Ripartiamo dal basso, costruiamo conflitto: SUD RIBELLE

Le elezioni del 13 e 14 aprile ci propongono un quadro parlamentare caratterizzato da un bipolarismo quasi perfetto che vede la vittoria schiacciante del Popolo della Libertà,con l’appoggio fondamentale della Lega Nord, a discapito di un Pd ancora troppo embrionale per avere possibilità di governo. Ma Veltroni può dichiararsi tutto sommato soddisfatto in quanto complice di tale bipolarismo e in parte artefice della sparizione dei partiti più estremi. Scompaiono Sinistra l’ Arcobaleno, con le sue tre componenti, ed il Partito Socialista. Storiche componenti parlamentari che lasciano la poltrona e la delega delle istanze sociali del paese, all’unico partito di “lotta e governo” presente ad oggi in parlamento, la Lega Nord. Ci appare quasi surreale vedere Bossi festeggiare la sua vittoria in una piazza piena di operai, e dall’altra parte Bertinotti dichiarare la sconfitta nell’ Hard Rock Cafè di una delle vie più “in” della capitale.

Sembra irreale, ma tutto ciò è il frutto di scelte precise, è la conseguenza dell’ abbandono del conflitto,della piazza e quindi delle istanze sociali, in favore della logica del “governo a tutti i costi”.
Infatti leggendo attentamente i risultati elettorali ci rendiamo conto di come la scomparsa della sinistra sia stata causata, non soltanto da un fisiologico e ben motivato astensionismo , dovuto al tradimento, durante i 2 anni di governo Prodi, delle istanze proposte dai movimenti, ma anche da un agire politico che ha visto sia la sinistra istituzionale che alcune componenti del movimento stesso allontanarsi dal conflitto sociale, permettendo a teorie xenofobe e localiste di prendere piede in territori culturalmente lontani per tradizione ad ogni forma di razzismo e fascismo.

Ed è per questo che la Lega è riuscita ad entrare in spaccati della società dove la sinistra istituzionale non era abbastanza forte.
Le modalità con cui essa è stata dapprima al governo e poi in piazza, e i rapporti che ha sempre tenuto con gli alleati dell’attuale governo, ha pagato. Ha pagato la sua presenza costante sul territorio e nei luoghi di lavoro. Ha capitalizzato in termini elettorali l’affermarsi di logiche xenofobe e securitarie come risposta ad una crescente e trasversale domanda di sicurezza, dettata dalla volontà dei media di dipingere il problema della micro-criminalità e dei migranti non come fenomeno sociale ma come questione di ordine pubblico.

A sud invece lo spaccato sociale che ci consegna il voto appartiene ai quartieri popolari che pur non riconoscendosi politicamente in nessuno dei partiti, spesso votano per uno di essi sotto il continuo ricatto di un sistema clientelare-mafioso. Nelle realtà meridionali in cui lo stato, la mafia e il sistema produttivo sono un magma indistinto, difficilmente esiste qualcuno che riesce a sottrarsi ad esso creandosi una vita slegata da queste logiche.

Chi in questi anni, da dentro o fuori le istituzioni, ha contribuito a traghettare il movimento verso la compatibilità governativa, si deve rendere conto del fallimento politico di questa pratica, prenderne atto e cominciare a (ri)costruire una opposizione forte, che parta dal basso e che si faccia interprete delle reali esigenze sociali (casa, lavoro, salute, istruzione , ambiente).
Solo l’espansione del conflitto sociale, pensarlo e costruirlo come pratica di rottura, potrà garantire la nostra esistenza individuale e collettiva durante questi anni, prima che, in un modo o in un altro, ci costringano a modificare il nostro modo di (re)agire .
Per fare questo non dobbiamo avere timori, dobbiamo chiamare le cose col loro nome, diffondendo pratiche di contro-potere e messaggi di contro cultura, ricominciare ( per chi aveva smesso) o continuare a veicolare i nostri messaggi, a calpestare le piazze e le strade delle nostre città, a creare dappertutto, nei bar, nelle curve, nelle scuole, nelle piazze e nei quartieri luoghi dove sviluppare confronto politico. Luoghi dove le cose appaiano per quelle che sono e non straniate dal meccanismo dell’apparire tipico di questa società.
Luoghi in cui tutti gli attori che li popolano, definiscano l’esistente per quello che è, senza avere tema di toccare le fragili corde e le coscienze della società civile, timori che troppo spesso in questi anni hanno tenuto imbrigliate le istanze più radicali del movimento.
Il movimento deve recuperare un pensiero e un linguaggio antagonista rispetto a questo aberrante stato di cose, pensiero che sappia andare oltre le difficoltà del materiale, che recuperi principi e pratiche troppo spesso messe da parte in nome di un moderatismo che non ci appartiene, linguaggio che definisca le cose col loro nome, che non ci risparmi lo scontro con una realtà che oggi è disabituata a parole come lotta, padroni, conflitto, repressione, fascismo, mafia.
Diffondere il nostro pensiero e il nostro modo di agire significa costruire meccanismi di autodeterminazione individuale e collettiva che ha come prodotto culturale il conflitto e l’opposizione.
Per creare conflitto è necessario utilizzare pratiche di Autonomia reale che si oppongano a qualsiasi compromesso istituzionale, che siano conflittuali con chi, a livello locale o nazionale, detiene potere teso a rigenerare meccanismi sistemici .
Fallire in questo obiettivo significa non riuscire a costruire un’opposizione concreta a 5 anni che si annunciano costellati di massacro sociale e attacchi repressivi. Significa arrendersi. E noi non lo faremo mai.

Preso atto di questo abbiamo intenzione di lanciare due date importanti che ci aspettano nella nostra città.
Costruiamo un presidio per giorno 24 aprile 2007, data prevista per l’emissione delle sentenze del processo al “Sud Ribelle”.
Costruiamo un momento di discussione e di conflitto per giorno 25 Aprile che ricordi la liberazione e la resistenza aldilà della semplice commemorazione storica.

C.P.O.A. RIALZO

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bentornata guerra sociale

Nei giorni passati spiccavano sui giornali, accanto ai titoli sulla vittoria elettorale del palazzinaro di Arcore, quelli che davano la notizia del tracollo della sinistra. Due sono le versioni ufficiali di questa insolita scomparsa. La prima, “naturalista”, vi vede una normalizzazione dell’Italia in senso bipartitico, come succede negli altri regimi democratici. Una sostanziale semplificazione della scena politica parlamentare, che mette da parte i rimasugli di un ‘900 troppo lungo. L’altra visione, che potremmo chiamare “giustificatoria”, viene perorata dai leader stessi di questi non rimpianti ex partiti ex comunisti (Sinistra Arcobaleno e compagnia bella) e sottolinea un generale spostamento verso destra dell’elettorato italiano, con il PD veltroniano che avrebbe “cannibalizzato” i suoi sinistri vicini.
Hanno ragione gli uni o gli altri? A nostro avviso hanno ragione entrambi. Ma non ce ne frega un cazzo del poco caro estinto! È vero che la società in cui viviamo sta scendendo una pericolosa china lastricata di razzismo e paure e che il qualunquismo alla moda fra la grande maggioranza della popolazione non fa che dar ragione ai fomentatori dell’odio. Un percorso, questo, che sembra destinato a condurci verso una qualche forma di controllo totalitario “soft”. È anche vero che nessuna utopia di un mondo migliore, libero dallo sfruttamento, sembra poter più attecchire su questo terreno demitizzato e volgarmente isterilito da un grigio conformismo. Non c’è alcuna speranza, alcuna emozione nella falsa sfida tra due perfette gocce d’acqua: un cavalier B. (B. come quell’altro…) e un signor W. (lettera che nell’alfabeto sta, non a caso, accanto alla X).
Ma, ad un certo punto… l’imprevisto. La catastrofe!
Per loro. Per i sinistri professionisti del mercanteggiamento istituzionale, per quelli che hanno fatto dell’inganno e della svendita del popolo la propria missione. Per quelli che si sono sempre accontentati di mendicare briciole al banchetto degli sfruttatori, porgendole poi come doni preziosi agli sfruttati. Questo strano risultato elettorale è la fine della sinistra istituzionale, dei partiti che da sempre si propongono come rappresentanti delle classi subalterne senza che nessuno glielo abbia mai chiesto. Ciò semplicemente perché… gli sfruttati si sono stufati dei loro cosiddetti rappresentanti. Speriamo, anzi, si siano stufati dell’idea stessa di rappresentanza, nonché, e per sempre, del loro stato di subordinazione. Quello che salta subito all’occhio è, infatti, che il forte astensionismo (mai elezioni legislative hanno registrato una così alta diserzione dalle urne) è alla base del tracollo della sinistra parlamentare. Dopo secoli di inebetito asservimento, qualcosa si sta risvegliando… e vuole fare da sé!
Opinionisti interessati sottolineano il fatto che non ci sarà più una “sinistra” nel nuovo parlamento. Gianfranco Fini, noblesse oblige, un po’ se ne dispiace e un po’ se ne preoccupa. Già, perché se non c’è più lo specchietto per allodole dei rappresentanti del popolo, è pur vero che la plebe rimane, sia essa ”italiana” o “straniera”. Una plebaglia arrabbiata e minacciosa. Se ne rendono ben conto lorsignori. Un brivido di soddisfazione è corso per le schiene e nella borsa (le quotazioni azionarie dei cartelli del cemento – delle nocività – sono già aumentate in vista di futuri appalti), seguito però da una certa inquietudine. Dio non voglia che quelle canaglie scendano in strada, decidano di allungare le mani! Sanno bene, i signori padroni, che una crisi economica di enormi proporzioni è malamente scongiurata, ancora per poco, dai giochetti di prestigio delle banche centrali. Sanno bene che quando la plebe arrabbiata scenderà in strada pronta a dare l’attacco ai palazzi e alle ville in Brianza, a nulla servirà cercare ancora di aizzarla contro stranieri e diversi di ogni tipo. Sanno bene che la sinistra è sempre stata la ruota di scorta del Capitale, la sua assicurazione sulla vita. Quando inganno e repressione non bastavano, c’era il vecchio trucco delle riforme, della contrattazione truccata… Un asso nella manica che finalmente è venuto a mancare.
Bene, pulito il campo dalla sinistra marmaglia, ci resta una visione più netta delle forze in lotta. Non ci sono più mediatori prezzolati. Non c’è più mediazione possibile. Fra i padroni, forti di un successo numerico fondato sulla propaganda dell’odio razziale, e gli sfruttati pronti ad insorgere, c’è soltanto lo spazio vuoto del campo di battaglia. È finita la politica della sinistra.
Sta per tornare la guerra sociale!

da qualche parte, metà aprile duemilaotto.

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Antifa a perugia

Perugia – Giovedì 10 aprile, il comizio blindato di Roberto Fiore al chiuso di una sala, pur sempre pubblica, viene contestato da un centinaio di manifestanti. La contestazione è stata pacifica ma molto rumorosa e sembra abbia molto innervosito la ventina di fascisti di FN presenti al comizio. Sabato 19 aprile, al c.s.o.a. EX MATTATOIO di PG, viene presentato il film NaziRock. Alla proiezione e alla discussione del film con il regista hanno partecipato circa 150 persone. In seguito al dibattito, terminato intorno alle 24:00, c’è stato un concerto di musica "Oi!" che ha visto ugualmente una grossa partecipazione.
Domenica 20 aprile, ore 7.00, un gruppo di vigliacchi neonazifascisti ha devastato il centro sociale e ha messo in pericolo la vita di un artista di strada che dormiva dentro un camper parcheggiato lì davanti.
Esprimiamo solidarietà ai compagni del Centro Sociale e a tutte le vittime della vigliaccheria di queste carogne.
Denunciamo il clima di intimidazione e di violenza che sta crescendo anche nella nostra città e di cui sono responsabili non solo gli estremisti di destra, ma i loro sostenitori e finanziatori legati alla destra istituzionale e le stesse politiche del centro sinistra, che al malessere sociale contemporaneo non hanno saputo dare altre risposte se non quelle razziste e securitarie dei loro presunti avversari politici.

ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Rete Antifascista Perugina

Alleghiamo qui sotto il comunicato del centro sociale:

Questa mattina, 20 aprile, intorno alle 07:00 un gruppo di 4 persone ha preso vigliaccamente di mira il Centro Sociale ex mattatoio di Ponte S. Giovanni di Perugia. Tali loschi individui hanno infatti effettuato atti
di vandalismo nei confronti dei locali danneggiandone le vetrate e accanendosi, nella loro opera di distruzione, contro un camper parcheggiato nel piazzale nel quale stava dormendo il proprietario.
Questo squallido e vile episodio è avvenuto poche ore dopo la proiezione del film NaziRock che documenta le strette relazioni tra destra istituzionale e gruppi di estrema destra nazifascista. Nel documentario si evidenzia il tentativo di strumentalizzazione del disagio delle nuove generazioni da parte di vecchi e conosciuti esponenti dell’estrema destra (stragisti e attentatori). Il film è stato escluso dai circuiti
cinematografici tradizionali in seguito a minacce e diffide fatte nei confronti di gestori di cinema (nonché dello stesso regista) da parte di aderenti all’organizzazione filonazista Forza Nuova.
Alla proiezione e alla discussione del film con il regista hanno partecipato, con attenzione ed interesse, circa 150 persone. In seguito al dibattito, terminato intorno alle 24:00, c’è stato un concerto di
musica "Oi!" che ha visto ugualmente una grossa partecipazione.
I devastatori sono arrivati intenzionalmente nell’orario in cui il locale era chiuso e non c’era più nessuno. L’unico testimone che ha assistito al loro vile gesto è la persona che dormiva nel camper e che
ha subito l’aggressione rimanendo chiuso all’interno del mezzo e dando tempestivamente l’allarme.
Questo episodio è l’ennesima testimonianza di un clima di intimidazione e di violenza che sta crescendo anche nella nostra città e di cui sono responsabili non solo gli estremisti di destra, ma i loro sostenitori e
finanziatori che aderiscono alla destra istituzionale cosiddetta democratica, che ha recentemente vinto le elezioni.
Tale clima di odio e di violenza si inserisce in un contesto favorito dalle stesse politiche della sinistra istituzionale che al malessere sociale contemporaneo non hanno risposte e rincorrono le stesse
politiche razziste sul piano della sicurezza dei loro presunti avversari politici.

C.S.O.A. EX MATTATOIO PG

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6 anni di occupazione!!

La società odierna ci vuole precari, flessibili, interinali, schiavi! In nome dello "sviluppo" la nostra terra, la nostra aria, la nostra acqua vengono svendute e intere fette di territorio scippate per installare discariche, inceneritori e centrali inquinanti!

Non è questo il mondo che vogliamo, non è questo quello che sogniamo!

Inseguendo questo sogno, il 25 aprile del 2002, ricorrenza della Liberazione dal fascismo e dall’oppressione, ci siamo riappropriati di qualcosa che ci avevano tolto, liberando uno spazio, il Parco "Angelina Cartella", dallo sfascio e dal degrado e trasformandolo in un luogo di aggregazione e di propulsione per battaglie di libertà e dignità: dalla lotta contro il ponte a quella contro la realizzazione di "bombe ecologiche" come a Pettogallico e a Gioia Tauro, contro la privatizzazione dell’acqua e il saccheggio dei territori, dalle lotte per la difesa dei diritti dei lavoratori a quelle per il diritto alla casa, dalla solidarietà internazionale e verso gli immigrati alla ferma opposizione contro tutte le guerre.

In questi 6 anni abbiamo cercato di costruire, attraverso la pratica dell’autorganizzazione, un luogo in cui non siamo soltanto "voti" ma i veri protagonisti delle nostre scelte, uno spazio aperto, libero, in cui confrontarsi e contaminarsi, un riferimento per chi avverte una forte esigenza di partecipazione.

Nelle giornate del 25, 26 e 27 aprile cercheremo di fare un bilancio di questa esperienza, ma soprattutto parleremo di Resistenza: quella di donne e uomini che con la lotta ed il sacrificio si sono opposte alla dittatura fascista, quella di chi si oppone alla mercificazione della cultura, quella di chi non vuole sottostare alla logica del consumismo ed alla supremazia delle grandi catene di distribuzione, quella di chi ancora oggi vorrebbe inceppare gli ingranaggi del sistema.

Vogliamo seguire quel filo rosso che lega tutte quelle lotte sociali, quelle esperienze dal basso, che negli anni hanno seguito l’esempio dei partigiani, sentendo il dovere di reagire alle oppressioni e lottando per ciò che viene negato.

 

25 APRILE

dalle ore 17.00: VILLAGGIO RESISTENTE

Apertura del villaggio con gli stands di associazioni e realtà di base, con le immagini, gli striscioni e le bandiere, per raccontare di questi 6 anni di occupazione.

alle ore 17.30: INCONTRO CON I PARTIGIANI REGGINI

Incontro con Antonio "CALABRIA" Familiari (Divisione Ossola, Brigata Mario Flaim), Aldo "FIERAMOSCA" Chiantella (Divisione garibaldina Sud Arzino) e Carmelo Azzarà, nipote di Marco "PIETRO" Perpiglia (uno dei fondatori nonché commissario politico della Divisione garibaldina Centocroci).

alle ore 22.00: concerto di MASSIMO ZAMBONI (chitarrista e compositore di CCCP e CSI) + special guest GIANCARLO GALANTE & THREE ON LOW

26 APRILE

alle ore 10.00: INCONTRO DEL PATTO CALABRESE

Incontro tra le realtà, i comitati, i movimenti, le comunità che in Calabria si stanno battendo per difendere territori e beni comuni

alle ore 18.00: LA CALABRIA RIBELLE DEGLI ANNI ‘70

raccontata attraverso le presentazioni di due libri: "NOI SOVVERSIVI" di Francesco Cirillo e "L’OMBRELLO DI PEDRO" di Nando Primerano

 

alle ore 22.00: SERATA HIP-HOP

con i MICROTUMINAZ da Locri, SFK da Palagiano (TA) e SCIAMANO e dj SCIACALLO da Taranto

27 APRILE

dalle ore 10.00: FIERA DELLE AUTOPRODUZIONI NATURALI

organizzata con il G.A.S. "Felce e Mirtillo" e con "EquoSud – Autoproduzioni"

alle ore 18.00: PRODUCI CONSUMA CREPA

Riflessione sul mondo del lavoro e le condizioni dei lavoratori, a tempo determinato e non. Interverranno il Coordinamento dei Portuali di Gioia Tauro, l’OrSA Navigazione di Messina, EquoSud – Autoproduzioni, l’associazione Fratello Sole, Natale Bianchi e la testimonianza delle sue cooperative antimafia nella jonica, e Gianni  con i suoi tre anni da precario in un call-center. Seguiranno proiezioni video.

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Aggressione fascista e omofobica al circolo mieli

Un gruppo di giovani ha attaccato la sede dell’associazione omosessuale
Messo a soqquadro l’ingresso, rovesciate scrivanie al grido di "froci di merda"

Roma, aggressione omofobica
al Circolo "Mario Mieli"

La denuncia dei dirigenti. Presa di posizione di Rutelli

<B>Roma, aggressione omofobica<br>al Circolo "Mario Mieli"</B>

L’ingresso del "Mario Mieli"

ROMA – Aggressione omofobica, questo pomeriggio a Roma contro il Circolo di Cultura omosessuale "Mario Mieli" di via Efeso. Lo denuncia un comunicato dell’associazione: "Un folto gruppo di ragazzi di età compresa tra i 20 e i 25 anni – vi si legge – ha fatto irruzione presso la sede del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli in via Efeso 2/a, mettendo a soqquadro l’ingresso, rovesciando scrivania, estintori, divano, quadri e materiale informativo".

"Solo grazie all’intervento dei soci presenti al primo piano dell’Associazione – prosegue la nota -, i vandali si sono allontanati gridando improperi come ‘Froci di merda’ ed inneggiando al Duce e ai campi di sterminio".

Il documento collega l’aggressione al "clima elettorale" di questi giorni: "Se così fosse ci verrebbe da dire, amareggiati e preoccupati, ‘cominciamo bene’". E si augura "che sia stato solo un episodio isolato, anche se grave". I dirigenti del circolo temono il ripetersi di "spedizioni pilotate" che metterebbero a rischio le attività dell’associazione (che opera nella capitale da 25 anni) e l’incolumità e la sicurezza delle persone".

Immediata la presa di posizione delle forze politica di sinistra. A cominciare dal candidato sindaco Francesco Rutelli: "Ci vuole grande fermezza e una risposta corale nei confronti di questo rigurgito del fascismo intollerante e omofobico. Dobbiamo scongiurare che la campagna elettorale sia accompagnata da fatti come questo che sono da relegare nei sotteranei della civiltà".

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Arrestato Sandalo (ex Prima Linea)

L’ex terrorista accusato di essere coinvolto negli attacchi ai luoghi religiosi
avrebbe dato vita a una organizzazione denominata Fronte cristiano combattente

Attentati a moschee e centri islamici
arrestato Sandalo (ex Prima Linea)

<B>Attentati a moschee e centri islamici<br>arrestato Sandalo (ex Prima Linea)</B>

Roberto Sandalo nel maggio 1981

MILANO – L’ex esponente di Prima Linea Roberto Sandalo è stato arrestato dalla Digos con l’accusa di essere coinvolto in una serie di attentati che, nei mesi scorsi, hanno colpito moschee e centri culturali islamici a Milano e in Lombardia. Secondo l’accusa formulata dai pm Armando Spataro e Maurizio Romanelli, l’ex terrorista avrebbe dato vita a una organizzazione denominata Fronte cristiano combattente.

Tale sigla è stata nominata in un’unica occasione, quando ha rivendicato il lancio di molotov contro la sede milanese di Islamic Relief, un’associazione che si occupa di raccogliere fondi per la causa musulmana, in via Amadeo. L’attentato era stato messo a segno il 13 aprile del 2007. Una telefonata ai vigili del fuoco aveva rivendicato il gesto a nome di un Nucleo armato del Fronte cristiano combattente.

L’arresto di Roberto Sandalo è stato eseguito in seguito a due attentati incendiari avvenuti ieri nei pressi di due diverse moschee milanesi. Intorno alle 22.30, un’automobile è andata in fiamme in via Passo Pordoi, nel capoluogo lombardo, non lontano da una scuola islamica. A Segrate, verso le 23.30, in via Cervi, vicino alla moschea, hanno preso fuoco una Opel Corsa e un furgoncino Fiorino.

Prima di diventare terrorista, Roberto Sandalo era ufficiale negli alpini. Venne arrestato il 29 aprile 1980, in una retata di militanti di Prima Linea, gruppo terroristico che raccoglieva soprattutto ex militanti di Lotta Continua e Potere Operaio, organizzato in maniera molto meno rigida rispetto alle Brigate rosse. Sembra che all’interno dell’organizzazione fosse soprannominato "Roby il pazzo" per la sua propensione alla violenza. Fu uno dei primi pentiti e con le sue rivelazioni contribuì a smantellare Prima Linea. In seguito sarà uno di quelli che accuseranno Lotta Continua dell’omicidio Calabresi.
Nonostante fosse accusato di tre omicidi e di diversi altri gravi reati, Sandalo se la cavò con poco e dopo poco più di due anni di cella venne liberato grazie alla legge sui pentiti. Dopo la scarcerazione, Sandalo cambiò cognome, prima in Ranieri, poi in Severini. Nel 1999 il leghista Mario Borghezio denunciò l’infiltrazione di Sandalo nelle Guardie Padane con il nome di Roberto Severini. Lui dichiarerà in seguito di essere uscito dalle Guardie Padane perché Bossi aveva rinunciato alla secessione in cambio di denaro.

Nel novembre 2002 Sandalo fu arrestato per una serie di rapine commesse nell’astigiano, non per "finalità terroristiche". A settembre del 2007, in un’intervista a Repubblica, Sandalo, che dichiarò di lavorare in un’agenzia investigativa, disse di battersi, da ex terrorista, contro il nuovo terrorismo islamico e di aver aderito a "Sos Italia" per raccogliere il testimone delle "battaglie iniziate da Oriana Fallaci".

(10 aprile 2008)

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NAZIROCK, L’ANTIFASCISMO E IL 25 APRILE

 

 

HO COMPERATO IL LIBRO E IL DVD.

LO CONSIGLIO DAVVERO A TUTTI GLI ANTIFASCISTI E LE ANTIFASCISTE PERCHE’ E’ DAVVERO BEN FATTO..FA VENIRE I BRIVIDI AD ASCOLTARE ALCUNE COSE DI QUELLE MERDE FASCISTE.

MAGARI SAREBBE DA PROIETTARE DAVVERO NEI CENTRI SOCIALI, NEGLI SQUAT E NELLE LIBERE ASSOCIAZIONI ASSIEME AL BEL DOCUMENTARIO FATTO DAI COMPAGNI E DALLE COMPAGNE BRESCIANE "RATTI NERI"

 

3 Aprile – I PARTIGIANI
DIFENDONO NAZIROCK

di Claudio Lazzaro

Purtroppo Nazirock non si potrà vedere al cinema. Sono un
po’ abbacchiato. Ma oggi è successa una cosa che mi
ha commosso e che ripaga di tutto. Mi ha chiamato Massimo Rendina,
il presidente dell’Associazione partigiani, ha 86 anni, sta
in ospedale a curarsi il secondo infarto, la voce sofferente, mi
ha detto che l’Anpi si assume le spese legali per la difesa
del mio film e che lo proietteranno il 25 aprile, a Roma,  alla
Casa della Storia e della Memoria. Mi son trovato gli occhi umidi.

Sentire un vecchio, che nel suo letto
d’ospedale
ha ancora ha voglia di battersi, e metterlo a confronto coi tanti
che non sono mai disposti a rischiare, niente.

Come forse avete letto, i legali
di Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, che si dichiara diffamato
dal mio documentario, sono riusciti a spaventare i gestori del
Cinema Politecnico Fandango a Roma e dell’Anteo
a Milano. La minaccia, esplicita nella diffida inviata dai legali, è quella
di chiedere agli esercenti  il risarcimento dei danni materiali
e morali. Poi c’è una minaccia non dichiarabile, che
però viene percepita dagli esercenti: la paura dei danneggiamenti
e delle spedizioni punitive.

L’Associazione dei partigiani lancia una doppia sfida: non
solo proietta in pubblico il film, nel giorno della Liberazione,
ma se ne assume in qualche modo la responsabilità morale e
giuridica.

Massimo Rendina ha visto Nazirock.
Il film gli è piaciuto.
Devo dire, per rispondere alle accuse di Roberto Fiore, che anche
un intellettuale apprezzato dalle destre, come Massimo Fini (che
lo avrebbe presentato all’anteprima milanese) ne dà un
giudizio estremamente positivo: “Molto equilibrato”,
mi ha detto, “è un film che ha il coraggio di ascoltare
quelli che la pensano in modo diverso”.

Nazirock da oggi si trova in libreria,
distribuito da Feltrinelli Real Cinema. Ma solo uscendo nei cinema
avrei potuto raggiungere tanti di quei ragazzi che non hanno l’abitudine ai libri. Proprio
quelli che possono cadere più facilmente nella trappola dei
falsi miti. Per questo Forza Nuova, che ha notevoli disponibilità economiche,
decide di esercitare il suo potere d’interdizione. Basato su
cosa? Semplicemente su una minaccia. Se poi Forza Nuova perderà la
causa, dopo le elezioni, che importa? Avrà ottenuto il suo
scopo: tenere lontano dal mio film i suoi potenziali elettori.

Io spero che Roberto Fiore abbia
sbagliato i suoi calcoli. Ma penso una cosa: ci vorrebbe più coraggio. In questo caso difendere
la libera circolazione di un film significava, molto semplicemente,
difendere la propria libertà.

Nel film, al raduno annuale di Forza
Nuova, vedi un grande striscione che  chiede “PIU’ NAZIFASCISMO”. Alle prossime
elezioni Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova, corre da solo,
ma fino a ieri stava nel cartello delle destre, guidato da Alessandra
Mussolini, di cui faceva parte anche Luca Romagnoli, quello che afferma
di  non avere alcun  mezzo per poter affermare o negare
l’esistenza delle camere a gas.  Fiore adesso corre da
solo, ma la Mussolini è in squadra con Berlusconi,  e
Romagnoli con la Santanchè.

Però di queste
cose non si parla. Proprio ieri un collega, che mi aveva fissato
un’intervista televisiva, ha chiamato
per cancellare l’appuntamento: “Ne parliamo dopo le elezioni”.
Stessa telefonata da un conduttore radiofonico, nel nome della par
condicio.

Cosa voglia dire par condicio ormai
non lo capisce più nessuno.
Ufficialmente era nata per tenere sotto controllo, giustamente, lo
strapotere televisivo di un leader politico. Poi si è trasformata
in una specie di bavaglio buono per tutti gli usi . Che adesso vuol
soffocare anche il cinema: “Non si può parlare di un
documentario che fa vedere i fascisti in azione e che mostra il loro
sdoganamento politico, se non possiamo far vedere contemporaneamente
un documentario in cui si mostra che i fascisti non sono poi così fascisti
e che nessuno si sognerebbe mai di portare al governo quelli che
negano l’esistenza delle camere a gas”.

Sto scherzando? Mica tanto. Tra fair play veltroniano, par condicio,
censure e autocensure, qui andiamo a votare senza sapere chi stiamo
votando. Vi pare bello?

Claudio Lazzaro

Articolo di Federico Capitoni – 3 Aprile 2008

Polemica sul film di Claudio Lazzaro
dedicato ai giovani neofascisti. Diffida del movimento di estrema
destra: le sale rinuncino a proiettarlo
Forza Nuova blocca "Nazirock"
"Montato ad arte per screditarci"

Il regista: "Speravo fosse punto
di partenza per un dibattito
molte persone stimate dalla destra avevano espresso consensi"

ROMA – "Sono triste perché pensavo che questo documentario
fosse un punto di partenza per un dibattito". Più che
rabbia Claudio Lazzaro, regista di Nazirock, documentario sui giovani
neofascisti, manifesta desolazione. Il film doveva essere proiettato
ieri in anteprima al cinema Anteo di Milano e dal 4 aprile, per due
settimane, al Politecnico Fandango di Roma. E invece da Forza Nuova è arrivata
una diffida che invita le sale a rinunciare alla programmazione.

I motivi si leggono nella raccomandata:
il film conterrebbe "immagini,
affermazioni, frasi, scene, ricostruzioni, gravemente diffamatorie
del movimento". Secondo l’addetto stampa della federazione romana
di Fn infatti, "il montaggio è elaborato ad arte per
screditarci, e il fatto che esca in piena campagna elettorale, rivela
intenzioni non proprio limpide".

Nazirock è uno spaccato del mondo neofascista italiano attraverso
la musica, i raduni, gli scontri, il look (l’unica persona coi capelli
lunghi che appare nel filmato è Alessandra Mussolini) dei
giovani che aderiscono all’estrema destra. "Tra l’altro – prosegue
Lazzaro – molte persone stimate dalla destra hanno espresso il loro
consenso. Massimo Fini doveva addirittura presentarlo con me a Milano".

Il colmo, per il regista, è che la diffida lamenti persino
l’assenza di un’autorizzazione per le esecuzioni di brani musicali: "Pretendono
la liberatoria per un cantante che incita alla violenza. Io sono
solo un testimone di quello che questi giovani dicono o cantano".

Niente film in sala dunque, ma la
copia in dvd resisterà.
Da oggi sarà in vendita presso le librerie Feltrinelli, film
più libro. "Il cinema – afferma Lazzaro – dovrebbe essere
uno spazio di libertà, mi dispiace che si preferisca annegare
il film nella censura basata sulle minacce".

Federico Capitoni

Articolo di Fabio Ferzetti del 3 Aprile 2008

Niente cinema per Nazirock – Il contagio
fascista tra i giovani italiani, il docufilm di Claudio Lazzaro
anticipato su queste pagine sabato scorso. Dopo l’affollatissima
anteprima di lunedì all’Apollo
11, Nazirock doveva infatti uscire domani al Politecnico Fandango,
mentre ieri era in cartellone all’Anteo, storico locale d’essai milanese.
Un modo per creare dibattito intorno a un film che sarà comunque
a giorni in libreria nel cofanetto Feltrinelli.
AI momemo però anteprima e uscita in sala sono annullate.
E bastata un’ingiunzione del segretario nazionale di Forza Nuova
Roberto Fiore, e del cantante Luigi Guerzoni, perché le sale
facessero dietrofront, forse nel timore di più immediate e
meno pacifiche ritorsioni. Secondo l’ingiunzione, Nazirock conterrebbe “immagini,
affermazioni. frasi, scene, ricostruzioni gravemente diffamatorie
del movimento Forza Nuova, attualmente impegnato nella compagna elettorale”
Quanto a Guerzoni, che lIel film intona canzoni inequivocabili durante
il meeting di Forza Nuova a Marta, vicino Viterbo, non avrebbe acconsentito "ad
essere successivamente trasmesso" (sic!). Il tutto in evidente
spregio al diritto di cronaca, perché lo striscione con la
scritta "Più nazifascismo" a Marta c’era e il fllm
non inventa o manipola nulla, si limita a lasciar parlare leader
e militanti della destra radicale.
Poco importa, si dirà, Nazirock uscirà in libreria.
Ma la manovra di Forza Nuova, sfacciatamente elettorale, è il
triste segno dei tempi. Non è certo il glorioso ma minuscolo
Politecnico a dar fastidio. È l’idea che il film circoli in
uno spazio libero e incolltrollato, aggregando persone diverse. La
vecchia sala cinematografica, incredibile a dirsi fa ancora paura.
Stai a vedere che è una buona notizia.

Fabio Ferzetti

Articolo di Roberto Rombi del 3 Aprile 2008

Le proiezioni del documentario di
Claudio Lazzaro, Nazirock, che avrebbero dovuto tenersi ieri sera
all’Anteo di Milano e domani
al Politecnico Fandango di Roma, sono state annullate. Una diffida
partita dagli avvocati di Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, ha
bloccato il film. “L’ho giudicato” dichiara Roberto
Fiore “un grave atto diffamatorio soprattutto in un periodo
di campagna elettorale in cui sono candidato come premier. Non ho
visto Nazirock ma ho raccolto molte informazioni e ho visionato il
trailer. E mi è bastato. È una sorta di collage dove
si mischiano immagini pretestuose. Compaio personalmente anche io
in un video che non è certo uno spot elettorale, è invece
una propaganda contro di me. Lo giudico scorretto e diffamatorio. È poi
singolare che il film sia stato girato due anni fa e venga fuori
solo adesso poco prima delle elezioni. Una vera bomba a orologeria”.
Il film comunque sarà da oggi in libreria distribuito in dvd
da Feltrinelli Real Cinema insieme al libro, una serie di saggi a
cura di Mario Capello, dal titolo Ho un cuore nero. Lo scopo di Nazirock è quello
di far vedere dall’interno l’estrema destra, conoscere
la sua musica, le celebrazioni e i rituali. Al centro del film la
manifestazione organizzata da Forza Nuova che si è svolta
vicino a Viterbo nel 2006 e che ha visto la partecipazione di militanti
da ogni parte d’Europa. “Avrei voluto raggiungere un
pubblico più popolare” si rammarica Claudio Lazzaro “non
solo quello delle librerie. Ho volutamente scelto il linguaggio del
rock per attirare i ragazzi e far vedere in movimento i raduni. La
sorpresa è stata scoprire che questi giovani sono dei bravi
ragazzi che hanno incrociato la mitologia sbagliata e questa è una
responsabilità collettiva, di tutta la società”.

Roberto Rombi

Articolo di e.d.b. del 3 Aprile 2008

Nazirock, il film documentario di
Claudio Lazzaro sulla destra neofascista italiana, non sarà proiettato questa sera al cinema Anteo
di Milano, nè, nelle prossime due settimane, al Politecnico
Fandango di Roma. A bloccare la proiezione della pellicola, prodotta
[*] da Feltrinelli Real Cinema (e che da oggi sarà regolarmente
in distribuzione nelle librerie della casa editrice), un’ingiunzione
del leader di Forza Nuova Roberto Fiore e del cantante dei “Legittima
Offesa” Luigi Guerzoni, che, ritengono il documentario diffamatorio “del
movimento Forza Nuova, attualmente impegnato nella campagna elettorale”.
Guerzoni, inoltre, afferma di non aver rilasciato alcuna autorizzazione
per la trasmissione dei brani musicali eseguiti al Campo d’azione
di Forza Nuova a Marta (Vt), luogo a cui Lazzaro aveva avuto libero
accesso.
Questioni che, essendo già oggetto di un’azione giudiziaria
sia civile che penale avviata dagli stessi nei confronti del produttore
e del regista, danno modo agli avvocati di Forza Nuova di diffidare
i cinema dalla proiezione. Lazzaro, già autore di Camice Verdi
(inchiesta sulle truppe leghiste, altra famiglia della destra italiana),
non ci sta: “Stanno cercando di estendere anche al cinema,
che forse era rimasto l’unico spazio di libertà, il
bavaglio della par condicio, che è nata per limitare lo strapotere
televisivo di Berlusconi. È un clima molto brutto e molto
triste”. Ma cos’è che ha indispettito gli esponenti
di Forza Nuova? L’avvocato Gianni Correggiari, vicesegretario
del movimento di Fiore e firmatario della richiesta, spiega: “Alcuni
accostamenti sono fuorvianti, come quello che lega la canzone Frana,
che tra l’altro è degli Erode, che non sono un gruppo
di destra ma di sinistra (… la canzone suona: “Frana la curva
frana, sulla polizia italiana! Frana, la curva frana, su quei figli
di putta…!” ndr.), e subito dopo sono montate le immagini
dell’assassinio dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti,
che non sono proprio la stessa cosa”.
Fatto sta che, salvo al Piccolo Apollo di Roma (che ha ricevuto la
lettera di diffida il 1 aprile, avendo già trasmesso la pellicola
il 31 marzo), il film (assieme al libro Ho il cuore nero) sarà distribuito
solo nel circuito Feltrinelli. “Al Politecnico Fandango – conclude
Lazzaro – mi hanno detto che non era stata solo la paura delle spese
legali a orientare la decisione, ma anche la paura di spedizioni
punitive, di danneggiamenti”.

e.d.b.

Articolo de il Manifesto del 3 Aprile 2008

È stata bloccata la proiezione del documentario Nazirock,
un viaggio, corretto, nella musica e nella cultura degli estremisti
neri, diretto dal regista Claudio Lazzaro, ex giornalista e già autore
di Camicie verdi, sull’humus della Lega. Il film doveva essere programmato
in alcune città italiane ma è stato fermato da una
diffida del fondatore di Forza Nuova, Roberto Fiore. Nazirock, distribuito
da Feltrinelli Real Cinema, da venerdì sarà in libreria
insieme al libro Ho il Cuore Nero, che raccoglie alcuni interessanti
contributi, tra gli altri, di Antonio Pennacchi e Furio Colombo. “Dato
che volevo raggiungere anche il pubblico più giovane – racconta
Lazzaro – il film era in programmazione anche al cinema: stasera
all’Anteo di Milano e, dal 4 aprile e per un paio di settimane, al
Politecnico Fandango di Roma. Tutto questo è stato cancellato
perchè è arrivata una diffida da parte dell’ufficio
legale di Forza Nuova. Fiore chiede che non si dia corso alla proiezione,
in quanto contenente immagini, affermazioni, scene, ricostruzioni
gravemente diffamatorie del movimento Forza Nuova, attualmente impegnato
nella campagna elettorale”. Nella diffida, riferisce ancora
Lazzaro, si afferma che Forza Nuova “sta agendo nei confronti
del produttore e del regista del filmato, civilmente e penalmente,
per ottenere il risarcimento dei danni materiali e morali, ivi compresi
quelli che potrebbero derivare dalla proiezioni in periodo elettorale” e
che “non ottemperando alla presente diffida, sarete ritenuti
responsabili delle lesioni arrecate”. “Al Politecnico
Fandango mi hanno detto – aggiunge il regista – che non era stata
solo la paura delle spese legali a orientare la decisione, ma anche
la paura di spedizioni punitive, di danneggiamenti”. Certo,
rivedersi su grande schermo, e risentirsi, può essere, a volte,
traumatico… Nel filmato si parte, infatti, dal Campo d’Azione,
il raduno annuale di Forza Nuova, che si è tenuto a Marta,
in provincia di Viterbo, nel 2006 (con la partecipazione di Andrea
Insabato, il nostro bombarolo nullatenente ma con le amicizie giuste,
o Luigi Ciavardini, condannato a 30 anni per la strage di Bologna)
e si raccontano, lasciadogli la parola e il palco, i gruppi hard
rock dai nomi decisivi come Hobbit, Intolleranza Razziale, 270bis
con dovizia di croci uncinate e antisemitismo.

 

 

WWW.NAZIROCK.IT 

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CIAVARDINI ASSOLTO

 

 

 

PORCO DIO! AGGIUNGEREI..

DI CERTO NON E’ CON LA GIUSTIZIA ITALIANA CHE AGGIUSTEREMO LE COSE IN QUESTO CAZZO DI PAESE MA SENTIRE STA NOTIZIA FA ANCORA DI PIU’ RABBRIVIDIRE…

 

ANTIFASCISMO SEMPRE, ATIFASCISMO MILITANTE…

 

 

CIAVARDINI ASSOLTO
Da "Il Resto del Carlino"

Ciavardini assolto in appello per rapina
Sono cadute in appello le accuse di rapina per l’ex militante dei
Nar, condannato in primo a 7 anni e 4 mesi per un colpo in banca,
avvenuto nel settembre del 2005, ai danni di una agenzia dell’Unicredit,
a Roma. Nell’aprile scorso la Cassazione ha condannato definitivamente
Ciavardini, a 30 anni di reclusione per la partecipazione alla strage
di Bologna.

Roma, 4 febbraio 2008 – Assolto
per non aver commesso il fatto.

Sono cadute in appello le accuse di
rapina per Luigi Ciavardini, l’ex militante dei Nar, condannato
in primo a 7 anni e 4 mesi per un colpo in banca, avvenuto nel
settembre del 2005, ai danni di una agenzia dell’Unicredit, a Roma.
L’assoluzione, pronunciata dal presidente della II corte d’appello,
Giuseppe Pititto, è stata emessa
in base all’articolo 530 secondo comma del codice di procedura penale,
la vecchia insufficenza o contraddittorietà delle prove. In
primo grado il gup Adele Rando aveva aumentato la pena, rispetto
alle richieste del pm Paolo Auriemma, che aveva chiesto la condanna
di Ciavardini a 4 anni e 4 mesi. La decisione del giudice era dovuta
al fatto che fu attribuito all’imputato anche il porto abusivo di
una pistola e altre tre rapine `minori’, con riferimento alla sottrazione
di due cellulari ad altrettanti clienti della banca e di un’arma
da fuoco a una guardia giurata. La difesa di Ciavardini, rappresentata
dagli avvocati Valerio Cutonilli e Stefano Marsano, aveva optato
per il rito abbreviato nella speranza che il caso si chiudesse con
un proscioglimento. L’ex militante dei Nar ha sempre negato ogni
responsabilità: "Quel giorno ero ospite della festa di
Azione Giovani, `Atreju’ in Parco delle Tre Fontane, e presentavo
in uno stand il mio libro sulla strage alla stazione di Bologna",
si era difeso all’indomani del suo arresto. Nell’aprile scorso la
Cassazione ha condannato definitivamente l’ex Nar (Nuclei armati
rivoluzionari), a 30 anni di reclusione per la partecipazione alla
strage di Bologna. In quel caso è stata confermata la sentenza
della sezione minori della corte d’appello che si era espressa nel
2004.

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ASSEDIO DEI NO TAV.SALTA IL CONVEGNO DEL PD


4 aprile 2008_(h 1.30)| Quasi
2.000 persone hanno letteralmente occupato, nella serata di ieri, la
via centrale di Almese (piccolo comune della bassa Val susa con poco
più di 6.000 abitanti). La prova di forza tentata dalla dirigenza
piemontese del Partito Democratico non è riuscita. Bresso, Saitta e
Chiamparino – rispettivamente presidente della Regione, della Provincia
e sindaco di Torino – se ne sono tornati a casa con le pive nel sacco.
O meglio, non sono neanche potuti arrivare ad Almese, sconsigliati dal
tentare l’incauto gesto dai solerti funzionari di Polizia, coscienti
dell’ingovernabilità di una situazione potenzialmente esplosiva.
Il test del Pd è – nei fatti – fallito!

Sempre
più la situazione della val Susa – il suo rapporto con il potere
centrale – può esere correttamente rappresentato nei termini di un
conflitto tra Metropoli e Colonia; dove è la Colonia però, a negarsi
come tale. Oggi più che mai, la Val Susa e l’hic sunt leones della (in)governabilità imperiale.
Il
primo colpo d’occhio per chi raggiungeva Almese nella serata di
giovedì, era quello di un territorio non pacificato, un paese bloccato
dai suoi stessi abitanti; e al centro di questo paese, il fortino
asssediato in cui il governo centrale s’illudeva d’aprire un momento di
"dialogo e confronto democratico".

I
2mila No Tav che hanno cinto d’assedio il centro polifunzionale di
Almese hanno costretto Sergio Chiamparino, Mercedes Bresso e Antonio
Saitta, con il loro codazzo di cortigiani e portaborse non pervenuti, a
disertare il convegno del Partito Democratico "Quale sviluppo per la Val Susà?" in cui i rappresentanti del Partito di Walter Veltroni intendevano ribadire la loro volontà di realizzare la Torino-Lione.

Molti
i cori, i fischi e gli spintoni rivolti dai No-Tav ai pochi e incauti
avventori che hanno deciso di partecipare. I primi fischi e i primi
spintoni sono andati a Gianfranco Morgando responsabile regionale del
Partito Democratico. I No-Tav hanno anche allestito una sorta di
presepe vivente dove il ruolo dei tre Re Magi era assegnato ai
rappresentanti degli enti locali (Comune, Provincia e Regione). Pochi
del resto i convenuti: due al massimo tre decine di miltanti del Pd in
"terra ostile".
Il centro polivalente era presidiato da ingenti
Forze dell’Ordine, chiamate in forza a proteggere i poco graditi, e
assenti, "ospiti".

I quotidiani nazionali e locali apriranno
certo oggi le loro prime pagine con articoli scandalizzati che
grideranno all’oltraggio della "civile convivenza", alla "soppressione
della democrazia" e alla "prevaricazione fascista". Ma, ormai da molto
tempo, le donne e gli uomini della Val Susa sanno fin troppo bene che
sotto le eleganti e mentite spoglie della convivialità democratica si
cela l’inganno di chi tiene il coltello dalla parte del manico, la
lingua biforcuta del Potere, quella parlata ai tavoli di Palazzo Chigi
che, via dell’Osservatorio Tecnico, porta dritto dritto all’ipotesi del
Come Tav.

Proprio il carattere genuinamente barbaro
del movimento valsusino è invece garanzia della sua forza e
incorruttibilità. Ancora una volta, questo movimento spiazza e
sconvolge i professionisti ben pagati della Politica dell’Amministrazione Compatibile, agendogli contro il linguaggio irriducibile e abnorme della Politica Riappropriata.

 

segue foto di T’ORINO CRONACA
 
 
ALMESE (04/04/2008) –

Il presepe di No Tav e anarchici, organizzato per accogliere Mercedes
Bresso, Sergio Chiamparino e Antonio Saitta, festeggia per la
“cacciata” dei tre “Re Mangi”, obbligati a rinunciare al convegno
organizzato dal Pd e a non presentarsi neanche all’auditorium Magnetto
di Almese.
Una iniziativa cui hanno presenziato oltre due mila manifestanti muniti
delle consuete bandiere bianche con il treno crociato ma tra cui non
c’era l’annunciato Beppe Grillo.

Questa volta la fantasia dei valsusini ha partorito l’idea di un
presepe fuori stagione con una trentina di persone in costume:
l’obiettivo era deridere i tre “Re Mangi”, come sono stati
soprannominati la presidente della Regione, Mercedes Bresso, quello
della Provincia, Antonio Saitta, e il sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino.

La manifestazione ha sostanzialmente bloccato gli ingressi dalle 20,
con un cordone costituito soprattutto da ragazzi dei gruppi anarchici,
al fine di impedire ai tre politici di entrare e tenere il convegno.
L’ultimo ad entrare, sommerso da una bordata di fischi e scortato dalle
forze dell’ordine, presenti in maniera massiccia, è stato il segretario
regionale del Pd, Gianfranco Morgando. E proprio a lui, circa un’ora
dopo, è toccato l’annuncio della decisione di annullare il convegno,
presa in accordo con il questore per motivi di ordine pubblico.
Decisione che ha scatenato la festa dei No Tav all’esterno
dell’auditorium e lo sdegno del sindaco di Almese, Bruno Gonella: «E’
una cosa di una gravità inaudita. In questo paese non era mai successo
che non si consentisse alla gente e in particolare a una forza politica
di parlare ed esprimere la propria opinione, soprattutto così vicino
alla scadenza elettorale».

Un episodio che probabilmente finirà per ritorcersi contro gli stessi
No Tav, la cui immagine – anche a livello nazionale – non esce
sicuramente bene dalla serata di ieri. Come se non bastasse, a rovinare
definitivamente la “reputazione” dei No Tav c’è stato un volantino,
diffuso tra i manifestanti, contenente minacce di morte ai danni del
presidente della Comunità Montana Bassa Valle, Antonio Ferrentino,
“reo” di non essere allineato con le posizioni più intransigenti del
movimento.

Dopo la “fuga” Bresso, Chiamparino e Saitta hanno voluto spiegare le
ragioni della loro scelta: «L’abbiamo fatto per responsabilità nei
confronti delle persone presenti, per evitare incidenti anche perché
tra i manifestanti erano presenti pure dei bambini. Riteniamo che
queste persone non siano la maggioranza dei valsusini ma una minoranza
che tiene in ostaggio gli altri. Siamo di fronte ad una vera e propria
emergenza democratica. Esprimiamo la nostra solidarietà a Ferrentino
per il volantino». Ma si guarda già oltre. «Spediremo una lettera a
tutti i cittadini della Valle di Susa per dire quello che non abbiamo
potuto spiegare questa sera».

Davide Petrizzelli

 
 
LA STAMPA
 

Molti i cori, i fischi e gli spintoni rivolti dai No-Tav agli amministratori locali

ALMESE (TORINO)
Serata di tensione, in
valle di Susa, per l’alta velocità ferroviaria Torino-Lione. La
protesta di un migliaio di militanti «No tav» ha fatto saltare un
convegno promosso dal Pd, proprio sul tema dei treni «superveloci», nel
teatro di Almese, un piccolo comune della bassa valle.

La
presidente della Regione, Mercedes Bresso, il sindaco di Torino, Sergio
Chiamparino e il presidente della Provincia, Antonio Saitta, una volta
arrivati alle porte di Almese, hanno fatto dietrofront, dopo un
consulto con i vertici delle forze dell’ordine.

A Gianfranco
Morgando, segretario regionale del Pd, fischiato e insultato al suo
arrivo ad Almese, non è restato che annullare la serata. «È una cosa
molto grave – ha commentato con amarezza – ci hanno impedito di
svolgere un’iniziativa elettorale».

Fuori dal teatro, tutto
attorno, i militanti No Tav, controllati da un robusto cordone di
polizia e carabinieri, hanno dato sfogo a tutta la loro contestazione,
al grido di «Giù le mani dalla Val Susa», sventolando le bandiere
bianche con i treni tav crociati e appendendo cartelloni di protesta,
tra i quali uno che parafrasava lo slogan del Pd:  «No Tav, si può
fare».

C’è anche chi ha distribuito un volantino con minacce di
morte verso Antonio Ferrentino, il presidente Comunità Montana Bassa
Valle di Susa, accusato di «avere tradito il movimento» per la sua
disponibilità al dialogo e l’apertura verso l’osservatorio tecnico
incaricato dal governo di studiare, nell’ultima parte del suo lavoro,
le ipotesi di tracciato.

Dura la condanna di Bresso, Chiamparino
e Saitta che oggi scriveranno una lettera a tutti gli abitanti della
Valle di Susa «per spiegare che la Tav è un’opportunità di sviluppo» e
per chiedere di «sfidare una minoranza – come ha sottolineato la Bresso
– che tiene in ostaggio gli abitanti della Valle di Susa».

«Questa sera – hanno affermato Bresso, Chiamparino e Saitta – ha perso la democrazia»

 

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REPORT COMPLETO SULLA CACCIATA DI FERRARA A BOLOGNA

fonte repubblica.it

Pomeriggio di tensione in piazza Maggiore durante un comizio del giornalista
Alle prime parole contro l’aborto sono partiti i fischi e i lanci di oggetti e ortaggi

Cofferati: "Inaccettabile, tutti devono poter sostenere le proprie opinioni"
Il direttore del "Foglio" costretto a lasciare il palco scortato dalle forze dell’ordine

BOLOGNA – Si è trasformato in un pomeriggio di guerriglia urbana, a
Bologna, il comizio organizzato da Giuliano Ferrara e dalla sua lista
"Aborto? No grazie" in piazza Maggiore. Circa duemila persone hanno contestato
il direttore del Foglio, e quando ha preso la parola ci sono stati
scontri fra la polizia e i manifestanti, soprattutto ragazze. Attimi di
tensione anche quando Ferrara ha lasciato la piazza. Alla fine sono
stati una quindicina i contusi, tutti lievi.
Indignato il commento di Sergio Cofferati: "E’ inaccettabile – ha detto
il sindaco delal città – che una piazza venga trasformata nel luogo
dell’intolleranza. Tutti devono essere in condizione di poter sostenere
pubblicamente le proprie tesi e le proprie opinioni e a nessuno deve
essere impedito di parlare".

Ferrara è stato accolto in piazza Maggiore da una manifestazione
comunque preannunciata alle forze dell’ordine, ma ben più ampia di
quanto previsto. Alcuni gruppi femministi e dei centri sociali avevano
chiamato a raccolta persone in difesa della legge 194, ma senza
aspettarsi che all’appello rispondessero in così tanti: giovani,
adulti, donne che hanno coperto di fischi e insulti Giovanni Salizzoni
e Matilde Leonardi, candidati alla Camera in Emilia Romagna, che hanno
aperto la manifestazione elettorale. Ma è stato quando Giuliano Ferrara
ha preso la parola che la situazione è precipitata.

Prima, alcuni manifestanti hanno dribblato il cordone di polizia,
hanno tentato di salire sul palco e strappato i manifesti che c’erano
attaccati. E mentre Ferrara lanciava le sue parole d’ordine ("L’aborto
è una cosa arcaica, squallida, miserabile, ancestrale") dalla piazza
sono volati uova, pomodori, monete, bottiglie d’acqua, qualche sasso.
Ferrara si è preso un uovo ("Lo prendo come una medaglia" ha gridato),
poi ha raccolto dei pomodori e li ha rilanciati in piazza. A quel
punto, alla crescente pressione dei manifestanti, il cordone di polizia
ha risposto con una carica.

In prima fila c’erano soprattutto ragazze di vent’anni. E a loro
sono andate le manganellate. Che qualche poliziotto si sia lasciato
andare se ne sono accorti anche i funzionari della Digos, e uno di loro
ha fermato con uno schiaffo un agente che se la stava prendendo con
troppa violenza con una ragazzina. Tensione anche quando Ferrara ha
lasciato la piazza, sempre scortato dalle forze dell’ordine. I
manifestanti gli sono andati addosso e ci sono state altre
manganellate: sono volate bottiglie e le sedie di un bar della piazza.

Quindi, il giornalista è stato caricato in macchina. L’auto della
polizia si è trovata accerchiata dai manifestanti ed è uscita dalla
piazza sgommando a forte velocità. La manovra ha ulteriormente
esacerbato gli animi: i manifestanti sono saliti sul palco e alcune
ragazze hanno improvvisato un comizio in favore della legge 194. La
tensione si è a poco a poco allentata solamente quando Ferrara ha
definitivamente lasciato Piazza Maggiore.

 

SEGUE…..BERTINOTTI MANIFESTA LA SUA SOLIDARIETA’ A FERRARA…. 

 

L’animatore della battaglia pro-life commenta gli incidenti e i lanci di uova di ieri
Veltroni gli telefona, anche Bertinotti manifesta la sua solidarietà

Ferrara: "Ai cattivi e violenti
non ho porto l’altra guancia"

Ma la Palermi (Sinistra arcobaleno) rilancia: "Dovrebbero attaccarlo ovunque"

<B>Ferrara: "Ai cattivi e violenti<br>non ho porto l'altra guancia"</B>

Giuliano Ferrara ieri a Bologna

ROMA – Il giorno dopo i fischi, gli insulti e il lancio di uova contro Giuliano Ferrara,
in comizio a Bologna, non si placano le polemiche. E anche il
protagonista – che questa mattina riceve anche una telefonata di
solidarietà da Walter Veltroni – torna sulla vicenda: "Erano piuttosto
aggressivi – dice, riferendosi ai contestatori – io sono uno che
sopporta molto bene i fischi. Ma siccome erano così cattivi e violenti,
mi è sembrato che per una volta dovessi dimenticarmi di porgere l’altra
guancia alla fine del comizio e trattarli come meritivano".

Ancora, Ferrara spiega di non voler fare polemiche con le forze
dell’ordine: "Poveracci, stanno lì che cercano di controllare la
situazione". E loda il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati: "Ha
rilasciato dichiarazioni molto belle, da bravo sindaco. Sono contento
per le sue parole". Conclusione: "Finchè i carabinieri impediscono ai
centri sociali di linciare gli oratori di parte avversa, l’Italia è un
paese democratico. Se fossero riusciti a linciarmi forse parlerei
diversamente. Ma non ci sono riusciti".

E solidarietà al direttore del Foglio, animatore della lista pro-life e
per una moratoria sull’aborto, arriva da Fausto Bertinotti: "Mi
dispiace quanto è accaduto – dichiara – a Ferrara rivolgo la mia
personale solidarietà umana e politica". E ancora: "Nesusno può
accettare una contestazione sprezzante e violenta contro un
protagonista della vita politica". Poi però aggiunge: "Evitiamo il
confronto con gli anni di piombo, verso cui non c’è nessun riferimento:
una tragedia vissuta e di cui oggi non ci sono i segni nel paese".

Molto diversa l’opinione di un’altra esponente della Sinistra
Arcobaleno, Valeria Palermi del Pdci: "Hanno fatto bene a contestare
Ferrara – attacca – dovrebbero farlo in tutte le piazze d’Italia".

Sul fronte opposto, insieme al sostegno di molti esponenti del Pdl, da
da Fabrizio Cicchitto a Gianni Alemanno, c’è da segnalare il telegramma
di solidarietà al direttore del Foglio inviato da Daniela Santanché,
candidata premier della Destra, al direttore del Foglio invia un
telegramma: "Anche Ferrara fascista? Benvenuto nel club, caro Giuliano,
non te la prendere la compagnia è buona, c’è Papa Ratzinger e
Montanelli e tutti quelli che si battono contro l’egemonia culturale e
l’arroganza dei comunisti".

Sul fronte delle indagini, c’è da dire che a Bologna la polizia sta
lavorando intensamente, per ricostruire i fatti di ieri (durante i
quali è stato colpito anche l’inviato di Repubblica Michele Smargiassi).
Si sta procedendo, fanno sapere dalla Questura, alle identificazioni
dei manifestanti e alla ricostruzione dell’accaduto: ogni cosa,
assicurano, sarà riferita all’autorità giudiziaria. Tirare le somme e
arrivare a un numero sarà però un lavoro molto lungo, che verrà portato
avanti anche attraverso la visione dei filmati. Al momento, comunque,
nessuna denuncia è stata presentata da parte di manifestanti o altri
che abbiano subito danni.

 

 

SEGUE DA INFOAUT….

 

[Bologna] Cacciato Ferrara da piazza Maggiore, la polizia carica. Occupato il palco elettorale (video)


|Bologna, 2 aprile|

Una piazza blindata aspetta l’arrivo di Ferrara, venuto a Bologna per
presentare in Piazza Maggiore la sua lista "Aborto?No grazie". Una
serie di transenne e cordoni di polizia e carabinieri è posta in
anticipo a delimitare il luogo del comizio, dato che già era chiaro
come la sua ingombrante presenza non sarebbe stata tollerata dalla
città. Infatti in più di un migliaio si sono presentati nella adiacente
Piazza del Nettuno per impedire la presentazione della lista. Sono
presenti le realtà bolognesi come Laboratorio Crash!, Vag61, Tpo, XM24,
Antagonismo Gay e moltissime persone accorse per impedire a Ferrara di
parlare. Il presidio si vede bloccato dalla polizia che decide chi può
entrare in piazza maggiore e chi no, ma si capisce subito che questo
non è sufficiente: già dalle prime parole del comizio la gente sotto il
palco inizia a fischiare, contestando una presenza che evidentemente
tutta Bologna non vuole. Anche parte del presidio riesce a penetrare in
Piazza Maggiore e la contestazione si fa più accesa, tanto da zittire
Ferrara e spingere la polizia a caricare chi era sotto il palco. Questo
non fa altro che aumentare la rabbia dei presenti, che costringono
Ferrara ad abbandonare il palco e correre scortato dalla polizia fino
alla macchina, sottoponendolo a una serie di lanci di insulti e
oggetti. Anche una volta raggiunta la macchina il candidato incontra
non poche difficoltà nell’uscire da una piazza ormai invasa, e per gran
parte chiusa da quelle transenne che avrebbero dovuto tenere lontana la
contestazione.

> Ascolta il resoconto/intervista con Damiana del Laboratorio occupato Crash!

Dopo
essere riusciti a scacciare la polizia la piazza si riprende il palco
da cui poco prima Ferrara aveva cercato di parlare, strappando
manifesti e striscioni della lista pro-life, ribadendo che " solo noi
possiamo parlare e decidere su tutto ciò riguarda i nostri corpi,
nessuno può prendere la parola per noi!" come si sente gridare. Risulta
evidente alla fine di questa giornata che Bologna non accetta la
provocazione di chi si prende il diritto di decidere sui corpi degli
altri: la piazza di oggi non ha permesso a Ferrara di portare tutti
quei discorsi di chi, come lui, vorrebbe imporre un disciplinamento di
quegli stessi corpi che anche oggi sono sfuggiti al controllo,
esprimendo tutto il desiderio di potersi autodeterminare. Un messaggio
chiaro a tutti coloro che, ergendosi a paladini di un fantomatico
modello di "normalità", negano l’esistenza stessa non solo della donna,
ma anche del gay o del nero, del diverso in ogni senso! Oggi Bologna ha
di nuovo rivendicato come il diverso faccia parte di ognuno, e che
nessuno, soprattutto Ferrara, può permettersi di negarlo!



Segue il comunicato del Laboratorio Crash! e del Collettivo Universitario Autonomo:

Giuliano
Ferrara e la sua lista "Aborto? No, grazie" sono i pericolosi portavoce
di un ceto politico e clericale che vorrebbe negare alle donne il
diritto all’autodeterminazione, attraverso la falsa retorica della
"difesa della vita". Le donne vengono così, nuovamente, ad essere
considerate meri contenitori di qualcosa che è altro da loro, a
trent’anni dalle lotte che hanno portato le donne ad rifiutare un ruolo
che era loro imposto da una società patriarcale, a rivendicare il
diritto di scelta , il diritto a decidere se e quando essere madri,
l’affermazione di se stesse in quando donne e non più figlie, mogli,
sorelle. Ora Giuliano Ferrara vorrebbe mettere in discussione la legge
194, una legge che, pur essendo il risultato di un compromesso che non
rispecchia le vere rivendicazioni del movimento femminista, è stato un
passo importante nel riconoscimento di queste lotte e potrebbe essere sì
modificata
ma con solo con la cancellazione dell?obiezione di coscienza, che
ancora impedisce alla donna il pieno diritto alla scelta e permette ai
medici di rifiutare spesso più per motivi di carriera che per reali
principi etici.
Ma Ferrara non è che l’ultimo di una lunga schiera
di rappresentanti di una cultura becera che vorrebbe imporre il loro
controllo sui nostri corpi, ergendosi a rappresentanti di una presunta
normalità. La normalità dell’uomo bianco eterosessuale, la negazione
della donna, del gay, del nero ma soprattutto di tutte quelle esistenze
che superano divisione biologica e sociale tra maschio e femmina, tra
etnie, tra gay ed eterosessuale. La nostra schizofrenia sessuale,
etnica, del differente è in questo momento la spinta che può realmente
permetterci di rompere i meccanismi di una società teocon e teodem che
ancora si fonda sulla negazione del diverso o su una sua forma
riconoscibile e
sfruttabile perché considerata qualcosa di altro, di diverso e che invece fa parte dell?essere di ognuno.
Il
mondo del lavoro ci impone di mettere sul mercato ogni aspetto della
nostra esistenza, ci obbliga ad inserire nei contratti di lavoro anche
gli atteggiamenti, i desideri, le diverse sensibilità, mettendo a
profitto le diverse soggettività che i nostri corpi creano. Ma
l’economia di mercato vaticanizzata non può permettere che queste nuove
soggettività sprigionate dai nostri corpi possano uscire dagli schemi
dello sfruttamento e la stretta repressiva moralizzatrice di questo
periodo ben rappresenta la volontà di impedirci di riappropriarcene
negandone la potenzialità di rottura e di cambiamento. Ma noi
continueremo a rispondere a questo tentativo di ingabbiarci non solo
resistendo agli attacchi che vengono portati avanti da personaggi
miserabili come Giuliano Ferrara, ma continuando a sperimentare le
infinite possibilità antagoniste dei nostri corpi.

Nessuno può parlare sui nostri corpi, nè Ferrara nè nessun altro.
Giù le mani dai nostri desideri..

Laboratorio Crash!
Collettivo Universitario Autonomo

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Vedi anche:

> Il video della contestzione di Livorno

LE PRECEDENTI CONTESTAZIONI: LivornoTorinoPadovaRoma

 
 
 
 
GUARDA IL VIDEO
 
 
LA CACCIATA DI FERRARA
 
 
http://it.youtube.com/watch?v=174jh72I9xE

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