Attentato al progettista del Cpt – Il Cpt di corso Brunelleschi

Attentato al progettista del Cpt – Il Cpt di corso Brunelleschi
Le minacce scritte sul cofano dopo aver distrutto l'auto

TORINO, 15 lug – Attentato intimidatorio, la scorsa notte, contro
un geometra progettista della Coema Edilità Srl, l'impresa che
sta terminando il raddoppio del Cpt di corso Brunelleschi
.
Ignoti, che carabinieri e polizia definiscono nei loro rapporti
«anarco-insurrezionalisti», hanno preso di mira la Renault
Clio di F. D., 28 anni. L'auto era parcheggiata a Collegno, in una
strada vicina all'abitazione del professionista. I teppisti hanno
scritto con un punteruolo, sul cofano, la frase «Al centro del
mirino» ed hanno poi vergato sulle portiere le parole
«Tic-Tac», cerchiando la A nel modo in cui è
simboleggiata l'anarchia. Prima di andarsene, poi, i soliti ignoti
hanno anche sfilato il nottolino da una delle portiere e strappato, con
fini vandalici, i fili dell'accensione. In tutto un danno di un
migliaio di euro. Non ci sono dubbi sulla paternità del gesto,
da attribuire agli anarco-insurrezionalisti, non nuovi ad iniziative
intimidatorie nei confronti della Coema. Anche se nessuno sembra avere
notato nulla, considerato che la zona è abbastanza periferica e
poco frequentata.
La Coema
Edilità srl aveva vinto, nella primavera del 2006, un appalto
del Ministero delle Infrastrutture da 11 milioni di euro per
l'ampliamento del Cpt e le opere, in fase di ultimazione, sono iniziate
l'anno scorso. L'ampliamento riguarda le aree fra via Monginevro e
corso Brunelleschi, che passeranno da 88 posti a circa 170. Quando
sarà inaugurato il primo lotto (quattro strutture realizzate ex
novo tra via Monginevro e corso Brunelleschi), gli «ospiti»
verranno trasferiti e il cantiere si sposterà nell’attuale
Cpt.
La parte nuova, infatti, occupa il settore sino a pochi
mesi fa rimasto inutilizzato, dove una volta c’era il poligono di
tiro della vicina caserma. Un’area con una storia: gli alberi
tagliati avevano oltre mezzo secolo, ripiantumati dopo che quelli
precedenti erano serviti ai residenti, durante la guerra, come legna da
ardere per l’inverno. L’ingresso principale non sarà
più in in corso Brunelleschi ma in via Maria Mazzarello. I
vecchi muri sono stati sostituiti da una cinta di sicurezza, in cemento
armato. Spariranno le reti e il cortile. Nelle strutture, stanze di due
letti con bagno, aria condizionata e tv. I pasti arriveranno
dall’esterno, forse con lo stesso catering che serve altri
servizi pubblici. Infine l’infermeria, grande e attrezzata. I
lavori sono ovviamente «top secret», classificati come
quelli di una caserma militare; non ci sono cartelloni con le
indicazioni delle caratteristiche tecniche. Il cantiere è
seguito, passo dopo passo, dai tecnici del Demanio Pubblico.
Le
opere sono state realizzate con buona solerzia nonostante il documento,
recapitato l'anno scorso ai giornali, in cui gli
anarco-insurrezionalisti consigliavano «calorosamente» alla
Coema di sciogliere il contratto. Aggiungendo: «Non avremo alcuno
scrupolo a colpire duramente chi collabori anche in maniera marginale
con la Coema». Alla sede della ditta, in corso Unione Sovietica,
era giunta esattamente un anno fa anche una bomba carta: l'ordigno non
esplose grazie alle contromisure prese a difesa dell'azienda, la bomba
fu fatta brillare in cortile dagli artificieri. Gli
anarco-insurrezionalisti (che hanno firmato le rivendicazioni con la
sigla Fai-Rat) non avevano dimenticato di prendersela anche con i
giornali: in una lettera, giunta a La Stampa, avevano promesso
«fuoco e piombo» a carceri, Cpt, sbirri e giornalisti
(«fomentatori di odio razziale»). E' la prima volta che,
dopo quelle minacce, viene direttamente colpito uno dei dipendenti
dell'impresa. Ed è anche la prima volta che, spedizioni di
pacchi bomba a parte, si cerca di intimidire direttamente una persona
fisica, in questo caso un professionista.
L'episodio
dell'altra sera potrebbe comunque avere qualche attinenza con la
denuncia, avanzata dalla Digos tre giorni fa alla Magistratura, di
quattro anarchici accusati di avere scritto slogan sui nuovi muri del
Cpt. I quattro – tre ragazzi e una giovane donna di nazionalità
bosniaca – hanno agito in via Maria Mazzarello scrivendo «Questo è un lager della Croce Rossa» nonchè «Rivoltelle ai rivoltosi».

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