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Abbiamo il Cuore Nero, facciamo ridere il mondo intero
Posted in antifascismo, antisessismo, antirazzismo
Comments Off on Abbiamo il Cuore Nero, facciamo ridere il mondo intero
Torino – Olio bruciato e scritte sul muri del Comune
Riceviamo da sms anonimo e ridiffondiamo, i
180 caratteri non permettono di far capire di più, ma
immaginiamo che la minaccia di sgombero della Boccia non vada giù ai solidali e a chi crede nell’autogestione.
Colpito il comune con pintoni di olio bruciato.
Capeggia la scritta "Dittatura Democratica" e una A Cerchiata.
riceviamo e pubblichiamo da una email inviata da un solidale
Domenica 16 Nov, ore 15.00. Al comune la Dittatura Democratica S.p.a.
ha già cancellato le scritte. Ma la vernice nera, mista (come
leggiamo dal comunicato) a olio bruciato, continua a rimanere come
cornice all’ingresso del palazzo dei bottoni di una città sempre
più morbidamente repressa.
Solidali con la Boccia Squat
Cani sciolti di Porta Palazzo
fonte ansia
Scritta e olio esausto sul portone del Comune di Torino
Sull’episodio indaga la Digos
(ANSA) – TORINO, 15 NOV – Olio esausto e’ stato gettato la scorsa
notte contro il portone d’ingresso del Comune di Torino. Gli autori lo
hanno inoltre imbrattato con la scritta ”Dittatura democratica”.
Sulla vicenda indaga la Digos. L’episodio sarebbe riconducibile
all’area anarchica torinese. ”La Destra – sototlinea il capogruppo
Giuseppe Lonero – condanna fermamente l’atto vandalico, sintomo di una
grave assenza di rispetto nei confronti delle Istituzioni”.(ANSA).
Posted in movimento e manifestazioni
Comments Off on Torino – Olio bruciato e scritte sul muri del Comune
Palermo: rioccupato l’Ex-Carcere. LA LOTTA NON SI ARRESTA NE SI SGOMBERA!
Le lotte non si fermano! 8 anni di occupazione non si cancellano!
Oggi , a circa 2 settimane dallo sgombero
del centro sociale ExKarcere , effettuato alle 6:00 del mattino da uno
schieramento imponente di forze dell’ordine che hanno assediato il
quartiere Albergheria per una giornata intera, ci siamo ripresi solo
una piccola parte di quello che ci spetta , abbiamo occupato nuovamente
i locali di via Vesalio/Forlanini, spazio pubblico abbandonato da anni.
In questi ultimi mesi con l’insediamento del nuovo questore e
soprattutto del governo Berlusconi si e’ verificato un sostanziale
aumento degli sgomberi ed una strategia di tolleranza zero non solo
verso le occupazioni di spazi sociali, ma anche verso i migranti, verso
i lavoratori che scioperano, verso i senza casa, verso gli studenti che
occupano scuole e universita’, verso tutte le forme di dissenso e di
lotte sociali.
del centro sociale ExKarcere , effettuato alle 6:00 del mattino da uno
schieramento imponente di forze dell’ordine che hanno assediato il
quartiere Albergheria per una giornata intera, ci siamo ripresi solo
una piccola parte di quello che ci spetta , abbiamo occupato nuovamente
i locali di via Vesalio/Forlanini, spazio pubblico abbandonato da anni.
In questi ultimi mesi con l’insediamento del nuovo questore e
soprattutto del governo Berlusconi si e’ verificato un sostanziale
aumento degli sgomberi ed una strategia di tolleranza zero non solo
verso le occupazioni di spazi sociali, ma anche verso i migranti, verso
i lavoratori che scioperano, verso i senza casa, verso gli studenti che
occupano scuole e universita’, verso tutte le forme di dissenso e di
lotte sociali.
A questi tentativi ripetuti di intimidazione e di repressione, a fronte
dell’impunita’ manifesta per le forze dell’ordine in quel di genova
(sentenza di assoluzione di tutti i capi G8 Genova 2001), rispondiamo
con una occupazione che vuole parlare a tutte le lotte sociali che in
questo momento si stanno sviluppando nella citta’ di Palermo. Perche’
difendere tutti i momenti di lotta , metterli in collegamento dargli
voce e forza, è l’unica strada per rispondere con determinazione al
governo, alla sua arroganza e alla devastazione sociale che sta
compiendo.
All’ ExKarcere Occupato durante tutta la settimana si svolgeranno iniziative sociali, culturali, musicali, momenti di lotta.
Centro Sociale ExKarcere riOccupato
via Vesalio /Via Forlanini (quartiere Albergheria)
Posted in movimento e manifestazioni
Comments Off on Palermo: rioccupato l’Ex-Carcere. LA LOTTA NON SI ARRESTA NE SI SGOMBERA!
Dossier Antifa sui fatti di piazza Navona
Dossier Antifa sui fatti di piazza Navona
Per approfondire dinamiche e ruoli dei protagonisti in negativo del
29 ottobre 2008, è disponibile un dossier degli antifascisti e delle
antifasciste di Roma.
[a cura di tmcrew]
Questo dossier è stato pensato per essere stampato e diffuso in formato opuscolo.
Per permettere una maggiore diffusione abbiamo pensato anche ad
altri formati che possano essere stampati più facilmente con la propria
stampante
- Formato 1: OPUSCOLO A5 [3,5 MB PDF] – fotocopisterie con stampa da digitale, dirgli che va stampato con formato stampa "opuscolo". (Formato A5)
- Formato 2 : Formato A4 [4 Mb PDF]– per stampe "in proprio" con foglio standard
Clicca qui per la versione leggera da visualizzare sullo schermo Dossier [1.1 Mb PDF]
Dossier Video
scarica in diversi formati o embedda il video I burattini del potere
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Posted in antifascismo, antisessismo, antirazzismo
Comments Off on Dossier Antifa sui fatti di piazza Navona
NUOVE AGGRESSIONI FASCISTE A BOLOGNA E A ROMA
ANSA) – BOLOGNA, 15 NOV – Quattro attivisti di estrema destra sono
stati arrestati a Bologna per un’aggressione di stampo ‘nazi’ a due
giovani di sinistra. La scorsa notte in piazza della Mercanzia, in
pieno centro, i giovani sono stati identificati come ‘comunisti’, per
il loro abbigliamento e perche’ avevano un bongo e una chitarra, e
picchiati. Un 34enne di Catanzaro ha riportato serie lesioni, qualche
livido per un 21enne. Tra gli arrestati, due componenti della
skinheads-band bolognese ‘Legittima offesa’.
Aggressione razzista a Roma
ROMA – Un’ aggressione violenta e inaspettata. Calci, pugni, insulti
senza nessun motivo. E poi il grido: "immigrati andate via". Il tutto
nel cuore della capitale, a Villa Borghese. Così Victor,
cittadino peruviano e operatore ecologico di una cooperativa sociale,
racconta i momenti di paura vissuti poco prima delle otto assieme ad un
suo collega, anche lui peruviano mentre erano intenti a svuotare i
cestini dei rifiuti nella storica villa romana. Victor, in Italia da
dieci anni, vive in periferia ha una figlia di tre anni che va
all’asilo. Spiega che uno dei suoi aggressori "era un punk che spesso
dorme a Villa Borghese", lo aveva già notato altre volte mentre
puliva il giardino vicino alla Casina dell’Orologio.
Degli altri due non ricorda nulla. Ricorda solo di essere stato
"insultato prima del calcio in viso con frasi tipo ‘straniero di m…’,
‘immigrati andatevene’". Victor e l’altro cittadino peruviano,
più grande di lui (che non era suo padre come detto in un primo
momento), hanno cercato di non ascoltare gli insulti e le provocazioni
dei tre uomini. Ma quando Victor si è chinato per svuotare il
cestino dei rifiuti lo hanno colpito prima in faccia poi alla schiena.
Quando il suo collega ha tentato di difenderlo è stato
aggredito anche lui. A denunciare il fatto Fabio Benedetti, presidente
della Cooperativa sociale Parco di Veio, che gestisce la manutenzione
di Villa Borghese e per la quale i due immigrati lavorano. Al pestaggio
ha assistito il proprietario del bar della Casina dell’orologio che ha
allertato la polizia.
"Stamani, prima delle 8, due peruviani, dipendenti della Cooperativa
sociale Parco di Veio, sono stati aggrediti da tre uomini a Villa
Borghese. Come ogni sabato da quasi 5 anni – spiega – i dipendenti
lavoravano all’interno della Villa, quando davanti alla Casina
dell’orologio, il più giovane è stato avvicinato da un
uomo con anfibi e giubbotto neri, e pugno di ferro, che lo ha preso a
calci spaccandogli il sopracciglio e ferendogli lo zigomo e il mento.
Poi è stato picchiato anche il collega. Nel frattempo -ha
concluso Banedetti- dal bar qualcuno ha telefonato alla polizia e al
118 che ha soccorso i due?".
Victor dopo l’aggressione è stato medicato al pronto soccorso
del policlinico Umberto I dove i medici gli anno dato una prognosi di
20 giorni. Per l’altro immigrato invece la prognosi é stata di
dieci. "Non ho paura -dice Victor- e non penso che l’Italia o Roma
siano posti razzisti, ma mi chiedo perché questa intolleranza
verso noi stranieri?".
Posted in antifascismo, antisessismo, antirazzismo
Comments Off on NUOVE AGGRESSIONI FASCISTE A BOLOGNA E A ROMA
URGENTE! STACCATO TELEFONO AL COLLETTIVO TELEFONO VIOLA|
EMAIL DEL COLLETTIVO DEL TELEFONO VIOLA DI MILANO
cari compagni e compagne,dopo ben 14 ANNI DI ASSISTENZA TELEFONIKA 365 SU
365,LA TELECOMDIMERDAAAAAAAAAAA ,HA DICHIARATO CHE IL TELEFONOVIOLA DI
MILANO NELLA SUA LINEA DI ASCOLTO TELEFONO CONTRO GLI AQBUSI PSICHIATRICI
SANITARI "E’ INESISTENTE".ABBIAMO ATTIVATO UN CELL. DI EMERGENZA(DA LUNEDI
IL NS SUPPORTO LEGALE PROMUOVERA CAUSA A TELECOM"INTANTO SE POTETE
PUBBLICIZZATE QUESTO NUMERO COME PROVVISORIO:334.3968947 con le stesse
modalita noi saremo presenti il mercoledi dalle 17.00 ALLE 20.00 nella
sede di Via dei transiti 28 c/o ambulatorio medico popolare
ivi risponderemo al provv cell.
Ricordiamo pure gli altri orari:CONSULTORIO AUTOGESTITO MARTEDI DALLE 17.00
LUNEDI AMBULATORIO MEDICO:dalle 15.30 alle 18.30
GIOVEDI """"""""""""""""":DALLE 17.30 ALLE 20.30
Venerdi presso il coa t28 aperitivi iniziative,cena sociale
COLLETTIVO DEL TELEFONO VIOLA DI MILANO-T28 OKKUPATO
Posted in repressione e carcere
Comments Off on URGENTE! STACCATO TELEFONO AL COLLETTIVO TELEFONO VIOLA|
_G8 DIAZ_ :AMNISTIA PER LA POLIZIA. IN NOME DEL POTERE
Giovedì 13 novembre 2008 si è concluso
l’ultimo dei tre grandi processi di primo grado per gli eventi
legati alle proteste contro il G8 del luglio 2001 a Genova.
Il
processo a 29 funzionari di polizia per l’irruzione alla scuola
Diaz che terminò con 93 persone arrestate illegalmente e 61 di
queste ferite gravemente si è concluso con una sentenza
esemplare: sedici assoluzioni e tredici condanne.
Il tribunale ha
deciso di condannare solo gli operativi e di assolvere a pieno titolo
chi ha pianificato un’operazione vendicativa e meschina. Di
assolvere le menti che per giustificare una carneficina hanno deciso di
piazzare due bombe molotov recuperate nel pomeriggio tra gli oggetti
rinvenuti, di mentire circa l’accoltellamento di un agente, di
coprirsi l’uno con l’altro raccontando incredibili
resistenze da parte degli occupanti della scuola e saccheggiando il
media center che vi si trovava di fronte. La ciliegina sulla torta del
presidente Barone e delle sue due giudici a latere Maggio e Deloprete:
alle vittime di quella notte va qualche spicciolo, tanto perché
nessuno si lamenti di essere stato tagliato fuori da una immaginaria
torta.
Alla lettura della sentenza nessuno di noi si è
meravigliato. Non siamo delusi, non siamo tristi, né pensiamo
alcuno dovrebbe esserlo. Siamo solo furiosi.
Non abbiamo mai creduto che la giustizia fosse
veramente "uguale per tutti", non abbiamo mai creduto che chi esercita
il potere avrebbe ammesso di essere giudicato, di essere messo in
discussione.
Ma il dileggio con cui è stata confezionata
questa sentenza parla da sé: l’amnistia per la polizia
è la seconda parte di quell’operazione vendicativa e
meschina che ha portato alla Diaz. E’ il secondo tempo della
vendetta per la frustrazione e il terrore che lo Stato e i suoi
apparati hanno provato in quei giorni di rivolta. Non ce l’hanno
mai perdonata e non ce la perdoneranno.
La sentenza che chiude
questo ciclo di processi di primo grado dovrebbe essere una lezione di
storia, e forse grazie ad essa restituiremo la dignità a una
vicenda che ne ha avuta molto poca, perché molti oltre a noi si
accorgeranno di qualcosa che è la base di quanto è
successo a Genova in quei giorni.
Esiste una posizione per cui
parteggiare: quella degli insofferenti, quella dei subalterni, degli
sfruttati, dei deboli, di coloro che lottano per un mondo migliore e
più equo. Ed esiste un’altra posizione, quella di chi
comanda ed esegue, di chi tortura e vìola, dei forti con i
deboli e dei deboli con i forti, quella di chi esercita il potere e lo
coltiva.
Nella vita bisogna scegliere. Noi lo abbiamo fatto,
oliando meccanismi di memoria che altrimenti avrebbero condannato
all’oblìo una pagina nera della storia italiana e
internazionale. Noi lo facciamo tutti i giorni. Non abbiamo rimorsi e
non abbiamo rimpianti per quanto è avvenuto. Solo rabbia. E non
siamo i soli.
Supportolegale
Non è facile prender la parola
con lucidità a poche ore dalla sentenza sulla mattanza della Diaz, con
ancora nelle orecchie il dispositivo del tribunale di Genova che “in
nome del popolo” sancisce la legalità della violenza di stato e di
governo, una sentenza che – a due mesi dalla prescrizione – riduce i
drammatici fatti di quella notte ad alcuni singoli eccessi e non ad una
strutturale sospensione politica di ogni garanzia formale e
sostanziale.
Non è facile per chi in quei giorni, e nei mesi
precedenti, ha faticato, pensato, lavorato per un anno alla costruzione
di quella grande esperienza collettiva che è stato il luglio del 2001,
sentito il calore e gli abbracci, i sorrisi e le lacrime di compagne e
compagni, ha dormito al Carlini, ha respirato i lacrimogeni, ha visto e
subito violenze inaudite, ha sfidato la zona rossa, ha avuto paura, ha
ballato, lottato, ha pianto ed ha seguito per questi 7 anni i processi.
Non è facile nemmeno per chi, come noi, non si
aspettava granchè, per chi sa che non è in un’aula di tribunale che si
può produrre “verità e giustizia” sulle giornate del luglio 2001.
L’azione di polizia che passerà alla storia come la
“Macelleria messicana”, quella che Amnesty International ha definito
“la più grave sospensione dei diritti in Europa dal dopoguerra ad oggi”
per il Tribunale di Genova è responsabilità di qualche agente che ha
esagerato, mentre per i vertici nazionali delle forze dell’ordine, che
durante il massacro erano dentro la scuola o nel giardino, “il fatto
non sussiste”.
Sappiamo bene che le articolazioni del potere
pretendono di applicare il diritto sospendendolo attraverso lo stato di
eccezione permanente e non possono che legittimare loro stesse,
sanzionando (per altro solo sulla carta) qualche sgradevole eccesso.
Questa sentenza non poteva essere altra, sebbene –
credendo per un attimo alla “giustizia” così come ci viene raccontata
dalla retorica formale – fatti, testimonianze e documenti emersi in
questi anni di dibattimento facessero, “atti alla mano”, sperare in un
esito un po’ diverso.
Forse non poteva succedere.
Il G8 di Genova ha rappresentato un percorso che vive
di una sua coerenza precisa sin dal primo momento: da quando anni fa fu
deciso di riunire gli 8 (ex) grandi della terra a Genova, a quando fu
predisposto tutto il meccanismo repressivo ed inventata la “zona rossa”
espropriando la città ai suoi abitanti, da quando vennero fatte le
prove generali (con il governo Amato) a Napoli, da quando quel grande
spazio pubblico che fu la moltitudine di Genova divenne oggetto di una
violenza indiscriminata, dall’omicidio di Carlo all’archiviazione del
relativo processo, dalla farsa della “commissione d’inchiesta” alle
promozioni politiche di quegli stessi vertici oggi assolti, fino alle
sentenze su via Tolemaide e Bolzaneto.
Un cerchio che si chiude drammaticamente ma con coerenza.
I responsabili della mattanza di quelle giornate sono
stati tutti assolti e promossi, i pochi poliziotti condannati vedranno
il processo di appello interrompersi per prescrizione fra pochi mesi, a
nessuno rimarrà nemmeno una macchia sull’ordine di servizio, mentre la
prescrizione non arriverà mai per i 25 manifestanti processati per
devastazione e saccheggio e molti di loro rischiano anni di carcere.
Al tribunale di Genova il potere aveva già dato un
messaggio chiaro, in questi anni: non c’è alcuna beffa nelle promozioni
dei vertici protagonisti del massacro della Diaz decise dal governo di
centrosinistra negli anni scorsi.
Avrebbe potuto un tribunale beffare il potere condannandoli?
Questo lungo percorso giudiziario e politico, i tanti
processi al movimento di questi anni, le scelte autoritarie o i
messaggi intimidatori di tutti i governi, le infiltrazioni, le minacce
fasciste: tutti tasselli che, dal 2001 ad oggi, hanno significato il
tentativo di riscrivere la storia dal punto di vista del potere e la
volontà di intimidire, minacciare ed impaurire chiunque pensasse di
ostacolare il comando, di disobbedire, di voler cambiare.
Fortunatamente la risposta a quanto questo tentativo sia andato a buon fine la abbiamo proprio in questi giorni.
La risposta è la grande onda che riempie strade, piazze
scuole ed università, le tante insorgenze a difesa del bene comune in
ogni angolo del paese, tutti quei movimenti che costruiscono percorsi
pubblici e aperti che traggono la loro forza dal consenso su cui
poggiano, che scelgono la radicalità come risposta alla rapina dei
territori o ad un futuro senza prospettive.
Quel disegno di annientamento è insomma già fallito, lo
abbiamo già sconfitto: ed è questo l’unico grande elemento di verità
pubblica che supera qualsiasi verità formale scritta dai giudici sotto
dettatura.
Sotto quest’aspetto, pur con la rabbia e la delusione
che ci assalgono questa sera, abbiamo già vinto, ed è evidente nella
cronaca delle lotte del ciclo che si è recentemente aperto: quel
tentativo lo abbiamo insomma già sconfitto, così come le istituzioni
oggi non sono più forti o legittimate, malgrado i tentativi politici e
giudiziari di questi anni.
Non cercavamo verità e giustizia nelle sentenze scritte
in nome del potere perchè non abbiamo mai smesso di costruirle assieme
ad altr* in un grande spazio comune, perchè i movimenti che continuano
a fiorire e crescere in questi mesi sono anche frutto dei semi gettati
in quel fantastico e drammatico luglio del 2001.
Siamo tutte e tutti ancora qui, ma il bello è che siamo
dentro un’onda nuova, assieme a tanti e tante altr*, con Carlo nel
cuore.
Centro Sociale Zapata Genova
Posted in NO G8
Comments Off on _G8 DIAZ_ :AMNISTIA PER LA POLIZIA. IN NOME DEL POTERE
Scuola Diaz, sentenza vergogna: assolti i vertici della Polizia di Stato
La Magistratura nostrana applica due pesi e due misure, dimostrando
quanto sia retorica la frase che campeggia nelle aule di ogni
tribunale: "La legge è uguale per tutti".Sono stati
infatti assolti i vertici della polizia Gratteri (attuale capo dell’anticrimine) e Luperi (n.1
dell’ex Sisde)
per i fatti avvenuti il 21 luglio 2001 all’interno della scuola Diaz di
Genova. In aula c’era solo un imputato: il capo della squadra mobile di
Parma, Alberto Fabbrocini per il quale i pm hanno chiesto
l’assoluzione. Pagano solo gli operativi, che quella notte
intervennero brutalmente sui manifestanti presenti nella scuola. Tredici
condanne dunque solo per gli agenti direttamente coinvolti
nell’irruzione. La solita tattica di far pagare alla più bassa
manovalanza ben altre (e più alte) responsabilità
politiche, in osservanza alla logica della "mela marcia".
Oltre il danno, la beffa: ridicole le compensazione offerte dal
tribunale ai feriti della mattanza, costituitisi parte civile. Un
migliaio di euro a testa per persone che hanno subito pestaggi
gratuiti, vessazioni e umiliazioni.
quanto sia retorica la frase che campeggia nelle aule di ogni
tribunale: "La legge è uguale per tutti".Sono stati
infatti assolti i vertici della polizia Gratteri (attuale capo dell’anticrimine) e Luperi (n.1
dell’ex Sisde)
per i fatti avvenuti il 21 luglio 2001 all’interno della scuola Diaz di
Genova. In aula c’era solo un imputato: il capo della squadra mobile di
Parma, Alberto Fabbrocini per il quale i pm hanno chiesto
l’assoluzione. Pagano solo gli operativi, che quella notte
intervennero brutalmente sui manifestanti presenti nella scuola. Tredici
condanne dunque solo per gli agenti direttamente coinvolti
nell’irruzione. La solita tattica di far pagare alla più bassa
manovalanza ben altre (e più alte) responsabilità
politiche, in osservanza alla logica della "mela marcia".
Oltre il danno, la beffa: ridicole le compensazione offerte dal
tribunale ai feriti della mattanza, costituitisi parte civile. Un
migliaio di euro a testa per persone che hanno subito pestaggi
gratuiti, vessazioni e umiliazioni.
Tanto garantismo e tanta prudenza non erano stati usati per il primo
processo ad essere celebrato per i fatti di Genova, quello contro 24
compagn* del movimento, conclusosi il 14 dicembre 2007 con la condanna
a pene tra i 5 mesi e gli 11 anni. Alla lettura della sentenza,
avvenuta dopo 11 ore di camera di consiglio, in aula si è levato
il grido ‘«vergogna, vergogna!» dal pubblico presente in
aula.
Nove sagome nere di cartone, alte circa due metri, che
raffigurano poliziotti in tenuta antisommossa con il manganello
impugnato alla rovescia e la scritta in rosso "Diaz", sono stati
installate stamani nel sottoportico dell’Accademia Linguistica di Belle
Arti nella centrale Piazza De Ferrari. La performance, realizzata al
termine dell’ultima udienza del processo, è opera di alcuni degli stranieri picchiati
nella scuola che si sono costituiti parte civile al processo.
Gli altri processi in corso
Restano ancora in piedi il processo a carico di Vincenzo Canterini,
durante il G8 comandante del VII nucleo sperimentale antisommossa del I
reparto mobile di Roma, imputato di lesioni personali aggravate e di
violenza privata; e quello riguardante la carica avvenuta in
piazza Manin: in questo processo sono imputati 4 poliziotti del reparto
mobile di Bologna. Un altro processo ancora è quello che
riguarda l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, accusato di aver
istigato l’ex questore di Genova a rendere false testimonianze nel
corso della deposizione al processo sull’irruzione della Polizia della
scuola Diaz. Con lui sono indagati l’ex capo della Digos di Genova
Spartaco Mortola (ora vice questore di Torino) e l’ex questore
Francesco Colucci. In questo caso l’ udienza preliminare è
fissata per il 25 novembre.
Lo stato assolve dunque sé stesso. Al movimento, specie
nelle sue componenti legalitarie pacifiste, e istituzionali, il compito
di trarne una dovuta lezione politica per l’avvenire, non aspettandosi
nulla da una Magistratura che è innanzi tutto Magistratura di
(questo) stato.
GENOVA – Sono stati assolti i vertici della polizia per le violenze del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, all’interno della scuola Diaz.
Nessuna condanna, dunque, per Giovanni Luperi, attuale capo del
Dipartimento di analisi dell’Aisi (ex Sisde), nel 2001 vice direttore
dell’Ucigos, e per Francesco Gratteri, attuale capo dell’Anticrimine,
all’epoca dei fatti direttore dello Sco, e Gilberto Calderozzi, oggi
capo dello Sco. Dei 29 imputati, 13 sono stati condannati e 16 assolti.
Il tribunale di Genova ha inflitto pene per complessivi 35 anni e sette
mesi, di cui 32 anni e sei mesi condonati. L’accusa aveva chiesto
condanne per un totale di oltre 108 anni.
La difesa.
"E’ sconfitto il teorema della procura", ha commentato a caldo
l’avvocato Alfredo Biondi, difensore del vicequestore Pietro Troiani e
del funzionario di polizia Alfredo Fabbrocini. Il pm non ha voluto
quando gli è stato chiesto se presenterà ricorso contro
la sentenza.
Gli assolti.
Il collegio presieduto da Gabrio Barone ha deciso di emettere 13
condanne, esclusivamente nei confronti dei responsabili delle violenze
all’interno della scuola. Assolti, dunque, i funzionari di polizia che
firmarono il verbale di perquisizione e cioè Gratteri, Luperi e
Calderozzi. E insieme a loro Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini,
Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola e Carlo Di Sarro.
Per ognuno di loro la pubblica accusa aveva chiesto quattro anni e
mezzo ritenendoli colpevoli di calunnia, falso ideologico e arresto
illegale.
Il tribunale ha assolto inoltre per non aver commesso il reato o
perché il fatto non sussiste Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi e
Davide Di Novi. Per loro la pubblica accusa aveva chiesto quattro anni
ritenendoli colpevoli di calunnia, falso ideologico e arresto illegale.
Assolti da ogni responsabilità anche Massimo Nocera, Maurizio
Panzieri e Salvatore Gava. Nocera era accusato di aver simulato un
finto accoltellamento e il pm aveva chiesto per lui quattro anni di
carcere.
I condannati.
La totalità delle condanne riguarda i componenti del Settimo
nucleo mobile di Roma. Quattro anni (di cui tre condonati) al suo capo
dell’epoca Vincenzo Canterini, accusato di calunnia, falso ideologico e
lesioni. Tre anni ai suoi sottoposti Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo
Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti e Pietro
Stranieri, accusati di lesioni aggravate in concorso. Il vice di
Canterini, Angelo Forniè, è invece stato condannato a due
anni di reclusione.
Per la vicenda delle molotov introdotte all’interno della scuola (LE IMMAGINI),
invece, Pietro Troiani è stato condannato a tre anni e Michele
Burgio a due anni e 6 mesi. Ambedue erano imputati di calunnia, falso
ideologico e violazione della legge sulle armi. Infine Luigi Fazio
è stato condannato a un mese di reclusione.
Pene accessorie.
Il tribunale ha anche comminato la pena accessoria di sospensione nei
pubblici uffici a tutti gli imputati condannati per l’ammontare della
stessa pena e a un anno per Fazio. Al ministero dell’Interno è
stata poi comminata una provvisionale a favore delle oltre 70 parti
civili per le lesioni riportate dai ricorrenti da un minimo di 5.000 a
un massimo di 50.000 euro.
"Vergogna".
Alla lettura della sentenza, dopo 11 ore di camera di consiglio, si
è levato il grido "Vergogna, vergogna!" dai settori del pubblico
che affollava l’aula. Presenti anche gli altri magistrati della procura
di Genova: tra loro i pm del processo per i fatti di Bolzaneto,
Petruzziello e Ranieri Miniati, oltre ad altri quattro che si sono
occupati della Diaz. In aula c’era solo un imputato: il capo della
squadra mobile di Parma Alberto Fabbrocini per il quale i pm hanno
chiesto l’assoluzione.
Tra il pubblico erano presenti anche Mark Covell,
giornalista inglese di 40 anni presente nella scuola durante
l’irruzione della polizia, e il sindaco di Genova Marta Vincenzi.
"Spero che con questa sera si chiuda una ferita che è rimasta
aperta per sette anni", aveva detto il primo cittadino del capoluogo
ligure prima della lettura della sentenza.
Gli altri processi. Ora restano da discutere alcuni processi-satellite. Il primo è quello a carico di Canterini,
imputato di lesioni personali aggravate e di violenza privata per aver
spruzzato gas urticante contro alcune persone radunate in corso Buenos
Aires.
Il secondo riguarda la carica avvenuta in quei tragici giorni in piazza
Manin: in questo processo sono imputati quattro poliziotti del reparto
mobile di Bologna. Un terzo processo riguarda l’ex capo della polizia
Gianni De Gennaro, accusato di aver istigato l’ex questore di Genova a
rendere false testimonianze nel corso della deposizione al processo
sull’irruzione alla Diaz. Con lui sono indagati l’ex capo della Digos
di Genova Spartaco Mortola e l’ex questore Francesco Colucci. In questo
caso l’udienza preliminare è fissata per il 25 novembre.
I processi già celebrati.
Il primo processo ad essere celebrato per i fatti del luglio 2001
è stato quello per le violenze di strada che si è
concluso il 14 dicembre 2007
con la condanna a pene tra i cinque mesi e gli 11 anni per 24 no
global. Il secondo è stato invece quello per le violenze e i
soprusi avvenuti nella caserma di Bolzaneto. In questo caso, il 14 luglio 2008 il tribunale ha condannato 15 persone (tra poliziotti e civili) a pene variabili tra cinque mesi e cinque anni.
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LA GRANDE ONDA VERSO ROMA..ORA O MAI PIU’
L’onda in partenza verso la grande mareggiata. La polizia (ri)carica a Milano!
Tutto pronto ormai per la grande manifestazione nazionale contro le
leggi Gelmini 133 e 137 di devastazione della scuola pubblica. L’Onda
domani si conta nel suo primo e autentico appuntamento nazionale,
doppiando e caricando di senso politico l’appuntamento già indetto dai
confederali della scuola (ora ridotti alla sola Cgil). Sarà una
manifestazione ampia nei numeri e radicale nei contenuti. Una
manifestazione che tenterà di assediare i palazzi del potere.Gli universitari verso Roma
leggi Gelmini 133 e 137 di devastazione della scuola pubblica. L’Onda
domani si conta nel suo primo e autentico appuntamento nazionale,
doppiando e caricando di senso politico l’appuntamento già indetto dai
confederali della scuola (ora ridotti alla sola Cgil). Sarà una
manifestazione ampia nei numeri e radicale nei contenuti. Una
manifestazione che tenterà di assediare i palazzi del potere.
La manifestazione avrà anche una ricaduta europea con presidi di solidarietà nelle principali metropoli europee:
Non molla invece la linea dura delle Ferrovie Italiane che continuano a
trincerarsi dietro una logica esclusivamente imprenditoriale. Non aiuta
la politica (di nessun colore) che non ha fatto nulla per permettere
agli studenti di scendere verso la capitale. E così gli student*
provano a riprendersi quello che gli spetta…
La polizia ha caricato circa una quarantina di studenti che avevano
cercato di sfondare le transenne poste davanti all’accesso ai binari
per raggiungere i treni alla stazione Centrale di Milano. I ragazzi dei
Collettivi si sono radunati nel pomeriggio chiedendo di partire per
Roma pagando un prezzo politico. I momenti di tensione sono avvenuti
davanti a due delle tre porte di accesso ai convogli. Gli studenti,
gridando "trattativa", hanno tentato di spostare le transenne per
bloccare i binari, come avevano annunciato nei giorni scorsi.
Alla fne però gli student* ottengono il diritto a partire a prezzi popolari.
Il comportamento delle Ferrovie e del governo obbligherà molt* a
restare in città, ma non certo a casa! Chi non può partire organizza
manifestazioni e incontri nella propria città. E’ il caso di Palermo,
Ragusa, Caltanissetta, Trani, Barletta, Foggia, Perugia, Teramo, Prato,
Siena, Treviso, Venezia, Padova, Cuneo, Bergamo.
Si profila comunque una giornata di grande mobilitazione domani: allo
sciopero dell’università e della ricerca indetto da Cgil e Uil
parteciperanno anche numerose realtà del mondo dell’istruzione in lotta
contro le riforme del trio Gelmini-Brunetta-Tremonti. Roma, che
ospiterà la manifestazione principale a carattere nazionale, è pronta
ad accogliere migliaia di studenti, ricercatori, docenti, precari e
lavoratori della scuola in generale. Allo sciopero di domani non
aderiranno Cisl e Ugl, che in un primo tempo avevano proclamato la
mobilitazione insieme alle altre due sigle confederali.
Gli universitari verso Roma
Milano, tensione studenti-polizia

Milano, gli studenti
alla stazione Centrale
ROMA –
Un invito a non cedere alle provocazioni perché "c’è chi
non aspetta altro". Così Guglielmo Epifani, alla vigilia dello
sciopero dell’università e della ricerca e della manifestazione,
prevista a Roma domani mattina, e alla luce del doppio blitz compiuto
in mattinata da Azione studentesca (An), in due sedi Cgil, quella della
Federazione lavoratori della conoscenza a Roma e della Camera del
lavoro a Brescia. Duro il leader del sindacato: "Basta con i metodi
squadristici" ha detto, aggiungendo un invito alla calma in previsione
della mobilitazione di domani: "Solo un movimento pacifico allarga i
consensi. Dalla strada dell’illegalità non si esce, e fa
diventare più deboli e vulnerabili. C’è qualcuno che non
vede l’ora, vorrei evitare di dargli soddisfazione". Al corteo non ci
sarà la Cisl, che ha revocato lo sciopero dopo l’incontro con la Gelmini.
La Uil conferma l’agitazione: "Dal ministro nessun segnale, nemmeno una
telefonata". Adesioni anche dagli studenti italiani all’estero. Niente
sconti da Trenitalia. Tafferugli fra Collettivi studenteschi e polizia
a Milano, dove i giovani hanno cercato di trattare un "prezzo politico"
per l’acquisto dei biglietti del treno.
Tensione alla stazione di Milano.
Gli studenti milanesi hanno alla fine trovato un accordo per partire
alla volta di Roma dalla Stazione Centrale di Milano, dove erano
arrivati intorno alle 15, accolti da un massiccio spiegamento di forze
dell’ordine. I ragazzi, circa 400, partono con un treno speciale.
Volevano pagare 15 euro a testa per un biglietto di andata e ritorno
mentre la cifra fissata dalle Fs era di 44 euro. Per il treno speciale,
la cifra complessiva è di 18000 euro: 8000 raccolti dagli
studenti mentre 5000 dovrebbero essere messi a disposizione, a testa,
dalla Cgil e da Prc. Garante della firma del contratto, la Camera del
lavoro di Milano. Clima sereno, dopo che nel pomeriggio si erano
registrate tensioni con le forze dell’ordine. Era volato qualche
spintone e c’erano stati contatti tra giovani e polizia in seguito al
tentativo degli studenti di bloccare l’accesso ai binari.
FOTO: STUDENTI E POLIZIA ALLA STAZIONE CENTRALE
Roma, cortei e percorsi. Due i concentramenti previsti. Il primo corteo
partirà alle 8 da piazza della Repubblica e avrà il
seguente percorso: viale Einaudi, piazza dei Cinquecento, via Cavour,
largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali con arrivo previsto a
piazza Madonna di Loreto (piazza Venezia). Il secondo corteo
invece partirà alle 9 da piazza Bocca della Verità e
percorrerà via Petroselli, via del Teatro Marcello, piazza
Araceli, via Araceli, via delle Botteghe Oscure, via Florida, largo
Arenula, via Torre Argentina, largo Torre Argentina, corso Vittorio,
piazza S. Pantaleo, via della Cuccagna e arriverà a piazza
Navona.
Chi parte e chi resta.
Qualche numero: 10 pullman della Cgil in partenza dalla Calabria, oltre
a quelli organizzati autonomamente da studenti e lavoratori; oltre 50
pullman dalla Toscana e migliaia di persone in partenza con il treno o
con mezzi propri; 1500 fra studenti e docenti delle università e
delle accademie delle Marche; una delegazione di 200 persone dalla
Sicilia, anche se nelle maggiori città dell’isola sono previste
altre iniziative. Chi non può partire organizza manifestazioni e
incontri nella propria città. E’ il caso di Palermo, Ragusa,
Caltanissetta, Trani, Barletta, Foggia, Perugia, Teramo, Prato, Siena,
Treviso, Venezia, Padova, Torino, Cuneo, Bergamo.
Brunetta: "Enti esonerati da taglio 10% organico".
E’ questo il risultato dell’incontro avvenuto oggi a Roma fra il
ministro della Funzione pubblica, i rappresentanti del ministero
dell’Istruzione e i presidenti degli enti di ricerca. "L’intervento –
si legge in una nota del ministero – è stata la prima risposta
positiva alla richiesta dei presidenti stessi". Dal tavolo, prosegue la
nota, "è stata ribadita l’esigenza di estendere, per gli enti di
ricerca, fino al 2012, l’utilizzazione del budget economico pieno
relativo al turn over".
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Torino: processo ai No Tav – presidio al Palagiustizia
Il 10 novembre prende avvio il processo a Luca e Giorgio, due No Tav
accusati di aver danneggiato un’auto della polizia per rubare una
telecamera.
I
fatti contestati risalgono alla mattina del 6 dicembre del 2005. La
notte precedente la polizia aveva assalito il presidio No Tav di
Venaus, spezzando le barricate, distruggendo le tende e la baracca
comune, mandando all’ospedale numerosi manifestanti.
Erano i
giorni della resistenza e della rivolta, i giorni in cui
un’intera vallata si sollevò contro l’occupazione
militare per impedire la devastazione del territorio e il saccheggio
delle risorse.
A tre anni da allora molta acqua è passata
sotto i ponti della Dora. Sono stati tre anni di trattative tra i
governi che si sono succeduti e le istituzioni valsusine, chiamate a
discutere dopo che la rivolta aveva fermato le ruspe.
La maggioranza
dei sindaci si è poco a poco schierata su posizioni “come
Tav”, abbandonando l’opposizione ad un’opera dannosa,
utile solo agli interessi della potente e trasversale lobby del cemento
e del tondino.
Ma la gente non ha cambiato idea. Anzi.
L’opposizione al Tav si è allargata, coinvolgendo sempre
più anche la popolazione di Torino.
Alla fine di dicembre
saranno presentati i tracciati e l’Unione Europea dovrebbe
confermare il finanziamento di quasi 700 milioni di euro per la
costruzione della tratta transfrontaliera della nuova linea ad alta
velocità tra Torino e Lyon. La fresa è già pronta
nei magazzini di una ditta in provincia di Torino.
Siamo quindi al dunque.
Berlusconi,
come già prima di lui Di Pietro, ha promesso che userà la
forza contro chi proverà ad opporsi all’apertura dei
cantieri.
I No Tav sono pronti alla resistenza.
Il 6 dicembre,
tre anni dopo l’assalto della polizia alla Libera Repubblica di
Venaus, i No Tav saranno nuovamente in piazza a Susa per una grande
manifestazione.
Hanno già provato una volta a processare i No
Tav ma gli è andata male: Marco, accusato di aver spaccato una
bottiglia in testa ai poliziotti la sera del 6 dicembre 2005 a Torino,
è stato assolto la scorsa primavera.
Adesso ci provano con Luca e Giorgio: il processo contro di loro è un processo contro tutto il movimento No Tav.
La rivolta non si arresta!
No Tav – Autogestione
notav_autogestione@yahoo.it
338 6594361
Saldatura – Rete contro le nocività di Torino e i Comitati No Tav hanno
indetto un presidio davanti al Palagiustizia.
Sabato 10 novembre alle 8,30
in corso Vittorio Emanuele 130
***
Il comunicato di Saldatura:
Lunedì 10 novembre 2008 ore 8,30
Presidio Musicale in solidarietà a Luca e Giorgio
Processati perché nel 2005 a Venaus parteciparono alla Resistenza contro
la devastazione del territorio ed al saccheggio delle risorse.
Ci troveremo davanti al
Palazzo di Giustizia di Torino
C.so Vittorio Emanuele II/via Falcone Borsellino-Torino
Tram che passano in zona 16 e 9
bus 56, 55, 68, metrò fermata Principi D’Acaja
Saldatura Rete contro tutte le Nocività di Torino & dintorni
http://saldatura.org/wordpress/
***
Il Comunicato dei Comitati NoTav:
Processo ai NoTav
Lunedì
10 novembre si terrà la prima udienza del processo a Luca e
Giorgio, due attivisti No Tav impegnati da anni nella difesa della Val
di Susa dalla devastazione annunciata dei cantieri Tav.
I fatti
oggetto di reato si svolsero nella mattinata del 6 dicembre 2005 a
Venaus poco dopo lo sgombero notturno effettuato con violenza dalle
forze dell’ordine ai danni di chi presidiava i terreni per
impedire l’avvio dei lavori. Come prima risposta alla brutale
aggressione della polizia una quarantina di No Tav si recò
sull’autostrada nel tratto proprio sopra i terreni sgomberati per
bloccare il traffico. Di lì a poco tutta la valle verrà
bloccata per due giorni da migliaia di persone inferocite, che
l’8 dicembre con determinazione libereranno i prati di Venaus
scacciando polizia e carabinieri.
L’accusa, sostenuta dal pm
Ausiello, è quella di aver sottratto una macchina fotografica da
un’autovettura della polizia stradale, di aver danneggiato
l’auto stessa e di aver ostacolato l’operato degli agenti.
Tralasciando
l’evidenza, cioè la portata minima e marginale dei reati
contestati in rapporto all’affronto subito dall’intera Val
di Susa in quelle settimane (vi ricordate la militarizzazione dei paesi
e la violenza della polizia?), appare chiaro che dietro questo processo
si nasconda l’intenzione di ridurre l’opposizione al Tav ad
un problema di ordine pubblico. In questo modo si costruisce
l’immagine mediatica di un movimento estremista fatto di
contestatori violenti da isolare, che disturbano il
“corretto” confronto democratico tra il governo e le
istituzioni locali con il quale si può giungere a
“ragionevoli” compromessi. Alla strategia per dividere e
indebolire il movimento No Tav contribuiscono in molti: polizia e
magistratura, mass-media e partiti politici e, purtroppo, anche alcuni
sindaci della Val di Susa.
Non tutti i tentativi della magistratura,
però, riescono fino in fondo, come dimostra l’assoluzione
di Marco Martorana, accusato di aver aggredito un agente della Digos
proprio il 6 dicembre a Torino e criminalizzato dai giornali come
anarchico violento e teppista. Oggi come allora, è importante
che il movimento No Tav mantenga viva l’attenzione per non
lasciare spazio ai tentativi di divisone e alle manovre repressive.
Quindi siete tutti invitati al presidio lunedì 10 novembre, ore 8,30
al Palazzo di giustizia – Torino
– In solidarietà a Luca e Giorgio processati per aver difeso la Val di Susa
– Contro la criminalizzazione del movimento NO TAV
– Per denunciare ancora una volta la truffa del progetto Torino-Lione
Posted in repressione e carcere
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