Rifiuti: sassi contro auto Cc

fonte ansa.it

Automezzo accerchiato dai manifestanti a Savignano Irpino

(ANSA) – AVELLINO, 3 APR – Accerchiato dai manifestanti nei pressi
mdella stazione di Savignano Irpino, un Defender dei carabinieri con 4
militari a bordo. Qui si sono radunate centinaia di persone che
protestano contro i lavori di allestimento della discarica di
Pustarza.I manifestanti, secondo la ricostruzione dei Cc,hanno lanciato
anche sassi contro il mezzo, uno dei quali ha distrutto il parabrezza.
Altre tensioni si sono registrate nel tardo pomeriggio di ieri a Rione
Cardito, alle porte di Ariano Irpino.

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Almese – Allarme per l’arrivo degli anarchici

I comitati e il comico si preparano ad accogliere Mercedes
Bresso, Antonio Saitta e Sergio Chiamparino. Ci sarà anche Beppe Grillo

ALMESE (03/04/2008) – Questa sera ci sarà anche Beppe Grillo ad
accogliere Mercedes Bresso, Sergio Chiamparino e Antonio Saitta in Val
di Susa. Il sindaco di Torino e i presidenti di Provincia e Regione
sono infatti gli ospiti d’onore del congresso organizzato dal Pd
“Scegliere il futuro: le proposte del Pd per lo sviluppo della Val di
Susa”. E’ la prima volta che i tre rappresentanti delle più importanti
Istituzioni piemontesi si presentano contemporaneamente in Valle dopo
gli scontri di tre anni fa che portarono il problema del Tav a
diventare da locale a nazionale.

E ovviamente i No Tav – che in questi tre anni sono forse un po’
diminuiti di numero ma non certo di determinazione – non potevano farsi
scappare una occasione del genere. E’ così partito subito l’invito a
Beppe Grillo che – salvo imprevisti dell’ultima ora – ha già dato la
propria adesione. Il popolare comico-politico questa sera dovrebbe
quindi essere alla testa di alcune migliaia di manifestanti pronti a
ribadire il proprio “no” a qualunque tipo di percorso della
Torino-Lione. «Non siamo interessati a nessun sviluppo di una valle
attraversata dal Tav» è la parola d’ordine del tam tam che da alcuni
giorni, attraverso email e siti Internet, è stato attivato per chiamare
ancora una volta a raccolta il popolo No Tav. Tutti pronti a dare il
benvenuto «con cartelli, bandiere, striscioni e fischietti ai tre Re
Magi», come sono stati ironicamente ribattezzati Bresso, Chiamparino e
Saitta.

E proprio questa mobilitazione sta creando un po’ di apprensione per
l’ordine pubblico. La digos è ovviamente allertata e la presenza di
forze dell’ordine sarà massiccia: a preoccupare non sono tanto i
valsusini – le cui manifestazioni di protesta sono sempre state più che
altro all’insegna del colore e dell’ironia – quanto gli anarchici, che
dovrebbero essere in Valle per fiancheggiare i No Tav.
Dal punto di vista politico sono scemate le polemiche per la mancata
presenza di esponenti di altri partiti, a partire dal leader dei No Tav
Antonio

Ferrentino, non invitati per il semplice motivo che si tratta di una
iniziativa elettorale del Pd ma si preannuncia una serata difficile per
gli esponenti valsusini del Partito democratico: da un lato sono di
fronte all’ultimatum dei vertici («O Sì Tav o fuori dal partito»),
dall’altro devono restare fedeli alle proprie posizioni No Tav.
L’appuntamento è per le 20.30 all’auditorium Magnetto di via Avigliana.

Claudio Neve

 

FONTE

T’ORINO CRONACA 

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LA VAL SUSA IN PRIMA FILA SI PREPARA AD ACCOGLIERE IL PD

La Val Susa in Prima fila… si prepara ad accogliere il Partito Democratico! (intervista con Alberto Perino)

 

1397
cittadini NO TAV hanno comprato in comproprietà un posto in prima fila
per ribadire, se caso mai ce ne fosse bisogno, l’assoluta contrarietà
al progetto del Tav. Ieri in una giornata epica il popolo no tav si è
ridato appuntamento per l’ennesima volta per far sentire con un atto,
tanto concreto, quanto collettivo, la propria presenza.

Proprio
all’indomani di un succeso innegabile i grossi giornali cittadini
(Stampa e Repubblica) pubblicano dichiarazioni roboanti di Chiamparino
e alleati del PArtito Democratico che minimizzano il significato
politico di domenica e confermano la volontà di mantenere l‘incontro di giovedì ad Almese.

Una provocazione che il movimento no Tav non può tollerare!

Ascolta l’intervista con Alberto Perino:
> "Attenti all’ira dei pacifici! Prima o poi la corda si spezza!"

[Report] Domenica 30 marzo|Un’iniziativa
che fa tornare alla mente i momenti di lotta vissuti in questi anni,
con un’organizzazione impeccabile, una partecipazione straordinaria, e
la concretezza che solo un movimento popolare così
determinato sa avere in momenti storici non favorevoli come questi.
Arrampicandosi per la Val Clarea, passando in rassegna le 250 tele di
autori no tav raffiguranti l’opposizione popolare in tutti i modi, più
di mille no tav si sono andati ad aggiudicare un posto in prima fila
nella lotta. Una prima fila messa nero su bianco, su atto notarile, con
carta bollata, giocando con le leggi di chi vorrebbe distruggere un
territorio che ormai è sempre più consapevole della sua forza. Sembrava
di tornare ai giorni della libera repubblica di Venaus, con la
riproposizione di un “villaggio gallico” vivo e brulicante, con le
tavolate pronte per mangiare e gli stand popolati da volontari/e che da
giorni preparavano il cibo per tutti. In mezzo una coda iniziata alle 9
di mattina che si è protratta fino a sera per firmare l’atto collettivo
più numeroso della storia forse. Giornali e tv a coprire l’evento, un
evento tutto del movimento, autorganizzato come al solito, pronto con
la fantasia e la concretezza a bucare quel muro informativo che fino a
pochi giorni fa ci voleva sottomessi e dimessi. E invece nulla, più
vivi che mai determinati e fieri di essere no tav, in barba alla
campagna elettorale che un evento del genere se lo scorda. Nessun
partito riesce a organizzare una cosa come questa, come del resto
rosicano a vedere ancora oggi assemblee di almeno 300 partecipanti,
manifestazioni convocate in un giorno, adesivi appiccicati ovunque e
bandiere a tutte le finestre. Neanche l’organizzazione di una campagna
si tav fatta a tavolino riesce nelle valle che resiste, il centro
destra ha dovuto fare un convegno di nascosto, vantandosene il giorno
dopo…

In
un’assemblea a cielo aperto si discuteva di tutto ma soprattutto di
come respingere le provocazioni di Chiamparino & C, che giovedì
vogliono organizzare ad Almese una calata di “ambientalisti del fare”
per dimostrare che tanto il tav si farà perché loro lo vogliono ed è il
popolo della valle che non capisce. Vedremo, l’accoglienza è in
preparazione: FERMARE IL TAV: SI PUO’ FARE del resto…

Sorrisi
sulle affermazioni di Di Pietro ‘o ministro, che parla di una Val Susa
Libanizzata «La soluzione proposta dal centrodestra crea un tale
conflitto sociale che finirebbe per far diventare quella Valle un nuovo
Libano, dove le tensioni e le frustrazioni potrebbero provocare anche
una ribellione drammatica».o di Berlusconi che propone l’ennesimo
tracciato. Alla giornata
hanno preso parte compagni e amici di diverse zone d’Italia, persino
dalla Sicilia, e non potevano mancare le donne del presidio No dal
Molin.
A sera
tutti i tg avevano nel palinsesto la notizia, dovendo ricredersi dei
servizi dei giorni passati, ma questo a Chiomonte interessava poco, ci
si sta organizzato per ampliare la prima fila.

Infoaut

 

>>scarica/leggi a lato in pdf la rassegna stampa del 31.03

 


leggi anche:

 

30 marzo-val Susa: "Compra un posto in prima fila!" (interviste con Alberto Perino & Lele Rizzo)

Chiamparino/Sì tav: quella voglia di una bella marcetta…(intervista e rass.stampa)

NO TAV: PARTE LA CAMPAGNA "COMPRA UN POSTO IN PRIMA FILA!" (intervista con Alberto Perino)

 

Sito Internet: www.notav.eu

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SOLIDALI CON L’ASILO OCCUPATO

Ieri notte alcuni solidali con l’Asilo Occupato si sono ritrovati in Corso Brescia a riprendersi una parte del quartiere.
Da alcune settimane infatti, la casa in via Alessandria 12 è sotto sgombero, per lasciar spazio ai migranti del Darfur, atto di nobile intento,
se questo non comportasse la distruzione di uno dei pochi luoghi di
libera espressione che da 13 anni allieta la vita di questa repressa
città.
In vista di un "forzato" ritorno in strada abbiamo deciso di
riprenderci una parte del quartiere Aurora, iniziando a riversare per
le strade le nostre idee: è nato così Corso Bresci (come in foto
allegata), nome a noi più congeniale.

Gaetano Bresci,
l’anarchico che uccise il re d’Italia, decise con quest’atto di
vendicare la strage di Milano del 1898, dove vennero trucidati
centinaia di manifestanti da parte dell’esercito Italiano.

A lui e a tutti quelli che fanno dell’azione diretta una pratica non può che andare il nostro saluto.

Questo non è che l’inizio. Con questo clima è ora di incominciare a
farsi sentire, e non tocca solo agli occupanti della casa, ma a tutti
quelli che ci gravitano intorno.

Con ieri abbiamo iniziato anche noi, tu che pensi di fare?

Alcuni solidali dell’Asilo Occupato Principe di Napoli

« Io non ho ucciso Umberto. Io ho ucciso il re. Ho ucciso un principio. »
(La frase pronunciata subito dopo l’omicidio, in risposta alle accuse della folla)

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I lavori del G8 coperti dal segreto di Stato

da La Nuova Sardegna 22/03/2008

di Guido Piga

Prodi firma l’ordinanza che comprende gli appalti e la deroga al piano paesaggistico

LA MADDALENA. Sulle opere per il G8 arriva il segreto di Stato. Ieri
Romano Prodi ha firmato un’altra ordinanza, sarà pubblicata oggi sulla
Gazzetta ufficiale. Guido Bertolaso, commissario straordinario
dell’evento, avrà maggiori poteri. Soprattutto sugli appalti per
l’arsenale e l’ospedale militare, su come verranno fatti i lavori, su
chi li farà e come, su chi fornirà materiali e servizi. Molte le
deroghe alle leggi statali e regionali.
Quello di apporre il segreto è un atto necessario e motivato. Il
presidente del consiglio Prodi ha esteso a tutti i lavori del G8,
comprese le forniture e i servizi, la «qualificazione di riservatezza e
segretezza». E lo ha fatto spiegando che tutto deve essere fatto con la
«massima sicurezza», soprattutto per la presenza dei più importanti
leader politici del mondo. E, altro particolare fondamentale, con la
«somma urgenza».

Il G8 alla Maddalena è tra poco più di un anno, non è più possibile
perdere tempo. In ballo c’è l’immagine dell’Italia, chiamata a dare
prova di grandi capacità organizzative e, anche, a riscattare la
pessima prova dell’ultimo vertice organizzato a casa propria: quello
tragico del luglio 2001 a Genova.
Dunque pieni poteri a Bertolaso ma, passaggio politicamente rilevante,
sempre usati d’intesa con il presidente della Regione. Su questo non ci
sono incertezze: anche nell’ordinanza pubblicata oggi sulla Gazzetta
Ufficiale, è riconosciuto il ruolo di primo piano affidato a Soru per
l’imponente riconversione economica e sociale che cambierà la faccia
della Maddalena.
«Ma, attenzione – fanno sapere da palazzo Chigi e dallo staff di
Bertolaso – la segretezza non vorrà dire assenza di informazione. Anzi,
Bertolaso vuole dare la massima pubblicità a tutti gli atti che
prenderà». Dopo ogni decisione, ci sarà la comunicazione ufficiale. Un
segnale di trasparenza che vuole essere, insieme all’ecosostenibilità,
la cifra caratterizzante del G8.

La segretezza con cui Bertolaso potrà operare è prevista dal codice
sui contratti pubblici. Quando di mezzo c’è la sicurezza dello Stato,
opere, servizi e forniture possono essere eseguiti in deroga. Non ci
sarà pubblicità sugli appalti per la riconversione dell’arsenale,
dell’ospedale militare, della caserma Faravelli e delle officine Sauro.

Bertolaso potrà fare una «gara informale», invitando a presentare le
loro proposte almeno cinque importanti imprese. Una di queste, o un
consorzio di queste, avrà il ruolo di general contractor: in Italia è
una qualifica che hanno solo 23 aziende, tra queste Impregilo e
Astaldi, le prime due nel settore delle costruzioni. Il general
contractor avrà la responsabilità di realizzare le opere nei tempi
previsti (anticipando i soldi), facendo ricorso ai subappalti. Una
possibilità che apre le porte alla partecipazione delle imprese
maddalenine e sarde in generale.

Bertolaso, però, non farà le cose da solo. Sarà affiancato da una
"struttura di missione" che lavora sotto la direzione della presidenza
del consiglio e, per i casi specifici, sotto la guida della protezione
civile. Ma la nuova ordinanza, che amplia quella firmata da Prodi nel
novembre del 2007, prevede anche un’altra figura cui il commissario
straordinario potrà fare ricorso: quella del soggetto attuatore. E’ un
ruolo-chiave: dovrà seguire le procedure per l’affidamento dei lavori,
dei servizi e delle forniture, la stipula dei contratti, la direzione
dei lavori e il controllo della spesa pubblica. Avrà a sua volta il
potere di derogare alle leggi statati (in primis quella sui contratti
pubblici) e regionali. Alcuni esempi. Non dovrà seguire le norme che
disciplinano la posa di cavi e la realizzazione di condotte, il
trasporto dei rifiuti, la realizzazione di impianti di smaltimento. E
così avverrà anche per la valutazione d’impatto ambientale. Si farà su
tutte le opere, è bene rimarcarlo. Verranno accorciati solo i tempi
della procedura, che saranno ridotti della metà. Ma, vista la «somma
urgenza», Bertolaso (o il soggetto attuatore) potrà comunque affidare i
lavori senza la valutazione, imponendo poi al general contractor le
«prescrizioni che dovessero essere impartite a
seguito della compiuta valutazione d’impatto ambientale». Questo
permetterà al commissario di mantenere gli impegni presi: i cantieri
per il G8 apriranno il 1° aprile.

A essere derogato sarà anche il piano paesaggistico regionale.
Bertolaso potrà non tenere conto di una serie di articoli,
dall’attuazione del piano alla disciplina transitoria, per finire con
le prescrizioni sui "manufatti storico culturali". Ma, l’ordinanza è
chiara, lo dovrà fare in «raccordo con il presidente della Regione
autonoma della Sardegna». Il G8 non violerà lo statuto speciale, semmai
– è il caso del trasferimento dei beni dallo Stato – ha contribuito
enormemente a farlo applicare. E infatti, a parte tutte le altre opere
pubbliche che saranno inserite nelle ordinanze di Bertolaso, come
l’allungamento della pista dell’aeroporto di Olbia dopo il 2009, Soru
ha ottenuto ciò che voleva per un bene strategico: il comprensorio di
Punta Rossa, a Caprera, diventerà un centro di ricerca e sviluppo sulle
specialità ambientali e artistiche della Sardegna.

Ma il G8 sarà una grande opportunità pure per ingegneri e
architetti: una decina, sotto i 35 anni, potranno partecipare a un
concorso per l’assunzione nella pubblica amministrazione, per un anno.
Staranno a contatto con Boeri e Cucinella. Una bella scuola.

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Giovedì 3 aprile ore 22.00 – Live @l csoa

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Di scena al Cartella la band barese dei NATRON, i guru del death metal in Italia.
E’ dal ’92 infatti che questo gruppo gira in lungo ed in largo l’Europa
proponendo quello che è annoverato tra il migliore brutal europeo.
Apriranno la serata i TRAUMAGAIN.

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I NO DAL MOLIN PRONTI ALLA LOTTA

Partiamo dalla fine, via il dente via il dolore:
giovedì scorso, a due settimane dalle elezioni comunali, tre esponenti
del Presidio vengono perquisiti nelle loro abitazioni dalla Digos. Lo
dispone, nell’ambito dell’indagine sull’attentato all’oleodotto del
luglio 2007, il pm Paolo Pecori. Il padre di Massimo, candidato sindaco
Udc. Che è concorrente, nella corsa al Palazzo, proprio della leader
del Presidio Cinzia Bottene, candidata a capo della lista “Vicenza
Libera”. Boom. Scoppia la polemica. «Non giudico – attacca la Bottene –
rilevo solo l’inopportunità di disporre le perquisizioni alla vigilia
del voto. Sono passati otto mesi dall’attentato, aspettare due
settimane non avrebbe cambiato nulla. Anzi, il pm avrebbe evitato le
contestazioni. Comunque non mi preoccupo, già in altre occasioni ci
hanno criminalizzati, soprattutto alla vigilia delle manifestazioni, ma
i vicentini hanno risposto senza farsi influenzare».
Chiusa la parentesi giudiziaria. Che cosa l’ha spinta a candidarsi?
Due motivazioni. Primo: la delusione, il non riconoscermi in una
politica così poco trasparente, fatta per l’autoconservazione dei
partiti. Secondo: la speranza, il non rassegnarsi al “non voto”,
cercare di fare una politica per gli interessi collettivi e non di
bottega.
Voi del Presidio siete “scesi in campo”. L’area dei
comitati anti-base, invece, ha scelto di restare fuori dalla
competizione e di sostenere i candidati che si impegnano per il “no”.
Non rischiate di rompere il fronte?
Il movimento No Dal Molin è
sempre stato variegato, non abbiamo la presunzione di rappresentarlo
tutto. A volte abbiamo agito uniti, ma ci teniamo all’indipendenza.
I No Dal Molin sono sparpagliati in almeno sei liste. Non avete dialogato per evitare la dispersione?
Con qualcuno sì, ma non con le liste di partito. Dei partiti non mi
fido. La Equizi? Dice che siamo troppo di sinistra, ma ha frequentato
il Presidio per oltre un anno e si è smarcata alla vigilia del voto.
Onestà e coerenza pagano, perciò alla fine abbiamo deciso di andare da
soli. Del resto siamo stati noi il traino del movimento, quelli che
finora hanno tenuto aperta la questione della base.
Ancora aperta? Tutte le istituzioni hanno detto «sì» e ora c’è pure l’affidamento dell’appalto…
Che la macchina sia in moto è indubbio, però io guardo all’altra faccia
della medaglia: i ritardi sui tempi d’esecuzione, le istituzioni che
sentono il bisogno di riconfermare di continuo decisioni già prese,
segno di debolezza. Non si è deciso nulla sulla tangenziale nord, se
non che la pagano gli italiani. I 5 punti dell’ordine del giorno del
Consiglio comunale stanno cadendo uno alla volta. Che fine farà
l’aeroporto? E gli appalti vanno ad arricchire le coop rosse e non i
vicentini.
Ma non c’è solo il Dal Molin. Un candidato sindaco dovrebbe avere un programma per la città…
Non accetto che ci dicano che siamo monotematici. Il nostro programma
ha tre punti cardine: pace, difesa dell’ambiente e difesa della vera
democrazia.
In concreto, le prime tre azioni che farebbe da sindaco?
Innanzitutto, preparerei un ordine del giorno in senso contrario a
quello del 26 ottobre 2006. Così non darei al governo la possibilità di
strumentalizzare il voto del Consiglio comunale come invece la
precedente maggioranza ha consentito. Secondo, metterei mano all’Aim,
gioiello della città spartito come una torta a vantaggio di pochi.
Aim politica o no?
No, la politica resti fuori dalla gestione di Aim: ci vogliono manager
competenti ed onesti. Alla politica spettano solo l’indirizzo e il
controllo.
Terzo impegno?
La salvaguardia dell’ambiente, far
vivere tutte le zone della città, senza dimenticarne alcune, altrimenti
diventano insicure. E soprattutto metterei mano alle regole per dire
basta alla speculazione edilizia.
Eleggere un consigliere sarà un successo?
Vorremmo entrare in Consiglio non per gestire il potere, ma per
“aprire” l’Aula ai cittadini, come una scatola di vetro. Daremmo alla
gente le informazioni che oggi non ha.

L’altro giorno, in centro, lei ha urlato al megafono
che «un’altra giunta di centrodestra sarebbe la morte della città». Un
minuto dopo avete crocifisso il governo di centrosinistra. Per chi
tiferete in caso di ballottaggio?
Ci sono partiti che già parlano
della spartizione degli assessorati. Non ci interessa nulla di simile.
Se ci corteggeranno? Ne discuteremo in assemblea, di certo non ci
venderemo.

Casalinga. Da due anni, da quanto è scoppiato il caso
Dal Molin, tutti la conoscono così: 51 anni, sposata, un figlio di 21
anni, quasi vicentina – nel senso che la sua casa sorge a Caldogno «a
20 metri dal confine con Vicenza». E, appunto, casalinga. Alle spalle
però, Cinzia Bottene ha 18 anni da impiegata. La politica, invece, è
una folgorazione recente. Prima di questa tornata elettorale non
l’aveva mai fatta: mai una tessera di partito, assicura, mai una
candidatura. «Nemmeno vita associativa. Non ho partiti di riferimento,
mi regolo in base ai momenti e alle persone candidate. Però mai a
destra».
Così fino a due anni fa. Fino a quando esplode il caso Dal
Molin e la casalinga diventa leader e simbolo della lotta (molto
femminile) contro la base. Megafono (e pentole) in mano, guida le marce
dei 100 mila e dei 30 mila, occupa la Basilica e la prefettura, sempre
in prima fila. Un personaggio. Tanto che Santoro e Lerner la ospitano
nelle loro trasmissioni tv. Ora la corsa a sindaco. Un bel salto, ma
per molti, a questo punto, non inatteso.

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Visita il sito di Vicenza Libera

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I No-Tav comprano i terreni del tunnel

Gli acquirenti diventano proprietari di un metro quadrato di terreno che si trova sul tracciato del tunnel di base

SUSA
Nuovo raduno di manifestanti contro la Tav in Val di Susa, e
precisamente a Chiomonte, dove più di mille persone si sono messe in
fila per avviare dal notaio le annunciate pratiche per acquistare un
lotto di terreno simbolico, di un metro quadrato ciascuno, che
permetterà loro di diventare proprietari di una piccola porzione dei
terreni a vigneto che si trovano sul tracciato nel quale dovrà passare
il tunnel di base di 52 chilometri che attraverserà il Monte Cenisio,
tra la Francia e l’Italia.

Sul sito dei No-Tav campeggia l’annuncio della
manifestazione di questa mattina: le "prenotazioni" per il primo
acquisto di terreni in Chiomonte alla Colombera avrebbe visto
l’adesione di oltre 1.500 persone che hanno sottoscritto l’opzione
"compra un posto in prima fila" contro il progetto del futuro tunnel
ferroviario della Lione-Torino. Lo scopo è quello di complicare le cose
quando le autorità dovranno procedere alle espropriazioni necessarie
per potere iniziare i lavori.

Sul sito si spiega che ciascun atto notarile verrà
sottoscritto formalmente a partire da questa mattina, domenica 30
marzo, a Chiomonte presso la cascina La Maddalena: «L’operazione di
acquisto dei terreni alla presenza del notaio durerà dalle nove del
mattino fino a sera, fino a quando, cioè, tutti gli acquirenti avranno
firmato l`atto di compravendita». Per "allietare" gli aderenti al
progetto durante la fila dal notaio sono in programma spettacoli
musicali, ma anche una visita al museo della Maddalena e agli adiacenti
siti archeologici, alla cantina cooperativa del vino di Chiomonte, e al
borgo storico di Chiomonte. Per pranzo, polentata con toma e salciccia
locali.

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COOP ROSSE?VIA AL BOICOTTAGGIO

Dopo l’assegnazione dell’appalto per la base Usa, i no Dal Molin preparano la risposta

di Orsola Casagrande

Sarà l’assemblea di martedì sera al presidio permanente
a decidere le iniziative future dopo l’assegnazione dell’appalto per la
costruzione della nuova base militare Usa al Cmc e alla Cooperativa
muratori e cementisti di Ravenna. Venerdì sera davanti alla prefettura
dove il presidio aveva organizzato una manifestazione si è discusso
molto di questa decisione di affidare alle cooperative rosse l’appalto.
«E’ una decisione molto grave – dice Marco del presidio – anche se
naturalmente ce l’aspettavamo.
E’ una decisione che svela molte
cose». Non va giù ai vicentini il fatto che il candidato premier del
Partito democratico Walter Veltroni per esempio, nella sua visita alla
città del Palladio, abbia voluto ribadire che la base al Dal Molin si
farà. «Certo – dicono al presidio – è il premio per le cooperative
rosse. E il premio soprattutto per il Cmc che non ha potuto fare l’alta
velocità in val Susa». E proprio con i valsusini da ieri sono costanti
i rapporti. Perché i no Tav conoscono molto bene il consorzio di
Ravenna e hanno subito dato il loro sostegno ai vicentini per le
iniziative future. La prima cosa che è venuta in mente a tutti e che da
venerdì circola insistentemente è l’idea di un boicottaggio delle
cooperative, magari una giornata nazionale in modo da coinvolgere i
cittadini che a Vicenza hanno più volte espresso la loro solidarietà
partecipando, per esempio, alle manifestazioni nazionali dei mesi
scorsi.
«Discuteremo in assemblea – dice Olol Jackson – delle
iniziative e delle proteste da prendere. Certo è che non staremo a
guardare». Per Marco «non ci mancheranno le occasioni per farci
sentire, visto che i lavori dovrebbero durare almeno quattro anni
secondo quanto indicato dagli stessi americani». Al presidio ritengono
anche che l’annuncio del vincitore dell’appalto abbia molto a che fare
con la campagna elettorale in corso. «Ci è sembrato francamente – dice
sempre Marco – un atto di propaganda.
Soprattutto l’affermazione
che i lavori cominceranno in estate. Non ci pare realistico visto che
praticamente i lavori di bonifica, che dovevano essere preliminari a
qualunque altro lavoro, sono sostanzialmente fermi. E se non lo sono –
aggiunge Marco – visto che ci hanno detto che c’erano centinaia di
ordigni da eliminare, ci piacerebbe sapere che fine hanno fatto».
I
lavori di bonifica erano stati fermati nei mesi scorsi dalle azioni
pacifiche ma determinate dei cittadini. E da una serie di azioni di
presidio e boicottaggio delle imprese coinvolte in questi lavori anche
fuori da Vicenza, per esempio a Firenze, sede di una delle imprese
incaricate. «E’ chiaro che il boicottaggio – dice ancora Marco – ci
pare una delle forme di lotta più appropriate e efficaci. Vedremo in
assemblea in che modo e in che forma attuarlo». Il Cmc è noto in val
Susa per la mancata realizzazione del tunnel di Venaus. «Ci ricordiamo
– dice Marco – le affermazioni del presidente del Cmc anche rispetto a
Vicenza e alla base militare Usa. Per lui – aggiunge – non c’era alcuna
contraddizione nel fatto che una cooperativa rossa potesse accettare di
costruire una base di guerra. E’ evidente che a queste cooperative non
interessa nulla delle comunità, né dei territori. Le nostre istanze,
come quelle dei valsusini non vengono ascoltate da chi ha in testa solo
il profitto».
La vicenda Dal Molin ha registrato negli ultimi
giorni una serie di accadimenti importanti e per certi versi anche
inquietanti. Dalle perquisizioni di giovedì a casa di alcuni giovani
legati al presidio all’assegnazione dell’appalto. Venerdì sera i no Dal
Molin volevano consegnare al prefetto le firme (oltre seimila) raccolte
tra i cittadini in solidarietà con i destinatari degli avvisi di
garanzia per l’occupazione della prefettura. Il prefetto non c’era.
Così non ha ricevuto nemmeno le ampolle di acqua al cherosene raccolta
nei pressi dell’oleodotto militare dove nelle scorse settimane ci è
stato un pesante incidente. I no Dal Molin continuano la loro campagna
elettorale originale. I candidati della lista Vicenza Libera saranno
impegnati oggi in una biciclettata nei quartieri periferici della
città. «Perché vogliamo dire ai cittadini – dice Marco – che il comune
non deve essere solo il luogo dove inviare lamentele. Dobbiamo essere
noi i protagonisti, dobbiamo riappropriarci della politica, senza
delegare a nessuno».
Così oggi i ciclisti andranno a perlustrare le
strade delle periferie per raccogliere la denuncia dei cittadini
rispetto alle buche, strade dissestate, punti pericolosi. L’esperimento
della lista Vicenza Libera è anche questo, riprendere in mano la
gestione della cosa pubblica coinvolgendo e non imponendo ai cittadini
delle scelte calate dall’alto.

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IL GOVERNO SI SCUSA PER BOLZANETO

L’Avvocatura dello Stato riconosce ufficialmente
le torture nella caserma genovese nei giorni del G8. E rivela: fu
Berlusconi a impedire la costituzione di parte civile. Che ci fu solo
contro i manifestanti. Frenata sui risarcimenti I legali dei no global
ribattono: «Riconoscimento importante, ma questo non cancella i danni
subìti. Che ora vanno risarciti». Ma su questo sarà battaglia

Alessandra Fava
Genova

L’Avvocatura di Stato voleva costituirsi parte civile
al processo per le torture di Bolzaneto e quindi chiedere i danni ai
funzionari che compirono violenze e soprusi sugli arrestati, ma
l’allora presidente del consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, lo
impedì. Lo ha detto ieri l’avvocato Matilde Pugliaro, che con
l’avvocato Giuseppe Novaresi rappresenta l’Avvocatura di Stato al
processo per le violenze di Bolzaneto, e nell’udienza di ieri ha
chiesto scusa a tutte le vittime che sono transitate per la caserma nei
giorni del G8: «Ci sia consentito esprimere le doverose scuse nei
confronti di chi a Bolzaneto ha subito le vergognose vessazioni
acclarate nel dibattimento, vergognose scuse che devono essere intese
come provenienti direttamente dallo Stato italiano», sono state le
parole testuali.
Un gesto piuttosto inusitato che ha colpito molto
anche la Procura, i pm Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia
Petruzziello, anche se Pugliaro poi si è arrampicata sugli specchi per
spiegare che lo Stato non intende dare nessuna provvisionale alle
vittime, vale a dire nessun risarcimento, nemmeno quelli che dovrebbero
essere versati alla fine del processo di primo grado.
Dopo la
requisitoria dei pm e le arringhe degli avvocati di parte civile, ieri
nel pomeriggio la parola è andata all’Avvocatura di Stato e la prima
sorpresa è stata proprio la rivelazione su chi impedì la costituzione
di parte civile: «Il fatto che lo Stato non si sia costituito parte
civile non dipende da scelte processuali volontarie di questi
difensori, bensì dall’assenza di autorizzazione di costituzione a parte
civile che demanda alla Presidenza del consiglio», ha detto l’avvocato
Pugliaro.
Tra l’altro l’Avvocatura di Stato (con altri legali) ebbe
invece tutti gli avalli governativi per la costituzione di parte civile
al processo contro i 25 accusati di devastazione e saccheggio, tanto
che nel dicembre scorso ci fu la richiesta di 2 milioni e mezzo di euro
di danni, tradotta intanto in multe pecuniarie per alcuni condannati
nella sentenza di primo grado.
Su Bolzaneto si è proceduto in modo
molto diverso. Sin dall’inizio a Roma qualcuno deve aver pensato che
non bisognava rimarcare in nessun modo il comportamento vergognoso di
alcuni pubblici ufficiali nemmeno quando torturano, pestano, insultano
o inneggiano al duce. Insomma i 45 imputati tra poliziotti, polizia
penitenziaria e carabinieri più medici e infermieri non andavano
toccati, con la speranza che anno dopo anno su quei fatti scendesse
l’oblio.
Non è andata così. L’insistenza di parte della stampa
italiana sulle torture avvenute a Bolzaneto non condannate in specifico
dal nostro codice penale ha risvegliato ora anche l’attenzione di
alcuni politici.
«Questa è la prima voce dello Stato in assoluto
che ci chiede scusa», dice l’avvocato Riccardo Passeggi. La questione
delle provvisionali, la richiesta di risarcimenti sui 20 mila euro a
testa, solo un assaggio di quello che potrebbe essere chiesto poi in
processi civili, non è secondaria: «Tutte le chiacchiere dei politici
comunque non pagano le cure dentistiche della mia cliente, che perse
allora sette denti e da sette anni aspetta di essere risarcita – dice
ancora Passeggi – Quindi mi aspetto che il ministero faccia seguito
alle scuse col pronto pagamento delle spese provvisionali».
Sui
risarcimenti l’Avvocatura è stata invece oltremodo cauta e ha sostenuto
che gli avvocati che difendono i ragazzi arrestati e violentati nella
caserma non hanno spiegato bene la motivazione per cui chiedono i
risarcimenti e in secondo luogo che i singoli poliziotti, Gom o
carabinieri agivano a titolo personale. «L’Avvocatura cerca di
sostenere che il rapporto funzionale si era interrotto perché i
dipendenti delle varie polizie si sono comportati in modo talmente
illegittimo che questo non poteva rientrare nelle loro funzioni e
quindi agivano come privati cittadini.
A questo punto nessun reato ricadrebbe sull’amministrazione dello Stato», spiega l’avvocato di parte civile Fabio Taddei.

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