L’Aquila: Pasqua di rinascita

Le carriole, il cuore di tanti Aquilani messo a servizio della
propria
città, suscitano paura, polemiche, attacchi, strumentalizzazioni. Nelle
stanze del potere si vede di mal’occhio la raccolta di tanti
cittadini sotto un unico obiettivo.

by Miss Kappa (da: toscana.indymedia.org)

I cittadini pensanti, critici, attivi, nell’Italia di oggi, devono
essere eliminati. Relegati in un angolo, ridotti al silenzio a subire le
decisioni prese da altri. E’ questo il volere del Prefetto Gabrielli.
E’ questo il volere della Curia. Gli attacchi sono stati spietati.
Gabrielli, ex capo del Sisde, amico fraterno di Guido Bertolaso,dopo
aver sentenziato che le carriole aquilane sono un chiaro strumento
elettorale, ed aver denunciato i cittadini, non pago, ha inferto
l’affondo "questa si chiama prepotenza delle minoranze". E qui si scopre
l’individuo. Sorvolando sul fatto che non siamo minoranze, bensì
rappresentanze,come vogliamo definire chi scorge nelle minoranze un
pericolo e non una ricchezza? E ne annulla i diritti? Come vogliamo
chiamare chi tende a ridurle dispoticamente al silenzio? A voi la
risposta.

Altro uomo di potere che non ci ha lesinato stigmatizzazioni è
l’arcivescovo Molinari, colui che è stato commissariato dallo stesso
papa, tramite l’invio di un vescovo ausiliare. ” Sembra che ci sia
qualcuno molto interessato alle ‘carriolate’ perché
vuole creare dal punto di vista politico un gruppo che abbia autorità
nella ricostruzione della città”. E ancora:" qualcuno è molto
interessato a queste manifestazioni per poter entrare poi nella cabina
di regia delle attività di rimozione delle macerie e di ricostruzione"
Pure illazioni quelle dell’uomo di chiesa, che lanciano ombre, ma non
fanno nomi. Se gli Aquilani volessero fare illazioni sull’operato del
vescovo e della curia tutta, prima del terremoto, avrebbero milioni di
parole da versare. Se ne sono viste delle belle, con i numerosi pretini
giovani arrivati in città dopo l’insediamento del vescovo. Eleganti e
azzimati come maniquenne e affettati come cicisbei. Si sono notati i
loro comportamenti poco ortodossi. Nelle strade e nelle canoniche.
Illazioni, supposizioni senza nessuna base concreta, per cui i cittadini
hanno taciuto. Non hanno rilasciato interviste nelle quali
esplicitavano i loro sospetti. Il vescovo, invece, parla a favore dei
giornalisti. E accusa. Senza addurre fatti probanti. Fatti, invece, e
non parole, sono quelli che vedono la Curia imporre prepotentemente le
mani sul bottino del post terremoto, ottenendo che si costruiscano
strutture pubbliche, con danaro pubblico,quali la nuova casa dello
studente, su terreni privati, della curia, che ne assume la gestione ed
il possesso. Oppure costruendo strutture private, chiesa, conventino per
sei fraticelli, accoglienza e mensa su terreni pubblici, quale Piazza
D’Armi. Disgustoso l’atteggiamento che vede chi dovrebbe auspicare e
favorire la fratellanza fra le genti applicare il divide et impera che
qui, ormai, è di casa. Applicato in primis dal metodo protezione civile,
quindi dalle istituzioni, ed ora anche dalla clero. Nessuna parola per
le infiltrazioni mafiose negli appalti, nè su chi rideva alle 3e32 di
quella notte. Nessun cenno a chi specula sulla nostra tragedia. Lì si
tace. Come sui preti pedofili.

Mi cheto. La Pasqua nella mia città mi piaceva tanto. Come rito di
rinascita. Ed amavo, da atea, il funerale di Cristo uomo che si svolgeva
per le via del centro storico. La processione del venerdì santo mi
vedeva sempre presente. Quest’anno non ci sarò. Sono nauseata. La
mattina di Pasqua ci riuniremo per la tradizionale colazione aquilana
nel presidio permanente di piazza Duomo. Per abbracciarci ancora. Per
continuare a sperare. Poi il selenzio per la commemorazione della nostra
tragedia. Solo la fiaccolata, dalla mezzanotte del 5 alle 3e32 del 6
aprile. Lasciamo agli altri i teatrini e le ostentazioni. Noi esigiamo
silenzio e rispetto.

Buona Pasqua di rinascita a tutti voi.
Un abbraccio.

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