Milano: La Lunghezza dell’Onda in Statale

A distanza di un anno da quello che e’ stato il movimento
studentesco piu’ importante dei nostri tempi, proponiamo un momento di
confronto e di analisi sul significato che ha avuto l’onda anomala.
Freschi ancora di quei momenti, ne parleremo con Francesco Raparelli
(autore del libro "la lunghezza dell’onda"), Omid Firouzi (Universita’
di urbino)e alcuni compagni del Cua di Torino (Collettivo Universitaro
Autonomo).

Sono le 17,30 di un normalissimo Lunedì di Ottobre. Siamo, come al
solito in Statale, in chiostro a parlare di politica. In tutta italia
c’è fermento contro la riforma Gelmini, contro i tagli di Tremonti e
contro gli attacchi alla scuola pubblica che si ripetono da anni.
Decidiamo allora di lanciare un’assemblea di ateneo e vedere che
succede…

Il giorno dopo l’assemblea lanciata non riesce nemmeno ad iniziare, c’è
troppa gente e si decide da subito di partire in corteo. E’ strano
perché fin dal primo momento tutti e tutte esprimono la volontà di non
fare semplici cortei dentro l’università, ma di uscire, di BLOCCARE le
stradele piazze e le arterie principali della città. E’ così che è
cominciato il movimento dell’onda a Milano. Per tre settimane Milano ha
visto cortei spontanei uscire da licei e università per bloccare città
e stazioni. Un’ onda, sì un’ onda anomala che ci ha travolto senza
preavviso. Un movimento che ha superato qualunque tipo di previsione o
pianificazione. Per tre settimane abbiamo vissuto le strade della
nostra città come non era mai successo. Abbiamo bloccato, sognato,
sorriso, ma sopratutto ci abbiamo creduto. Sì a Milano per qualche
giorno ci credevamo davvero: ”possiamo bloccare la riforma
Gelmini”.”Ce la facciamo, dai che ce la facciamo” queste le frasi
che rimbombavano nei corridoi nelle aule nei chiostri e nella mensa.

Poco dopo è stato come svegliarsi da un sogno bellissimo. Cominciavamo
a sentire la stanchezza, iniziavano le prime pacche sulle spalle ”non
ci siamo riusciti”, ”cosa usciamo a bloccare a fare?” ”hanno vinto
loro”. Ed ecco che arriva il maledetto riflusso, ma non abbiamo
neanche il tempo di renderci conto di quello che sta succendendo che
alle 6 di mattina arriva la chiamata: ”Hanno sgomberato cox 18”.

Ecco che le piazze di Milano si gonfiano di nuovo. Questa volta la
rabbia, di voglia di protagonismo, l’incazzatura è davvero tanta. Da
subito ripartono cortei spontanei che bloccano la città di nuovo, ma
questa volta ci sono i cassonetti rovesciati, i volti coperti i cori
contro la Polizia e contro la giunta comunale che rimbombano nelle
manifestazioni che invadono la città.

Ed è così che ci ritroviamo tanti. Tantissimi. In 10 mila. Gli studenti
dell’onda, quelli di Cadorna. Quelli che xxxx. Quelli che si erano
arresi. Li ritroviamo, ci ritroviamo ancora una volta insieme per
difendere un centro sociale, e non per parlare di scuola.

Discutiamo di autogestione, di autorganizzazione e di conflitto.
”Dobbiamo riprenderci cox18”. Sono 4 mura, ma 4 mura che per tutti
noi rappresentano molto, moltissimo. Ecco che prende forma la voglia di
protagonismo. E il dibattito dentro le università si sposta: adesso di
parla di Milano, di pacchetti sicurezza, di telecamere e di spazi
sociali.

Dopo 2 settimane cox 18 viene rioccupato da 400 compagni determinati a riprenderselo. Tutta Milano.

Quella Milano che ha dormito per anni, quella Milano che si è svegliata
grazie ad un’ onda di acqua fresca che l’ha rimessa in moto.

Di questo e molto altro vorremmo parlare Giovedì 11 Marzo alle 16,00 in
statale. Partendo dal libro di Francesco Raparelli ci piacerebbe
rivivere quei momenti, confrontarci, parlare anche del presente e del
futuro. Lo faremo anche con Omid Firouzi e alcuni compagni del Cua di
Torino.

Ci prepareremo poi, anche per il corteo del 12 marzo ore 9,30 cairoli.

Corsari Milano
corsari-milano.noblogs.org

raparelli statale

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