11 Marzo: La morte di Francesco Lorusso

L’11 marzo un gruppo di studenti contesta l’Assemblea di Comunione e
Liberazione, che ha espulso con la forza alcuni giovani di sinistra.
Nei disordini seguenti uno studente di 25 anni, Francesco Lorusso,
militante di Lotta Continua, viene ucciso in via Mascarella da un colpo
sparato da un carabiniere. Nel pomeriggio un grande corteo del
Movimento si snoda per le vie del centro cittadino. Molte vetrine di
negozi vanno in frantumi. I manifestanti tentano tra l’altro l’assalto
alla sede cittadina della DC. Vengono occupati i binari della stazione
ferroviaria. Alcuni gruppi di studenti fronteggiano le forze
dell’ordine con lanci di bottiglie molotov e "sanpietrini". Nella zona
universitaria sono compiuti espropri proletari, tra cui quello al
ristorante Cantunzein e al bar Titano in via Zamboni. Le strade attorno
a piazza Verdi sono interrotte da numerose barricate, erette
soprattutto con i mobili della vicina mensa universitaria. E’ distrutta
la Libreria Terra Promessa di Comunione Liberazione.

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le voci http://www.radioalice.org/voci.html

I giovani del gruppo cattolico si barricano all’interno di un’aula,
invocando l’intervento delle forze di polizia. Appena giunti sul posto,
con mezzi spropositati, i carabinieri si scagliano contro gli studenti
di sinistra intenti a lanciare slogan. La carica fa subito salire la
tensione. Nel corso degli scontri successivi, che interessano tutta la
zona universitaria, Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta
Continua, viene raggiunto da un proiettile mentre sta correndo, insieme
ai suoi compagni, per cercare riparo. Muore sull’ambulanza, durante il
trasporto in ospedale. Alcuni testimoni riferiranno di aver visto un
uomo, poi identificato nel carabiniere ausiliario Massimo Tramontani,
esplodere vari colpi, in rapida successione, poggiando il braccio su
un’auto per prendere meglio la mira. Lo sparatore, arrestato agli inizi
di settembre e scarcerato dopo circa un mese e mezzo, sarà in seguito
prosciolto per aver fatto uso legittimo delle armi.
Quando si diffonde la notizia dell’assassinio, migliaia di persone
affluiscono all’Università. Dopo che il corteo, partito nel pomeriggio,
viene disperso da violente cariche, una parte dei manifestanti occupa
alcuni binari della stazione ferroviaria, scontrandosi con la polizia,
mentre altri si dirigono verso il centro della città e sfogano la
propria rabbia anche infrangendo le vetrine dei negozi. Le iniziative
di protesta dei giorni successivi sono duramente represse. Numerosi i
fermi e gli arresti. Finiscono in carcere, tra gli altri, i redattori
di Radio Alice, emittente dell’area dell’Autonomia Operaia chiusa dalla
polizia armi alla mano.
I fatti di Bologna caricano di tensione l’imponente corteo nazionale
contro la repressione che si svolge il 12 marzo a Roma. Bottiglie
molotov vengono lanciate contro sedi della DC, comandi di carabinieri e
polizia, banche, ambasciate. Gli scontri nelle strade sono violenti, e
in alcuni casi si svolgono a colpi di arma da fuoco.
Ai compagni, ai familiari e agli amici di Lorusso si impedisce intanto
di svolgere il funerale in città e di allestire la camera ardente nel
centro storico, mentre il contatto ricercato dai militanti del
movimento con i Consigli di Fabbrica e la Camera del Lavoro è reso
difficile dalla posizione intransigente assunta dalle organizzazioni
della sinistra storica. La frattura con il PCI raggiunge il suo apice
nella manifestazione contro la violenza, organizzata per il 16 marzo a
Bologna dai sindacati confederali, con la partecipazione, tra gli
altri, della DC, partito che il movimento aveva indicato quale
principale responsabile dell’assassinio. In quell’occasione al fratello
di Francesco fu vietato l’intervento dal palco.

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