Incontro pubblico con Renato Curcio a cura del Movimento Antagonista Livornese

 

 http://www.movimentoantagonistalivornese.org/images/stories/locandine/curcio1.jpg

VENERDI 20 FEBBRAIO

Incontro pubblico con Renato Curcio

introduce Silvano Cacciari – docente teoria e modelli della comunicazione . università di pisa

QUALE LAVORO: dispositivi, modelli, tipologie dell’organizzazione del lavoro contemporanea.


Un incontro per provare a discutere sulle complesse, e spesso poco chiare, trasformazioni del mondo lavorativo odierno.

L’autore
proverà a ri-percorrere le linee d’analisi affrontate nei suoi testi,
usciti in questi anni per la cooperativa editoriale Sensibili alle
Foglie ( http://www.sensibiliallefoglie.it/index.asp
), per giungere ad una visione d’insieme che permetta di delineare
possibili conclusioni, utili ad agire e comprendere il presente.

Come
cambia il modo di lavorare e quali sono le conseguenze sulle condizioni
dei lavoratori? Quali i soggetti sociali coinvolti in questa
trasformazione? Quali gli strumenti di conflitto da attivare e le
rivendicazioni da portare, a fronte di una sempre più evidente crisi di
rappresentanza dei sindacati storici, ormai ingessati in una perdente
logica concertativa ed incapaci di cogliere le istanze di una
generazione priva delle più elementari tutele?

@ Officina Sociale Refugio, scali del Refugio 8

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Solidarietà a Martin. Compagni e compagne per la costruzione del Soccorso Rosso in Italia

 

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logo_sri.jpg SOLIDARIETA’ A MARTIN
!

A Zurigo, da quasi un
mese, è in carcere il compagno Martin dell’organizzazione comunista Revolutionarer
Aufbau.

Il compagno è stato
arrestato il 20 gennaio scorso; magistratura e polizia lo accusano di partecipazione
ad un’azione contro una banca e, inoltre, di essere in procinto di effettuare
un’azione incendiaria, portando come prova di ciò il (presunto) ritrovamento di
un ordigno incendiario durante la perquisizione della sua casa.

Come compagne e
compagni per la Costruzione del Soccorso Rosso in Italia, esprimiamo la nostra
solidarietà a Martin. Egli è un compagno molto conosciuto nel “movimento” non
solo svizzero, ma europeo. Infatti ha partecipato alle delegazioni
internazionali del Soccorso Rosso Internazionale come, ad esempio, quelle in
occasione dei presidi a Milano, per il processo ai compagni arrestati il 12-02-2007,
e quelle in occasione delle manifestazioni a Bruxelles, in sostegno ai compagni
del Secours Rouge arrestati il 5-06-2008.

Numerosi sono i
comunicati di solidarietà al compagno Martin giunti in questi giorni, tra cui
quelle dell’organizzazione comunista turca M.L.K.P., quello del Secours Rouge
belga, quello di alcuni organismi svizzeri, attivi nell’ultima mobilitazione
anti-Wef del gennaio scorso. A questo, come ad altri attacchi repressivi che si
susseguono sempre più frequentemente, riteniamo fondamentale rispondere
sviluppando la solidarietà di classe su scala internazionale e costruire organismi
di soccorso rosso che mettano al centro i rivoluzionari prigionieri.

 

– UNITI SI VINCE!

– COSTRUIRE LA
SOLIDARIETA’! ABBATTERE IL CAPITALISMO!

Compagne e compagni
per la Costruzione del Soccorso Rosso in Italia


cccpsri@libero.it

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Rioccupato L’ExCarcere a Palermo.Da Bologna A Milano A Palermo ecco gli spazi di lotta

E’ ancora ExKarcere…

Dopo l’ultimo sgombero della nuova struttura di via Forlanini,
ExKarcere torna alle origini e riconquista il posto che gli spetta nel
quartiere dell’Albergheria.


C’e bisogno di una casa per andare in giro per il mondo…

Ed è di una nuova casa che aveva bisogno Exkarcere.

Per la nuova struttura di via forlanini lo zelante questore Marangoni
ha previsto un piano assolutamente in linea con i suoi colleghi di
altre città come Bologna e Milano. L’11 dicembre ha fatto saldare grate
ed eretto muri dietro ogni finestra, chiuso decine di lucchetti dietro
ognuna di queste e sprangato ogni ingresso.

Infine, come conseguenza di ogni sgombero che si rispetti, riconsegnato il posto all’abbandono ed al degrado.

Questa, a Palermo, la politica dell’amministrazione
Cammarata e delle aziende sue complici, Arnas Ospedale Civico su tutte,
nell’arraffare e sottrarre al bene comune spazi e strutture cittadine
per consacrarle alla rendita ed alla speculazione.

Nelle stesse ore in cui Laboratorio Crash! conquista
e restituisce alla città di Bologna un nuovo spazio di libertà e azione
politica e a Milano i compagni e le compagne rioccupano il Cox, a
Palermo, con lo stesso spirito, rientriamo nella struttura che per 8
anni è stata spazio pubblico, aperto, autogestito e continuo stimolo di
una socialità altra.

Rientriamo per ribadire la nostra ferma opposizione
alle politiche securitarie portate avanti da questo governo e da quelli
di centrosinistra che l’hanno preceduto.

Per ribadire che non basteranno sgomberi, muri,
lucchetti e denunce per impedirci di sviluppare nuove forme di
aggregazione e socialità non mercificata.

Per riprenderci una base logistica necessaria alla
costruzione di pratica politica dal basso e di nuovi scenari di
conflitto nella metropoli.

Per tutto questo e per molto altro siamo tornati ad occupare l’ex carcere delle benedettine all’Albergheria.

Giovedi’ 26 Febbraio alle 17:30 l’assemblea di Antagonisti Palermo,

da Venerdì’ 27 Febbraio invece proviamo a far vibrare le spesse mura del karcere con le note degli Shock Troopers…!

Da qui, otto anni fa, siamo partiti.

Da qui, oggi, ricominciamo.


Centro Sociale ExKarcere
via Benedettini 5
Palermo.

 
da www.infoaut.org
 

Da Bologna a Palermo passando per Milano la città che lotta si riappropria di spazi.
Dopo alcuni giorni dalla rioccupazione del Cox 18, due nuove
occupazioni per il Laboratorio Crash e per il centro sociale Ex Carcere.

A Bologna Crash! libera uno spazio in via della
Cooperazione, un tempo centro di smistamento della posta interna
dell’Unicredit. Uno stabile enorme lasciato senza progetti e senza
futuro. Alla chiusura dello stabile seguirono forti contestazioni
sindacali a causa della dequalificazione e precarizzaione di tutti
coloro che vi lavoravano.
Ora quello stabile abbandonato torna ad essere un luogo vivo, aperto alla città. In programma già l’iniziativa di 10 giorni Metropolis, Socialità Sicurezza Territorio.

A Palermo l’Ex Carcere prosegue le sue lotte tornando
nel quartiere dell’Albergheria, da dove era partito 8 anni fa il suo
percorso, in via benedettini 5!
I programma dei prossimi giorni prevede giovedi’ alle 17:30 l’assemblea
di Antagonisti Palermo, e Venerdì’ 27 il concerto degli Shock Troopers.

 
 
 
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Vergognoso! Torino, 1 anno di condanna agli studenti antifascisti

Il Tribunale di Torino ha condannato oggi 3 studenti antifascisti
dell’Università cittadina a 1 anno (per 2 studenti, 11 mesi per il
terzo) per "resistenza, lesioni e minacce a pubblico ufficiale". Nei
fatti sono stati ritenuti rei di aver partecipato ad un presidio di
contestazione contro la presenza di esponenti del Fuan all’interno
dell’università nella primavera del 2007. Il presidio si concluse con 2
violenti cariche della Polizia fino al primo piano dell’ateneo, ferendo
uno studente (3 punti di sutura e un trauma cranico) e non lesinando
generose "attenzioni" anche a altri studenti che attraversavano
l’atrio, così come nei confronti di un lavoratore dell’università.
Fatto non secondario, neofascisti, Digos e Polizia entrarono
nell’ateneo mezz’ora prima dell’orario d’apertura dell’università senza
alcuna autorizzazione da parte del Rettore.

Una condanna politica

La gravità della sentenza sta tutta nella sproporzione tra quanto
realmente commesso e quanto viene comminato agli studenti (1 anno di
reclusione), studenti che furono selvaggiamente caricati e che
cercarono di difendersi facendosi scudo di quanto presente nell’atrio
(bacheche mobili e bidoni della spazzatura). Fatto ancora più grave, le
ragioni addotte dal Pm Tatangelo (una carriera costruita sulla
persecuzione dei movimenti) per giustificare la sentenza. Il Pm
chiedeva di condannare gli imputati non per quanto da loro realmente
commesso ma per la loro identità politica e per la loro biografia
militante: un altro esempio di interramento dell’habeas corpus. Da
ricordare che la detenzione domiciliare cautelativa di 20 giorni
inflitta ai tre studenti fu sospesa dal Tribunale del Riesame per
evidenti discrepanze tra la ricostruzione soggettiva dei Digos e quanto
ripreso i video dalle copiose telecamere delle forze dell’ordine.
Il giudice ha però deciso di accettare le ragioni del Pm…

Dopo gli arresti cautelativi ci fu un’importante mobilitazione
nell’università cittadina e numerosissimi attestati di solidarietà da
collettivi universitari di tutto il paese. Gli studenti del collettivo
universitario autonomo hanno oggi ribadito in una conferenza stampa le
ragioni dell’antifascismo e la volontà di continuare a mobilitarsi su
ogni livello possibile di lotta: saperi, diritti,
antirazzismo,antifascismo!

Speciale Infoaut 1.0: Ricostruzione,testimonianze,cronaca degli eventi del maggio ’07

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Crash! nuovo stabile liberato! Parte Metropolis!Nona Occupazione—

Nuova occupazione per Crash! Può
prendere il via a questo punto la rassegna di dibattiti ed iniziative
culturali denominata Metropolis. La nuova casa dove continueranno i
progetti sociali e culturali continuamente sgomberati dalla giunta
Cofferati si trova in via Della Cooperazione 10, a Bologna.
Al momomento sono sul posto decine di compagni e compagne mentre altri,
ci viene detto, sono in centro città a comunicare dove è situata la
nuova occupazione. Lo striscione appeso all’ingresso dell’immobile 
della Unicredit Banca recita "La sicurezza della lotta, i territori del conflitto, la socialita’ del Lab.Crash"
. I compagni stanno già sistemando il posto per permettere di svolgere
al meglio il dibattito che si terrà stasera al quale sono invitati:
Silvano Cacciari (Università di Pisa) e Gianluca Pittavino (redazione Infoaut)

Seguiranno aggiornamenti…

11.30 – Conferenza  stampa

Dai portavoce del centro sociale Crash! è stata ribadita la volontà di
continuare a portare avanti i loro progetti, e viene chiesto
all’amministrazione se l’intenzione è quella di continuare con la
politica del manganello o se invece è possibile aprire tavoli di
trattativa per trovare una soluzione alle questioni da anni poste dal
centro sociale. Chiedono per tanto che si apra al più presto un tavolo
di trattativa che coinvolga le istituzioni locali e il proprietario
dell’immobile per verificare le possibilità di accordo dopo anni di
lotte e sgomberi.

Comunicato Laboratorio Crash!
 

Dopo 8 sgomberi in 4 anni questa mattina è il tempo della nona occupazione del Laboratorio Crash! a Bologna.

Uno spazio nuovo dedicato a tutti e tutte quelli che lottano contro le
ingiustizie sociali e con determinazione e convinzione costruiscono le
culture e i linguaggi del conflitto nelle città. Uno spazio dedicato
agli immigrati che mai come oggi subiscono un feroce e crudele
razzismo, a chi subisce sul proprio corpo l’aggressione vaticana e di
una cultura spietata e sessista, a tutti i precari e le precarie che
non smettono di correre e di torcersi in mille lavori e sottrazioni di
reddito, a chi vive quotidianamente in ogni parte del mondo la
brutalità e la violenza quotidiana della globalizzazione e delle
multinazionali.

Il Laboratorio Crash! 9.0 vuole anche questa volta essere un rifugio
accogliente per tutte le giuste istanze sociali che dal basso non
trovano e non possono trovare risposte nelle istituzioni e che scelgono
la direzione giusta delle lotte e delle battaglie per la dignità e per
conquistare nuovi e vecchi diritti che il governo vorrebbe negarci.

A Bologna continua la battaglia del Laboratorio Crash! che crediamo non
riguardi solo la nostra città, ma anche tutti quei territori dove le
amministrazioni, capeggiate da Sceriffi di ogni colore, tentano di
mettere in discussione la legittimità e il diritto ad esistere dei
luoghi di autogestione, e degli spazi attraversati dalle culture vive
del conflitto, dell’antifascismo, dell’antirazzismo e
dell’antisessismo. Anche questa volta rispondiamo alla repressione con
una nuova occupazione, liberiamo uno spazio occupato dalla speculazione
per tornare a dare alla città un luogo di socialità e culture libere.
Vogliamo dare un segnale forte a chi vorebbe negarci il diritto
all’espressione politica, culturale e artistica sia attraverso decreti
proibizionisti e securitari sia con gli sgomberi. Fatevene una ragione!
Ad ogni sgombero aumenta solo il bisogno e il desiderio di tornare ad
occupare, ricchi di nuovi compagni di viaggio e progetti da realizzare
insieme alla parte in movimento della città!

Con questa occupazione vogliamo anche dare un messaggio di solidarietà
e partecipazione alla piazza scesa a Milano dopo lo sgombero del Cox, e
alla sua rioccupazione rendendoci fin da subito megafono a bologna per
la manifestazione di sabato prossimo che vedrà la nostra
partecipazione! Crediamo che oggi più che mai gli spazi autogestiti, i
luoghi delle contro-culture e l’antagonismo sociale debbano schierarsi
tutti al fianco delle occupazioni che vengono attaccate dalla
criminalizzazione e repressione. C’è bisogno e c’è nell’aria un vento
di solidarietà e reciprocità e da oggi a Bologna soffierà anche dal
Laboratorio Crash! occupato.

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Lampedusa, rivolta nel centro di accoglienza violenti scontri tra i migranti e la polizia

LAMPEDUSA – Una rivolta è scoppiata questa mattina nell’ex Cpa
ora trasformato in Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di
Lampedusa, che attualmente ospita oltre 800 immigrati, in gran parte
tunisini. Nel complesso si è sviluppato anche un incendio di vaste
proporzioni. Le forze dell’ordine, che hanno chiamato rinforzi, sono
intervenute con i lacrimogeni per cercare di riportare la calma
all’interno della struttura. Ci sono stati scontri e ci sarebbe un
numero imprecisato di feriti e ustionati tra gli extracomunitari, i
poliziotti e i vigili del fuoco. "La colpa è del governo che ha
trasformato il centro in un lager – ha denunciato il sindaco,
Bernardino De Rubeis – Gli immigrati sono esasperati".

"Nube tossica verso il paese".
"Una nube tossica sprigionata dall’incendio dei pannelli coibentati del
centro di identificazione sta raggiungendo il paese" ha aggiunto De
Rubeis. "Rischiamo anche che si inquini l’acqua. Chiedo l’immediata
evacuazione della struttura. So che ci sono poliziotti ricoverati al
Poliambulatorio per le esalazioni. Potrebbero esserci intossicati anche
tra gli extracomunitari".

Scontri provocati dai tunisini. La
tensione covava da giorni. I tafferugli sono scoppiati dopo che ieri un
gruppo di circa 300 tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame
per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma,
in vista del rimpatrio coatto. Proprio questo gruppo di tunisini,
secondo il questore di Agrigento, Girolamo Fazio, avrebbe innescato gli
scontri.

Rogo nel Cie, distrutta una palazzina.
Ad appiccare l’incendio sarebbero stati gli stessi immigrati. Un
centinaio di tunisini hanno prima cercato di sfondare dall’interno i
cancelli della struttura senza riuscirci e poi hanno ammassato
materassi, cuscini e carta straccia appiccando le fiamme. Una palazzina
del centro sarebbe interamente distrutta. Le operazioni di spegnimento
del rogo sono rese difficili, oltre che dal forte vento, anche dal
difficile accesso e dai pochi mezzi a disposizione.

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Centro privo di certificato antincendio.
La struttura dell’ex Cpa è stata realizzata con materiale Isopam,
altamente infiammabile. Anche per questo il centro è privo di
certificato antincendio e di abitabilità. La procura di Agrigento ha
aperto un’inchiesta per indagare sulle condizioni di vita e di salute
al centro di accoglienza. Conoscendo le condizioni degli edifici,
alcuni giovani che lavorano nel centro sono fuggiti quando hanno visto
divampare le fiamme.

Il sindaco: "Dieci poliziotti intossicati". "Gli
immigrati hanno dato fuoco al centro di accoglienza. Le fiamme sono
alte dieci metri" ha detto il sindaco De Rubeis. "In mattinata – ha
raccontato – ci sono stati scontri fra forze dell’ordine e immigrati.
Poi gli immigrati hanno appiccato il fuoco nella palazzina centrale e
le fiamme hanno invaso le palazzine vicine". "L’immobile centrale del
Cie è andato distrutto" ha proseguito il sindaco, "molti migranti sono
stati messi al sicuro, ma una decina di poliziotti sono rimasti
intossicati e sono stati portati al poliambulatorio. Non ci risultano
immigrati ricoverati al poliambulatorio, ma non sappiamo se ci sia
qualcuno dentro l’immobile distrutto dalle fiamme".

Acnur: "Evacuare subito i migranti". "Evacuare
immediatamente tutti i migranti e gli operatori che si trovano nella
struttura di Lampedusa in modo da evitare intossicazioni e ustioni". E’
quanto chiede l’Alto commissariato delle Nazioni Unite (Acnur) per i
rifugiati che sta seguendo la rivolta scoppiata all’interno del Cie a
Lampedusa. L’Acnur è in contatto con il Viminale a cui ha chiesto di
intervenire al più presto per evitare il peggio. La struttura è stata
trasformata nelle settimane scorse da Centro di soccorso e prima
accoglienza (Cspa) in Centro di identificazione ed espulsione (Cie) provocando la protesta dei migranti e quella della popolazione.

Un altro incendio nei giorni scorsi. Un paio di settimane fa un incendio era scoppiato nella base Loran
di Lampedusa, che ospita un centinaio di donne extracomunitarie che
erano state trasferite nell’ex base militare per il sovraffollamento
del centro principale dove oggi è scoppiata la rivolta.

 

 

da infoaut.org

 

 

 La situazione di tensione che covava da alcuni giorni nel Cie di di
Lampedusa è sfociata questa mattina in alcuni scontri tra i migranti e
le forze dell’ordine, che hanno chiamato rinforzi. Secondo le prime
informazioni alcune persone sarebbero rimaste ferite.

I tafferugli sono scoppiati dopo che ieri un gruppo di circa 300
tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame per protesta contro il
trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del rimpatrio
coatto. Nella struttura, trasformata nelle settimane scorse dal
Viminale da Centro di Prima Accoglienza e Soccorso a Centro di
identificazione ed Espulsione, si trovano in questo momento 863
immigrati, in gran parte tunisini.
Un incendio è divampato nel Cie di Lampedusa dopo l’uso da parte della
polizia di lacrimogeni inseguito al tentativo dei migranti di forzare
il cancello del lager. Una nuvola di fumo si leva alta dai capannoni di
Contrada Imbriacola , dove ha sede il centro, ed è visibile anche dal
paese. La struttura in questo momento è presidiata da polizia e
carabinieri in assetto antisommossa. Ed è ancora in corso l’incendio
che ha gia’ interamente distrutto una palazzina del Centro. Le
operazione di spegnimento del rogo sono rese difficili, oltre che dal
forte vento, anche dai pochi mezzi a disposizione. L’unico presidio dei
vigili del fuoco e’ infatti all’interno dell’aeroporto.

 

Vedi anche:

Speciale Lampedusa,la rivolta della popolazione e dei migranti

Maroni a Tunisi, come fare esplodere Lampedusa

A Lampedusa scambiato per clandestino e picchiato dalla polizia

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Roma – Aggressione fascista in pieno giorno alla Sapienza

Oggi il Ministro Tremonti
sarebbe dovuto venire ospite alla Sapienza, ma immaginando possibili
contestazioni, ha deciso di rinunciare. E’ stato convocato comunque un
sit-in di un centinaio di studenti che hanno portato uno striscione con
scritto: "Tremonti rinuncia Frati denuncia".
Infatti nel corso dell’ultima settimana, sono arrivate una quarantina
di denunce a carico degli studenti dell’Onda per le contestazioni
dell’inaugurazione dell’anno accademico, oltre a quelle per l’azione
simbolica che si era tenuta alla festa del cinema. Durante lo
svolgimento del sit-in, uno studente di Scienze
Politiche della Sapienza, che si era allontanato, è stato aggredito e
ferito da due provocatori, due fascisti che ostentavano saluti romani.

Un’altra aggressione è stata compiuta contro uno studente, un’altra
aggressione si aggiunge agli ulteriori atti di violenza, cui
quotidianamente assistiamo, non ultimo il raid a Porta Furba di sabato
a danno dei migranti.

Alla Sapienza abbiamo già subito aggressioni simili
(ricordiamo l’episodio di Forza Nuova quest’estate), che vengono nella
norma lasciate impunite e classificate come risse. Ci troviamo di
fronte a due misure di giudizio diverse: una per tutti gli studenti, i
precari, i migranti e i movimenti e una per chi può permettersi, al
riparo dalla legge, di aggredire alla luce del sole.

Non siamo disposti a tollerare ulteriormente altre aggressioni e la loro impunità.

Studentesse e studenti della Sapienza in Onda.

Vedi anche:

La paura di andare alla Sapienza da GlobalProject

Tremonti rinuncia, Frati denuncia da Uniriot

Contestiamo il ministro dei tagli all’università da Uniriot

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Laboratorio Crash presenta: METROPOLIS – Socialità Sicurezza Territorio

METROPOLIS :: Socialità Sicurezza Territorio
@ Laboratorio Crash

Dopo l’ottavo sgombero avvenuto il 3/12/2008 nello stabile di Via
Donato Creti, il Laboratorio Crash! è tornato nelle strade e nelle
piazze rilanciando nel centro della città la sfida per una socialità,
cultura e passione politica altra. Blocchi stradali, presidi, cortei
fino allo sciopero generale hanno visto il protagonismo del Laboratorio
Crash! e di quel mondo culturale che in questi anni di sgomberi,
occupazioni, autogestione gli è cresciuto in torno, e che oggi più che
mai non può non avere una casa! Siamo tanti, incontenibili e ostinati,
siamo certi di aver preso la direzione giusta e di aggiungere alla
nostra città spazi necessari di aggregazione e socialità libera.

>>>>>> Per questo giovedì 19 torneremo a liberare spazi!

Li libereremo dall’abbandono e dal degrado, dalla
speculazione e dalla rendita per farne un nuovo luogo dove tornare a
far sognare questa città! Da giovedi 19/02/2009 in uno spazio che
ancora non ha un nome LABORATORIO CRASH presenta METROPOLIS (socialità,
sicurezza, territorio) dalle 18h vi invitiamo ad un aperitivo sociale,
per rincontrarci, riconoscerci e innaugurare i primi momenti di
occupazione. Dalle 21h sarà invece il momento dedicato al confronto e
al dibattito su un tema che riteniamo urgente da discutere insieme.
Cercheremo di ragionare sulla crisi globale e sulle sue ricadute nei
nostri territori,
cercando di comprendere le ragioni della deriva sociale verso un blocco
razzista e reazionario e dall’altra parte valorizzare tutte quelle
esperienze che ci dicono che, i tempi di crisi sono anche tempi di
conflitti e di lotte sociali per la dignità e nuovi e vecchi diritti.

Ne discuteremo insieme a: Guido Borio, Silvano Cacciari (università di Pisa) e Gianluca Pittavino (redazione Infoaut).

>>>>>> Venerdì 20/02/2009


durante un aperitivo dalle 19h sarà la volta in cui le immagini ci
racconteranno la nostra città, la nostra Bologna catturata dal fotografo Mario Rebeschini: Bologna, Bologna Bologna, bella, sazia e disperata.
Seguirà un concerto di musica jazz-improvvisata-popolare con gli amici
musicisti che suonano nelle notti della Bologna underground.

>>>>>> Sabato 21/02/2009 18h


torneremo a discutere, aprendo insieme uno spazio di dibattito
pubblico con amici e compagni che come noi dal basso sono impegnati nel
lavoro di costruzione di una città aperta, accogliente e godibile per
tutti e tutte senza nessuna discriminazione e privilegi per pochi.
Abbiamo voluto dedicare in modo particolare questa giornata al tema
delle narrazioni della città, tra le sue molte sfide ancora aperte e i
suoi spazi (materiali e immateriali) di ricostruire e ridisegnare, lo
faremo con:
Valerio Monteventi (Bologna città Libera), Tiziano Loreti (Prc),
Serafino D’Onofrio (No tav via Carracci), Antagonismo gay, Comitato
verità e giustizia per Federico Aldrovandi, Piano B laboratorio di
urbanistica
partecipata… naturalmente tutte le associazioni, i centri sociali, e
gli amici e i compagni sono invitati a partecipare alla discussione!

Dalle 23h il suono degli eventi del Laboratorio Crash! unirà le sue forze:
Omnidrive
(eclectronica), Dj Gomes (eclectronica), Le Petit Aviateur
(DigitalGate), dj mitch (kapas rec) alla console per un evento
elettronico come piace a noi e a tutti quelli che hanno attraversato la
scorsa
stagione della programmazione elettronica del Laboratorio Crash: ottima musica e socialità giusta!

>>>>>> Venerdì 27/02/2009


il grande ritorno di Stefano Benni al Laboratorio Crash! Dopo averci
regalato dei momenti di eccezionale poesia con il reading dedicato a
Pompeo di Andrea Pazienza nella sesta occupazione di Crash, Stefano
Benni tornerà a "far sognare Bologna", ma questa volta non sarà solo,
insieme a lui molti amici del panoramo artistico nazionale e bolognese.
Dalle 21h vi aspettiamo per: Stefano Benni & friends: suoni, parole e sorprese per tornare a far sognare Bologna

>>>>>>Sabato 28/02/2009
meeting point@crash!… prossimamente maggiori info 😉

PS: Care compagne, cari compagni, amici e amiche, iniziamo ad
attraversare un momento critico, le offensive repressive e
criminalizzatrici del Ministro Maroni e del presidente Berlusconi
contro i movimenti, le occupazioni, l’autogestione iniziano ad assumere
una intensità molto alta.
Nel contesto bolognese, abbiamo avuto a che fare e abbiamo ancora un
sindaco che non a caso abbiamo nominato Sceriffo, appellativo ripreso
poi non solo da altri esponenti dei movimenti, ma anche dai media e dai
suoi stessi compagni di partito. In questi anni con passione, limiti e
grandezze abbiamo portato avanti una battaglia che non riguarda solo le
sorti dell’autogestione del Laboratorio Crash, ma crediamo tocchi anche
la possibilità per tutti e tutte che vivono in questa città di
continuare a godere, proporre, e costruire una socialità altra:
antifascista, antisessista e antagonista. Chiediamo quindi il sostegno
e la solidarietà a ciascuno di voi per conquistare un nuovo Laboratorio
Crash! e farne un altro speciale trampolino di lotte, sfide e battaglie
politiche e culturali.

Restate connessi, dal 19/02/2009 il Laboratorio Crash! avrà una nuova casa, dove c’è spazio anche per te e molti altri…

Dove? Per sapere dove si svolgeranno gli eventi,
collegati in quei giorni a infoaut.org/bologna, crash.noblogs.org,
myspace.com/laboratorio_crash, consulta la pagina di crash su Facebook
oppure chiama il 389 11 30 561

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¡Que se vayan todos! Che se ne vadano tutti!

Vedere le folle di islandesi riversarsi con pentole e
padelle per strada fino a che il loro governo non è caduto mi ha
riportato alla mente lo slogan più diffuso nel 2002 tra i gruppi
anticapitalisti, «Voi siete Enron. Noi siamo l’Argentina».

Si trattava allora di un messaggio piuttosto semplice.
Voi – politici e amministratori chiusi in qualche summit – siete come i
peggiori truffatori della Enron (e all’epoca non sapevamo nemmeno la
metà di quello che poi si è rivelato essere lo scandalo Enron). Noi –
l’irrefrenabile fuori – siamo come gli argentini, che, nel bel mezzo di
una crisi terrificante e simile alla nostra, sono scesi per strada con
pentole e padelle in mano. Loro gli argentini gridarono «¡Que se vayan todos!»
(Se ne devono andare tutti!) e ottennero che quattro presidenti in meno
di tre settimane si dimettessero. Quello che ha reso unica la rivolta
argentina del 2001-2 è stato il fatto che non era contro qualche
partito politico né contro un concetto astratto di corruzione.
L’obiettivo della protesta era il modello economico dominante e
l’Argentina è passata per la prima ribellione nazionale contro il
capitalismo contemporaneo senza regole.

E’ passato un po’ di tempo, ma dall’Islanda alla
Lettonia, al Sud Korea alla Grecia, il resto del mondo alla fine sta
vivendo il proprio momento di «¡Que se vayan todos!».

Le stoiche matriarche islandesi che lisciano a suon di
colpi le proprie pentole mentre i figli saccheggiano il frigorifero
alla cerca di proiettili (uova, di sicuro, e pure yogurt?)
riecheggiano le tattiche diventate famose a Buenos Aires. E lo stesso
rievoca la rabbia collettiva contro le elite che hanno messo in
ginocchio un paese un tempo florido e che pensavano di poterlo fare
senza alcuna conseguenza. Come ha raccontato Gudrun Jonsdottir,
impiegato trentaseienne islandese: «ne ho abbastanza. Non mi fido del
governo, delle banche. Non mi fido dei partiti politici né del Fondo
monetario internazionale. Avevamo un paese benestante e l’hanno
rovinato».

Un altro eco di Argentina: a Reykjavik le proteste non
cesseranno con un semplice cambiamento di faccia al potere (per quanto
il nuovo primo ministro sia una lesbica). Le manifestazioni vogliono
aiuto per le persone, non solo per le banche, vogliono che si aprano
inchieste e che ci sia una riforma elettorale.

Sono le stesse richieste che si sentono in questi
giorni in Lettonia, la cui economia sta soffrendo più di qualsiasi
altro paese europeo e il cui governo sta traballando come un funambolo.
Per settimane la capitale lettone è stata l’epicentro di proteste, che
il 13 gennaio sono esplose nella rivolta con lanci di sampietrini per
le strade. Come in Islanda, i lettone sono sconvolti dall’assoluto
rifiuto dei loro leader a fare qualcosa e a assumersi responsabilità
per il caos che hanno creato. In un’intervista al canale televisivo
Bloomberg, il ministro all’economia lettone alla domanda, cos’ha
provocato la crisi?, ha fatto spallucce e risposto, «niente di
particolare».

I problemi della Lettonia sono di sicuro peculiari: le
politiche che hanno portato la «Tigre del Baltico» a crescere del 12
per cento nel 2006 sono le stesse – ossia, liquidità, liberalizzazione
delle dogane, movimenti finanziari in rapida entrata e uscita, di cui
molti finiti nelle tasche dei politici – che stanno provocando una
violenta contrattura del 10 per cento previsto per quest’anno. (Non è
una coincidenza che oggi molte delle crisi siano scoppiate nei paesi
del recente miracolo: Irlanda, Lettonia, Estonia, Islanda).

Qualcosa cioè di molto argentino è nell’aria. Nel 2001
i leader argentini hanno risposto alla crisi con un pacchetto brutale
d’austerità imposto dal Fondo monetario internazionale: 9 miliardi di
dollari in tagli di spesa che hanno colpito soprattutto sanità e
educazione. E questo si è rivelato essere un errore fatale. I sindacati
organizzarono uno sciopero generale, gli insegnanti scesero in piazza
con i propri studenti e le proteste non si sono da qui più fermate in
Argentina.

Lo stesso rifiuto di accettare lo scorno della crisi
unisce accomuna molte delle proteste odierne. In Lettonia, molta della
rabbia popolare si è rivolta contro l’austerità delle misure approntate
dal governo – cartolarizzazioni massicce, riduzione dei servizi sociali
e taglio degli stipendi degli statali – tutto pensato per qualificarsi
per un prestito emergenziale del Fondo monetario (in questo, nulla è
cambiato). In Grecia, le proteste sono scoppiate dopo l’assassinio di
un quindicenne. Ma ciò che le ha fatte durare nel tempo, con i
contadini in piazza subito dopo gli studenti, è la rabbia diffusa
contro le risposte del governo alla crisi: le banche hanno ricevuto
aiuti per 36 miliardi di dollari mentre i lavoratori hanno visto
tagliare le proprie pensioni e i contadini non hanno ottenuto nulla. A
parte il disagio dei trattori per strada, il 78 per cento dei greci
sostiene che le richieste del contadini sono legittime. Allo stesso
modo, in Francia il 70 per cento della popolazione ha condiviso le
ragioni del recente sciopero generale – mosso in parte dai progetti di
Sarkozy di ridurre drasticamente il numero di insegnanti.

C’è poi un filo conduttore in questa recessione globale
e probabilmente è il rifiuto della logica «politiche straordinarie»,
frase coniata dal politico polacco Laszeck Balcerowicz per definire
come in una crisi i politici possono ignorare le leggi e lanciarsi in
riforme impopolari. Il trucchetto non sta però più funzionando, come di
recente ha scoperto il governo sudcoreano. A dicembre il partito al
potere ha provato a usare la crisi per introdurre un accordo, molto
controverso, di libero mercato con gli Usa. Per portare le cosiddette
politiche a porte chiuse a nuovi estremi, i legislatori si sono chiusi
nei propri uffici di palazzo per votare in privato, barricati nelle
proprie stanze asserragliandosi dietro a scrivanie, sedie, divani.

I politici di opposizione non ci sono tuttavia stati e
con seghe elettriche e martelli pneumatici sono entrati nelle stanze di
potere e per 12 giorni non hanno rimosso il sit-in al Parlamento. Il
voto è stato posticipato, permettendo dibattito – una vittoria per un
nuovo genere di «politiche straordinarie».

Qui in Canada, la politica è meno spettacolare, ma in
ogni caso ne sono successe di cose. A ottobre il partito conservatore
ha vinto le elezioni nazionale sulla base di un programma per niente
ambizioso. Sei settimane più tardi il primo ministro conservatore ha
rivelato le proprie intenzioni con una proposta di legge che toglie il
diritto di sciopero ai lavoratori del pubblico, cancella i fondi
pubblici per i partiti e il tutto senza finanze. L’opposizione ha
risposto unendosi in una coalizione a dir poco storica e che non ha
preso il potere solo per via di un’immediata sospensione del
Parlamento. I conservatori dunque sono tornati con una finanziaria
rivisitata: le politiche più di destra sono sparite e sono comparsi
finanziamenti.
Il mosaico è chiaro: i governi che rispondono alla
crisi del libero mercato con un’accelerazione delle stesse politiche
neoliberiste non sopravvivranno. E in Italia intanto gli studenti sono
scesi in piazza urlando: «Noi la crisi non la paghiamo!».

Articolo pubblicato su The Nation

Articolo in inglese sul sito di Naomi Klein

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Thyssen, parenti e operai in aula “Ho sentito l’odore di carne bruciata”.SESTA UDIENZA

Drammatica la sesta udienza del processo per la
morte dei sette operai. Ad essere chiamati come testi i parenti
delle vittime e gli operai sopravvissuti. La prima ad essere sentita la
madre di Rosario Rodinò: "Ridatemi mio figlio. Lui mi diceva che
in caso di incidente sarebbero morti tutti". La sorella Concetta:
"Mi hanno tolto la gioia di essere mamma". L’operaio Fabio Simonetta:
"Ho sentito l’odore di carne bruciata
i

Nuova drammatica udienza al processo Thyssen. Ad essere sentiti
come testi nel processo per il rogo che causò la morte di sette
operai i familiari delle vittime e un operaio sopravvissuto che ha
raccontato di aver sentito l’odore di carne bruciata. La prima ad
essere ascoltata è stata la madre di Rosario
Rodinò
. Toccante la sua testimonianza: "Voglio sapere
perché mio figlio è morto. Ho firmato l’accordo con l’azienda ma
rivoglio indietro vivo mio figlio".
"Eravamo orgogliosi – ha poi aggiunto Grazia Cascino – che nostro
figlio fosse andato a lavorare in quella fabbrica, in cui mio
marito ha lavorato per 40 anni. Dal giorno della tragedia invece ci
sentiamo in colpa e non ci sopportiamo nemmeno più tra noi".
"Voglio sapere perchè mio figlio è morto – ha ribadito più volte
Grazia Cascino con la voce rotta dal pianto, rispondendo alle
domande degli avvocati compreso quello delle difesa che le chiedeva
se fosse stata risarcita – L’unica cosa che voglio è che mi ridiate
mio figlio indietro. Sono sempre lì a casa che aspetto di sentire
che con le chiavi apra la porta ed entri". La presidente della
Corte, Maria Iannibelli, le ha rivolto la parola in questo modo:
"Signora, se avessimo questo potere…". "Nell’ultima settimana –
ha continuato Grazia Cascino – Rosario diceva che se fosse
scoppiato qualcosa non si sarebbe salvato nessuno. E lui non si è
salvato". La donna ha anche mostrato ai giudici una foto del
figlio: "Guardate, era con le cugine nel settembre del 2007. Questi
momenti non ci saranno più".

Toccante anche il ricordo di Laura Rodinò,
sorella di Rosario. "Quando è successa la tragedia ero all’ottavo
mese di gravidanza, aspettavo due gemelle e quando sono entrata in
sala parto mi sono imposta di non soffrire, di non gridare perchè
mio fratello aveva sofferto molto di più. Mi hanno tolto la gioia
del diventare mamma". Con disprezzo e rabbia Laura ha inoltre
mostrato agli avvocati della difesa la maglietta con una vecchia
foto di una gita al mare in famiglia in cui c’è anche suo fratello.
Breve l’intervento dell’altra sorella,

Concetta: "Questo Natale come l’hanno passato
quelli che hanno causato la morte di mio fratello? Noi al
cimitero".

Entrambe le sorelle hanno detto che dopo la tragedia i rapporti
in famiglia sono cambiati. "Sono cambiati i rapporti anche con i
miei figli -dice Concetta- e con mio marito bisticcio di continuo",
mentre Laura dice che "la tragedia ha influenzato anche i rapporti
con mio marito, prima facevamo di tutto, ci divertivamo tutti
insieme, adesso non ho più voglia di fare nulla. Lui cerca di
starmi vicino -prosegue- ma io sono scontrosa, arrabbiata, cattiva,
ma non mi sento più cattiva degli assassini di mio fratello che per
me era come un figlio e per colpa loro ci ritroviamo così".


Entrambe le ragazze hanno risposto con un certo nervosismo alla
domanda dell’avvocato della difesa che chiedeva se loro, o i loro
famigliari, avessero ricevuto un risarcimento dall’azienda per la
morte del congiunto "era il minimo che potessero fare", hanno
replicato. Poche le parole di Luigi Santino,
fratello di Bruno Santino: "Nulla è più come prima. negli ultimi
tempi diceva che non c’era più sicurezza. Eravamo sempre
insieme" 


Dopo i familiari è toccato ad alcuni operai presenti quella notte
in fabbrica. Straziante il resconto di Fabio
Simonetta
, che lavorava alla linea 4, quella vicina alla
linea del rogo. "Non si vedeva niente. C’erano fiamme alte fino al
soffitto, fumo. E si sentiva odore di carne bruciata".  "Ho visto –
ha detto – Roberto Scola e Angelo Laurino straziati dalle fiamme,
in uno stato orribile. Scola urlava ‘portatemi via’. Provai a
telefonare all’infermeria, poi cercai di spegnere l’incendio:
afferrai la manichetta di un idrante ma si staccò". Simonetta fu
tra coloro che portò fuori dal locale Scola e Laurino ("urlavano
dal dolore, avevo paura a toccarli, non dimenticherò mai e sono in
preda ai sensi di colpa perchè volevo fare di più") e poi, essendo
rimasto intossicato dal fumo, venne portato a sua volta in
ospedale, dove gli applicarono una maschera d’ossigeno per
un’intera giornata. Quanto alle condizioni di lavoro, Simonetta ha
detto che "c’erano incendi tutti i giorni". "In prima battuta
dovevamo intervenire noi, poi chiamare la squadra di emergenza,
composta da due colleghi".

 

Sulla sicurezza, Simonetta ha anche aggiunto: "Noi venivamo
avvertiti delle ispezioni dell’Asl due giorni prima, e allora ci
mettevano a pulire. Negli ultimi tempi – ha detto parlando delle
condizioni di lavoro nell’acciaieria in via di smantellamento – ci
trasferivano di continuo da una linea all’altra. Dovevamo lavorare
su impianti che non conoscevamo e cercavamo di capirci qualcosa da
soli. A me, comunque, nessuno non ha mai spiegato niente".
"Rispetto al 2003, quando ho cominciato – ha poi osservato – c’era
stato un cambiamento enorme. La manutenzione non si faceva più, e
la ditta delle pulizie degli impianti arrivava una volta la
settimana anzichè tutti i giorni".

Dopo la testimonanza di Simonetta, la seduta è stata aggiornata al
3 marzo quando in aula dovrebbe essere convocato Antonio Boccuzzi,
uno dei sopravvissuti al rogo, parlamentare del Pd. La decisione
della Corte di ascoltare subito i parenti arriva dopo le polemiche
della scorsa udienza quando per un problema procedurale i familiari
iscritti come testi erano stati costretti ad uscire. Nessun teste
può infatti restare in aula e ascoltare testimonianze prima del suo
turno. La presidente della Corte Maria Iannibelli
ha previsto un fitto calendario di udienze sino a giugno. Nelle
prime cinque udienze erano stati risolti alcuni problemi
procedurali e affrontate diverse eccezioni come quella presentata
dalla difesa dei manager tedeschi della multinazionale che
sosteneva che due dirigenti non conoscessero l’italiano.

 

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