Processo BR: Ichino va in aula per attaccare lo statuto dei lavoratori

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Perchè Ichino (noto giuslavorista che non ha mai lavorato) si presenta come parte civile nel processo contro le "nuove BR"?

La risposta è arrivata stamani quando il senatore PD, nell’aula
giudiziaria che deve emettere un giudizio sugli imputati, ha trovato un
giusto palco, un attento pubblico e una buona pubblicità per le sue
teorie.
Ichino infatti ha preso la parola per sottolineare come la sua scelta
di costituirsi parte civile era stata presa «non tanto per me ma perchè
le limitazioni, le intimidazioni permanenti alla libertà di pensiero
sono qualcosa che pesa sull’intero Paese. Non mi importava tanto per
me, ma non volevo svalutare quanto accade all’intera comunità
accademica a cui appartengo».
Sorvolando sulla sua appartenenza alla comunità accademica, Ichino ci
insegna, se ce ne fosse ancora bisogno, come usare un tribunale a scopi
politici e spostare l’attenzione dei media su questioni che non hanno
niente a che vedere con gli omicidi per cui sono a giudizio gli
imputati e per cui il processo è in atto.
C’è da ricordare che il giuslavorista e senatore del Partito
Democratico (termine ormai diventato il nulla che diventa tutto ) è tra
i maggiorni responsabili dell’attacco ai diritti di chi lavora, sancito
dallo statuto dei lavoratori. Usare il palco del Processo alle "nuove
BR" per intimidire chi si sta battendo contro la macelleria sociale
portata avanti dai torici del lavoro è una operazione vergognosa e
ingiustificabile.
Quando il Nostro si esibisce in un esilarante (per quanto tragico) "in
nessuna parte del mondo il dibattito sul diritto del lavoro rappresenta
una minaccia…ma un paese democratico non può essere limitato nella
sua possibilità di discutere….questo rappresenta una grande
sofferenza», ci viene da ricordare che chi sta soffrendo oggi, nel
nostro paese, non è lui ma le migliaia di cassaintegrati delle
fabbriche e tutti quelle centinaia di migliaia di lavoratori precari
(creati dal pacchetto Treu e poi dalla legge Biagi ) che grazie alle
politiche ispirate da Ichino e colleghi stanno pagando sulla propria
pelle non solo il frutto della crisi ma anche i formidabili incassi che
le aziende fanno sulle spalle dei lavoratori.

Questa è la vergogna e il crimine.

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