questo è il dato che ci
interessa analizzare e rilanciare: la gente non ha mai smesso di
credere e d’essere cosciente che è la partecipazione l’unico strumento
di cui dispone per far sentire la sua voce ed anche se cittadini in una
terra martoriata ed erosa nelle sue viscere dal malaffare, nella quale
ogni tentativo di creare una rete permanente promossa da chi non vuole
piegarsi a queste logiche di prevaricazione viene immediatamente
ostraciato da questure, procure e scagnozzi vari, anche loro, i
signorotti detentori dei poteri forti, tremano dinnanzi ad una
partecipazione viva come quella di sabato, mossa sulla scia
dell’indignazione provocata dal loro atteggiarsi in città.

Sosteniamo dunque, essere l’incontro  il momento dal quale far emergere la voglia di cambiamento mostrata ieri dai cosentini.
Incontro
e confronto, quali reazioni genuine da contrapporre alle illiberali
coercizioni che s’abbattono quotidianamente sulle nostre vite.
Incontro e confronto che, proprio perché uniche armi in mano nostra, dovranno avvenire come sempre  alla luce del sole.

Rilanciamo
dunque, come nelle giornate di preparazione del corteo, l’idea di far
ruotare il dissenso e la voglia di sovvertire alle dinamiche che ci
vorrebbero perdenti, attorno al chiosco comunale sito in piazza XI
settembre, cui chiederemo il prolungamento della concessione. Che
diventi il punto di raccolta del malcontento d’ogni cittadino, che
diventi il punto di partenza per la costruzione d’una nuova città
vivibile. Che faccia circolare non solo appelli di solidarietà a chi si
trova sotto processo, ma anche a chi nei territori lotta per non farsi
schiacciare da logiche che impongono il malaffare prima della dignità
della popolazione.
Intanto ricordiamo che lunedì 4 febbraio,
nell’aula di Corte d’Assise riprenderà il processo con le arringhe
della difesa, certi che il collegio difensivo non incontrerà nessuna
difficoltà a rendere, agli occhi della Corte, semplicistiche le accuse
mosse dal Fiordaliso.

Cosenza, domenica 3 febbraio 2008
COORDINAMENTO LIBERITUTTI

Sito Internet: www.cosenza2febbraio.org


Allegati
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NEWS E AGGIORNAMENTI DELLA MANIFESTAZIONE A COSENZA

La manifestazione organizzata dopo la decisione del pm Fiordalisi
che ha chiesto la condanna di 13 militanti per i fatti di Genova e Napoli

No global in corteo a Cosenza
"Basta con la giustizia al contrario"

Heidi Giuliani: "Da sette anni chiedo verità e giustizia per mio figlio
e invece si accusano le vittime e si promuovono i delinquenti in divisa"

 

 

COSENZA – "Siamo sempre sovversivi": questo lo slogan che
campeggia sullo striscione che apre il corteo dei No global che nel
pomeriggio ha attraversato le vie di Cosenza "contro la repressione,
per le libertà e per la giustizia sociale, Genova 2001 – Cosenza 2008".
Un’iniziativa organizzata dopo che il pubblico ministero Domenico
Fiordalisi ha chiesto
la condanna di tredici militanti, imputati a Cosenza, in Corte
d’assise, di associazione sovversiva, ritenuti colpevoli di aver
organizzato gli incidenti durante il Global forum di Napoli e il G8 di
Genova nel 2001.

Al corteo, promosso dal movimento "Liberi tutti", partecipano alcune
migliaia di persone (oltre diecimila secondo gli organizzatori) tra
rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, associazioni,
movimenti, partiti e sindacati. Fra questi, il leader delle Tute
bianche Luca Casarini, Oreste Scalzone, il deputato del Prc Francesco
Caruso (il pm ha chiesto sei anni di reclusione per Caruso, Casarini e
per Francesco Cirillo, quest’ultimo considerato la "mente" della Rete
meridionale del Sud ribelle). E ancora, Silvia Baraldini, Heidi
Giuliani (parlamentare del Prc e madre di Carlo, morto a Genova durante
il G8), il segretario nazionale della Fiom-Cgil Giorgio Cremaschi.

Per l’eurodeputato ed ex portavoce del Genova Social Forum Vittorio
Agnoletto, la manifestazione "è un successo, ci sono migliaia di
persone, nonostante la crisi politica e la distanza che, in questi
mesi, si è creata tra i movimenti sociali e il governo. E’
inaccettabile che un pm cerchi di ridurre il più grande movimento
europeo degli ultimi decenni, che continua a chiedere verità e
giustizia, a una cospirazione di una quindicina di persone per
sovvertire l’ordine costituito".

Sulla stessa linea Heidi Giuliani, "da sette anni chiedo giustizia e
verità per mio figlio e per le molte vittime di Genova – dice – e
continuo invece ad assistere a una giustizia al contrario, che accusa le vittime
e promuove i delinquenti in divisa". "Con questo – aggiunge – non penso
che tutte le persone in divisa siano delinquenti, ma penso che se anche
le forze dell’ordine non fanno pulizia al loro interno, la nostra sarà
sempre una democrazia più a rischio".

Tanti gli slogan e gli striscioni. "La montatura giudiziaria deve
cadere", si legge su quello dello Slai Cobas Cosenza, mentre l’area
antagonista scrive "Genova-Cosenza, i processi non ci fermano". Su un
altro ancora "La Calabria è bella se si ribella". Esposto anche uno
striscione con la scritta: "Né discariche, né inceneritori".

Non è la prima volta che i No global invadono le strade di Cosenza per
protestare contro l’inchiesta coordinata dalla locale Procura della
Repubblica, giunta ora alle fase finali con le richieste di condanna.
Il 23 novembre del 2002, a pochi giorni dall’operazione dei Ros che
arrestarono gli imputati, il movimento organizzò una grande
manifestazione che, secondo gli organizzatori, richiamò centomila
persone. Ai cori contro i giudici – definiti "da codice Rocco" – si
unirono applausi, lanci di fiori, lenzuola esposte ai balconi dalle
famiglie e persino dolci e piatti tipici offerti da casalinghe ai lati
delle strade. La manifestazione si concluse la sera, con un concerto,
senza alcun incidente.

 

MOVIMENTO
Cosenza – Oltre diecimila persone in corteo: siamo tutti sovversivi!
La cronaca del corteo per il Sud Ribelle
[cronaca-dirette-foto]


|Cosenza – 2 febbraio 2008| E’ agli sgoccioli l’inizio del corteo per il Sud Ribelle a Cosenza.
Corteo lanciato dal Coordinamento Liberi Tutti, che ha raggiunto
innumerevoli adesioni, soprattutto a livello meridionale, in particolar
modo da quelle realtà che presero parte alla Rete meridionale del Sud
Ribelle. Non mancano nemmeno le adesioni a livello nazionale e
internazionale, tra le quali spicca anche quella del premio Nobel per
la pace Perez Esquivel. L’accusa mossa dal pm Fiordalisi contro la Rete
meridionale del Sud Ribelle è associazione e propaganda sovversiva,
sono tredici i compagn* sotto processo. Il 23 novembre 2002, qualche
giorno dopo gli arresti, furono oltre centomila le persone che scesero
in piazza a Cosenza, con "Siamo tutti sovversivi!" come
parole d’ordine; oggi, si è richiamati a scendere in piazza, al fianco
degli imputat*, in difesa di quella che è stata l’esperienza del Sud
Ribelle per tutto il sud Italia, rivendicando Napoli e Genova: contro la repressione, per le libertà, per la giustizia sociale!


per info sul corteo: www.cosenza2febbraio.org
per seguire il corteo su Radio Ciroma 105.7 fm: www.ciroma.org

|vai allo speciale per il corteo del Sud Ribelle|


14:30
– I compagn* cominciano a riempire piazza Zumbini, stanno arrivando
ancora i pullman e le macchine delle realtà e delle persone che
arrivano da fuori. Per il momento ci sono almeno duemila persone, ma
l’affluenza è continua e la sensazione è quella che i numeri siano
destinati a salire.

15:00 – Radio Ciroma ha
iniziato le dirette con il corteo, si susseguono gli interventi di
esponenti vari dai microfoni, i corrispondenti dalla piazza aggiornano
sulla situazione. Segnalata una grande partecipazione da fuori Cosenza.
>>> ascolta la diretta del corteo in steaming

15:30
– Il corteo sta per partire, apre lo striscione che riporta le parole
d’ordine di sempre: "Siamo sempre sovversivi! Liberi tutti!. Le persone
in piazza sono cinquemila per il momento, ma sembra che possa
ingrossarsi perchè l’affluenza è continua. Presenza massiccia del
centro e del sud Italia. La composizione del corteo è marcatamente
giovanile, come già avvenuto a Genova lo scorso 17 novembre 2007.
Dietro lo spezzone del Coordinamento Liberi Tutti, segue l’ingente
spezzone antagonista, arrivato a Cosenza con lo stesso striscione
genovese: "Genova – Cosenza, i processi non ci fermano!". Buona la
partecipazione degli studenti cosentini, grandissima la presenza dello
spezzone ultrà del Cosenza, il quale è aperto dallo striscione "Negli
stadi, nelle carceri, nelle strade, chi semina repressione raccogli
intifada!". Netta anche la distanza tra movimenti e partiti,
soprattutto della sinistra radicale, relegati al fondo del corteo.
>>> ascolta la diretta con Gianluca di InfoAut da piazza Zumbini

15:45 – Partito il corteo da piazza Zumbini.

16:15
– Confermati i numeri, almeno cinquemila le persone in piazza. Dai
primi commenti che arrivano dalla piazza sembra che a mancare sia un pò
la città, quella cittadinanza che si riversò nelle strade insieme ai
compagn* dopo gli arresti del novembre 2002.

16:45
– Le corrispondenze di Radio Ciroma sostengono che il corteo abbia
raggiunto le diecimila presenze, il quale intanto è arrivato in via
degli Alimena, cioè a metà del corteo.

16:52
Il corteo arrivato, come detto, a metà del percorso, supera le
diecimila persone. E’ un corteo determinato e partecipato, aperto dai
trecidi compagn* sotto processo, i quali sono nello spezzone del
Coordinamento Liberi Tutti. La città, contrariamente a quel che si
diceva in apertura, ha lentamente risposto, ed il crescendo costante
dei numeri lo testimonia.
>>> ascolta la diretta con Vittorio del Cpoa Rialzo di Cosenza

17:10
– Lo spezzone ultrà della curva del Cosenza ha fatto una deviazione
rispetto al percorso autorizzato, per andare a fare una constestazione
sotto gli uffici della questura cosentina, protagonista di un attacco
perpetuo contro gli ultrà tramite diffide e arresti. Ultima
provocazione quella della velina circolata la scorsa settimana circa
una presunta diffida dell’Osservatorio del Viminale nei confronti del
Cosenza Calcio perchè avente una "curva politica"; il tutto si è
rivelato una bufala.
>>> ascolta l’intervista di Gianluca di InfoAut con Gaetano degli ultrà cosentini

>>> per saperne di più della falsa provocazione: ascolta l’intervista con Fraticello di Supporto Legale, realizzata da Radio Onda d’Urto


17:45

Mentre il corteo si avvia a prendere il suo tragitto conclusivo, arriva
la notizia del cambio di percorso che la manifestazione farà, in quanto
è stato concesso il centro storico come luogo di conclusione. Il
corteo, a due ore dal suo inizio, è ancora combattivo e vivace, la
città di Cosenza ha risposto bene nonostante le paure millantate da
media e questura, i negozi sono aperti e chi non è all’interno del
corteo lo segue ai lati della strada.
>>> ascolta la diretta con Massimo di Radio Ciroma di Cosenza

18:15
– Gli oltre diecimila partecipanti al corteo in solidarietà con gli
imputat* della Rete meridionale del Sud Ribelle stanno progressivamente
entrando all’interno del centro storico di Cosenza.

19:00
– Conclusosi nel centro storico il corteo a Cosenza, tra un’ora
prenderanno il via i concerti organizzati dal Coordinamento Liberi
Tutti in piazza Arenella.
>>> ascolta le considerazioni con Gianluca di InfoAut

Sito Internet: www.infoaut.org


 

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Diana Reload sotto sgombero…GUAI A CHI CI TOCCA!

Dopo un anno dallo sgombero del
laboratorio sociale in via Portacatena, ecco che giunge come un fulmine
a ciel sereno un altro provvedimento repressivo, un’altra
richiesta di sgombero. Questa volta sono le istituzioni regionali che
chiedono di porre termine all’occupazione dei capannoni e dello
spazio in Via Allende. Dopo un anno di resistenza e di progetti, di
iniziative e di vita in comune, non possiamo abbandonare questa
esperienza di socialità e di riappropriazione di uno spazio
tenuto in disuso per oltre venti anni dall’incuria e dal
malgoverno : gli abbiamo ridato vita e continueremo per questa stessa
strada.

LUNEDI 4 FEBBRAIO è in programma la muratura dell’ingresso del Lab.diana reload.

Resisteremo anche questa volta alla repressione.
chiediamo il sostegno e la solidarietà delle moltitudini
salernitane, sopratutto dei giovani, degli artisti e degli spiriti
liberi. Diamo una risposta adeguata a questi vili atti intimidatori.

Vediamoci VENERDI 1 feb. alle ore 19 al laboratorio per organizzare la resistenza,

SABATO 2 manifestazione a Cosenza Corteo contro la repressione, per le libertà, per la giustizia sociale

DOMENICA 3 febbraio inizio presidio permanente, ore 20 Cena sociale.

LUNEDI 4 febbraio dalle ore 8.00 sit-in antisgombero

“Preparate dei piani. Tenetevi pronti.” (dal comunicato del centro sociale Ungdomshuset del 27 febbraio 2007)

www.laboratoriodiana.org

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SUPPORTO LEGALE: NUOVO COMUNICATO PER COSENZA

Ci risiamo.

Dopo il secolo di condanne inflitte a Genova in dicembre, risuonano in aula le
richieste di pene del Pm Fiordalisi per i tredici attivisti del Sud Ribelle
accusati di associazione finalizzata a sovvertire l’ordine economico dello
Stato: 76 anni tra carcere e misure restrittive.

Come a Genova torna la distinzione tra buoni e cattivi; noi questa distinzione
la rispediamo al mittente.

Eravamo trecentomila: trecentomila mani bianche, trecentomila sassi.
Come a Genova non lasceremo che sia un tribunale a decidere se legittimare o
meno le nostre proteste.

Come a Genova torniamo in strada, per rivendicare la nostra storia, per non
lasciare soli i tredici imputati.

Sabato 2 febbraio, Cosenza – manifestazione nazionale.

Supportolegale

Per info sul corteo: www.cosenza2febbraio.org

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IN NOSTRO NOME: Comunicato di Facciamo Breccia

IN NOSTRO NOME

Comunicato di solidarietà ai compagni condannati a 7
anni a Firenze per resistenza alla guerra

Facciamo breccia esprime la
propria solidarietà ai 13 manifestanti condannati a 7 anni per
resistenza pluriaggravata per i fatti avvenuti di fronte al Consolato
americano di Firenze nel maggio del 1999. Sette anni a fronte di una
richiesta del pubblico ministero di 4-5 anni. Mentre Berlusconi viene
prosciolto dall’accusa di falso in bilancio perchè “i fatti non sono
più previsti dalla legge come reato” (dato che lui medesimo ha
provveduto a cambiarla), mentre scopriamo che le truppe italiane in
Afghanistan compiono la loro “missione di pace” con la palma
dell’Afrika Korps hitleriano dipinta sulle jeep, a Firenze la vendetta
si compie contro chi iniziò un movimento contro la guerra che avrebbe
portato in piazza, sempre a Firenze, 1.000.000 di donne ed uomini nel
2002. E’ quel movimento ad essere attaccato, ma anche quello che quel
movimento avrebbe in seguito prodotto. Siamo tutt* noi. Della sentenza
di Firenze ribadiamo quanto già detto rispetto a quella dei mesi scorsi
di Genova: dai processi non viene giustizia ma volontà di vendetta.
Come a Genova così a Firenze la parte lesa furono proprio le compagne e
i compagni, selvaggiamente picchiate/i in piazza dalla polizia. Dalla
cronaca del tempo: “Gli agenti si lanciano alla carica mentre alcuni
manifestanti tentano di legare uno striscione sui cancelli della sede
diplomatica e bruciano una bandiera Usa. La carica dell’ottavo reparto
mobile è spontanea, senza nessun ordine del funzionario di servizio.
Contemporaneamente il lancio di lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo e
botte da orbi con inseguimenti e vere e proprie aggressioni. "Ho visto
picchiare una ragazza da quattro poliziotti, lei non poteva difendersi
perché era scivolata e i poliziotti le davano calci e manganellate",
testimonia Marco uno del corteo. Alla fine il bilancio è di 4 feriti
tra i manifestanti e tra questi Orietta Lunghi (al tempo consigliera
regionale) e una ragazza, Valentina, ricoverata nella clinica
oculistica per lesioni ad un occhio causate da una manganellata.
Quattro gli agenti contusi.” Il tutto è testimoniato da un video (
http://it.youtube.com/watch?v=Bp70ZLG8CpQ ), al tempo trasmesso anche
in tv. Fu l’assaggio di ciò che sarebbero state Napoli e Genova nel
2001. Ricordiamo che in quei giorni l’Italia stava bombardando il
Kossovo con uranio impoverito. Chi sarebbe oggi da condannare? La
nostra solidarietà è anche il riconoscimento della comunanza di un
percorso che, insieme, ci ha via via portat* ad individuare i poteri
forti globali e a denunciarne le loro alleanze e strategie.

Questo
pagano oggi i compagni condannati.

Questo sì, anche in nostro nome.

E
non possiamo permetterlo!

 

Facciamo Breccia

LOTTO PER 1000Logo NO VAT 2008 3

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Bologna – Nuove perquisizioni allo spazio di documentazione Fuoriluogo e in alcune case. Arrestate due persone.


Stamattina nuove perquisizioni allo spazio di documentazione Fuoriluogo e in alcune case. Arrestate due persone

si
tratta dell’indagine sui fatti di Piazza Verdi della notte dello scorso
13 ottobre. carcere per un compagno, arresti domiciliari per altr* due.
coinvolto anche un quarto compagno già in carcere per le scritte
di solidarietà di due giorni dopo.

da: http://emiliaromagna.indymedia.org/node/1259

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Finte molotov a processo

Simone Pieranni
Genova

Il «postino» e lo «scout»
dell’irruzione alla scuola Diaz nel luglio 2001, sono stati
rinviati a giudizio per «falso» dal tribunale di Genova.
Pietro Troiani è il poliziotto che arrivò alla scuola
genovese scarrozzato da Burgio – autista di Valerio Donnini, supercapo
della celere e padre del nucleo antisommossa – con il sacchetto
contenente le molotov che avrebbero dovuto incolpare i manifestanti e
poi rivelatesi una prova falsa, mentre Salvatore Gava, allora
commissario capo della squadra mobile di Nuoro, guidò gli agenti
che – nel media center della Pascoli – distrussero computer, sala
stampa e ufficio legale. Gava aveva definito l’azione un
«sommario controllo».
Entrambi sono imputati al
processo Diaz (rispettivamente per calunnia e perquisizione illegale),
entrambi – questo il motivo del rinvio a giudizio – avrebbero firmato
dei verbali di arresto e perquisizione senza essere presenti durante i
fatti: il 7 aprile per loro inizierà anche il procedimento per
il reato di falso.
Le loro posizioni, in relazione alla firma dei
falsi verbali, furono archiviate nel 2005. La procura genovese ricorse
in Cassazione. Per l’occasione si mosse anche il procuratore
generale, sostenitore, in quel caso, della teoria del piano ordito
dall’alto: «Tutte le risultanze istruttorie sembrano
fondatamente deporre per un’azione preordinata e concertata allo
scopo di arrestare gli occupanti della scuola Diaz». Ovvero, come
venne stabilito dalla prima archiviazione, quello di Gava e Troiani
sarebbe stato un «falso inconsapevole». Deciso
dall’alto, dai vertici.
Non la pensò così la
Cassazione alcuni mesi fa, né lo ha pensato ieri il gup genovese
Roberto Fucigna: firmare un verbale di arresto senza sapere cosa vi sia
scritto (e va ricordato che dopo sette anni, uno dei firmatari è
ancora ignoto), è un falso, consapevole, anche nel caso
l’ordine sia pervenuto dai vertici. Una decisione che suona
allarmante anche per i superpoliziotti imputati al processo Diaz per il
medesimo reato.
Lo stesso gup nel corso dell’udienza a porte
chiuse, avrebbe sottolineato la straordinarietà del verbale
della scuola Diaz, per omissioni, mancanze e stranezze. Di certo non
è l’unica stravaganza dei procedimenti connessi al G8
genovese, la cui importanza è stata ricordata anche nel giorno
dell’inaugurazione dell’anno giudiziario presso il
tribunale ligure, dal presidente della Corte d’Appello di Genova,
Ettore Criscuoli.
Un passaggio storico e politico ancora da
affrescare per il movimento dei movimenti, una rilettura in chiave
giudiziaria che passa attraverso binari piuttosto delineati. In
entrambi i casi, il G8 ha avuto un impatto storico fuori dal comune e
non ancora assorbito: per il movimento e le lotte sociali, ma anche per
il tribunale genovese. La sentenza del processo Diaz potrebbe arrivare
solo dopo l’estate, mentre il procedimento contro i 25
manifestanti è già giunto al culmine del primo grado
(oltre 100 anni di pene per 24 manifestanti). Mentre il team che lavora
sui fatti di strada fu esentato, dal 2005, di svolgere anche
attività ordinaria – e non sono escluse nuove azioni da parte
dei pm riguardo altri filoni di indagine sui manifestanti – i
magistrati impegnati a fare chiarezza sull’operato delle forze
dell’ordine, si devono adattare anche all’ordinaria
attività quotidiana della procura genovese. In questo modo
incontrano rallentamenti tutte le appendici dei procedimenti che vedono
imputati appartenenti alla polizia.
L’indagine sulla falsa
testimonianza dell’ex questore di Genova Colucci, è stata
chiusa e attende le richieste di rinvio a giudizio.
De Gennaro,
indagato insieme a Colucci e all’ex capo della Digos genovese
Mortola, dopo aver ricevuto il nuovo incarico da commissario a Napoli,
ha fatto pervenire ai pm una memoria scritta tesa a richiedere
l’archiviazione, smentendo la sua volontà a farsi
riascoltare dai magistrati. Il 28 febbraio è prevista la sua
audizione nel procedimento per i fatti della scuola Diaz. Colucci
invece, pare sarà riascoltato a breve dai pm genovesi. Oltre a
sparire, e apparire, le firme sui verbali, a Genova sono anche sparite,
senza riapparire, le prove contro i poliziotti: l’inchiesta sulla
scomparsa delle molotov, lentamente, prosegue.

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