[Atene] 09.03.2010 – Assassinato l’anarchico Lambros Foundas

Il compagno Lambros Foundas, 35 anni, è stato assassinato dai
poliziotti mercoledì mattina, nel sobborgo di Dafni (a sud di Atene).
La polizia sostiene che si trattava di un "terrorista" e che è stato
ucciso mentre tentava di rubare una macchina e che stava trasportando
armi da fuoco. Fountas è stato uno degli oltre 500 anarchici arrestati
durante i disordini del Politecnico di Atene, nel 1995.
Nel volantino si legge: "ONORE ALL’ANARCHICO LAMBROS FOUNDAS"

Sono ancora scarne le notizie sull’assassinio dell’anarchico Lambros Foundas, avvenuto ad Atene il 10 marzo 2010.
Fonti di polizia segnalano che ci sarebbe stata una sparatoria, in
seguito alla quale il compagno è morto. Al solito, trattandosi di
anarchici ammazzati dallo Stato, pare che si tratti di un paio di
proiettili alla schiena. Lambros era con un altro, non identificato, ed
adesso è in corso la caccia all’uomo.
Su: http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1141761
le foto del luogo in cui è stato assassinato Lambros Foundas.

ONORE ALL’ANARCHICO LAMBROS FOUNDAS!!!
Culmine

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MILANO: NO AL VENTENNIO

anche se in completo disaccordo sui modi e i tempi di questo redazionale di MILanoX, pubblichiamo un trafiletto preso dal loro sito..per chi voglia votare..

 

 

NO AL VENTENNIO di Formigoni e dei ciellini! C’è già stato un Ventennio con un
Formigoni al potere in Lombardia, il fascista della prima ora Emilio,
repubblichino e torturatore negli ultimi anni della guerra. Non
vorremmo farcene un secondo con Roberto al Pirellone (il cui restauro
non gli bastava e quindi si è costruito Palazzo Lombardia). Esiste una
legge per cui un governatore può restare in carica al massimo due
mandati. Lui punta al quarto mandato. E non c’è neanche un decretino
interpretativo che glielo consente…

MilanoX lancia la campagna NO AL VENTENNIO (ciellino e/o fascista,
vedete voi) per spingerci a votare contro Formigoni, già azzoppato ma
non disarcionato dalla presentazione del suo listino giudicata
irregolare e poi sanata dal TAR (un tribunale ragionale che conta di
più di una corte d’appello dello stato italiano… ecco servito il
federalismo à la carte). E’ una buona occasione per regalargli almeno
una vittoria mutilata. Sì, lo sappiamo, gli oppositori dei ciellini
brillano per la loro sfiga, e potrebbe anche essere la Lega a
beneficiare dell’incompetenza pidiellina. Tuttavia non vogliamo un
altro Ventennio a Milano (e poi dove lo appendiamo? A piazzale Loreto
non c’è più la stazione di servizio) e siamo pronti a votare qualsiasi
cosa vada contro la setta ciellina e la sua rete corrotta di potere (è
di ieri la news che ammontano a 100 milioni di euro i soldi pubblici
truffati con lo scandalo Santa Giulia; 40 solo per il re delle
bonifiche Grossi, amico di Formigoni).

NO AL VENTENNIO significa quindi votare contro la destra a Milano e
Lombardia. Votate FdS o SeL, persino il PD, ma votate. Contro di lui e
il Ventennio cui mira.

 

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VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 12 MARZO. UN’ALTRA VOLTA, UN ALTRA ONDA


12 Marzo 2010: sciopero generale del mondo della formazione, e anche giornata contro la riforma Gelmini. 
Infatti
è proprio a causa della nostra ministra dell’istruzione (forse tale
titolo non le si addice) che anche in questo giorno, come ormai da un
anno a questa parte, scendiamo in piazza. Contro cosa? Contro la
recente riforma della scuola superiore, che abolisce la geografia
(tanto a che serve c’e google maps se hai bisogno di capire dove si
trova il Congo!), che diminuisce le ore di italiano e storia e abbassa
l’obbligo scolastico introducendo un anno di apprendistato (in fondo
ignoranti siamo più comodi da gestire), che introduce un tetto massimo
alla percentuale di stranieri presenti nelle classi (su questo c’è poco
da 
commentare considerando linea governativa degli ultimi anni). 
Ovviamente
le riforme non riguardano soltanto gli studenti. L’ultima finanziaria
ha effettuato ingenti tagli economici all’istruzione pubblica, con il
conseguente licenziamento o messa in cassa integrazione di parte dei
lavoratori 
che operano nel mondo della formazione. Eppure
alle scuole private cattoliche sono stati riconfermati gli incentivi
statali, parola di premier, ma questo è un altro discorso. 
Ad
ogni modo venerdì mattina saremo di nuovo in piazza, studenti
e lavoratori di tutto il mondo della formazione fianco a fianco, per
ribadire il nostro totale dissenso contro queste riforme che altro non
fanno se non gettare l’istruzione 
pubblica in un baratro, E FAREMO UNA DIRETTA CON AGGIORNAMENTI FOTO E AUDIO DEL CORTEO MINUTO PER MINUTO. TUTTO SU:
dalle 9.30 in poi per raccontare questa giornata di contestazione a tutti coloro che in piazza non potranno esserci.
Ricordiamo
inoltre l’appuntamento di oggi in Statale: presentazione e
dibattitodel libro ”la lunghezza dell’onda” di Francesco Raparelli.
Ore 16,00 atrio aula magna statale.

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Situazione calda nei centri di detenzione per immigrati a Londra

Situazione calda nei centri di detenzione per immigrati clandestini
inglesi. A Londra continuano le proteste, in particolare dentro e fuori
i lager di Yarl’s Wood e Hardmonsworth, e per domani è previsto un volo
speciale per la Nigeria che probabilmente deporterà molte delle donne
protagoniste di questo mese di lotte. Una storia cominciata più di un
mese fa a Yarl’s Wood, dove è iniziato uno sciopero della fame per
chiedere la fine di tutte le umiliazioni che avvengono nei centri di
detenzione. Ecco una breve cronologia.

5 febbraio. Nel centro di detenzione per immigrati
clandestini di Yarl’s Wood ottantaquattro donne iniziano uno sciopero
della fame per chiedere la fine di tutte le umiliazioni che subiscono
ogni giorno.

8 febbraio. Le guardie della Serco, che gestiscono
il lager, attaccano violentemente le donne in sciopero della fame:
settanta donne vengono chiuse nel corridoio per otto ore senza acqua,
cibo, bagno e senza assistenza medica. Molte spariscono nel nulla,
espulse o trasferite, e una ventina di donne che avevano tentato di
evadere dalle finestre vengono picchiate e messe in isolamento. Cinque
di queste, considerate le “leader” della protesta, vengono arrestate e
incarcerate nella prigione di Holloway a Londra.

10 febbraio. Un gruppo di studenti entra negli
Uffici della Serco, a Londra, e iniziano uno sciopero della fame in
solidarietà con le immigrate recluse.

12 febbraio. Una cinquantina di persone si
ritrovano davanti agli uffici della Serco e fanno un presidio rumoroso,
per denunciare le responsabilità dell’azienda. Intanto a Londra e
Bedford decine di militanti no-border iniziano altri scioperi della
fame in solidarietà con le immigrate recluse.

17 febbraio. Manifestazione di solidarietà sotto il carcere di Holloway, a Londra, dove sono detenute le cinque di Yarl’s Wood.

21 febbraio. Manifestazione di solidarietà fuori dal lager di Yarl’s Wood.

22 febbraio. Denise, una delle cinque recluse arrestate dopo le proteste, riesce a far uscire una testimonianza e delle foto
che testimoniano le botte subite dalle guardie della Serco. Il
materiale viene pubblicato dal quotidiano londinese The Guardian.

26 febbraio. Manifestazione di protesta fuori dagli uffici londinesi della Serco.

2 marzo. Nel lager di Hardmonsworth più di
cinquanta reclusi iniziano uno sciopero della fame per protestare
contro le condizioni di vita nel centro e contro le leggi
sull’immigrazione inglesi.

4 marzo. Continua lo sciopero della fame nel lager di Yarl’s Wood iniziato un mese prima, portato avanti da una trentina di donne. Per fermare la protesta le guardie della Serco isolano le recluse, rendendo difficili i legami con l’esterno.

Ecco una appello scritto qualche tempo fa da una donna in sciopero della fame nel lager di Yarl’s Wood:

Le donne in sciopero della fame vogliono risposte e dignità.
Sono una delle settanta donne in sciopero della fame nel Centro di
Yarl’s Wood contro il trattamento a cui siamo sottoposte. siamo in
sciopero della fame dall’inizio di febbraio. Io ho vinto la mia causa e
mi è stato garantito l’asilo politico in Inghilterra, ma le autorità mi
tengono ancora in stato di detenzione, come molte altre donne qui. Il
ministero degli interni ha detto che vuole rivedere il mio caso, ma
questo non può dargli il diritto di tenermi ancora chiusa in questa
prigione in cui sto da sette mesi. Altre sono qui da tre anni. A Yarl’s
Wood ci sono donne sopravvissute a stupri e vittime di tortura. Ne
abbiamo passate di tutti i colori e poi, quando siamo arrivate in
Inghilterra, siamo state rinchiuse. Vengo da Santa Lucia. Io e mia
figlia siamo state rapite dai trafficanti e là non abbiamo trovato
alcuna protezione. Il giudice ha sentenziato che non posso essere
rimandata a casa. Siamo tutte avvilite e ne abbiamo avute abbastanza.
Vogliamo sapere perché siamo ancora qui. Molte di noi sono madri e
hanno figli fuori di qui. Vogliamo vederli! Le condizioni di vita qui
sono pessime e le guardie sono molto aggressive con noi, soprattutto da
quando abbiamo cominciato lo sciopero della fame. Tutte le donne stanno
discutendo di continuare lo sciopero della fame finché non riceviamo
qualche risposta. Stiamo ricevendo molte lettere di supporto da parte
di persone che sostengono la nostra campagna. Per favore, continuate a
sostenerci.

Verna Joseph, Yarl’s Wood

Le cinque donne arrestate l’8 febbraio sono tutt’ora detenute.
Per chi volesse scrivergli, questi i loro nomi e l’indirizzo del carcere:

Gladys Obiyan. Denise McNeil, Sheree Wilson, Aminata Camara, Shellyann Stupart.

Holloway Prison
Parkhurst Road
London
N7 0NU

Per approfondimenti sulle lotte dentro e fuori i centri di detenzione per immigrati clandestini inglesi:

http://www.london.noborders.org.uk/
http://nobordersbrighton.blogspot.com/

Per ascoltare la corrispondenze registrate con le recluse di Yarl’s Wood in sciopero della fame:

http://visionon.tv/nooneisillegal

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UniRiot verso l’Europa!A Vienna contro il Bologna Process con aggiornamenti ultim’ora…

Il prossimo 11 e 12 marzo si terrà, tra Budapest e Vienna, un evento
solo apparentemente irrilevante e autoreferenziale: la celebrazione
dell’anniversario del Bologna Process, la riforma del sistema
universitario stipulata dieci anni fa e progressivamente applicata nei
paesi europei e non solo. Tra Budapest e Vienna, i 46 Ministri
dell’Istruzione europei si riuniranno per brindare al fallimento ed
alla decadenza del sistema formativo europeo. Noi, che in questi anni
abbiamo attivamente preso parte alle lotte che in Italia si sono date
contro la dismissione dell’università, noi che in questi anni abbiamo
attraversato l’Europa per intrecciare altre esperienze che allo stesso
modo si sono opposte alla dismissione dell’università e alla
precarizzazione delle nostre vite, non ci faremo ingannare da questa
farsa, né dalle parole che questi signori ripeteranno come una vuota
quanto stanca liturgia: "mobilità studentesca", "eurocompatibilità",
"competitività".

Parole che in realtà sottintendono ben altro: dequalificazione dei
saperi, frammentazione del percorso di studi, sfruttamento economico
dello studente, tagli dei finanziamenti pubblici, dismissione
progressiva dei diritti e delle strutture del Welfare.

La redazione di www.uniriot.org

11 marzo h 15 Westbanhof Vienna
manifestazione europea contro il "Bologna Process"


 

500 studenti e studentesse di Vienna, intorno alle 20:30, hanno
occupato l’aula magna mentre nelle altre facoltà si stanno tenendo
assemblee molto affollate. Alle 21, dopo aver occupato l’aula Magna
della NIG, sono state occupate altre aule che ospiteranno gli studenti
che in questi giorni parteciperanno alle mobilitazioni contro la
celebrazione del processo di Bologna, tra mezz’ora è prevista
l’assemblea generale. Nel frattempo continuano ad arrivare studenti e
studentesse da tutt’Europa…! Tra poche ore manifestazione europea vs
"Bologna process"!

Diario da Vienna – a cura della "Carovana delle facoltà ribelli"
www.uniriot.org

Uno spazio narrativo per raccontare Vienna durante e dopo il vertice
oltre la cronaca multimediale del corteo, oltre i documenti dei
workshop e delle assemblèe, per raccontare l´esperienza di un movimento
degli studenti di tutta Europa contro il Bologna Process. Per
contribuire con impressioni, narrazioni, per inviare testi da
pubblicare scrivete a uniriot@uniriot.org.

…prima del primo giorno…
10 marzo 2010: cronaca di una giornata


Questa mattina siamo stati svegliati abbastanza presto nonostante la
tarda ora in cui siamo andati a letto e la stanchezza accumulata ieri
sia durante il viaggio sia nelle prime assemblee a cui abbiamo
partecipato al campus. dopo una ricca colazione a base di laugen e
gipfel e una breve passeggiata nel distretto dove siamo ospitati, siamo
arrivati verso le undici del mattino all´accademia delle belle arti
dove abbiamo partecipato ad un workshop. L´accademia e´ un palazzo
antichissimo situato al margine di quella che possiamo individuare come
zona rossa: nell´ingresso esterno diverse statue si pongono alla base
di antiche colonne che dettano la maestositä della costruzione. dal
tetto un enorme striscione di quasi dieci metri per venti recita
"Reclaim your education, reclaim your body, reclaim your brain".

E´ proprio dall´accademia che in questo autunno le mobilitazioni hanno
cominciato a prendere forma, da quando il ministro delle scienze
(corrispondente alla nostra gelmini) ha provato, inutilmente, ad
applicare il tre due anche nell´ambiente accademico. da quel momento
una miccia si e´ accesa in ogni facoltä. ed e´ proprio l´accademia che
ospiterä la carovana di Uniriot. Entrando dalle scalinate centrali si
e´ subito introdotti nell´aula principale, teatro di creazione
artistico-politica, dove al centro domina lo scheletro in cartapesta di
un elicottero utilizzato durante le intense giornate autunnali di
mobilitazione. le pareti e le colonne sono zeppe di manifesti che
ricordano manifestazioni passate, presenti e future. nell´aula piü
piccola, in fondo, abbiamo partecipato al workshop sull´affinity-group,
gruppi di relazione che si costituiranno durante il corteo di domani e
che saranno punto di riferimento per ogni spezzone. al workshop hanno
partecipato piccole unitä provenienti da molti paesi europei: austria,
spagna, germania, francia, svizzera e naturalmente italia.

Finito l´incontro, e mangiato un kebab al volo, ci siamo spostati verso
il campus universiatrio per unirci ad altri tavoli di discussione
attraversando quella che e´ la zona rossa: il municipio, il
Volkstheater, la Borsa e naturalmente la Hofburg. Vienna e´ una citta`
imperiale, dove ogni palazzo ricorda i fasti di un impero antico ma
ancora vivo nella realta` : statue luccicanti di oro guardano dall´alto
le strade attraversate dai tram e carrozze trainate da cavalli,
cancelli con stemmi si aprono e si chiudono all´ingresso di ogni
imponente luogo di adorazione turistica. La Hofburg era la reggia
dell´imperatore: colonne altissime si innalzano all´ingresso del
cortile dove stradoni immensi conducono verso le porte di ingresso.

E´ qui che ci sara` la festa dei ministri per celebrare i dieci anni
del "Bolognaprocess", e´ qui fuori che migliaia di studenti europei
cercheranno di bloccare la festa. Arrivati al campus universitario, che
una volta era l´ospedale della citta`, troviamo una situazione in
fibrillazione: gruppi di studenti lavorano agli striscioni che
riportano il logo del bolognaburns (una B che brucia), altri gruppi si
occupano della logistica, delle infrastrutture, dei workshop e del
corteo, in un via vai di facce giovani e felici di costruire un simile
appuntamento. Mentre discutiamo con alcuni di loro dell´arrivo della
carovana di Uniriot e dell´organizzazione del corteo, d´improvviso ci
dicono che stanno per occupare la facoltä di scienze politiche per
recuperare spazio per gli ospiti che arrivano da fuori e per dare un
segnale alla governance universitaria che negli ultimi giorni si e´
dimostrata alquanto ostile nel concede spazi per l´organizzazione del
meeting europeo.

Andiamo subito verso la facoltä e ci troviamo gia` il secondo piano
occupato e al primo un´assemblea affollatissima che decide
sull´occupazione di altri eventuali spazi. Ormai sono le dieci e ci
rilassiamo con una birra aiutando gli altri a smontare le porte della
facoltä per non farle chiudere a chiave dalla decina di guardie private
che ormai da un anno vivono all´interno delle facolta`. Durante il
lavoro di smontaggio uno studente olandese ci dice di aver proposto un
workshop sugli squat, ma che e´ stato cassato. Strano! Dato che nei
prossimi giorni ci troveremo piü di cinquanta tavoli di discussione che
riguardano qualunque tematica. Si e´ fatto tardi, e anche le bandiere
con la B che brucia cominciano ad arrivare in facolta`, mentre il
ghiaccio che e´ nell´aria ci fa pensare a domani, al corteo e a come
tenere in vita quel fuoco che ci ha chiamato fin qui.

A domani… Laugen!


 

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Processo per la strage di Piazza della Loggia: il punto

Il punto sul processo per la Strage di Piazza della Loggia.

Va avanti nella disattenzione generale il processo a Brescia per la
strage di piazza della Loggia in cui il 28 maggio 1974 morirono 8
persone e altre 94 rimasero gravemente ferite.
Le vittime si chiamavano Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani,
Euplo Natali,Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi,
Clementina Calzari Trebeschi e Vittorio Zambarda.
La bomba, nascosta in un cestino sotto i portici, esplose durante una
manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e
dal Comitato Antifascista.
Dopo i morti di Piazza Fontana c’erano stati i morti di Peteano e
quelli della strage alla Questura di Milano. Poi dopo la strage di
Brescia sarebbe venuta, nell’agosto di quello stesso 1974, la strage
del treno Italicus che fece altri 12 morti e 48 feriti, ma il bilancio
avrebbe potuto essere ancor più sanguinoso se la bomba fosse esplosa
mentre il treno era ancora in galleria.
Piazza della Loggia appartiene dunque a quella fosca stagione in cui è
stato operativo lo stragismo riconducibile a un micidiale impasto di
serrtvizi deviati, ufficiakli infedeli e golpisti, neofascisti e
nazisti.

A Brescia la Corte d’Assise presieduta da Enrico Fischetti è
chiamata a giudicare sei rinviati a giudizio il 15 maggio del 2008:
Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino,
Giovanni Maifredi e Pino Rauti, accusati di aver ordito la strage.
Maifredi è intanto morto la scorsa estate.
I rinviati a giudizio Zorzi, Maggi e Tramonte erano all’epoca militanti
di spicco di Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato nel 1956 da Pino
Rauti (suocero di Gianni Alemanno) e più volte oggetto di indagini, pur
senza successive risultanze processuali, in merito all’organizzazione
ed al compimento di attentati e stragi. Ordine Nuovo fu sciolto nel
1973 per disposizione del ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani
con l’accusa di ricostituzione del partito fascista. Gli altri rinviati
a giudizio sono l’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino
all’epoca responsabile – con il grado di capitano – del Nucleo
investigativo dei Carabinieri di Brescia, e Giovanni Maifredi, ai tempi
collaboratore del ministro dell’Interno Taviani.
La prima udienza si è tenuta i l 25 novembre 2008, il processo è oggi
arrivato alla centesima udienza. Inquietante e centrale appare sempre
più la figura dell’ufficiale dei CC Delfino, legato ai vertici piduisti
che guidavano all’epoca la divisione dei c carabinieri Pastrengo.

Questa è la terza volta che la magistratura si occupa della strage.
La prima istruttoria della magistratura portò alla condanna nel 1979 di
alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana. Uno di loro,Ermanno
Buzzi, in carcere in attesa d’appello, fu strangolato il 13 aprile 1981
dai fascisti Pieluigi Concutelli e Mario Tuti.
Nel secondo grado di giudizio, nel 1982, le condanne del giudizio di
primo grado vennero commutate in assoluzioni, confermate poi nel 1985
dalla Cassazione.
Un secondo filone di indagine, sorto nel 1984 a seguito delle
rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa altri rappresentanti
della destra eversiva e si protrasse fino alla fine degli anni ’80; gli
imputati furono assolti in primo grado nel 1987 per insufficienza di
prove, e prosciolti in appello nel 1989 con formula piena. La
Cassazione, qualche mese dopo, confermò il proscioglimento.
Un dato comunque era comune a queste due prime istruttorie: il
coinvolgimento di rami dei servizi segreti e di apparati dello Stato
nella strage.

Il terzo dibattimento – di cui stiamo fornendo i resoconti del
quotidiano locale “Bresciaoggi”, unico media che segue con assiduità il
processo (vedi i cinque resioconti già pubblicati, rintraccuiabili con
la tag "Processo di Brescia") – ha finora fatto acquisire un ulteriore
elemento: l’attentato fu organizzato con un obiettivo molto preciso,
colpire i carabinieri, che in effetti durante le manifestazioni
sostavano sotto i portici della piazza.
Scopo dell’attentato era accusare la sinistra anarchica e creare le
premesse per una svolta autoritaria. Insomma non una bomba “dei
fascisti contro i comunisti”, ma un disegno molto più perverso, cinico
e ampio. Quel giorno a Brescia però qualcosa andò di traverso: la
pioggia costrinse infatti i carabinieri a ritirarsi nel vicino cortile
del palazzo della prefettura, per lasciare spazio ai manifestanti che
si riparavano sotto i portici. E così le vittime furono solo civili.

Prima sussurrato a mezza voce, poi insinuato dalle ricostruzioni
giornalistiche e dalle commissioni d’inchiesta, infine conclamato in
un’inchiesta giudiziaria ed esplicitato ad alta voce in un’aula di
giustizia, ecco allora confermato fin dall’inizio del processo un
ulteriore elemento fondamentale: il ruolo dei servizi segreti nella
strage di piazza Loggia, l’azione di corpi e gruppi deviati degli 007
italiani e stranieri.
Fin dalla prima udienza questo scenario ha fatto irruzione nel
processo. Il procuratore Roberto Di Martino l’ha chiarito da subito,
senza giri di parole. «Riteniamo – ha detto – che i nostri imputati
agissero con l’ispirazione e con l’identica finalità che avevano alcuni
di questi servizi». I servizi che avrebbero dovuto difendere l’ordine
democratico, secondo l’accusa, «ispiravano» (“avevano identica
finalità”) chi sperava di imprimere alla vicenda italiana una svolta
autoritaria a colpi di bombe.
Gli elementi a favore di questa ricostruzione hanno fatto subito una certa impressione.
Carlo Digilio – ha ricordato il procuratore Di Martino a proposito di
questo inquisito morto poi il 12 dicembre 2005– si è sempre proclamato
agente della Cia oltre che militante di Ordine nuovo; l’altro
scomparso, Massimiliano Fachini, avrebbe avuto collaborazioni con il
capitano del Sid La Bruna; Maurizio Tramonte è stato identificato con
la «fonte Tritone» dei servizi militari; Delfo Zorzi, secondo
testimonianze, avrebbe avuto frequentazioni con l’ufficio Affari
riservati del Viminale , così come Stefano Delle Chiaie; Giovanni
Melioli infine sarebbe stato il confidente di un capitano dei
carabinieri.
Nelle 830 mila pagine dell’inchiesta Di Martino-Piantoni sovrabbondano
veline, informative del controspionaggio, relazioni dei capicentro.

E infine emerge una struttura supersegreta denominata “Anello”.Di
questo «Anello» il consulente Aldo Giannuli (scopritore dell’archivio
dimenticato dell’Ufficio Affari Riservati sulla via Appia) ha riferito
prima al giudice di Milano Guido Salvini, poi alla procura di Brescia,
infine alla commissione stragi.
«Nelle nostre carte – ha spiegato in aula il pm Roberto Di Martino –
sembra emergere un servizio segreto parallelo, il cosiddetto "Anello",
la cui storia si perde nei tempi della guerra, ma che è stato
particolarmente attivo negli anni Settanta». Stando ai «contenuti di
alcuni appunti», ha aggiunto Di Martino, l’«Anello» potrebbe avere a
che fare con la strage: «Il capitano dei carabinieri Francesco Delfino,
secondo un testimone avrebbe avuto contatti con questo servizio,
Esposti ne sarebbe stato lambito». Figura-chiave per conoscere questa
struttura parallela è Adalberto Titta che – spiega Di Martino –
«avrebbe operato nell’azione sfociata nella liberazione dell’assessore
campano Cirillo, nella liberazione del generale Dozier, nel caso Moro e
nella fuga di Kappler».
Alcuni dei grandi misteri della storia repubblicana, ma anche vicende
che chiamano in causa la destra eversiva, farebbero capo – secondo la
ricostruzione di Di Martino – a questo «Anello». Se testi e prove
relative a queste vicende saranno ammessi a processo, nell’aula della
corte d’assise di Brescia nei prossimi mesi verrà ricostruito un pezzo
della storia d’Italia: il cuore di tenebra dello stragismo degli anni
settanta, le trame che fra il ’69 e il ’74 tentarono di far cadere
l’unica democrazia mediterranea europea, quella italiana, e di
precipitare Roma in un regime totalitario come quelli che allora
governavano Atene, Madrid, Lisbona.
In aula si scriverà, insomma, un pezzo dell’«altra» storia d’Italia. In
un processo che potrebbe diventare un maxi-processo, ma che rischia
altresì di diventare un processo-monstre, ci vorrà tutta l’esperienza e
il polso del presidente Enrico Fischetti per tenere la barra dritta.
Puntata sulla duplice stella polare: verità e giustizia.

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Torino. Liberi tutti! Ci chiamano delinquenti… Siamo antirazzisti!

Torino. Liberi tutti! Ci chiamano delinquenti… Siamo antirazzisti!
Sabato 13 marzo
dalle 10 al Balon
punto info solidale
Sabato 20 marzo
da piazza Vittorio alle 15
punto info musicale itinerante
Contro il razzismo di Stato non basta la testimonianza, non basta
l’indignazione. Bisogna mettersi in mezzo: contrastare retate e
deportazioni, rifiutare ronde e militari in strada, sostenere chi lotta
nei CIE, chi sciopera contro la schiavitù legale, chi cerca di scavalcare
i muri e buttare giù le barriere.
La magistratura dice che chi lo fa è un delinquente. È un delinquente
perché non tollera che vi siano uomini e donne “illegali” per nascita,
perché non vuole un mondo diviso in uomini e no.
A Torino sei antirazzisti sono stati arrestati, molti altri sono sotto
accusa.
L’imputazione è gravissima: associazione a delinquere.
Un reato “associativo” che trasforma manifestazioni, presidi, occupazioni
simboliche, striscioni, scritte, azioni di protesta nei tasselli di un
disegno criminoso. Un modo per tappare la bocca e privare della libertà
chi si schiera dalla parte degli ultimi, dei senza carte, dei disperati
che fuggono guerra e miseria per trovare sfruttamento e discriminazione.
Voi, da che parte state?
FAI Torino
Corso Palermo 46
Ogni giovedì dalle 21
fai_to@inrete.it
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BOLOGNA: 11 Marzo Giornata contro la Repressione

Francesco Lorusso

Coll. Aula1 presenta : 11 Marzo Giornata contro la Repressione
@ Giurisprudenza (Via Zamboni 22) Aula 6

Una giornata per ricordare, nel giorno dell’11 marzo, anniversario
della morte del militante di lotta continua Francesco Lorusso,
avvenuta l’11 marzo del ’77 a Bologna, tutt* i/le compagn* uccis* da repressione e stato di polizia.
Per affermare un’altra volta che la nostra lotta non si fermerà mai perchè ogni volta che uccidono un* compagn*
ce ne sono altr* cento prenderanno il suo posto.
Per urlare ancora che tutt* quant* loro vivono nelle nostre lotte!

Programma:
ore 14:00 in poi mostre e infopoint con caffè
ore 15:30 Cineforum sui processi del G8 (Diaz e Bolzaneto) con la
proiezione del film/documentario : Fare un golpe e farla franca
curato da Enrico Deaglio

ore 17:00 Letture dal ’77, proiezione di foto e dibattito finale

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11 Marzo: La morte di Francesco Lorusso

L’11 marzo un gruppo di studenti contesta l’Assemblea di Comunione e
Liberazione, che ha espulso con la forza alcuni giovani di sinistra.
Nei disordini seguenti uno studente di 25 anni, Francesco Lorusso,
militante di Lotta Continua, viene ucciso in via Mascarella da un colpo
sparato da un carabiniere. Nel pomeriggio un grande corteo del
Movimento si snoda per le vie del centro cittadino. Molte vetrine di
negozi vanno in frantumi. I manifestanti tentano tra l’altro l’assalto
alla sede cittadina della DC. Vengono occupati i binari della stazione
ferroviaria. Alcuni gruppi di studenti fronteggiano le forze
dell’ordine con lanci di bottiglie molotov e "sanpietrini". Nella zona
universitaria sono compiuti espropri proletari, tra cui quello al
ristorante Cantunzein e al bar Titano in via Zamboni. Le strade attorno
a piazza Verdi sono interrotte da numerose barricate, erette
soprattutto con i mobili della vicina mensa universitaria. E’ distrutta
la Libreria Terra Promessa di Comunione Liberazione.

http://www.lestintorecheamleto.net/capitolo2cronaca.pd…

le voci http://www.radioalice.org/voci.html

I giovani del gruppo cattolico si barricano all’interno di un’aula,
invocando l’intervento delle forze di polizia. Appena giunti sul posto,
con mezzi spropositati, i carabinieri si scagliano contro gli studenti
di sinistra intenti a lanciare slogan. La carica fa subito salire la
tensione. Nel corso degli scontri successivi, che interessano tutta la
zona universitaria, Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta
Continua, viene raggiunto da un proiettile mentre sta correndo, insieme
ai suoi compagni, per cercare riparo. Muore sull’ambulanza, durante il
trasporto in ospedale. Alcuni testimoni riferiranno di aver visto un
uomo, poi identificato nel carabiniere ausiliario Massimo Tramontani,
esplodere vari colpi, in rapida successione, poggiando il braccio su
un’auto per prendere meglio la mira. Lo sparatore, arrestato agli inizi
di settembre e scarcerato dopo circa un mese e mezzo, sarà in seguito
prosciolto per aver fatto uso legittimo delle armi.
Quando si diffonde la notizia dell’assassinio, migliaia di persone
affluiscono all’Università. Dopo che il corteo, partito nel pomeriggio,
viene disperso da violente cariche, una parte dei manifestanti occupa
alcuni binari della stazione ferroviaria, scontrandosi con la polizia,
mentre altri si dirigono verso il centro della città e sfogano la
propria rabbia anche infrangendo le vetrine dei negozi. Le iniziative
di protesta dei giorni successivi sono duramente represse. Numerosi i
fermi e gli arresti. Finiscono in carcere, tra gli altri, i redattori
di Radio Alice, emittente dell’area dell’Autonomia Operaia chiusa dalla
polizia armi alla mano.
I fatti di Bologna caricano di tensione l’imponente corteo nazionale
contro la repressione che si svolge il 12 marzo a Roma. Bottiglie
molotov vengono lanciate contro sedi della DC, comandi di carabinieri e
polizia, banche, ambasciate. Gli scontri nelle strade sono violenti, e
in alcuni casi si svolgono a colpi di arma da fuoco.
Ai compagni, ai familiari e agli amici di Lorusso si impedisce intanto
di svolgere il funerale in città e di allestire la camera ardente nel
centro storico, mentre il contatto ricercato dai militanti del
movimento con i Consigli di Fabbrica e la Camera del Lavoro è reso
difficile dalla posizione intransigente assunta dalle organizzazioni
della sinistra storica. La frattura con il PCI raggiunge il suo apice
nella manifestazione contro la violenza, organizzata per il 16 marzo a
Bologna dai sindacati confederali, con la partecipazione, tra gli
altri, della DC, partito che il movimento aveva indicato quale
principale responsabile dell’assassinio. In quell’occasione al fratello
di Francesco fu vietato l’intervento dal palco.

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Milano: La Lunghezza dell’Onda in Statale

A distanza di un anno da quello che e’ stato il movimento
studentesco piu’ importante dei nostri tempi, proponiamo un momento di
confronto e di analisi sul significato che ha avuto l’onda anomala.
Freschi ancora di quei momenti, ne parleremo con Francesco Raparelli
(autore del libro "la lunghezza dell’onda"), Omid Firouzi (Universita’
di urbino)e alcuni compagni del Cua di Torino (Collettivo Universitaro
Autonomo).

Sono le 17,30 di un normalissimo Lunedì di Ottobre. Siamo, come al
solito in Statale, in chiostro a parlare di politica. In tutta italia
c’è fermento contro la riforma Gelmini, contro i tagli di Tremonti e
contro gli attacchi alla scuola pubblica che si ripetono da anni.
Decidiamo allora di lanciare un’assemblea di ateneo e vedere che
succede…

Il giorno dopo l’assemblea lanciata non riesce nemmeno ad iniziare, c’è
troppa gente e si decide da subito di partire in corteo. E’ strano
perché fin dal primo momento tutti e tutte esprimono la volontà di non
fare semplici cortei dentro l’università, ma di uscire, di BLOCCARE le
stradele piazze e le arterie principali della città. E’ così che è
cominciato il movimento dell’onda a Milano. Per tre settimane Milano ha
visto cortei spontanei uscire da licei e università per bloccare città
e stazioni. Un’ onda, sì un’ onda anomala che ci ha travolto senza
preavviso. Un movimento che ha superato qualunque tipo di previsione o
pianificazione. Per tre settimane abbiamo vissuto le strade della
nostra città come non era mai successo. Abbiamo bloccato, sognato,
sorriso, ma sopratutto ci abbiamo creduto. Sì a Milano per qualche
giorno ci credevamo davvero: ”possiamo bloccare la riforma
Gelmini”.”Ce la facciamo, dai che ce la facciamo” queste le frasi
che rimbombavano nei corridoi nelle aule nei chiostri e nella mensa.

Poco dopo è stato come svegliarsi da un sogno bellissimo. Cominciavamo
a sentire la stanchezza, iniziavano le prime pacche sulle spalle ”non
ci siamo riusciti”, ”cosa usciamo a bloccare a fare?” ”hanno vinto
loro”. Ed ecco che arriva il maledetto riflusso, ma non abbiamo
neanche il tempo di renderci conto di quello che sta succendendo che
alle 6 di mattina arriva la chiamata: ”Hanno sgomberato cox 18”.

Ecco che le piazze di Milano si gonfiano di nuovo. Questa volta la
rabbia, di voglia di protagonismo, l’incazzatura è davvero tanta. Da
subito ripartono cortei spontanei che bloccano la città di nuovo, ma
questa volta ci sono i cassonetti rovesciati, i volti coperti i cori
contro la Polizia e contro la giunta comunale che rimbombano nelle
manifestazioni che invadono la città.

Ed è così che ci ritroviamo tanti. Tantissimi. In 10 mila. Gli studenti
dell’onda, quelli di Cadorna. Quelli che xxxx. Quelli che si erano
arresi. Li ritroviamo, ci ritroviamo ancora una volta insieme per
difendere un centro sociale, e non per parlare di scuola.

Discutiamo di autogestione, di autorganizzazione e di conflitto.
”Dobbiamo riprenderci cox18”. Sono 4 mura, ma 4 mura che per tutti
noi rappresentano molto, moltissimo. Ecco che prende forma la voglia di
protagonismo. E il dibattito dentro le università si sposta: adesso di
parla di Milano, di pacchetti sicurezza, di telecamere e di spazi
sociali.

Dopo 2 settimane cox 18 viene rioccupato da 400 compagni determinati a riprenderselo. Tutta Milano.

Quella Milano che ha dormito per anni, quella Milano che si è svegliata
grazie ad un’ onda di acqua fresca che l’ha rimessa in moto.

Di questo e molto altro vorremmo parlare Giovedì 11 Marzo alle 16,00 in
statale. Partendo dal libro di Francesco Raparelli ci piacerebbe
rivivere quei momenti, confrontarci, parlare anche del presente e del
futuro. Lo faremo anche con Omid Firouzi e alcuni compagni del Cua di
Torino.

Ci prepareremo poi, anche per il corteo del 12 marzo ore 9,30 cairoli.

Corsari Milano
corsari-milano.noblogs.org

raparelli statale

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