RIFIUTI: SCONTRI A NAPOLI E MARIGLIANO

Napoli, 30 gennaio 2008Questa
mattina all’alba un ingente quantitativo di forze di polizia attrezzato
di tutto punto ha fatto irruzione nella ex manifattura tabacchi di
Gianturco, Napoli, occupata da circa una settimana dal comitato salute
ambiente Napoli est per protestare contro la decisione del commissario
straordinario De Gennaro di adibirla a sito "temporaneo" per lo
smaltimento di "ecoballe" composte da rifiuti. Gli attivisti avevano
iniziato a gestire la raccolta differenziata.
Un compagno,
militante del vicino centro sociale Officina 99 è salito su una
ciminiera dell’ex Manifattura per protestare contro lo sgombero
del sito attuato dalle forze dell’ordine.
Come ha scritto in un comunicato la Rete campana dei comitati x la difesa della salute e dell’ambiente:

"L’
unico modo per uscire da un’ emergenza voluta ed alimentata
dall’intera classe politica per drenare soldi pubblici a
speculatori ed Ecomafie rimane infatti l’avvio della
differenziata porta a porta e l’uso di impianti a freddo al posto
dei nocivi ed antieconomici termovalorizzatori.
Cio che serve
è che la classe dirigente insieme all’incapace
commissariato tornino a casa e venga scritto con la partecipazione
concreta delle comunità un nuovo piano rifiuti rispettoso della
salute, dell’ambiente e capace di creare nuova occupazione."

Il
pugno duro delle forze di polizia è arrivato anche a Marigliano,
sia al presidio contro la riapertura della discarica che ai blocchi in
autostrada A30. Anche il sindaco di Marigliano è stato caricato
dalle divise blu e ha denunciato che la polizia voleva anche
strappargli la fascia tricolore. Sono stati rimossi anche i blocchi
attuati sulla linea ferroviaria Salerno – Cancello, all’altezza di
Nola. Resta il presidio allo svincolo di Marigliano, sull’Asse 7 bis
Nola – Villa Literno.

A
Pozzuoli, gli ex Lsu hanno poi occupato la sede del Comune in via
Luciani. Blocco stradale anche a Quarto, fatto in prevalenza da donne,
in via Crocillo per protestare contro i cumuli di rifiuti accanto ad
una scuola elementare. Nella notte, inoltre, roghi di rifiuti sono
stati appiccati a Melito, Casalnuovo, Casoria, Afragola e San Giorgio a
Cremano.

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29 gennaio 2008 – Scontri a Marigliano. Contuso un bambino (Intervista)
Ancora
una giornata di proteste, blocchi stradali e incendi di rifiuti nel
napoletano e in Campania. La crisi non rientra e continua ad essere
"emergenza". E’ una giornata di rivolta, quella di oggi per decine di
comunità campane sempre più determinate ad opporsi allo
scellerato piano De Gennaro, che prevede la riapertura di decine di
discariche sul territorio regionale.
Questi i comuni toccati: Ariano Irpino, Giugliano, Marigliano, Santa Maria La Fossa/Ferrandelle, Montesarchio.

Scontri
sono avvenuti a Marigliano tra i manifestanti che protestano contro la
riapertura della discarica e le forze dell’ordine in tenuta
antisommossa. Sono soprattutto ragazzi quelli che hanno dato vita ad
una protesta per dire no all’apertura del sito predisposta dal Piano De
Gennaro che dichiara "così non andiamo avanti" quando gli
arrivano le notizie degli scontri e delle proteste a Marigliano, ad
Ariano Irpino, a Giugliano. E la reazione è seccata – segno
dell’impossibilità di governare: nella regione, spiega,
"c’é una crisi di nervi, ma tutte le mediazioni sono state
attivate, le rivolte sono un nonsenso".

La risposta delle istituzioni
Secondo
le testimonianze un bambino di otto anni e’ rimasto contuso, insieme
con altre persone, durante scontri tra le forze dell’ordine e
manifestanti. I manifestanti stavano facendo un sit-in davanti alla
discarica per impedire l’accesso alle ruspe nell’area, quando sono
entrati in contatto con le forze dell’ordine durante il cambio di
guardia tra carabinieri e guardia di finanza. Tra i cittadini, circa un
migliaio, alcuni bambini sono stati soccorsi dai genitori e portati in
ospedale per controlli medici. Secondo quanto riferito dai
manifestanti, anche alcune donne, tra le quali una incinta, sarebbero
rimaste coinvolte negli scontri.

La risposta dei movimenti

Diversa l’iniziatiuva dei movimenti e dell’autorganizzazione sociale che da giorni porta avanti nel capoluogo campano: ogni giorno 24 ore su 24, viene portata avanti in maniera autorganizzata la differenziata nel quartiere Gianturco nell’ex Manifattura Tabacchi Occupata.

(> I luoghi della raccolta)

Dentro questo quadro significativa la proposta dei disoccupati autorganizzati che propongono di coniugare l’emergenza con una risposta di occupazione per i tanti senza lavoro.


>> Dal presidio permanente di piazza del Gesù di Napoli, ascolta l’intervista con Raffaele (Banchi Nuovi/movimento disoccupati autorganizzati)
 

Ancora Tensioni sul piano di emergenza di De Gennaro
Rifiuti, a Gianturco polizia sotto attacco
I manifestanti lanciano sassi e petardi contro le forze dell’ordine. Lacrimogeni per disperdere le folla

Manifesti durante il blocco stradale nei pressi dell’area della ex manifattura tabacchi (ansa)
NAPOLI – I manifestanti che si oppongono alla riapertura della
discarica di Gianturco, diverse centinaia di cittadini, hanno attaccato
la polizia nella serata di mercoledì. Nella zona est di Napoli le forze
dell’ordine sono state fatte oggetto di un fitto lancio di sassi e di
petardi nel corso di una manifestazione di protesta contro
l’allestimento del sito di stoccaggio per i rifiuti nell’area dell’ex
manifattura tabacchi.

BUS DI TRAVERSO – Lo schema è quello che è stato seguito molte altre
volte da quando è scoppiata la crisi dei rifiuti a Napoli e nella
Campania. Da questa mattina sono in corso blocchi della circolazione
tra via Galileo Ferraris e via Reggia di Portici, nella zona orientale
del capoluogo partenopeo. Blocchi stradali messi in atto anche ponendo
di traverso alla strada un autobus di linea, cumuli di immondizia
riversi e cassonetti rovesciati. L’intervento della polizia è stato
sollecitato dai vigili urbani che presidiavano la zona. All’arrivo
delle volanti sono stati lanciati petardi e sassi e alcune pietre hanno
rotto il parabrezza di un’auto della polizia. A quel punto le forze
dell’ordine hanno lanciato in aria quattro lacrimogeni disperdendo la
folla.

NO A RIAPERTURA MONTESARCHIO – Nel frattempo, i tecnici incaricati
di valutare le condizioni della discarica di Montesarchio, in provincia
di Benevento, in località Tre Ponti, ritengono che l’area non possa
essere riaperta per sversare altra immondizia. Nella perizia effettuata
lo scorso 27 gennaio si legge che «allo stato dei fatti non sussistono
le necessarie condizioni per la riapertura del sito e il conferimento
in sicurezza dei rifiuti». Il parere contrario è stato espresso da
geologi, geometri e ingegneri del Consorzio Napoli 3, dell’Agenzia per
la protezione dell’ambiente regionale (Arpac) e dell’Asl Benevento 1,
tranne che dal tecnico rappresentante del Commissariato di governo
secondo il quale «l’eventuale riapertura della discarica, in sicurezza
e nel rispetto della vigente normativa, non rappresenta fonte di
rischio per la salute pubblica».

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COSENZA: SIAMO PRONTI…

 
 
50 anni di galera: basterebbe questa cifra per
annunciare battaglia alla richiesta di condanne formulata il 24 gennaio
dal pubblico ministero di Cosenza, Fiordalisi, nei confronti di 13
compagne e compagni imputati per associazione sovversiva e cospirazione
politica. Ma non è sufficiente.
C’è infatti un dato che è stato
ampiamente trascurato dalle cronache giornalistiche, e forse
sottovalutato in alcune analisi di movimento: la richiesta di 26 anni
complessivi di libertà vigilata per pericolosità sociale. Non si tratta
semplicemente di un’aggravante in termini quantitativi, ma innanzitutto
qualitativi. Proviamo a chiarire, leggendo in questo processo alcuni
elementi paradigmatici rispetto alle trasformazioni delle forme di
controllo e attacco ai movimenti degli ultimi anni.
Il teorema
accusatorio di Fiordalisi è basato sul nulla, cioè su intercettazioni
telefoniche in cui non si prova null’altro che gli imputati sono
attivisti politici. Sponsorizzato da un’informativa dei Ros tesa ad
arrestare l’onda montante dei movimenti, Fiordalisi ha agito come un
autoimprenditore del sistema penale: formulando un folle capo
d’imputazione, senza alcuna necessità di doverlo dimostrare, ha
ottenuto nell’immediato ciò che voleva, cioè visibilità mediatica e
possibilità di carriera, mandando nel novembre 2002 18 persone nei
carceri speciali, con lo strascico di arresti domiciliari e obblighi di
firma. Ecco il primo elemento: i capi di imputazione hanno come primo
obiettivo quello di ottenere un’immediata limitazione delle libertà
degli attivisti, indipendentemente dalla possibilità di essere
dimostrate in sede processuale. Il meccanismo giuridico si rovescia:
non spetta all’accusa di dover provare la colpevolezza, ma grava
sull’imputato l’onere di dimostrare la propria innocenza. Così è stato
per l’uso dispiegato delle imputazioni di devastazione e saccheggio,
della ripresa dei reati associativi, dell’utilizzo dell’articolo 1 nei
confronti dei soggetti ritenuti dalle questure “socialmente pericolosi”.
Arrivato in sede processuale, dopo essersi sfilato quando il processo
perdeva di visibilità, Fiordalisi ritorna per calcare il palcoscenico
mediatico con la propria requisitoria. E qui tira fuori dal cilindro un
doppio livello. A fronte della non sostenibilità delle sue accuse,
chiede da un lato condanne pesantissime, tentando di confermare il suo
grottesco castello accusatorio; dall’altro, cerca di mercanteggiare la
sua posizione con il giudice offrendo un compromesso, cioè concedergli
la non totale infondatezza del suo teorema e riconoscendo che – anche
se non costituissero un’associazione sovversiva – i suoi imputati sono
comunque socialmente pericolosi, dunque da controllare. Se
sospettassimo che Fiordalisi fosse un attento lettore di Philip Dick,
potremmo pensare che ha cercato di riprodurne le dimensioni paranoiche
della sua preveggenza fantascientifica. Più banalmente, questo processo
si pone in continuità – secondo elemento da evidenziare – con quel
paradigma del controllo preventivo che ormai è il dispositivo di guerra
a bassa intensità dichiarato ai movimenti.
Terzo elemento, infine.
Non solo il teorema di Fiordalisi è completamente costruito attraverso
le intercettazioni telefoniche, ma il pubblico ministero nella sua
requisitoria ha esplicitamente dichiarato di vedere dietro all’utilizzo
dei mezzi di comunicazione telematici il nascondersi di pericolose
forme di cospirazione. Ad essere messa sotto accusa è quindi quella
stessa capacità cooperativa, relazionale e comunicativa che sta alla
base delle forme di produzione contemporanee.
Per combattere
adeguatamente i nuovi dispositivo di controllo è necessario
comprenderle, cogliendo anche i punti di discontinuità con le
rappresentazioni classiche della repressione. Laddove l’espressione
moltitudinaria e le lotte del lavoro vivo hanno messo in crisi le forme
tradizionali di governo, pena e disciplinamento, queste sono costrette
a riconfigurarsi.
Il nuovo scenario, cioè il mutamento del sistema
penale all’interno dei processi di governance, non è né meglio né
peggio di quello precedente: è semplicemente differente. Le misure del
controllo preventivo, che si nutrono della costruzione della figura del
“socialmente pericoloso”, intervengono per tentare di rispondere alla
forza dei movimenti, alla ricchezza dell’autorganizzazione e alle
possibilità di liberazione della cooperazione sociale.
Se un arco
garantista esiste, è proprio qua che deve intervenire: non solo a
fronte delle eclatanti e spettacolari operazioni di carcerazione, non
solo contro le folli condanne che si accumulano su chi dissente, ma
anche per garantire l’agibilità politica degli attivisti. È questa che
il paradigma della prevenzione vuole innanzitutto colpire. Da parte
nostra, saremo per le strade di Cosenza sabato 2 febbraio, portando
quella stessa determinazione che ci ha accompagnato a Genova insieme ad
altre 100.000 persone. Soprattutto, continueremo con la gioia di sempre
i nostri percorsi nelle università e con i precari, nei centri sociali
e nella costruzione di spazio pubblico, contro la guerra e i
dispositivi securitari. Perché è la continuazione dei processi di
liberazione l’unico modo per lottare contro i processi costruiti sui
teoremi.
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COMUNICATO DEL CPA FIRENZE SUD SU COSENZA E FIRENZE..

AGGRAVANTE POLITICA E PUNIZIONE COLLETTIVA UNA SENTENZA VERGOGNOSA PER
CHI HA MANIFESTATO CONTRO LA GUERRA DEL 1999 CONTRO LA JUGOSLAVIA 7
ANNI!!!!!!! di condanna a testa per tutti e tredici gli imputati del
movimento fiorentino nel processo per le cariche della polizia sotto il
Consolato degli Stati Uniti, in occasione dello sciopero generale del
sindacalismo di base del 13.05.99 contro la guerra della NATO e di
D’Alema in Jugoslavia. Ben oltre le stesse pesantissime richieste del
PM (dai 4 ai 5 anni). Quel giorno il corteo fu caricato duramente sotto
il Consolato, con 5 feriti, e ne seguì una giornata di mobilitazione
con l’occupazione della sede dei DS. A distanza di 9 anni con l’unica
accusa di RESISTENZA AGGRAVATA a pubblico ufficiale, vengono condannati
a 7 anni tutti i compagni. L’unica AGGRAVANTE è, con lampante evidenza,
quella POLITICA; avere manifestato e continuare a manifestare oggi come
ieri contro la guerra, la repressione, a fianco dei lavoratori, per
l’ambiente, per la giustizia sociale. E la PUNIZIONE è infatti
COLLETTIVA, rivolta a chi continua a praticare politica, conflitto e
partecipazione. Verso un movimento che a Firenze non si può ricondurre
alle solite compatibilità e che ha saputo esprimere nelle sue varie
forme e componenti una radicalità ed un’autonomia che evidentemente
fanno paura. Si parla tanto dei vari allarmi sicurezza, del pericolo
immigrati, ma la vera EMERGENZA oggi è quella DEMOCRATICA. L’emergenza
di chi si ritrova sotto inchiesta e condannato per avere fatto
politica, per essersi opposto alla guerra. La vera emergenza è la
nostra sicurezza: la sicurezza di non morire sul posto di lavoro, di
avere un lavoro vero ed una casa dignitosa. Ma a questa emergenza si
può rispondere solo con tribunali e condanne esemplari. Condanne come
questa che vanno anche oltre qualsiasi previsione ed anche
ragionevolezza. Questa sentenza, sia chiaro, parla a tutti e tutte noi
che da anni ci battiamo per un sistema migliore. Non ci sono spazi per
un’opposizione sociale e politica in questo paese. E non si creda che
sono/siamo i soliti cattivi ad essere condannati. Ad essere condannata
è la politica che non accetta di farsi rinchiudere, che continua a
farsi sentire, ed in questo senso oggi più che mai siamo tutti
coinvolti. Passando dalle condanne di Genova a quelle degli
antifascisti di Milano, da Firenze a Cosenza, dalle 9.000 persone
coinvolte in procedimenti giudiziari dal 2000 ad oggi, alle decine di
inchieste per associazione, di fronte a questa EMERGENZA non ci sono
spazi di ambiguità: bisogna schierarsi e chiaramente a fianco di tutti
i compagni coinvolti in inchieste e processi. Se la repressione vuole
dividere la solidarietà deve unire. Come realtà fiorentine esprimiamo
la massima solidarietà ad i 13 compagni con la sicurezza che mai
verranno lasciati soli e rilanciamo con forza una mobilitazione
cittadina e nazionale contro queste vergognose sentenze e per tutti gli
altri processi.

Sabato 2 febbraio manifestazione a Cosenza

Sabato 9
febbraio manifestazione a Bologna

GENOVA-COSENZA-FIRENZE GUERRE,
TRIBUNALI E CONDANNE NON FERMERANNO LE NOSTRE LOTTE CONTRO LA
REPRESSIONE NON UN PASSO INDIETRO

Cantiere Sociale K100fuegos, Cpa
Firenze Sud, , Voci dalla Macchia, Rete Collettivi Studenti medi
fiorentini, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Collettivo
FuoriLOGO di Economia

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COSENZA PER NOI..IL 2 FEBBRAIO..

In questi giorni sta per concludersi a
Cosenza un processo molto simile a quello appena terminato a Genova.
Anche in questo caso un gruppo di persone, appartenenti al “Sud
Ribelle”, si trova di fronte ad accuse gravissime: "sovvertire
violentemente l’ordine economico costituito nello stato" per aver
partecipato alle grandi manifestazioni in occasione del vertice OCSE di
Napoli e del G8 di Genova nel 2001.

Non che sovvertire con qualsiasi mezzo necessario l’ordine economico
costituito nello stato sia di per sé un fatto gravissimo, anzi
ci sembra essere l’unico obiettivo sensato per ogni sfruttato. Il
problema è che gravissime sono le pene previste. Infatti il
pubblico ministero ha chiesto una cinquantina di anni carcere ed altri
di libertà vigilata
Chi detiene il potere vuole continuare a tenerselo e per questo
vorrebbe “regalare” anni ed anni di carcere a chi ha
lottato, si è ribellato, ha manifestato irriducibile
dignità. Per questo una serie di fatti specifici, avvenuti ad
esempio durante le manifestazioni, sono stati gonfiati, inventati,
estesi ad altri, trasformati in reati associativi, aggravati da termini
che possano ricondurre ad un immaginario di guerra (quali la
devastazione ed il saccheggio) in modo da moltiplicare la pena.
Così, mentre l’unica guerra evidente, con bombardamenti o
meno, è quella scatenata dal capitale per continuare ad
opprimere, si prospetta un altro scenario di condanne per chi a questa
guerra resiste.

Le risposte che si vorrebbero dare ai continui attacchi repressivi
languono. Non è bastato l’esito del processo di Genova per
sgombrare il campo dagli appelli grondanti di lezioni di democrazia, di
sdegno per accuse risalenti al codice del periodo fascista, di richiami
alla Costituzione, di paragoni con le avvenute promozioni dei
torturatori in divisa: un’altra manifestazione con una lista
chilometrica di adesioni, zeppa di partiti e di rappresentanti delle
istituzioni, pesa come un macigno sul futuro di coloro che con partiti
ed istituzioni non hanno nulla a che spartire, quelli che, ancora una
volta, potrebbero essere i “cattivi” che pagano per tutti
perché rivendicano in toto la radicalità delle azioni
avvenute.

L’appello lanciato per indire la manifestazione di sabato 2
febbraio a Cosenza sottolinea che, per i fatti del vertice OCSE di
Napoli e del G8 di Genova, furono arrestate venti persone che erano
state fra gli organizzatori del Forum Sociale Europeo di Firenze,
“una delle più importanti esperienze di partecipazione
democratica realizzate nel nostro paese”. Per definizione,
dunque, queste persone dovrebbero rientrare fra i buoni. Se qualcuno
non avesse contribuito all’organizzazione di importanti
esperienze democratiche, al contrario, rientrerebbe per definizione tra
i cattivi.

A noi non importa un fico di qualsiasi cosa abbiano organizzato
nello specifico queste persone. Ci importa, caso mai, che durante la
lunghissima storia che ha portato al processo contro il “Sud
Ribelle” molti fra gli accusati abbiano già preso le
distanze dai coimputati e che alcuni abbiano fatto carriera
all’interno di partiti ed istituzioni. La discrepanza fra
imputati eccellenti ed imputati “qualunque” si rivela,
quindi, ancora più rilevante che nel processo di Genova.

Ci importa che ancora una volta non riesca il gioco che ha indicato
Carlo come primo cattivo e dopo lo ha riabilitato perché le
forze dell’ordine erano state più cattive, quello stesso
gioco che ha poi additato i processati di Genova come “blocco
nero” per poi scagionare la metà. Non è affatto una
consolazione che Carlo ora sia un simbolo, che molti il 17 novembre
pensassero di essere in piazza a Genova per manifestare
solidarietà a tutti gli imputati, che un tribunale abbia
riconosciuto le menzogne di qualche poliziotto o carabiniere. Il fatto
è che Carlo è morto, che 10 persone dovranno affrontare
un processo di appello per devastazione e saccheggio con una tremenda
condanna alle spalle, che ancora nel napoletano o a Cagliari persone
che non vogliono morire avvelenate siano state selvaggiamente picchiate
da altri poliziotti o carabinieri.

In questa fase di involuzione di molte coscienze (sollecitate solo
dalla salvaguardia degli interessi clericali) e di allarmismo
sicuritario, tendente ad un’oggettiva fascistizzazione, che
complicano l’esistenza di tutti coloro che vogliono continuare a
lottare, stanno però intervenendo altrettanto oggettivi disastri
economici ed ambientali che sempre più spesso determinano
reazioni non solo rabbiose, ma organizzate e raccordate fra loro. Basti
pensare alla TAV, agli inceneritori e le basi militari, ai posti di
lavoro segnati da continue morti, a quanti supportano le rivolte e le
fughe dai CPT dove vengono deportati gli immigrati che cercano scampo
alla guerra e alla fame. Questo va letto in una possibile prospettiva
di cambiamento dei rapporti di forza e deve essere pratica per una
crescita comune che eviti i particolarismi e le alleanze puramente
tattiche.
Ricominciamo quindi a gestire collettivamente e in un
ottica di classe la storia di questi anni, non cediamo alle lusinghe di
chi vorrebbe vederci imploranti a chiedere giustizia ai responsabili
dell’ingiustizia: ci chiederebbero ben presto di implorare
perdono.

Costruiamo ovunque momenti di informazione e solidarietà
attiva con gli imputati del processo di Cosenza per dimostrare in modo
palese la nostra determinazione nel continuare la lotta e per
rivendicare i percorsi di ribellione allo stato di cose presenti: del
resto che le masse scese nelle piazze di Napoli e Di Genova fossero
storicamente nel giusto è dimostrato dalla realtà
devastata che è sotto gli occhi di tutti nonché dalle
squallide disavventure di un ceto politico dirigenziale, di qualsiasi
colore o sfumatura, che chiede l’impunità per sé
stesso comminando anni di galera a chi si ribella.

Spazio di documentazione Il Grimaldello – Genova

Vittoria
L’Avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org

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PULLMAN E TRENI PER RAGGIUNGERE COSENZA IL 2 FEBBRAIO..

PULLMAN E TRENI

Pullman

Da BARI – PULLMAN
Partenza sabato 2 febbraio – ore 6:30 – Largo Sorrentino Bari
Info: 333-8633876

Pullman

Da BENEVENTO

Partenza sabato 2 febbraio – ore 9:00 da Piazza Risorgimento
Info: 347-7088242 – 0824-51849
www.csadepistaggio.org; info@csadepistaggio.org

Pullman

Da CATANIA – PULLMAN
Partenza sabato 2 febbraio – ore 08:00 – Piazza Alcalà/Borsellino
Info prenotazioni: 328-6340528 – valeriogccatania@yahoo.it

Treno

Da NAPOLI – TRENO
Partenza sabato 2 febbraio
Appuntamento ore 8:00 in stazione. Partenza treno ore 8:50.
Biglietto: 10 euro
Per info e biglietti: 393-2122937 – 333-3360964

Pullman

Da PALERMO – PULLMAN
Partenza sabato 2 febbraio – ore 7:00 – Davanti l’ExCarcere (Via Mongitore)
Biglietto: 15 euro a/r
Info: 380-4286926 – excarcere@ecn.org

oppure

Partenza sabato 2 febbraio – ore 6.00 Stazione Notarbartolo
Contributo: 10 euro a/r (5 euro per studenti e disoccupati)
Info: 348/5968407

oppure

Partenza sabato 2 febbraio – ore 6.00 Stazione Notarbartolo
Contributo: 10 euro
Per le adesioni contattare i COBAS e chiedere di Roberto 091349192 c.cobassicilia@tin.it

Pullman

Da REGGIO CALABRIA – PULLMAN

Partenza sabato 2 febbraio – ore 10:30 – Al C.S.O.A. Cartella (Via
Quarnaro, Gallico)

Biglietto 5 euro a/r (come contributo per il Coordinamento "Liberi Tutti")

Info: 349-7600750 – csoacartella@ecn.org

Pullman

Da ROMA – PULLMAN

Partenza sabato 2 febbraio ore 7:00 dal Verano (parcheggio di Via dello Scalo San Lorenzo)

Info:
06-70452452 (Sede Cobas, dalle 17:00 alle 20:00)
335-8191842 (Italo)
320-0855289 (Bartolo)
340-7030084 (Lorenzo)

Biglietto: 10 €

E’ importante che le prenotazioni arrivino entro giovedi pomeriggio per
garantire un adeguato numero di pullman, in modo che nessuno rimanga a
piedi.
Al momento i pullman sono almeno 4/5.

daje roma daje tutt* a cosenza!

Pullman

Da SALERNO – PULLMAN
Partenza sabato 2 febbraio ore 9:30P.zza della Concordia

Info e prenotazioni: Giovani Comunisti 089-9951382
E-mail: info@gcsalerno.orgwww.gcsalerno.org

Pullman

Da SENIGALLIA (AN) – PULLMAN
Partenza sabato 2 febbraio

Info e prenotazioni al Mezza Canaja
E-mail: mezzacanaja@yahoo.it

Pullman

Da TARANTO – PULLMAN

Partenza sabato 2 febbraio – ore 9:00 dalla
Concattedrale
Prezzo indicativo del viaggio: 10 euro
Per contatti e adesioni: 099-4716012 (dopo le ore 20.00) – 389-5873684 –
comitato.di.quartiere@email.it

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TORINO: Le donne sospendono il consiglio regionale

[TORINO] Le donne sospendono il consiglio regionale (INTERVISTA)

TORINO,
29 GENNAIO 2008 – Un gruppo di donne del movimento torinese ha
interrotto questa mattina i lavori del Consiglio regionale del
Piemonte, convocato in seduta straordinaria. La seduta era stata
richiesta dall’opposizione (di centro destra) per presentare una
richiesta di modifica alla legge 194 relativa alle interruzioni di
gravidanza, in particolare per la parte che riguarda la
regolamentazione dell’aborto terapeutico. La proposta nasce sulla scia
di quanto già successo in Lombardia dove la regione è riuscita a far passare una sostanziale modifica al regolamento inerente gli aborti terapeutici,
riducendo il termine ultimo da 24 settimane a 22. La mozione,
presentata stamattina a Torino da alcuni consiglieri del centro destra
rappresenta un attacco su scala locale facente parte di una più vasta
iniziativa politica e mediatica che, a vari livelli sta tenendo sotto
assedio la 194 e i diritti delle donne in generale. Dalle
farneticazioni del papa, di Ruini e di tutte le autorità Vaticane sulla
famiglia naturale, fino alla richiesta di "moratoria sulla pena
d’aborto", proposta dal servile e opportunista Giuliano Ferrara, il
mondo cattolico sembra compatto per prendere di petto la questione
aborto e riportare la donna al suo "ruolo naturale": quello di produrre
figli. D’altronde come dice Ruini, "la donna è libera soltanto nella
maternità".

Il
tutto stava passando attraverso l’indifferenza o il tacito assenso del
centrosinistra, troppo impegnato a raccattare briciole di voti
cattolici per prendere una posizione forte sul diritto delle donne ad
autodeterminarsi.Ma per fortuna c’è anche chi questi attacchi non li
accetta passivamente e questa mattina un numeroso presidio di donne e
uomini di ogni età si è formato davanti al palazzo della Regione; facce
piene rabbia nel trovarsi di nuovo a dover difendere dei sacrosanti
diritti, conquistati esattamente 30 anni fa con la lotta e che mai più
si pensava potessero essere messi in discussione.
Dopo aver dato
vita ad un presidio all’esterno del palazzo, una trentina di donne è
entrata in aula lanciando slogan in favore della legge 194 e
dell’autodeterminazione mentre un consigliere di Allenza Nazionale
presentava la mozione E’ stato lanciato del prezzemolo a ricordare che
le donne non vogliono tornare a dover rischiare la vita per abortire in
clandestinità; La digos è intervenuta per allontanare le
"disturbatrici" ma le manifestanti sono comunque riuscite a far
sospendere la discussione su questa vergognosa proposta. La
contestazione, rivolta tanto al centrodestra, quanto all’indifferente
centrosinistra, che, impegnato nella difesa di un cosiddetto dibattito
civile e democratico, accetta e tollera che su questi temi si torni a
discutere in maniera assolutamente strumentale e provocatoria. La
protesta delle donne ha ottenuto di fatto che la seduta venisse sospesa
e ancora una volta sono riuscite nell’intento di dimostrare che no n
sono più disposte a sentire tutto questo insidioso chiacchiericcio sui
loro diritti, ma vogliono prendere la parola per ribadire che nessuno
può arrogarsi il diritto di legiferare sul loro corpo e sulla loro
sessualità

>>> Ascolta l’intervista con Chiara


VOLANTINI:


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COMUNICATO DEL CSA DEPISTAGGIO

Non
bastano 400mila tonnellate di rifiuti, una inchiesta per sversamento
nella discarica di rifiuti non conformi a quanto prescritto dalla legge
e dai regolamenti ed ordinanze relative alla discarica (autorizzata
solo per fos e sovvalli), violazione delle procedure di ammissione dei
rifiuti in discarica, disastro ambientale e inquinamento atmosferico e
del suolo con lo sversamento di rifiuti pericolosi e no, determinando
la creazione di ingenti quantità di percolato, non basta tutto questo
per capire che questa provincia e questa regione non ne possono più.

Non
ne possono più di un’emergenza diventata cronica, di imprese del nord
che fanno affari per sversare i rifiuti tossici e nocivi in questa
regione ed in questa provincia, di imprese che collezionano avvisi di
garanzie, ma che continuano ad imperversare nella nostra regione
facendo ancora affari d’oro, di super commissari, mini commissari,
sotto commissari che con le loro ordinanze e il loro super piani
colpiscono sempre le stesse zone, le stesse popolazioni, la stessa
terra.

Tre Ponti come Pianura, come Acerra, come
Villaricca ha già dato, ha già pagato il prezzo della devastazione
ambientale, alla camorra, alla fibe, ai commissari e super commissari.

Sembra
quasi surreale la situazione che si è venuta a creare con De Gennaro
che "carica" verso Tre Ponti, mentre stava per partire la bonifica di
un territorio martoriato nel giro di pochi mesi. E la cosa più assurda
è che gli accordi di bonifica erano stati presi anche con la struttura
commissariale che lo sceriffo oggi capeggia e con la Regione Campania
oramai anch’essa in emergenza per l’emergenza.

Non si può
più chiedere alla gente di Tre Ponti, di Pianura, di Villaricca, di
Acerra di accettare altro sversamento, altri fanghi, percolati, rifiuti
"tal quale", mentre qualche piccolo imprenditore del nord tenterà
ancora, nell’emergenza, di smaltire qualche rifiuto tossico.

Non
si può più chiedere perchè queste popolazioni, questi cittadini e
questi territori hanno già pagato il prezzo dell’emergenza.

La
nostra solidarietà e la nostra partecipazione ai presidi attivati in
queste ore dalle popolazioni della Valle Caudina in lotta per la
sopravvivenza del proprio territorio e per la tutela della loro salute.

Anche
l’emergenza "monnezza" si risolve partendo dal basso, bisogna essere
capaci di avviare seriamente la raccolta differenziata in quelle zone
dove è praticamente inesistente, in quelle zone di questa martoriata
regione dove gli enti locali, i comuni, le provincie latitano in questo
senso e dove non c’è uno straccio di piano per la differenziata.


CENTRO SOCIALE DEPISTAGGIO

http://www.csadepistaggio.org

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Livorno – Sulle perquisizioni

Venerdi’ 25 gennaio
sono state effettuate dai Ros di Firenze ed ordinate dal pm Giuseppina
Mione, 8 perquisizioni fra La Spezia, Pisa, Livorno e Roma.
Ai/alle perquisiti/e, alcuni ed alcune appartenenti all’area anarchica,
il reato contestato e’ tentato omicidio con aggravanti di terrorismo.

Durante le perquisizioni e’ stato anche prelevato materiale utile a
rilevare il DNA delle persone, in linea con il nuovo andazzo delle
politiche repressive europee tese a creare una banca dati per schedare
i detenuti ed in generale i ribelli sociali.

L’accusa e’ quella di aver compiuto un attentato esplosivo contro la
caserma della Folgore di Via Vannucci a Livorno nel settembre 2006. La
caserma Vannucci e’ un covo di assassini in divisa, che ammazzano e
trucidano intere popolazioni, che invadono e distruggono territori, che
hanno fatto le "missioni di pace" in Somalia, Jugoslavia, Afghanistan e
sono in Iraq, che sono da sempre al soldo del potere per consertirne la
riproduzione.

Come sempre si cerca di ribaltare le parti, ma tutti/e sappiamo chi
sono i terroristi, chi incute terrore per mantenere lo stato delle
cose, chi come in questo caso ha portato in carcere una persona del
tutto estranea a qualsiasi attivita’ politica, ma comunque refrattaria
a questa vile societa’, e chi invece vuole cambiare tutto questo.

Questa inchiesta non solo conferma l’attenzione da parte della
magistratura e dei carabinieri verso quell’area che da sempre esprime
dissenso, ma fa anche pensare ad una vera e propria crisi di astinenza
a cui vanno incontro questi inquisitori se si perdono anche solo
un’occasione di far sentire la loro pressione su chiunque si ribella e
su chiunque dimostra a loro solidarieta’.

LIBERTA’ PER VALENTINA!

LIBERTA’ PER COSTA, DANIELE E FRNCESCO!

LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE!

SOLIDARIETA’ AGLI INDAGATI

Alcuni/e indagati/e e solidali

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Padova – Bloccato magazzino della TNT Global Express

Venerdì 25 gennaio i
lavoratori che iniziavano il turno pomeridiano hanno avuto la sorpresa
di trovare il magazzino della TNT di Limena totalmente svuotato e
chiuso.
Nel chiedere spiegazioni ai responsabili della cooperativa
Fast-coop Gesconet veniva loro consegnata una lettera che dichiarava la
fine dell’appalto da parte di Fast-coop Gesconet con TNT a
partire dal 28 gennaio.
La cooperativa e TNT, nel più
completo spregio delle norme vigenti in materia di cambio
d’appalto, hanno messo in atto una pesantissima rappresaglia
contro tutti quei lavoratori che si sono autorganizzati al di fuori dei
sindacati confederali per rivendicare i diritti più basilari.
Da meno di un anno i soci-lavoratori di Fast-coop si sono rivolti
all’Adl per avviare un percorso di lotta per la conquista dei
diritti lavorativi minimi e, non da meno, il rispetto da parte dei
responsabili della cooperativa.
Questa azione di Gesconet e TNT mira esclusivamente ad azzerare i risultati ottenuti fin’ora.
Tutto
avviene con la più assoluta complicità della FILT-CIGL,
che, essendo non a caso a conoscenza di ciò che sarebbe
accaduto, ha avuto il coraggio di giustificare il loro operato
convocando il giorno seguente un’assemblea chiedendo ai
lavoratori di "affrontare con maggiore serenità il futuro".
I lavoratori uniti hanno espresso la ferma volontà di rispondere
a questa rappresaglia: dalle sei di questa mattina sono tutti davanti
alla TNT per bloccare il lavoro degli impiegati del magazzino e
chiedere che sia data garanzia del posto di lavoro per tutti .
"La
lotta continuerà fino a quando non ci sarà la
volontà da parte di TNT e Gesconet di ascoltare la voce dei
lavoratori", dicono i lavoratori tessarti all’ADL.
La corrispondenza con Luca Trivellato – Adl Padova.
-  [ audio ]

Link
www.associazionedifesalavoratori.org

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Grecia – Anarchici attaccano la polizia

Atene – Nel fine settimana, in Grecia,
una serie di attacchi contro la polizia sono stati messi in atto da
gruppi anarchici. Nella notte di domenica una ventina di aggressori
incappucciati hanno lanciato bottiglie molotov contro i poliziotti
posti a guardia di alcuni uffici del Pasok (partito socialista
all’opposizione). Non vi sono stati feriti e il gruppo si è
disperso per le viuzze del centro di Atene.

Nella notte di sabato, circa dieci motociclisti a volto coperto,
hanno colpito l’ingresso della stazione di polizia dell’area di Pefki,
lanciando diverse bottiglie molotov, demolendo 4 volanti, 2 moto e
danneggiando la facciata dell’edificio.

In entrambi casi alcuni testimoni affermano che gli aggressori intonassero slogan anarchici.

In Grecia, gruppi dell’area di sinistra portano avanti ripetutamente attacchi simili.

Il 12 gennaio, anonimi hanno distrutto 12 macchine nel centro di Atene.

fonte: infoshop.org – earthtimes.org

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