CARICHE E FERITI A MILANO.PALESTINA LIBERA

GAZA: MILANO; SCONTRI POLIZIA MANIFESTANTI IN LARGO CAIROLI (ANSA) –
MILANO, 12 GEN – La polizia ha bloccato i manifestanti che cercavano di
arrivare verso il teatro Strehler, dove è in programma alle
20.30 un evento a sostegno del diritto alla difesa di Israele. Nel
tentativo di forzare il blocco, è volata anche qualche
manganellata, ma ora la situazione sembra essersi calmata. I
manifestanti fanno riferimento a diverse sigle della sinistra radicale
e ai centri sociali. Diversi gli striscioni, il più grande
completamente rosso con la scritta ‘Libertà e autodeterminazione
per il popolo palestinesè. Gli slogan urlati dai partecipanti
alla protesta sono gli stessi che si sono sentiti durante i cortei dei
giorni scorsi, «Bush, Barack assassini», «Palestina
rossa, Palestina libera», ai quali si sono aggiunti stasera
slogan contro la polizia.

 

 

qualche ferito lieve, solo per aver contestato israele.

 scandalose le dichiarazioni di de corato

 

http://www.affaritaliani.it/milano/milano-corteo-pro-palestina120109.htm…

 


"I centri sociali si stanno concentrando in largo
Cairoli per contestare la manifestazione pro Israele che si
svolgerà al Teatro Strehler.

E ci sono già stati i primi scontri con le forze dell’ordine.
Dopo aver aizzato i cortei degli islamici pro Hamas, in combutta con
imam screditati, ora i centri sociali, non contenti, cercano di
impedire anche una manifestazione democratica che si svolge al chiuso.
Mi domando fino a quando dobbiamo sopportare tutto questo.
Perché a questa gente, cui già è permesso di
occupare abusivamente luoghi pubblici e privati, è anche
permesso sfondare i cordoni della Polizia, è permesso
infiltrarsi nei cortei per pilotare provocatori inginocchiamenti alla
Mecca ed è permesso fare da colonna portante all’incitamento
d’odio contro uno Stato democratico". Lo dichiara il vice Sindaco e
assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato in merito alla protesta di
alcuni centri sociali contro la manifestazione pro Israele che si
svolgerà questa sera al Teatro Strehler.  "Non vorrei che
questa ennesima sceneggiata dei centri sociali -aggiunge De Corato
–  precludesse a un quinto corteo pro Hamas. Sarebbe una pessima
replica di un altrettanto pessimo film la cui trama ha ormai stancato i
milanesi"

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GAZA..BLITZ A MESTRE CONTRO COMPAGNIA ISRAELIANA, DANNI A VENEZIA

Sabato 10 gennaio 2009 00:22 * Gaza – Bliz a Mestre contro compagnia Israeliana, danni a Venezia.

Cinque persone incappucciate hanno compiuto un blitz contro la sede di Mestre della compagnia marittima israeliana Zim Line.
I cinque hanno spaccato la telecamera interna, rovesciando armadi e
scaffali e imbrattando i muri di vernice rossa con le scritte "Israele
boia", "Palestina Libera".
L’azione messa a segno nel pomeriggio è
stata rivendicata con una telefonata alla sede ANSA di Venezia da un
anonimo, che però non ha fornito la sigla dell’organizzazione. "Abbiamo colpito la sede della compagnia navale israeliana a Mestre – ha riferito una voce maschile -. Noi
non stiamo né con Hamas, né con il governo israeliano, ma come in tutte
le guerre ci schieriamo da una sola parte, quella della popolazione
civile e di coloro che lottano per i loro diritti. Non possiamo stare a
guardare mentre il massacro di bambini, donne e uomini – ha aggiunto
l’anonimo – prosegue indisturbato in Palestina. Abbiamo deciso di
sanzionare gli interessi economici israeliani nella nostra città contro
la compagnia israeliana Zim Line. Israele assassino, libertà e diritti
per i palestinesi
".
* (ANSA) – Venezia, 9 Gennaio
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NEWS DA GAZA IN DIRETTA..RAID CONTINUI

 

 

Giornalisti come soldati, al soldo di Israele. Con questo presupposto,
e con i tanti embedded, confinati in qualche lussuoso hotel
insonorizzato dai crimini dell’etnocrazia israeliana, si combatte una
guerra d’immagini, che stravolge la realtà. Quella che oggi ha visto
ancora una volta Gaza al centro di incessanti bombardamenti. Distrutte
quindici case a Gaza city. Cinque bambini sono morti uccisi
dall’aviazione israeliana a al-Qarara. Bombardamenti anche a Jabalya –
dove ieri sera è stata colpita una moschea – e sul campo profughi di
al-Nasiriyat.

Intanto la politica del terrore di Israele continua. Con lancio di
volantini in lingua araba sulle città con su scritto: «assumetevi le
vostre responsabilità, o gente di Gaza. Ciò che accade è causato dal
lancio di missili contro la popolazione civile israeliana dal vostro
territorio. Per questo chiamate il numero di telefono e diteci da dove
vengono lanciati». Inviti alla delazione, certamente tecniche di una
guerra psicologica. Così anche le telefonate in arabo a migliaia di
utenze palestinesi, che chiedono di indicare i luoghi di Hamas.

Ma l’atmosfera, seppur tragica, in Medioriente sta mutando. Nel giro di
pochi giorni si sta assistendo alla repentina mobilitazione di
centinaia di migliaia di arabi contro la politica del terrore di
Isreale. E se a Tel Aviv si fanno sondaggi anche sulla guerra – in
termini di consensi politici il Likud e i laburisti ne uscirebbero
rinforzati, mentre Kadima perderebbe ne 4 seggi – l’intero mondo arabo,
quello che Fanon chiamerebbe dei "dannati della terra", sembra stia
compattandosi. E domani, proprio in Israele, a Tel Aviv, sarà al centro
di una singolare "guerra delle bandiere". Il governo ha dovuto muoversi
in prima persona per organizzare una contromanifestazione, con bandiere
israeliane, al corteo palestinese pro-Gaza.

Un simbolo, perché domani Tel Aviv potrebbe essere il teatro di una
trama ben più grande: quella dell’unione dei popoli arabi contro la
violenza israeliana. E a vedere le tante manifestazioni del "venerdì di
rabbia" indetto da Hamas pare proprio non sia una cosa impossibile.

Palestina: Gerusalemme e Cisgiordania
Manifestazioni in solidarietà con la popolazione di Gaza in
quasi tutte le città della Cisgiordania. Secondo quanto riferisce la tv
araba ‘al-Jazeerà, la manifestazione più imponente si sta svolgendo a
Ramallah dove, alla fine della preghiera islamica del venerdì, migliaia
di persone si sono riunite nella zona denominata di al-Manara.
Sostenitori di Fatah sono stati accusati dal corteo di collaborare con
lo Stato ebraico. Ne è nato uno scontro fisico tra le due parti.
Analoghe manifestazioni si sono svolte anche a Gerusalemme, dove ci
sono stati scontri tra manifestanti palestinesi e polizia. Si sono
registrati una serie di scontri nel corso delle manifestazioni di
questo pomeriggio. Il più violento è quello ancora in corso presso il
checkpoint Qalandia che si trova nella parte orientale di Gerusalemme,
dove la sicurezza israeliana ha lanciato lacrimogeni contro i
manifestanti palestinesi che rispondono con il lancio di pietre. Sono
stati bruciati copertoni d’auto bloccando la strada e attaccando una
stazione di polizia. Scontri tra palestinesi e militari israeliani si
registrano anche nel villaggio di Belain, vicino Ramallah, ai margini
dell’imponente manifestazione in corso nella città palestinese.
Sparatorie tra manifestanti di Hamas e uomini della polizia palestinese
sono avvenuti invece durante la manifestazione che si è svolta nella
città di Hebron. Altre manifestazioni sono in corso a Nablus, Betlemme
e Qalqiliya.

Marocco
Uno studente marocchino ferito nei giorni scorsi in scontri
con la polizia durante una manifestazione di sostegno ai palestinesi di
Gaza è morto ieri a Marrakech, nel Marocco meridionale. Secondo i
giornali, il giovane, Abderrazak El Gadiri, è stato ferito alla testa
domenica scorsa nei pressi della città universitaria di Marrakech.
Circa 300 studenti si sono radunati stamani davanti all’obitorio
dell’ospedale Ibn Tofail di Marrakech per protestare contro la morte
del loro compagno, che militava in un sindacato studentesco.

Aghanistan e Pakistan
Nella città di Kabul sono alcune migliaia le persone che si
sono radunate nel centro della città sotto uno striscione che mostra le
immagini dei leader di Hamas per chiedere la fine dell’embargo su Gaza
e la fine dei raid israeliani. Manifestazioni analoghe si stanno
svolgendo nei centri minori dell’Afghanistan e anche in Pakistan. Qui
la più importante è quella di Islamabad, dove nella moschea principale,
in occasione della preghiera del venerdì, è stata recitata una
preghiera speciale per le vittime di Gaza. Analoghe manifestazioni si
registrano in queste ore anche a Rawalpindi, Quetta, Lahore, Peshawar e
Karachi.

Giordania
Violenti scontri sono in corso ad Amman. La polizia ha
lanciato una serie di lacrimogeni per disperdere i manifestanti, in
buona parte palestinesi dei campi profughi locali, che si dirigevano
verso la sede dell’ambasciata israeliana presente nella capitale del
regno hashemita. I dirigenti dei movimenti islamici palestinesi in
Giordania hanno più volte chiesto al governo di Amman la rottura di
ogni relazione con Israele.

Egitto
Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato una ventina di
militanti dei Fratelli Musulmani al Cairo e ad Alessandria d’Egitto, ed
hanno fermato centinaia di persone che si stavano radunando per una
manifestazione di protesta contro l’operazione militare israeliana
sulla Striscia di Gaza davanti alla moschea Al Fath, nella piazza
antistante la stazione ferroviaria del Cairo. Si sono avuti anche
scontri nei quali è rimasta ferita una decina di persone, compreso un
ufficiale di polizia.

Turchia
Molti i manifestanti che sono scesi oggi in piazza a Istanbul,
in Turchia, per manifestare contro l’offensiva militare lanciata da
Israele sulla Striscia di Gaza. Tra di loro vi erano molte donne e
bambini, che hanno partecipato alla preghiera islamica del venerdì.
Sventolando bandiere palestinesi, i manifestanti hanno intonato slogan
tipo «Israele assasino, esci dalla Palestina!» e «Governo svegliati!
Proteggi la Palestina». I contestatori hanno comunque tutti condannato
Israele e il supporto degli Stati Uniti per quella che hanno definito
una vergogna umanitaria. Durante la protesta sono state anche bruciate
bandiere americane e israeliane.

Indonesia
Si stima che siano oltre 10mila i manifestanti del Partito
indonesiano di Giustizia e Prosperità scesi oggi in piazza a Giakarta
per protestare contro i raid israeliani sulla Striscia di Gaza.
Portando cartelli di condanna alle operazioni israeliane e in sostegno
della popolazione palestinese, i manifestanti hanno attraversato la
capitale indonesiana per giungere alla sede delle Nazioni Unite e
dell’ambasciata americana. Al grido di «Allah Akbar», i dimostranti
islamici hanno chiesto all’Onu di redigere una Risoluzione per mettere
fine agli attacchi di Israele contro la popolazione palestinese e hanno
chiesto agli Stati Uniti di giocare il suo ruolo dominante in
Medioriente.

Iraq
La capitale irachena, Baghdad, è stata protagonista oggi di
una serie di manifestazioni di solidarietà con la popolazione di Gaza.
Secondo la tv iraniana ‘al-Alam’, quella più imponente si è tenuta
fuori alla moschea Umm al-Qura, quando l’Imam Muhammad al-Jiburi,
durante il sermone del venerdì islamico, ha chiamato i fedeli a
marciare dopo la preghiera comunitaria e a raccogliere i fondi per la
popolazione palestinese di Gaza. «Quello che sta avvenendo lì è un vero
e proprio genocidio – ha tuonato dal pulpito -. Si vuole distruggere un
popolo perché i bombardamenti non distinguono tra obiettivi civili e
politici». Una seconda manifestazione si è tenuta davanti
all’università cittadina alla quale hanno partecipato circa cinquemila
studenti. Infine un’altra manifestazione si è svolta a Sadr City. Qui è
stato letto un comunicato diffuso dall’Imam Moqtada al-Sadr il quale
chiede «alle organizzazioni umanitarie di intervenire come possono per
aiutare la popolazione di Gaza con degli aiuti. Chiediamo all’Onu di
far cessare gli attacchi e di sostenere gli abitanti della striscia».
Altre piccole manifestazione spontanee si sono tenute nei pressi di
diverse moschee di Baghdad dove sono state anche più volte incendiate
bandiere israeliane e americane.

Libano
Centinaia di manifestanti libanesi e palestinesi si sono
radunati oggi nei pressi della sede dell’ambasciata egiziana a Beirut,
in solidarietà della popolazione della Striscia di Gaza, da una
settimana sottoposta ai raid aerei israeliani. Al grido di «Col nostro
sangue, con la nostra anima, ci sacrifichiamo per te, Palestina!», i
manifestanti hanno raggiunto le barriere di filo spinato, erette dalle
forze di sicurezza libanesi, portando a spalla una decina di finte bare
nere con su scritto: «Palestina» e «Siamo tutti gente di Gaza». I
dimostranti chiedono al governo del Cairo di aprire il valico di Rafah,
al confine meridionale con la Striscia, mentre altri manifestanti hanno
innalzato striscioni neri su cui sono stati riportati i celebri versi
del defunto poeta palestinese Mahmud Darwish: «Siamo qui, rimarremo
sempre qui, perché il nostro unico obiettivo è essere».

vedi anche:

Manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese sono state
registrate anche in Europa, a Bruxelles e Stoccolma in primis. Tanti i
segnali di vicinanza e rabbia arrivati, anche dal vecchio contiente,
dall’inizio dell’aggressione sionista nei confronti della Striscia di
Gaza: presidi, sit-in e cortei si sono susseguiti soprattutto
nell’ultima settimana, in tutt’Europa. Altri ve ne saranno nei giorni a
venire, anche nel nostro paese, a partire dalla giornata di domani:
corteo per la Palestina a Roma e tante altre manifestazioni di
solidarietà che si svolgeranno in suo contemporanea in tante città
italiane.

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Catastrofe innaturale a Gaza

Il nuovo anno è subentrato a quello vecchio con
gli stessi auspici di morte e desolazione, elevati alla massima potenza
distruttiva.
Mai viste così tante bombe crollare attorno a
casa mia, dinnanzi al porto. Un’ esplosione a meno di 100 metri,
ha scosso violentemente i 7 piani del mio palazzo, facendolo oscillare
come un pendolo impazzito. Per un momento abbiamo temuto venisse
giù, i vetri delle finestre sono scoppiati tutti.
Momenti
di panico, ho pregato iddio che il nostro edificio fosse stato
costruito con criteri antisismici, ben conscio della mia effimera
illusione, Gaza poggia su di una striscia di terra che non trema. Il
terremoto qui è innaturale, si chiama Israele.
Sarà
per questo che i governanti occidentali, così compassionevoli e
caritatevoli, lesti nel mettersi una mano sul cuore e l’altra nel
portafoglio, spesso per propaganda personale, quando si tratta di
versare parole e fondi in soccorso delle popolazioni colpite da
catastrofe naturali, dinnanzi a questa di catastrofe innaturale,
progettata a tavolino in ogni suo minimo dettaglio a Tel Aviv mesi fa,
si mettono una mano dinnanzi agli occhi e all’altra a pararsi
l’orecchio, e sembrano non prestare attenzione alle strazianti
urla di dolore di corpi innocenti fatti a brandelli senza pietà.
Disinteressarsi della costante e progressiva distruzione di moschee (e
siamo già ad 8), scuole, università, ospedali, decine e
decine di edifici di civili. Proseguo nella mia disperata ricerca, di
quegli amici che non rispondono più al mio telefono.
Ahmed
l’ho rintracciato a casa sua, una delle poche ancora in piedi,
nel centro del quartiere Tal Alhawa di Gaza city, attorniata da uno
scenario apocalittico che ricorda tanto il quartiere sciita di Beirut,
dopo la pioggia di bombe del 2006, bombe di stessa fabbricazione e
provenienza di quelle ci stanno cadendo addosso in questi giorni. Ahmed
sta bene, i suoi familiari pure, ma sua madre se l’è vista
davvero brutta sabato.
E’ un insegnante della scuola Balqees
delle Nazioni Unite, quel giorno si è trattenuta in aula
più del consueto, è stata la sua salvezza. Molti suoi
studenti in attesa alla fermata dei bus, sono rimasti seppelliti dalle
macerie prodotte dalle esplosioni. Una bomba è caduta
sull’auto di Ahmed, una utilitaria verde pistacchio, la stessa
con cui giusto la sera prima scorazzavamo in cerca di pane in una
città in cui la farina viene venduta a peso d’oro. Rafiq
invece alla fine l’ho rintracciato al telefono, la sua voce
cavernosa sembra provenire da un pozzo senza fondo, un cunicolo di
tristezza e disperazione per aver appena appreso della morte di tre dei
suoi migliori amici, durante l’attacco al porto.
In uno degli
ultimi caffè aperti a gaza, che riforniscono di caffeina e
connessione internet, bombe ed energia elettrica permettendo, ho
mostrato dallo schermo del mio laptop ad un paio di amici, amaramente
sorridendo, la notizia di un morto e 382 feriti.
Non il computo
delle vittime dei lanci di "razzi" Qassam su Israele di ieri, che
fortunatamente non hanno fatto registrare alcun morto, ma i numeri
della strage compiuta dai nostri botti di fine anno in Italia. Quelli
di Hamas sono dei pivelli, ho detto ai miei amici, se credono di
guerreggiare contro Israele con i loro giocattolini artigianali.
Dovrebbero andare a scuola a Napoli per confezionare dei razzi
veramente mortiferi, nei quartieri spagnoli si assemblano fuochi
d’artificio ben più esplosivi dei qassam gazawi.
Intendiamoci, come pacifista e non violento aborro in maniera
più totale e convinta qualsiasi attacco di palestinesi contro
israeliani, ma quaggiù siamo stanchi di sentire la cantilena che
questa strage di civili è stata innescata di Israele in risposta
ai lanci dei modesti "razzi" artigianali palestinesi. Per inciso, dal
2002 sino ad oggi i qassam su Israele hanno prodotto 18 morti, qui
sabato in una manciata di ore di civili morti negli ospedali ne abbiamo
contati più di 250.
Chiedo conto agli avventori del
caffè della tregua proposta dall’unione europea e cassata
da Israele, che evidentemente possiede ampie scorte di materiale
bellico nei magazzini militari da smaltire, scuotono tutti la testa.
Tregua c’è mai davvero stata, prima di questo feroce attacco su una popolazione inerme?
Solo nel mese di novembre, l’esercito israeliano ha fatto fuori
ben 17 palestinesi (43 in tutto dall’inizio della…"tregua")
E ancora prima di allora, l’assedio criminale imposto a Gaza
aveva prodotto più di duecento vittime fra i malati palestinesi.
Malati con le carte in regola per essere ricoverati in ospedali
all’estero ma impossibilitati a muoversi per la chiusura dei
confini. L’assedio criminale israeliano aveva distrutto
l’economia già precaria, provocando più del 60% di
disoccupazione, costringendo l’80% delle famiglie palestinesi a
vivere di aiuti umanitari. Aiuti che stentavano a filtrare oltre la
cortina di ferro tesa da Israele attorno alla più grande
prigione a cielo aperto del mondo: Gaza.
Da quel caffè alla fine abbiamo poi dovuto evacuare, e a gambe levate
E’ giunta l’ennesima telefonata di minaccia: il locale sarebbe stato bombardato entro pochi minuti.
I crimini contro l’umanità di cui si macchia Israele in queste ore non conoscono limiti, e davvero pochi paragoni.
Ieri a l campo profughi di Jabalia caccia F16 hanno lanciato missili
contro un’ambulanza, sono morti un dottore, Ihab El Madhoun, e il
suo infermiere di fiducia, Mohamed abu Hasira.
Per questa ragione
oggi, noi, internazionali dell’ISM, abbiamo indetto una
conferenza stampa dinnanzi alle telecamere di una delle televisioni
palestinesi più popolari. Per informare Israele che da stanotte
salteremo sulle ambulanze per dare una mano nei soccorsi, sperando che
la nostra presenza, in quanto internazionali, funga da minimo
deterrente a questi sanguinari crimini. Anche se Israele mostra di non
aver alcuna remora in questi giorni a massacrare civili, semmai una
remora l’abbia mai avuta.
A volte quando ci troviamo fa di
noi i discorsi si fanno molti cupi, è probabile che alla fine di
questa massiccia terrificante offensiva, qualcuno di noi andrà
ad annoverare il drammatico conto dei morti, degli scomparsi.
Non ci pensiamo, andiamo avanti.
Se il mondo "civile" tace e volta ignobilmente le spalle dinnanzi a
questa tragedia, noi che ci consideriamo ancora umani, membri di una
sola stessa famiglia che è l’umanità intera, faremo
di tutto per fermare questa emorragia, occorre far presto, è
un’emergenza.

restiamo umani

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UN ANNO DI RABBIA E DIGNITA’

http://idealiberta.ilcannocchiale.it/blogs/bloggerarchimg/idealiberta/no%20global%20milano.jpg

 

Non abbiamo che la rabbia e la dignità.
La rabbia che ci fa
inorridire davanti alle immagini di questi giorni nella Striscia di
Gaza, ai barconi stracolmi di uomini, donne e bambini che arrivano su
improbabili barche nelle nostre coste, a chi non ci riesce e muore a
tredici anni schiacciato dal tir sotto cui si nascondeva.
La rabbia
che proviamo di fronte a questa guerra che ci impone nuove basi
militari o all’arroganza del potere che vuole distruggere i nostri
territori con mega discariche o linee ad alta velocità.
La rabbia
che abbiamo provato in tanti per l’omicidio di Alexis in Grecia, come
Carlo Giuliani a Genova, sette anni indietro. Per Abbba.
La rabbia che proviamo di fronte al Potere che ci vuole impoverire, sfruttare, controllare.
La rabbia verso chi sgombera spazi sociali e case occupate, agli imbecilli che predicano e praticano l’odio e la violenza.
La rabbia per chi è rinchiuso in un CPT e si ribella. Per chi muore di
freddo nelle nostre ricche città o dal fuoco in una baracca.
La
dignità è la nostra arma, l’arma di chi in tutto il mondo non si
sottomette, non accetta, e cerca di costruire altri cammini.
Partiamo dunque per un viaggio di cui non conosciamo le strade, né
immaginiamo le destinazioni. Un viaggio lungo un anno ma anche cento,
mille, e che durerà un anno e anche cento. Ma non sapere le strade non
significa non avere nulla negli occhi. E sono le immagini di Gaza
martoriata, dei suoi figli più piccoli massacrati e straziati, ad
occupare oggi tutta la nostra visuale.
Partiamo con il cuore
stretto da una morsa, quella dell’assurdità di questo mondo ingiusto,
orribile. Partiamo sapendo che questo ci resterà dentro, ed è l’unica
cosa che sappiamo. Si può forse portare con sé il dolore come compagno
di viaggio? Si può mettersi in cammino con questo fardello che ti pesa
e ti schiaccia?
Dovremo imparare a portarlo, impedendo che esso ci inchiodi al suolo, fermi, prostrati.
I bimbi di Gaza, come quel murales di Banksy tracciato sul muro
israeliano della vergogna e dell’aphartheid, vogliono solo volare,
attaccati ad un pallone che sale verso il cielo.
A loro, ai loro
sogni e desideri che qualcuno o qualcosa di mostruoso cerca di rubare,
va il nostro pensiero. E se nel percorso sconosciuto in cui ci
avventuriamo, la coltre di nebbia, di fumo, di oscurità sarà fitta così
tanto da renderci incapaci di proseguire, alzeremo gli occhi, cercando
gli occhi che ridono dei bambini di Gaza che volano.

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Scandalo Formato G8 alla Maddalena

Per il summit dei grandi della terra alla Maddalena lavori da 300
milioni di euro. E l’appalto più ricco va a una società vicina alla
moglie del dirigente della Protezione civile che sovrintendeva
all’intera opera

 

Prende forma il palazzo del vertice

In Italia è tra le più piccole imprese edili e incasserà oltre 117
milioni in nove mesi. Non è la lotteria di Capodanno, ma la
montagna di soldi pubblici che l’Anemone Costruzioni di
Grottaferrata
, alle porte di Roma, riceverà grazie ai
lavori per il G8 sull’isola della Maddalena. Luciano
Anemone
, 54 anni, amministratore unico della società a
responsabilità limitata, tra le tante opere sta costruendo il
centro congressi che nel luglio 2009 ospiterà il primo grande
vertice internazionale con il neopresidente degli Stati Uniti,
Barack Obama. Ed è come se gli italiani gli consegnassero 2 euro a
testa. Neonati compresi. Un record. Anche perché il signor Anemone,
pur dichiarando soltanto 26 dipendenti, si è preso la fetta più
grossa della torta da quasi 300 milioni di euro suddivisi tra
cinque società. Una spesa da nababbi con l’aria che tira, le
famiglie in crisi, la Fiat in gravi difficoltà e l’Alitalia ko.
Inutile tentare di sapere perché sia stata scelta proprio la ditta
Anemone. I criteri di selezione delle cinque imprese, chiamate
senza pubbliche gare d’appalto, così come i progetti, sono coperti
dal segreto di Stato: provvedimento imposto da Romano Prodi,
confermato da Silvio Berlusconi e affidato con tutte le opere alla
Protezione civile e al suo direttore, il sottosegretario alla
presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso.


Questioni di sicurezza, hanno dichiarato. Ma sollevando il velo
della riservatezza si incontra ben altro. ‘L’espresso’ è entrato di
nascosto nei cantieri sull’isola della Maddalena. E ha scoperto
cosa finora il segreto di Stato ha impedito di vedere. Il sospetto
di spese gonfiate. Costi di costruzione da capogiro a più di 3.800
euro al metro quadro. Lavoratori senza contratto. Operai pagati con
fondi neri. Le minacce del caporalato (vedi l’articolo a pag. 38).
E un curioso legame d’affari tra la famiglia del coordinatore della
struttura di missione della Protezione civile,

<A
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Angelo Balducci, e l’impresa che a fine
lavori guadagnerà di più. L’Anemone, appunto.

Non finisce qui. Il secondo grande appalto, 59 milioni per la
costruzione dell’albergo che ospiterà i capi di Stato, la
Protezione civile lo ha affidato alla Gia.Fi. di Valerio
Carducci
, 60 anni, cavaliere della Repubblica,
l’imprenditore fiorentino coinvolto nell’inchiesta di Luigi De
Magistris sulla presunta rete di favori tra malaffare e politica
nazionale in Calabria. E anche i criteri di selezione della Gia.Fi.
sono coperti da segreto.

Angelo Balducci, ingegnere spesso accanto a Bertolaso, ha fama di
uomo da centinaia di milioni di euro. È il braccio operativo nei
grandi appalti della Protezione civile. Non solo calamità,
soprattutto organizzazione di grandi eventi come il G8. Per anni
provveditore ai Lavori pubblici su Lazio e Sardegna, Balducci ha
coltivato le amicizie che contano con l’imprenditoria e il
Vaticano. Le sue relazioni politiche vanno dal leader della
Margherita, Francesco Rutelli, al ministro di An alle
Infrastrutture, Altero Matteoli. Il 10 ottobre scorso Matteoli
propone al Consiglio dei ministri e ottiene la nomina di Balducci a
presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Nei mesi
precedenti, dal 19 marzo al 13 giugno 2008, proprio durante il
periodo più delicato con la preparazione dei cantieri e il
conferimento degli appalti, l’ingegnere è il soggetto attuatore di
tutte le opere per il G8, cioè l’uomo dalle mani d’oro: provvede
alle procedure necessarie per l’affidamento degli incarichi, alla
stipula dei contratti, alla direzione dei lavori e al pagamento
degli stati di avanzamento. E come soggetto attuatore si occupa
delle imprese della famiglia Anemone.

Balducci è un grande esperto nei contratti assegnati d’urgenza
dalla Protezione civile, senza gare d’appalto. Segue per mesi i
lavori per i Mondiali di nuoto del 2009 a Roma e per le
manifestazioni del centocinquantesimo anniversario della Repubblica
da celebrare nel 2011. Venerdì 13 giugno, però, è una pessima
giornata. Un’ordinanza di Berlusconi lo rimuove dall’incarico di
soggetto attuatore per il G8 e i Mondiali di nuoto. Ai cantieri
della Maddalena, Balducci viene sostituito da un ingegnere dello
staff,Fabio De Santis. Ma continua a occuparsene
con "funzioni di raccordo tra la struttura di missione", cioè la
Protezione civile, e i "soggetti coinvolti dagli interventi
infrastrutturali". In quell’ordinanza, c’è però un passaggio che
farebbe tremare i polsi a qualunque funzionario. Berlusconi dispone
che Bertolaso costituisca "una commissione di garanzia composta da
tre esperti di riconosciuta competenza e professionalità, anche
estranei alla pubblica amministrazione". Una spesa in più per il
G8, perché i compensi per gli esperti sono ovviamente a carico
dello Stato. Obiettivo della commissione: "Assicurare un’adeguata
attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in
essere dai soggetti attuatori… in termini di congruità dei
relativi atti negoziali".

Filo spinato intorno al cantiere

Qualcosa insomma non va nella contrattazione degli appalti.
Ma il segreto di Stato mette tutto a tacere. Così la squadra della
Protezione civile in missione in Sardegna può raccontare, senza
essere smentita, che Balducci è stato promosso. Anche se per lui,
che era già stato presidente del Consiglio superiore dei Lavori
pubblici, è un ritorno al passato. Il 31 ottobre tocca a De Santis.
Sostituito per decreto, come Balducci. Berlusconi ora nomina un
esterno alla pubblica amministrazione, Gian Michele
Calvi
, professore di ingegneria all’Università di Pavia.
Il caso è archiviato.

Eppure non è solo una questione di nomine tra il governo e la
Protezione civile. Tutte le ditte per lavorare ai progetti del G8
devono ottenere il nulla osta di segretezza. E il nulla osta
dovrebbe essere rilasciato dal ministero dell’Interno soltanto dopo
accurate indagini sulla trasparenza delle imprese. Invece troppi
particolari sono sfuggiti a chi avrebbe dovuto controllare. Bisogna
lasciare la Maddalena, volare a Fiumicino e salire a Grottaferrata,
alle porte di Roma. Via 4 novembre 32, nel mezzo di un quartiere di
viali alberati, è l’indirizzo dichiarato da Luciano Anemone come
sua residenza o come sede legale dell’Anemone Costruzioni. Ed è
anche, come ha scoperto ‘L’espresso’, l’indirizzo di una casa di
produzioni cinematografica, la Erretifilm srl. Di chi è?
Amministratore unico e proprietaria al 50 per cento è Rosanna Thau,
62 anni, moglie di Angelo Balducci. Venticinquemila euro per
costituire la srl della signora Balducci li ha messi però Vanessa
Pascucci, 37 anni, amministratore unico e socia a metà di un’altra
impresa edile legata alla famiglia Anemone, la Redim 2002 di
Grottaferrata. E attraverso la Redim 2002, Vanessa Pascucci è anche
socia dell’Arsenale scarl: società costituita apposta per il
cantiere nell’ex Arsenale della Maddalena. Così il cerchio si
chiude. Protetto dal segreto di Stato, l’appalto più ricco del G8 è
finito a società amiche di chi aveva in mano la cassa. Con il suo
seguito di domande. A cominciare da questa: chi ha scelto di
affidare a Balducci l’incarico più delicato?

I guadagni in gioco sono spaventosi. L’opera su
cui è già possibile fare qualche conto è l‘albergo
che ospiterà i presidenti. Capocommessa del cantiere, la Gia.Fi. di
Valerio Carducci. Le poche notizie uscite dagli uffici della
Regione Sardegna parlano di 57 mila metri cubi per un costo d’opera
salito da 59 a 73 milioni di euro. Considerando un’altezza media
delle stanze di 3 metri, sono 19 mila metri quadri coperti. Dunque
un costo di costruzione al metro quadro di 3.842 euro, escluso il
valore dell’area. Una cifra pazzesca se paragonata al valore di
costruzione che per le case di lusso, secondo un capomastro della
Maddalena, non supera i 1.200 euro al metro. Polverizzati anche i
valori di vendita pubblicati dal sito dell’Agenzia del territorio:
un massimo di 3.100 euro al metro quadro per le ville e di
2.000-2.300 per le attività commerciali. Così un ente dello Stato,
la Protezione civile, sta finanziando un’opera ignorando le
quotazioni pubblicate da un altro ente statale, l’Agenzia del
territorio. L’esubero potrebbe essere giustificato con le spese per
l’arredamento, il centro benessere e i letti su cui dormiranno
Nicolas Sarkozy, Carla Bruni e Angela Merkel. Ma è difficile
crederlo. Ammettendo un costo di costruzione molto vantaggioso per
le imprese di 2000 euro al metro quadro (38 milioni in totale), per
l’arredamento avanzerebbero 35 milioni. Cioè il costo di un altro
albergo.

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CATTIVI A NATALE..BUONI TUTTO L’ANNO@CSOA CARTELLA

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Bologna – 40 denunce per gli ultimi disordini

Bologna, 22 dicembre 2008 – Raffica di denunce per i protagonisti
delle manifestazioni antagoniste delle ultime settimane a Bologna, in
cui si sono verificati momenti di tensione con le forze
dell’ordine.
Dalla contestazione al banchetto di Azione universitaria in piazza
Verdi all’iniziativa di solidarieta’ con la rivolta
studentesca in Grecia davanti al consolato di via Indipendenza (dove
alcuni anarchici si sono presentati armati di mazze e le hanno usate
contro la Polizia durante gli scontri), fino all’occupazione
delle Due Torri da parte degli anarchici che, scacciato il custode, si
sono barricati dentro per oltre tre ore.

La Digos, dopo il lavoro delle ultime settimane, ha presentato una
relazione dettagliata in Procura, anche se ulteriori sviluppi
arriveranno una volta ultimato il lavoro di analisi di filmati e
immagini. Per i protagonisti di queste iniziative,
anarco-insurrezionalisti, attivisti di centri sociali cittadini e
studenti dei collettivi universitari, sono scattate denunce per reati
che vanno dalla piu’ “leggera” manifestazione non
preavvisata alla resistenza a pubblico ufficiale, passando per le
lesioni finalizzate alla resistenza, il danneggiamento, il porto
abusivo di armi improprie e il getto di cose pericolose.

Le persone denunciate, sommando le tre manifestazioni, sono 40, ma
il numero in realta’ e’ sfalsato, dato che diverse persone
(in particolare tra gli anarchici), gia’ note alle forze
dell’ordine e con precedenti, compaiono in tutti gli episodi.

Nel dettaglio, per l’azione di contestazione al banchetto di
Azione giovani del 27 novembre, le denunce sono 14. La protesta
ando’ in scena dopo l’irruzione dei collettivi universitari
del movimento no Gelmini a un convegno in via Azzo Gardino. Sulla
strada di ritorno, in corteo, passarono per piazza Verdi dove partirono
le contestazioni al banchetto, seguite poi da momenti di tensione con
le forze dell’ordine. Per quell’episodio, sono state
denunciate 14 persone tra anarco-insurrezionalisti, attivisti del
movimento studentesco (da Cua a Spazio sociale) e antagonisti di Crash.
I reati sono manifestazione non preavvisata, accensioni ed esplosioni
pericolose, getto pericoloso di cose oltre che resistenza, lesioni e
minacce a pubblico ufficiale. Tra queste 14 persone c’e’
anche chi ha colpito con un pugno in un occhio il vicedirigente della
Digos, per il momento non ancora identificato.

Per la manifestazione davanti al consolato greco del 10 dicembre,
scattano invece 17 denunce: otto sono a carico di
anarco-insurrezionalisti e nove appartengono al collettivo Crash.
Quel pomeriggio i due gruppi misero in scena due iniziative distinte ma
contestuali. I nove ragazzi di Crash sono stati denunciati per
manifestazione non preavvisata; per gli otto anarchici, che quel giorno
avevano al seguito mazze e bastoni, la lista e’ lunga: oltre a
manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico servizio,
travisamento, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni e
minacce a pubblico ufficiale, porto abusivo di arma impropria,
danneggiamento e imbrattamento. Gli anarchici denunciati hanno tra i 20
e 34 anni e sono vecchie conoscenze per gli inquirenti.

Per l’occupazione delle Due Torri del 12 dicembre, le denunce
riguardano nove anarchici. Oltre ai due ragazzi che si sono chiusi
nelle Torri, ci sono le persone (tra loro due donne) che hanno animato
un presidio di solidarieta’ sotto l’Asinelli, con momenti
di tensione con le forze dell’ordine.
In questo caso, i reati contestati a vario titolo sono manifestazione
non preavvisata, violenza privata (per gli spintoni al custode),
resistenza aggravata e lesioni a pubblico ufficiale, accensioni ed
esplosioni pericolose, invasione di terreni ed edifici, getto di cose
pericolose, danneggiamento.

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DAL SUD RIBELLE CHE RIBOLLE

 

DAL SUD RIBELLE CHE RIBOLLE

 

"Una parte rilevante della magistratura calabrese non è affatto
estranea al sistema criminale che gestisce affari di particolare
rilevanza nella regione. Sono dell’idea che se la magistratura avesse
remato tutta da una stessa parte e se la legalità, alla quale ogni
magistrato si dovrebbe attenere, rappresentasse un patrimonio vero di
tutta la magistratura calabrese, non staremmo qui a discutere come mai
in dieci anni non è cambiato proprio nulla. Senza una parte della
magistratura collusa la criminalità organizzata sarebbe stata
sconfitta . E il collante in questo sistema sono i poteri occulti che
gestiscono le istituzioni.".
Queste sono parole di un magistrato, non mi importa chi esso sia, 
e non sono estrapolate da un comunicato dei no global ribelli . Queste
parole evidenziano lo status della Calabria. Stato senza stato , anzi
con molto stato. Controllato dalla ndrangheta, dalla massoneria, da
poteri forti e fortissimi, che trovano il tempo di continuare a
chiedere di perseguire 13 persone, giovani e meno giovani che hanno
lavorato e continuano a lavorare a mani nude, e cioè senza scorta,
all’interno di territori minati, come quelli dell’Afganistan, dove
però qui i talebani si chiamano politici, massoni,
magistrati,polizia,ros e via dicendo.
Qualcuno fuori dalle logiche di movimento e repressione pensava che
non ci sarebbe stato nessuna richiesta di appello. Fiordalisi
trasferito o auto trasferitosi in Sardegna, l’assoluzione piena di
tutti gli imputati, il teorema dei Ros e Digos cosentina 
completamente smontato, chi vuoi che si metta a riscrivere tutto ?
 Ed eccola qui la procura Cosentina con i tre Pm tenori a rimettere
tutto in discussione, chiedendo addirittura finanche l’annullamento
del primo grado. In buona fede qualcuno aveva anche pensato ad  un
segnale di riappacificazione degli animi . Con tutto quello che sta
succedendo nella magistratura calabrese, con perquisizioni e auto
perquisizioni, trasferimenti ed attacchi violenti fra magistrati
stessi, una ndrangheta all’attacco che non risparmia niente e nessuno,
vuoi che qualcuno voglia rimettere di nuovo in moto il movimento no
global !!? . Certamente qualcuno lo vuole . Vuoi mettere che ci si
metta a  pedinare un giovane non violento e vuoi mettere che si debba
pedinare un nadrenghetista con qualche decina di omicidi sulle spalle.
Non si sa mai. Nel corso degli anni, dal 2001 ad oggi , sia tutti gli
imputati che tutti gli attivisti del movimento dell’area meridionale
avevano avuto modo ampiamente di dimostrare il loro lavoro sociale e
politico all’interno dei territori. Cosa è stato fatto in definitiva
in questi ultimi anni ? Abbiamo spacciato droghe ed armi, attivate
collusioni con ndranghetisti ?  abbiamo messo bombe nei tribunali,
nelle caserme, sotto le auto di magistrati ? Abbiamo intimorito
commercianti a pagare pizzo ? attivate usure ed altro ? ci siamo messi
in società per speculazioni edilizie sulla costa tirrenica ? o siamo
entrati in società per gestire al meglio inceneritori, fabbriche di
morte e di diossina ?   o ci siamo messi in moto per archiviare e
far dimenticare morti bianche alla Marlane di Praia a Mare o altre
morti derivanti dal seppellimento dei rifiuti tossici della Jolly
Rosso ?. Perchè in definitiva è questa l’attività principale che si
fa in Calabria; Ed i magistrati dovrebbero occuparsi di questo e solo
di questo, invece di farsi le scarpe fra di loro pensando alle proprie
carriere . Io, noi, gli altri compagni e  compagne, abbiamo
continuato ad occuparci di altro. Ci siamo occupati degli immigrati
che ancora sbarcano sulle nostre coste, dei morti della Marlane, dei
cittadini indifesi contro gli inceneritori e le discariche tossiche;
dell’onda anomala degli studenti che lottano contro il decreto
Gelmini; dei diritti civili della povera gente sempre di più
abbandonata nelle corsie degli ospedali, o sulle corsie autostradali
per protestare contro i licenziamenti ed il lavoro nero, delle navi
tossiche e dei rifiuti tossici sotterrati ed affondati nei nostri
mari. Di questo ci siamo occupati in questi anni. Ora dovremo di nuovo
occuparci della nostra libertà e del diritto di un intero movimento
di poter manifestare e protestare contro le scelte liberiste e
capitaliste dei nostri governanti. Ed è per questo che se l’appello
verrà attivato, nonostante tutto, ci ritroveremo tutti a Catanzaro a
presenziare alle prime udienze, così come saremo alla Maddalena con
il movimento mondiale antiglobalizzazione  per protestare contro le
sentenze assolutorie della macelleria genovese e per onorare ancora
una volta la memoria di Carlo Giuliani e quella di Alexis assassinato
come lui ad Atene.

 

 Francsco Cirillo imputato assolto del Sud Ribelle  che ribolle

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Spaccata vetrina sede pistoiese di Forza Nuova ·

20/12/2008
– La vetrina della sede pistoiese di Forza nuova e’ stata infranta
nella notte scorsa e attorno alla porta e’ stata apposta le scritte
”Sede nazista”.

Sul fatto indagano i carabinieri che al momento non avanzano ipotesi.
La ‘spaccata’ alla sede di Forza Nuova e’ avvenuta alla vigilia della
manifestazione in programma questo pomeriggio su iniziativa di Arci,
Anpi ed altre associazioni antifasciste. Una manifestazione organizzata
in risposta ai fatti avvenuti nella notte fra sabato e domenica scorsi
quando dodici persone vennero denunciate dai carabinieri per rissa e
quattro di esse pure per apologia del fascismo in seguito agli
incidenti avvenuti fra un gruppo di giovani di estrema destra e un
gruppo di frequentatori del centro sociale Spazio liberato Ex Breda
Est. Uno dei frequentatori del centro sociale, rimasto ferito alla
testa ha denunciato di aver subito un’aggressione da parte dei giovani
fascisti. I carabinieri sequestrarono, fra l’altro, una catena e un
coltello.

http://www.toscanatv.com/leggi_news?idnews=NL087700

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