Ponte sullo Stretto, tutti all’opera! INDYMEDIA CALABRIA

calabria / ambiente e territorio – lunedì 21 luglio 2008 – 15:21

Ripartono le grandi opere, non solo in Calabria ma anche a Vicenza e in Val di Susa.

 

Con la decisione da parte del precedente governo, di non liquidare la Stretto di Messina Spa, ecco che oggi il ponte sullo stretto ritorna d’attualità:

  • un ex generale dei Carabinieri, Andrea Pappalardo diventa neo-consigliere d’amministrazione della Stretto di Messina Spa;
  • uno strano processo in corso a Roma – ponte, pizza e Canada connection;
  • i padrini del ponte: Pesenti, Impregilo e Condotte.

Tutti al lavoro, quindi, per questa magnifica opera, borghesia mafiosa in prima linea!

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Sotto la pelle, una testimonianza a fumetti su Genova G8 e Bolzaneto

Lo Stato di diritto è quello in cui gli abusi dell’autorità pubblica sono considerati con una speciale severità, e lo Stato dispotico è quello in cui gli abusi dell’autorità pubblica sono trattati con una speciale indulgenza.

Le triste pagine di un tristo quotidiano di un tristo ex partito hanno ospitato qualcosa di anomalo rispetto al loro solito. Spreco questa ridondanza di tristi aggettivi perchè non bisogna mai dimenticare l’avallo che quel partito diede al G8.
Prima di tutto organizzandolo fin dal numero di bare ordinate e spedite a Genova – ne erano pronte svariate centinaia, esposte al tg delle 20, sicchè tutti afferrassero il messaggio.
Come dimenticare che le manifestazioni di Napoli del marzo 2008 sono state insanguinate nello stesso modo? Che allora il ministro degli Interni si chiamava Enzo Bianco e quel partito (PCI-PDS-DS-PD) era al governo? Cosa dire di quanto compiuto da Luciano Violante (magistrato di opposizione e di governo), che ha difeso e difende l’operato di De Gennaro – poliziotto amato e applaudito a destra e sinistra del loggione – agendo politicamente perchè resti impunito?

Comunque, questo fumetto che alleghiamo in pdf è un ricordo e una minima testimonianza su Genova e sulla tortura, assente dal codice penale italiano. Sono 8 tavole che hanno la pretesa di voler raccontare anche troppo per lo spazio che gli è stato concesso. Sotto la pelle non c’è niente, probabilmente.

M43_def.pdf 13.51 MB

Fonte:  http://www.scomunicazione.it/m/archivio.html

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Fiera delle autoproduzioni naturali… ESTIVA!

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Attacco al welfare sociale

 

Dopo la veloce aprrovazione alla Camera della Finanziaria 2009 si accendono le polemiche. Il testo ora passa all’esame del Senato che dovrà convertirlo in legge entro l’8 agosto.
Dall’istruzione alla sanità è a rischio il welfare sociale. Con Danilo Del Bello ragioniamo intorno a questi nodi.
-  [ audio ]

Sempre con Danilo del Bello apriamo anche la pagina dedicata alla politica internazionale partendo dal viaggio Barak Obama a Berlino.
-  [ audio ]

Vedi anche:
Nuovo decreto legge approvato: la loro sicurezza e l’insicurezza della democrazia
Il Lodo Alfano ora è legge
Formazione al mercato – Nuove ribellioni fra le rovine dell’Università

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Bologna: Assemblea antifascista ·

Secondo la “Tribuna di Treviso” dell’11 luglio 2008, i neofascisti locali stavano costruendo una bomba per compiere un attentato. (http://isole.ecn.org/antifa/article/2138/treviso-neonazisti-progettavano-attentato)
Di recente, in Italia si assiste a un’escalation di violenza neofascista: aggressioni, accoltellamenti, bombe molotov, omicidi. Sono in genere atti di violenza indiscriminata, contro i migranti, contro i nomadi, contro giovani che hanno avuto la sventura di trovarsi lì per caso: così Renato Biagetti (26 anni, accoltellato vicino a Ostia il 27 agosto 2006) o Nicola Tommasoli (29 anni, assassinato a Verona il 1 maggio 2008). Non è un fenomeno nuovo: la violenza neofascista attraversa la storia italiana dal dopoguerra fino ad oggi.

Sono trascorsi ormai 28 anni da quando, alle ore 10.25 del 2 agosto 1980, i neofascisti dei NAR spalleggiati dai servizi segreti misero una bomba alla stazione centrale di Bologna, causando 85 morti e 200 feriti. A tanti anni di distanza i depistaggi di stato, l’omertà di stato (sia dei governi di centrosinistra che di centrodestra) hanno impedito di accertare i mandanti e di conoscere pienamente la verità. Ogni anno l’onorevole Cossiga rispolvera la fandonia fantapolitica della “pista palestinese”. Ogni anno il sindaco Cofferati passa sotto silenzio le compromissioni dello Stato nella strage di Bologna.

Fin dall’inizio i fischi, le proteste, gli slogan contro il mondo ambiguo e ipocrita della politica appartengono alla commemorazione del 2 agosto: 27 anni fa una signora, parente di una delle vittime, urlò a Pertini sul palco: “Cosa fa lì con quei delinquenti? Venga tra la gente!”. Ora, se la strage è di Stato, lo Stato non dovrebbe avere alcun diritto di parlare in piazza il 2 agosto. Se lo Stato ha intralciato la verità, lo Stato non dovrebbe stare su quel palco.

Il 2 agosto sta a ricordarci anche questo. Dalla strage di piazza Fontana del 1969 a quella di Bologna del 1980, l’Italia ha sperimentato dolorosamente una lunga “strategia delle stragi” condotta da uomini degli apparati più coperti dello Stato o da neofascisti da essi personalmente organizzati, indirizzati, finanziati e protetti.

Anche quest’anno intendiamo scendere in piazza per ribadire che “la strage è di stato”. Proseguendo un percorso di autorganizzazione sul territorio contro la fascistizzazione della società, l’intolleranza, la xenofobia, la crescente agibilità di gruppi dichiaratamente neofascisti, per discutere come partecipare al corteo del 2 agosto,

l’Assemblea Antifascista Permanente – Bologna

si riunisce Mercoledì 30 Luglio alle ore 21
al Circolo Anarchico "Camillo Berneri"
Piazza di Porta Santo Stefano 1 – bus 13, 16, 33, 96

www.assembleantifascistabologna.noblogs.org

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Ritratto di un fascista di successo dei nostri giorni

Riceviamo e pubblichiamo:

Oggi pomeriggio alle 16,30 l’Associazione Giovine Italia ha organizzato, come ripiego, un’assemblea aperta alla cittadinanza, presso i locali della Parrocchia di Santa Zita.
All’incontro parteciperanno il parlamentare europeo e segretario nazionale Forza Nuova Roberto Fiore, di cui molti hanno avuto modo di farsi un’opinione.
Interessante è invece approfondire la conoscenza dell’altro promotore dell’iniziativa, il presidente nazionale della Giovine Italia, Luciano Silighini, la cui biografia offre uno spaccato interessante di cosa vuol dire essere fascisti oggi, sapendo coniugare tradizione reazionaria e modernità spettacolare.

Nato nel quartiere operaio di Cornigliano da una famiglia di immigrati dal sud il 23 febbraio 1976, a quattro anni, per sua stessa dichiarazione, sa già scrivere e leggere come un piccolo intellettuale.
"Fin da bambino dell’asilo" scrive sul suo sito "giravo con disegnata sui quaderni la ‘fiamma tricolore’ del M.S.I.".
Studia al liceo privato "Calasanzio" di Cornigliano.
Nel 1993 è tra i fondatori di Forza Italia Liguria. A 17 anni è il più giovane dirigente di FI nazionale. A 19 è presidente del "Club Forza Italia Modigliani" e nel 1997 vince il congresso nazionale del partito diventando coordinatore regionale.
Si laurea in filosofia delle Religioni. La teologia, applicata alla (propria) vita è la sua passione. Dopo un intenso contatto epistolare con il cardinale Luigi Tettamanzi fonda la "Confraternita della Croce Nera".
Intanto Silighini continua la sua attività all’interno di Forza Italia con passione e successo, collaborando anche all’organizzazione e sviluppo delle risorse umane della Provincia di Genova.
Nel 2001 ha la bella idea di istituire "IL TROFEO DELLA LIBERTA’" e nel 2005 inventa il concorso nazionale "MISS AZZURRA: la più bella di Forza Italia".
Silighini, come tutti i giovani italiani sani, ama scherzare, divertirsi e viaggiare, come dimostrano le belle pagine personali sul suo sito , ed è anche uno sportivo, ma resta comunque una persona molto seria ed impegnata: nel 2006 entra nel "Comitato per l’Occidente" del sen. Marcello Pera.
Durante l’utlima campagna elettorale lamenta di aver subito diverse aggressioni in cui viene apostrofato come fascista. Una di queste avviene proprio nel suo quartiere d’origine, Cornigliano, da parte di un ex-partigiano ottantunenne, l’altra, stando alle dichiarazioni di dello stesso Silighini, da parte di un marocchino.
Nell’ottobre del 2007 è tra i promotori, insiema a Forza Nuova, della fiaccolata di protesta contro la proposta di costruzione di una moschea a Cornigliano. Silighini, che nell’azione politica come nella vita è coerente coi suoi radicati principi morali e religiosi, organizza anche un rosario davanti alla madonna posta proprio di fronte all’ingresso delle ex officine Passalacqua, l’edificio di proprietà del centro islamico ligure dove potrebbe sorgere la quarta moschea ligure.
"FAREMO come fecero i nostri antenati nel 1746." dichiara Silighini al SECOLO XIX di Genova "Dopo molto pregare davanti a una statua della Madonna videro levarsi le acque del Polcevera e trascinare via mille soldati austriaci" e aggiunge «Per una preghiera che illumini le menti dei politici affinché scaccino i romeni accampati sul fiume, non trasformino l’Italsider in una centrale elettrica e, soprattutto, rinuncino alla possibilità di realizzare qui una moschea».
Sempre nel 2007 interviene nel dibattito politico su sicurezza-criminalità-immigrazione proponendo, come presidente dell’associazione culturale Giovine Italia, la castrazione chimica.
Intervistato da Giovanni Buzzatti per ilgiornale, Silighini parla a nome dell’associazione e, a chi gli fa notare che i suoi membri si dichiarano «legati da un’ispirazione dichiaratamente di destra», precisa che «su temi del genere, e in questi tempi, destra e sinistra contano sempre meno – riprende Silighini Garagnani-. Io vivo a Cornigliano, dove vediamo ogni giorni che effetti deleteri provocano i campi nomadi, siano autorizzati o meno. Le ultime vicende di cronaca (la donna massacrata a Roma, i fidanzatini aggrediti mentre erano in auto) ci dicono che l’Italia è il fulcro del degrado dell’Occidente. Bisogna reagire. Il pacchetto sicurezza del governo? Un contentino di fronte a un’emergenza continua – aggiunge -. Su questi temi, lo ripeto, siamo tutti d’accordo: una donna non può girare con l’incubo di essere aggredita. Chi lo fa deve sapere che gli spetta una punizione esemplare».
In occasione di quell’intervista, e precorrendo brillantemente i tempi, propone quella che, per sua stessa ammissione, è una sua vecchia idea: far intervenire l’esercito ni quartieri a rischio delle città italiane.
«Mandiamo l’esercito nei quartieri a rischio. Questo non significa militarizzare la città o creare un clima di paura. Al contrario: vedendo qualche divisa in strada tutti si sentiranno più difesi».
Venerdì 18 gennaio 2008 nella federazione genovese di Forza Nuova in Piazza Giusti 1, il segretario nazionale di FN Roberto Fiore, annuncia con gioia il passaggio tra le fila del suo movimento di un ex-dirigente di Forza Italia: Luciano Silighini.
"Slighini," si legge sul sito di FN "ex responsabile giovani di FI, fondatore del primo Circolo di Forza Italia di Genova, ha guidato la rivolta antimmigrazione di Cornigliano, quartiere nel quale ha preso 2000 preferenze."
Brillante intellettuale, cattolico fervente, carismatica personalità politica vicina ai bisogni della gente comune, Silighini è anche un self-made-man, che ha saputo conquistarsi una posizione di prestigio anche nel campo lavorativo.
Dal 1993 si dedica all’attività di ideazione, organizzazione e produzione di format televisivi, specializzandosi nell’organizzazione di meeting e congressi politici e nella consulenza a parlamentari.
Dopo aver lavorato per le più note ditte del panorama econimico nazionale, dal 2000 inizia ad occuparsi esclusivamente di televisione, collaborando anche come talent-scout, a importanti produzioni televisive e cinematografiche e dimostrando così come di questi tempi fascismo e il cattolicesimo più reazionari vadano più che d’accordo con il mondo della televisione e delle veline.
In pochi anni i successi sono molti, tanto che i principali rotocalchi italiani parleranno di lui.
Il 14 febbraio 2003, Novella 2000 scrive: "Pare che il noto manager televisivo Luciano Silighini Garagnani dopo aver flirtato prima con Alessia Fabiani, ex letterina e poi con Maddalena Corvaglia, ex velina di "Striscia la notizia" ora s intrattenga con una ex miss di "La sai l’ultima" e quasi velina bionda Francesca la Gala… ".
Instancabile, creativo e molto sensibile al mondo femminile, e forse in omaggio ai suoi trascorsi berlusconiani, ha diretto un film dal titolo "21 giugno" dedicato alla leggenda del fantasma Azzurrina.
Dal 2007 ha in lavorazione anche un film sul grande Genoa di Skhuravy e Agiuleira, un’altre delle passioni di questo giovane italiano a cui tutti dovremmo appassionarci…

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Crema – Attaccata sede della Croce Rossa Italiana

Muri imbrattati con la vernice e scritte con accuse di genocidio alla sede di via del Macello. Indaga la Digos. Il presidente Vannoni: “Inspiegabile”

Crema – Attacco alla sede della Croce Rossa di via Macello. I muri della facciata, in corrispondenza della finestra con la bandiera italiana ed europea, sono stati imbrattati di vernice rossa. I responsabili si sono firmati con la A cerchiata di Anarchia. Hanno usato uova riempite di vernice rossa.
Davanti alla sede, sotto il muretto del parcheggio adiacente allo stabile, sono stati appesi dei lenzuoli. Sopra c’era scritto: «Complice nelle torture nei Cpt». E ancora: «Fuori dai Cpt».
Tutto materiale che è stato sequestrato stamattina dalla Digos di Crema.
I poliziotti della squadra che si occupa dei reati politici erano alla sede già questa mattina presto. Sono stati alcuni volontari che stavano montando nel turno a chiamare il 113.
Alcuni giorni fa, sempre davanti alla sede, era comparso un volantino (visto anche in altri punti della città, compreso il monumento ai caduti delle foibe; quasi un presagio di quanto sarebbe accaduto alla Croce Rossa), che accusava di «genocidio» la Croce Rossa, proprio per il ruolo di assistenza svolto nei Centri di permanenza temporanea dove sono ospitati gli stranieri in attesa di essere espulsi.
«Un gesto inspiegabile» dichiara il presidente della Cri cremasca, «queste persone non hanno compreso il vero spirito della nostra azione, che è sempre e solo finalizzata a fare del bene e a dare solidarietà».
Anche il sindaco Bruno Bruttomesso ha espresso la sua vicinanza alla Croce Rossa e ha promesso la linea dura contro i responsabili. Negli ultimi giorni la Croce Rossa è finita nella bufera anche per il ruolo avuto nel censimento dei campi nomadi.

Il volantino apparso sui muri della città nei giorni scorsi.

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Ostinata disobbedienza! COSA SUCCEDE A TORINO?

 

 Da una mail di un antirazzista torinese

 22 luglio. In mattinata, un gruppo di ragazzi della sinistra cittadina si piazzano alla fermata degli autobus di fronte a Porta Nuova e illustrano ai passanti il proprio dissenso nei confronti «dell’ondata di razzismo e xenofobia che sta abbruttendo di giorno in giorno la coscienza civile di questo paese». Appendono in giro grosse impronte digitali e poi bloccano per qualche minuto un autobus di passaggio, con uno strisione che recita: «Ieri leggi razziali, oggi impronte digitali». Per finire occupano simbolicamente il 67 – teatro quasi due mesi fa di una retata dal sapore più nazista del solito – e distribuiscono volantini ai passeggeri, promettendo ostinata disobbedienza ai provvedimenti razzisti del governo. Qualche ora dopo uno stagionato antirazzista se ne sta pedalando fischiettando verso casa, ripensando agli accadimenti della mattina – che lui ha avvistato solo di lontano. In piena via Garibaldi si imbatte in due camionette della polizia e, appostate dietro l’angolo con via XX Settembre, in due pattuglie di poliziotti: gli agenti se ne stanno lì a chiacchierare tra loro e con altri funzionari in borghese, quasi tutti indossano guanti di pelle nera. Incuriosito, l’antirazzista si ferma ad osservare la scena. Dopo poco arriva il 4, i poliziotti si irrigidiscono, poi si piazzano sui binari, fermano il tram e ordinano all’autista di spalancare le porte. Fanno irruzione sul mezzo e ne riescono dopo qualche minuto, questa volta a mani vuote. Poi si appostano di nuovo. Dopo un attimo di incertezza il nostro antirazzista pedala fino alla fermata precedente, sale sul primo autobus di passaggio, dice al conducente di aspettare e spiega ai passeggeri cosa li aspetta dietro l’angolo se sono stranieri e senza documenti. L’autista si imbestialisce, ma vari passeggeri scendono dal mezzo per perdersi tra la folla che passeggia in centro. Da quel momento, su e giù tra la fermata ad avvertire e il posto di blocco a controllare, fino a che la polizia non leva le tende e cambia zona. Un po’ sudato, il nostro nemico dei rastrellamenti si rimette in sella e si avvia verso casa. Ripensa ai fatti del mattino, a quelli del pomeriggio, e ripete tra sé e sé: «si può fare, si può fare davvero». Rottweiler 21 luglio. Nel pomeriggio una quarantina di antirazzisti si radunano nella centralissima via Garibaldi, determinati a far conoscere alla città la storia degli occupanti di via Pisa. Striscioni, megafono, amplificazione e un migliaio di volantini da distribuire ai passanti. In molti si informano, altri chiedono, altri ancora si fermano soltanto ad ascoltare. Peccato che ad osservare la scena ci sia quasi tutta la Digos di Torino, insieme agli equipaggi di tre camionette dei Carabinieri e due della Polizia. Altre tre camionette sono pronte nella piazza del Municipio, pochi passi più in là. Perché tante divise a vigilare su di un presidio tutto sommato così ordinario? A detta degli ispettori della Digos per dividere i manifestanti dagli esponenti del Comitato Spontaneo di Lucento – «almeno in duecento e accompagnati da alcuni ferocissimi rottweiler» – che sarebbero dovuti arrivare di lì a poco per una loro iniziativa di protesta. Ma, durante tutto il pomeriggio, in piazza non compariranno né lucentesi razzisti né cani feroci di nessuna specie: evidentemente, l’esibizione di tanti muscoli serve a dividere i manifestanti antirazzisti dal sindaco Chiamparino e dall’assessore Curti, ancora in preda alle convulsioni dal giorno dell’occupazione dello stabile di via Pisa 5. http://www.inventati.org/fenix/links.php

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Roma, aggredita giovane lesbica nella Gay Street di San Giovanni

La ragazza rientrava a casa dal lavoro quando è stata colpita alle spalle
Arcigay: "Colpito luogo simbolo della comunità omosessuale romana

Roma, aggredita giovane lesbica
nella Gay Street di San Giovanni

Roma, aggredita giovane lesbica nella Gay Street di San Giovanni

ROMA – Le hanno gridato "lesbica di m…" e poi l’hanno inseguita e colpita con dei calci. E’ successo domenica notte a una ragazza di 20 anni, aggredita a Roma perchè lesbica. Lo denuncia Arcigay Roma. La giovane, collaboratrice di Coming Out, storico bar omosessuale romano e cuore della Gay Street di via di San Giovanni in Laterano, stava tornando a casa dal lavoro quando è stata afferrata alle spalle, insultata e colpita, riportando contusioni su varie parti del corpo.

La Gay street di Roma è una via che da San Giovanni in laterano arriva fino al Colosseo. Lungo questa strada ci sono alcuni ristoranti, un albergo e un pub, il Coming Out appunto. Locale piccolo, ma dal grande valore simbolico. Non senza plemiche. Come quella che nei giorni scorsi è scoppiata tra l’Arcigay e il presidente del Primo Municipio Orlando Corsetti. L’associazione degli omosessuali aveva chiesto nei mesi scorsi che quel tratto di strada fosse pedonalizzato per quaranta giorni, perchè considerato un luogo con forte potere simbolico e identitario per migliaia di lesbiche, gay e trans. Inoltre la chiusura al traffico avrebbe, sempre secondo l’Arcigay, consentito la realizzazione di varie iniziative culturali. La questione si era però momentaneamente chiusa con un rifiuto da parte di Corsetti.

"E’ l’ennesimo violento attacco alle persone lesbiche e gay – ha commentato il presidente di Arcigay Roma Fabrizio Marrazzo – Un episodio preoccupante perchè le modalità sono analoghe a quelle dell’aggressione di Cristian Floris, avvenuta qualche mese fa: la vittima è stata colpita alle spalle e poi insultata. Con questo attacco – ha aggiunto Marrazzo – si è scelto in maniera esplicita di colpire uno dei luoghi simbolo per la comunità lesbica e gay della nostra città: la Gay Street. Adesso più che mai diventa essenziale una presa di posizione da parte del Comune di Roma e del I Municipio, che chiarisca se le persone lesbiche, gay e trans hanno diritto di cittadinanza nella nostra città e in via di San Giovanni in Laterano così da rispondere con fermezza a questi attacchi omofobi e respingere ogni atto intimidatorio".

 

 

 

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QUALCOSA BISOGNA PUR F.A.R.E : ORA E SEMPRE NO TAV!

Per la prima volta in tutti questi anni ci troviamo in una situazione diversa rispetto alle precedenti. Ci siamo abituati agli annunci di Capi di governo, Presidenti della Repubblica, Governatori e quant’altri che dicevano che i lavori sarebbero partiti entro breve; abbiamo fatto il callo anche ai giornali e alle televisioni con i loro servizi già conditi con immagini di tunnel e treni che sfrecciano ad alta velocità, abbiamo persino visto da vicino i tecnici della Cmc recintare i cantieri, abbiamo assistito alla militarizzazione della valle e quant’altro ben conosciamo, ma non abbiamo mai creduto a nessuno e grazie alla nostra tenace resistenza, abbiamo sempre rimandato a casa tutti. Dopo il 2005 la situazione è cambiata, è nato l’osservatorio e il tavolo politico e il movimento ha iniziato a porre domande sempre più pressanti ai sindaci e agli amministratori, vedendoli troppo entusiasti di sedere a troppi tavoli. Sono passati tre governi dal 2005 e l’atteggiamento dei politici e dei sindaci non è mai mutato. Grazie al lavoro dell’architetto Virano, che abilmente ha condotto la vita dell’Osservatorio, ci siamo trovati a non sentire più le smentite dei sindaci di fronte ai titoloni dei giornali, abbiamo persino fatto un’assemblea (nel giugno dello scorso anno, dopo che avevano incontrato Prodi) dove non rispondevano nemmeno più alle nostre domande, sedevano in silenzio anche quando dicevamo loro che sebben ruoli distinti, li avremmo voluti “barricadieri” anche ai tavoli di confronto, come è sempre stato del resto. E via di questo passo, fino a giungere a Pra Catinat e al F.A.R.E.

Eravamo una cosa sola un tempo, le assemblee discutevano e decidevano, stavamo tutti sullo stesso piano, solo in ruoli diversi, ma dopo l’inverno che avevamo passato, la fiducia reciproca era scontata. Oggi non è più così è chiaro, Pra Catinat segna una differenza dal passato che non è recuperabile se non dalla volontà di chi, anche se materialmente non ha firmato quell’accordo, ne è fautore.
E’ una mediazione quella a cui le amministrazioni della valle stanno partecipando, una mediazione per trovare il modo migliore per costruire la Torino Lione, e condurre il movimento no tav alla resa, il resto sono balle!

Il documento di Pra Catinat segna la volontà “da parte delle parti” di costruire l’opera, magari nel miglior modo possibile, forse usando le migliori tecnologie e i migliori saperi in circolazione, ma di costruirla sia chiaro. Non esiste un tracciato ufficiale, non esistono piani, esiste solo un’enunciazione che vale però a livello d’immagine, quasi come una prima pietra posata. L’abilità nel vendere fumo di Virano è decisamente alta, ma senza l’appoggio dei sindaci, parlerebbe e scriverebbe al vento. Tutti devono ammettere che se ad oggi devono ancora una volta inventarsi un tracciato continuando a cambiare idee su dove precisamente vorrebbero far passare la linea è solo merito del movimento. Virano ha studiato ad arte tutte le nostre criticità presentate negli anni tentando di aggirarle, presentando così “scenari” migliori, compatibili con il territorio, che ci arricchiranno tutti. Sappiamo tutti (lui compreso) che non è così e che così non potrà essere, anche se condito da soldi e belle parole, il destino della Valle con il Tav è segnato: essere un corridoio di transito è l’unico scenario che questi signori hanno in mente, della vita e dell’ambiente della Valle di Susa non importa niente a nessuno, quindi si mettano il cuore in pace quelli che di nuovo pensano di trarre qualche vantaggio dal treno veloce, non potranno nemmeno salutare con la manina i container o le persone che sfrecceranno ai trecento allora di fianco alla propria casa, se ci sarà ancora…

Qualcosa bisogna pur F.A.R.E.

Sembra da questa frase che sia nato il progetto presentato dalla Comunità Montana, perché quel documento dice esclusivamente questo, visto che dobbiamo fargli F.A.R.E. qualcosa, presentiamo noi una proposta, la migliore possibile, che ragiona a tappe di dieci anni in dieci anni, e che per realizzarla serve che tutta l’idea del traffico in generale in Italia venga modificata grazie a noi. Un po’ velleitaria come idea…indistintamente da ciò che dice il F.A.R.E a livello tecnico, è quello che rappresenta che contestiamo ulteriormente. E’ un’ accettazione di fatto dell’idea che la Torino Lione serva, che sia utile, si tratta solo di capire come costruirla. E’ questo il vero punto, tralasciando che quel meccanismo decisionale che tanto veniva sbandierato in giro per l’Italia dagli amministratori basato sulla partecipazione del popolo è stato da loro sepolto.
Ma se abbiamo sempre avuto ragione delle nostre idee nel tempo (e lo ammette anche la lobby del Tav visto che aggira con cura tutti i problemi che abbiamo posto, compreso l’ordine pubblico) perché oggi scendere a patti con chi da sempre ha solo sostenuto l’importanza del Tav in Valle di Susa, giudicandolo prioritario, necessario ecc…?
Questo non si capisce e dispiace vedere i sindaci chiusi nelle stanze della comunità montana a parlare e parlare…dispiace anche che in questo modo da più di un anno hanno servito su piatti d’argento favori al partito trasversale degli affari, facendogli incassare soldi europei e aiutandoli nell’opera di cancellazione del movimento no tav (operazione mai riuscita!), fomentando divisioni e partecipando a un gioco che è utile solo a chi vuole cementare la Valle. Fa un po’ specie vedere quei sindaci che consideravamo di “movimento” oggi ridursi a politicanti come quelli che abbiamo sempre avversato. Del resto però se dalla Bresso a Chiamparino, passando per il centro destra, tutti plaudono all’operato dei sindaci e promettono di sostenere persino il F.A.R.E, ci sarà qualcosa che non va o no?

Ci siamo sempre opposti al tav per mille ragioni che abbiamo sempre ben argomentato, ma una di queste è fondamentale, ed è quella relativa ai soldi che costerà un’opera del genere, soldi che saranno sottratti a servizi pubblici e che verranno pagati dalle nostre tasche. Abbiamo smascherato più volte a suon di dati ed esperti, l’operazione Alta Velocità dimostrando chi si ingrassa da questi lavori pubblici, chi mangia per bene dalle grandi opere, senza poi contare come i partiti che mai ci hanno sostenuto ormai, usino le grandi opere come forma di finanziamento pubblico per le loro caste. Pensare che oltre al resto, i sindaci accettino anche questo ci fa veramente specie, e ci fa convincere di come si’, effettivamente, abbiano cambiato idea. Ma sarà così anche quando i tracciati ci saranno e bisognerà giustificare ai propri concittadini la devastazione del proprio paese? Vedremo, comunque per ora l’unica garanzia siamo noi, è il movimento, ed è chi ha capito che persino il Piano di sviluppo della valle ad opera della  Provincia, è solo una mega-mazzetta per fare il Tav.

IN MOVIMENTO ANCORA

Quando dicevamo “Fermarlo è possibile, fermalo tocca a noi” avevamo capito tutto e i fatti ci hanno dato ragione. Da qui dobbiamo ripartire o meglio continuare, sapendo che tenteranno di cancellarci, perché l’unica vera realtà e che, finché il movimento resiste il tav da qui non passerà mai. Oggi come oggi non è il tracciato che stanno studiando ma il modo di battere un movimento popolare come il nostro, che in momenti speciali è riuscito a fare cose straordinarie. Siamo un piccolo punto su una cartina, ma un punto veramente fastidioso per chi vuole devastare i territori arricchendosi ulteriormente. Un tempo i Romani scrivevano sulle cartine H.S.L., che stava a significare Hic Sunt Leones, indicando così i luoghi “abitati dai leoni”indicando i territori abitati da nemici difficilmente battibili. Noi questo siamo sulle loro cartine, e per vincere questa battaglia, garantendoci il futuro nostro e della nostra Valle, dobbiamo continuare ad essere quello che siamo, facendo valere le nostre ragioni, continuando a resistere, fino alla fine, anche solo un minuto più di loro.

COMITATO DI LOTTA POPOLARE NO TAV BUSSOLENO
CENTRO SOCIALE ASKATASUNA
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